Giuseppe Prezzolini, voce scettica del ‘900

«L’Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l’Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono». (Da Codice della vita italiana, capitolo I, “Dei furbi e dei fessi”). Risulta quanto mai attuale questa frase dello scrittore e giornalista Giuseppe Prezzolini (Perugia, 27 gennaio 1882 – Lugano, 14 luglio 1982), amico di Giovanni Papini con il quale fonda nel 1903 a Firenze la rivista culturale <<Leonardo>>, e che pubblica fino al 1908. Prezzolini collabora con <<Il Regno>>, nel 1904 scrive la Prefazione-Manifesto della nuova rivista <<Hermes>> di Enrico Corradini. In questo periodo pubblica i suoi le sue prime opere e conosce Benedetto Croce, il quale influenza il pensiero di Giuseppe Prezzolini. Nel 1905 si sposa con Dolores Faconti e si trasferisce a Perugia. Successivamente trascorre dei periodi a Parigi, dove entra in contatto con alcuni grandi personalità della cultura francese del tempo, fra i quali Georges Sorel ed Henri Bergson. Tornato in Italia, nel 1908 fonda <<La Voce>>, rivista che spazierà su temi legati alla letteratura, politica e società.

Autodidatta, conservatore disincantato, Giuseppe Prezzolini è stato uno degli uomini di cultura più importanti del Novecento; colpisce per la semplicità e schiettezza come dimostra appunto il Codice della vita italiana, libro scritto nel 1921, all’indomani della Prima Guerra Mondiale, in un’Italia vincitrice ma  insoddisfatta, sconfortata e autocompiaciuta. Come in fondo è anche oggi, un’Italia dove, come aveva affermato lo scrittore perugino, non esiste la giustizia distributiva, i cui cittadini si dividono in fessi e in furbi.
Altri tre libri significativi di Prezzolini che parlano di Italia, politica e società, sono usciti contemporaneamente: L’italiano inutile, Machiavelli anticristo e America con  gli stivali. Il primo e il terzo sono una raccolta di articoli, il secondo deriva da un corso tenuto alla Columbia University. A tal proposito, Prezzolini stesso si esprime in questi termini nell’avvertenza al lettore italiano:

“Dovevo incominciare con l’alfabeto della politica e della filosofia, soprattutto in materia di machiavellismo, che è estraneo allo spirito e alla tradizione della scuola americana, ed in una scuola che è ottima per i bambini, ma che tende a mantener gli adulti in un clima mentale di infantilità”.

Di certo Giuseppe Prezzolini non ha insinuato un giudizio positivo riguardante il livello medio della cultura dei ceti dirigenti americani, ma lo scrittore ha fatto bene a lasciare una certa elementarità alle cose da trattare: giova al libro questo modo non comune di esporre e di giudicare, in maniera netta. Machiavelli è giudicato dallo scrittore con cinismo e amarezza, dal quale trae profitto, nonostante gli americani di oggi. America in pantofole è l’altro libro che Prezzolini ha dedicato all’America di Roosevelt e Truman, un’America “alle prese con la Russia, con il mondo, con se stessa”. La sua tesi è che “gli Stati Uniti sono in lotta contro la Russia e non già contro il comunismo”. Il machiavellismo americano quindi consisterebbe nel mostrare che combatte perchè “la lotta politica si fa molto spesso per mezzo di nebbie che confondono le menti, e quindi si possono condurre per mano dove non vorrebbero andare se ci vedessero chiaro”. Prezzolini è abituato a vedere le cose nella loro essenzialità e crudezza pur essendo complicate, non c’è dubbio che si tratti di un machiavellismo elementare.

Egli presenta le situazioni come favole, ma fornisce anche molti elementi informativi soprattutto sugli italiani emigrati in America e i loro rapporti con la società, senza lasciarsi andare a filosofeggiamenti e moralismi.

In riferimento all’Italiano inutile, il capitolo più “prezzoliniano”, si nota il suo autobiografismo: ricordi legati alla fondazione de <<La Voce>>, l’idealismo crociano di un tempo, che poi ha ceduto il posto ad uno scetticismo pessimista, la polemica con Salvemini.

Prezzolini ha pubblicato anche un libretto sui maccheroni, Maccheroni e C, rifacimento dell’opuscolo Spaghetti-Dinner, scritto in inglese, per far propaganda in America ai nostri maccheroni ma col ricavarne  una sorta di storia della nascita, vita e miracoli degli spaghetti e un profilo del costume italiano attraverso i tempi.

Il proverbiale scetticismo del brioso Prezzolini in realtà ha motivazioni serie, come documenta la sua attività di polemista oltre che di scrittore, nelle pagine che riguardano il fascismo, da cui lo scrittore imparò che non vale la pena cambiare, e dalla seconda guerra mondiale dedusse “disperazione e scetticismo totale”. Non va inoltre dimenticato che in quei drammatici anni, lo scrittore perugino è stato una guida, senza darsi troppe arie, di molti giovani che, scoppiata la guerra, andarono al fronte con la certezza di assolvere ad un dovere morale, facendo diverse constatazioni sul popolo italiano, spesso deludenti ma non del tutto negative.

Bibliografia: G. Titta Rosa, Vita letteraria del Novecento, V. III.

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