Il padre del green pass? L’imperatore Decio!

Di chi parlava il grande ideologo Gramsci? Chi intendeva quando scrisse che l’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari? Quali alunni aveva in mente? Noi, forse? Probabile. Quelli che si fecero traghettare dall’altra sponda del Lete, irretiti dallo skyline della Metropolis del Capitale.Smemorati che non sanno più granché dei valori che il sangue aveva infuso nell’anima.

Quelli delle partite online a PES e delle tredici sfumature di Iphone, dei matrimoni senza promessa e dei gel ritardanti, dei fantasmini salvapiedi e delle creme antiage. Noi e non altri, quelli che facevano sega alle lezioni che la Magistra vitae dava a titolo gratuito, confidando nel Lucignolo di turno, pupazzi di Collodi.

“Lì non vi sono scuole, lì non vi sono maestri, figurati che le vacanze d’autunno cominciano col primo gennaio e finiscono con l’ultimo di dicembre”.

E la Storia, guardandoci, non può che far spallucce. Quinto Decio fu un orco affamato. Al suo estro devono essersi ispirati il Drago e la claque dei dragoncelli, quando pescavano dal cilindro la perla nera, altroché verde, del gran pass. Execrabile animal, (bestia esecrabile), per Lattanzio. Restitutor sacrorum (restauratore delle cose sacre) per gli adulatori. È così che riporta l’epigrafe funeraria di Decio, dissotterrata nel ’52. Poiché – consolazione imperitura – qualsiasi onnipotenza umana, alfine, porta la sua deadline.

Essendo Decio il trentaseiesimo, in ordine di successione imperiale, e poi non così tonto come l’espressione sul suo busto farebbe ipotizzare, aveva tutti gli elementi per comprendere un fatto. E cioè che più questi cristiani li si attaccava platealmente, con ogni accorgimento scenico del caso – le damnationes ad bestias o le esecuzioni in serie sulle vie consolari – più gli si faceva un favore. Di contro, l’autorità imperiale ne usciva con un colpo per l’immagine. Le opposte prospettive di un Tertulliano e un Tacito, menti sopraffine, una cristiana, l’altra pagana, colgono all’unisono il nocciolo della situazione. Il sangue [dei martiri] è il seme dei cristiani, fa il primo. Mentre il secondo precisa come

“benché si trattasse di rei, meritevoli di pene severissime, nasceva un senso di pietà, dato che venivano uccisi non per il bene comune, quanto per la ferocia di un singolo uomo”.

Così Decio, ponderati i suggerimenti, raccolse attorno ai triclini la sua corte di tirapiedi e leccaculo ad ampio range politico, e con quello sguardo a mezz’asta più del rettile che non del romano, propose l’idea d’un libellus. Un che? – dovettero chiedergli col rispetto dovuto all’autorità di un sovrano.

Libellus, documento da rilasciare a ogni singolo civis romanus, onde certificarne la fedeltà allo Stato – spiegò lui. E per attenersi alla forma, nonostante il potere assoluto del quale disponeva, la cosa fu varata a mezzo di un editto. Correva l’anno 250 dopo Cristo, ma, come in un wormhole, quel lembo del tempo s’è connesso con il nostro.

Nel Ddl dei cari antenati si ordinava ai cittadini dell’Impero di presentarsi davanti a una commissione per officiare un sacrificio propiziatorio, in gergo supplicatio. Il rifiuto a presentarsi, nei giorni delle udienze della commissione, siglava un’ammissione di colpa da pagare dapprima col carcere e la tortura. Poi, se renitenti, con la pena di morte. Gesto di buona volontà con cui onorare gli dèi, sia quelli da sempre ritenuti celesti, sia quelli che i loro meriti abbiano posti in cielo, Ercole, Libero, Esculapio, Castoro, Polluce, Quirino – come riporta Cicerone nel “De legibus”.

Bastava che ti mettessi in fila per un hub sacrificale, offrissi incenso all’Imperatore, arrostissi un piccione o un coniglio sul braciere sacro, ne mandassi giù un boccone ed il pass ti veniva rilasciato. Lapsus, il libellus.

“Io, sempre, senza interruzione sacrificai agli dei e adesso alla vostra presenza, in conformità con quanto prescrive l’editto, ho fatto un sacrificio della carne della vittima sacrificata”.

Così riportava la pergamena che ti saresti messo in tasca. Così, con il libellus, avevi accesso alle terme, al teatro, allo stadio, alla popina. E perfino al lavoro. A proposito di lapsus, erano propriamente detti lapsi (dal verbo labi, scivolare) quanti fra i cristiani cedevano al ricatto e, per sopravvivenza civile, onoravano gli dèi pagani. Cosa che si sarebbe riproposta nel Giappone del secolo XVII, coi kirishitan dagli occhi a mandorla costretti a calpestare le loro immagini del Messia, della Vergine, dei Santi, per giuramento al divino Imperatore.

 

Alessandro Busa

Un vaccino contro il dubbio. Il culto della prevenzione

In un articolo del 21 novembre uscito sul sito tgcom24.mediaset.it, leggiamo alcune frasi interessanti sulla situazione Covid in Europa e il più recente rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità. Il titolo:

Covid, rapporto Iss: nell’ultimo mese il 64% di ricoveri in terapia intensiva e il 45% dei morti avvenuti tra i No vax.

La frase:

“Il 64% dei ricoveri in terapia intensiva e il 45,3% dei decessi sono avvenuti tra coloro che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino anti-Covid. Il dato emerge dal Report dell’Istituto superiore di Sanità. E l’Oms lancia l’allarme per l’Europa: si temono altri 500mila morti entro marzo. E il direttore per il Vecchio Continente Kluge: vaccinate di più”.

E:

“Evidenziato anche il calo di efficacia degli immunizzanti dopo sei mesi: la protezione determinata dal vaccino per i vaccinati da più di 6 mesi cala dal 95% all’82%, afferma l’Iss”.

Ma anche:

“Nessuno, al momento, può dire se la terza dose basterà: ‘Forse le tre dosi possono essere il ciclo che immunizza per un tempo lungo, o potranno servire dei richiami, l’acquisizione delle evidenze scientifiche sulla copertura è in corso’, ha spiegato il presidente Iss, precisando anche che la nuova pillola anti-Covid che a breve arriverà in Italia ‘non è uno strumento alternativo al vaccino: sono due logiche diverse e complementari’”.

Il dato su cui bisognerebbe soffermarsi è quel 36% di ricoveri in terapia intensiva e quel 55% di morti tra i vaccinati con almeno una dose.

Quando la terribile orda demoniaca No vax, che i giornali tengono a dipingere come un vero e proprio esercito del male e dell’ignoranza, era composta solo da qualche persona dubbiosa che si chiedeva come fosse possibile avere certezze di efficacia con una sperimentazione dei vaccini così breve, i giornali tuonavano che dubbi non se ne dovevano avere e che i famosi laureati su internet dovevano cucirsi la bocca e fidarsi della Scienza.

Quando queste stesse persone dubbiose osavano ipotizzare che la raccolta dei dati non fosse stata completata, e che dunque non si potessero ancora conoscere gli effetti a lungo termine del vaccino, i giornali rispondevano allo stesso modo. E hanno continuato così nonostante i risultati del vaccino AstraZeneca, che ha cambiato fasce d’età consigliate e sconsigliate come si cambiano i calzini. Ma comunque i vaccini sono sicuri, la Scienza non sbaglia.

Pian piano però sono emersi nuovi dati. Nuovi dati. Il che vuol dire, a rigor di logica, che i vecchi dati erano insufficienti, parziali, e che l’acquisizione di informazioni sui vaccini sta avvenendo in contemporanea alla loro somministrazione ad una massa immane di persone, convinte o costrette a fidarsi della Scienza prima che questa abbia finito il suo lavoro di controllo e analisi. E senza esserne informati a dovere.

L’efficacia (inefficace) dei vaccini. Si può ancora parlare di democrazia quando i dubbi, dimostratisi legittimi, di una minoranza che agisce entro i limiti della legalità, vengono silenziati tra gli applausi della maggioranza?

Olivia del Bravo

‘Dicerie degli untori moderni. Green pass e tamponi’. Una storia vera

Vogliamo raccontarvi una storia all’interno della Storia di questi ultimi anni. Una storia i cui interrogativi sono quelli di molte persone. Una storia che si spera, possa innestare un sano dubbio in tutti noi, senze temere di essere giudicati ignoranti, complottisti e paranoici.

Un signore ultrasessantenne, affetto da osteopatite si reca in un centro fisioterapico su prescrizione dell’osteopata, per organizzare, insieme all’esperto, il proprio percorso “riabilitativo”. Il signore, come il suo medico è vaccinato e non vede l’ora di iniziare la terapia per sentirsi meglio; ma le strade della dittatura moderna del bene con tutte le sue contraddizioni e storture, sono infinite e il signore mai avrebbe pensato di sentirsi dire tali parole: <<Guardi, bisogna che lei faccia il tampone tre volte alla settimana, come lo faccio io e tutti gli altri che frequentano questo centro, nonostante siamo vaccinati, non possiamo rischiare>>.

<<Ma come?!>>, sussulta l’ignaro signore, <<Il vaccino non è sperimentale, è sicuro, funziona, ci mette al sicuro, perché devo tamponarmi tre volte alla settimana?!>>

<<Eh no, non è come ci raccontano, si fidi, e non sono l’unico medico a pensarla in questo modo>>, rispose lo sconsolato fisioterapista, aggiungendo: <<Io ho dovuto vaccinarmi, ma per essere più sicuri, bisogna effettuare il tampone. Sa, ho mia madre ricoverata in ospedale, vaccinata, e io, vaccinato, devo fare il tampone, altrimenti non mi fanno entrare>>.

Un gelido silenzio cala nello stretto corridoio di quella struttura che il protagonista della storia alla quale il protagonista della storia già si stava preparando a dire addio, talmente è amareggiato. Ma non è l’unico a sentirsi preso in giro. Ci sono i suoi colleghi riabilitandi a fargli buona compagnia.

Mentre quello che doveva essere un ex sessantenne a rischio, usciva camminando lentamente dal centro, come se avesse sulle spalle tutto il peso del disagio degli uomini che si fidano della Scienza e dei suoi paladini. Ad un tratto l’uomo viene fermato da un giovane che di nascosto aveva ascoltato la conversazione con il medico: <<In TV dovrebbe parlare di queste cose, invece vediamo sempre le stesse facce, tutti appecorati che celebrano l’importanza del vaccino. Perché dobbiamo farci pure la terza dose e perché se il vaccino è l’unica arma che abbiamo contro il virus e le varianti, allora nei luoghi chiusi con molte persone dobbiamo tenere la mascherina e cercare di stare distanziati? Perché, perché?!>>.

Spiazzato dalle parole del giovane, il signore non sa cosa dire, tranne questo: <<Sembra una presa in giro, perché non mettono l’obbligo vaccinale?>>

Il giovane, con l’espressione di chi è stato beccato con il sorcio in bocca: <<Hanno trovato l’escamotage del green pass! E dopo i fatti vergognosi di Roma, avranno un motivo in più per parlare di fascismo! Se metti in discussione il senso del green pass e fai domande scomode sul vaccino immediatamente ti etichettano come no-vax! La rabbia con cui si condannano alcune opinioni e ragionamenti mi fanno pensare che il disegno, forse non tanto partorito da una volontà precisa ma da un clima collettivo, sia quello di creare un sistema di controllo strutturato>>

L’uomo più anziano si gratta il capo perplesso mentre è pervaso da pensieri contrastanti. Dopo aver riflettuto un paio di minuti, nemmeno il tempo di terminare la frase, ma allora i 70 mil…. che viene subito interrotto bruscamente dal ragazzo: <<Ecco un altro che si beve la menata dei 70 milioni, un altro tenuto volutamente all’oscuro, un altro che non si chiede quanto sia costata la campagna vaccinale, cose che non sono il solo costo vivo del vaccino, ma di tutta la baracca, gli hub, il personale sottratto ai servizi sanitari. Sono diversi miliardi suscettibili di aumento visto che già si parla di fare partire la terza dose per tutti a fine anno!>>

Il sessantenne non sa cosa controbattere, ma di una cosa è certo: dopo essere andato in overdose da virologi vip, quelli che che scorrazzano ogni giorno nei pollai televisivi, dove non c’è spazio per opinioni differenti, desiderava ascoltare Carlo Freccero, il complottista, l’uomo nero.

La sera stessa l’uomo, convincendosi sempre di più che la scienza è democratica e che avere dei dubbi su questo vaccino non significhi essere un no-vax, semmai avere paura delle conseguenza a breve e a lungo termine, si fionda su una trasmissione in cui è ospite Freccero e mentre lo ascolta attentamente, ha un’illuminazione: <<Possibile che tutti quelli che hanno dubbi su questo vaccino, non sui vaccini in generale, compresi premi Nobel, scienziati importanti, divulgatori scientifici seri che in TV non vanno, siano tutti rimbecilliti secondo quelli che hanno occupato i posti della ragione?>>

L’assunto che sta partorendo la mente del povero sessantenne, prima di coricarsi e di confessare a sua moglie i propri dubbi, ha la forma di un millepiedi, tanto era ramificato e pieno di sotto-pensieri: ci sono personalità più intelligenti di chi fa l’intelligente di mestiere! Cullandosi in questo “dogma”, l’uomo si addormenta profondamente senza risvegliarsi più volte durante la notte, come purtroppo spesso gli succedeva da 10 anni a questa parte.

Il mattino seguente, il nostro protagonista, deciso a recarsi nuovamente al centro per conversare con il suo mancato fisioterapista, è catturato dal titolo provocatorio che campeggia su un giornale: “La pandemia è uno stato d’eccezione e i limiti dello stato d’eccezione sono decisi dal potere” di un tale di  nome G. A., malvisto dagli espertoni e dai giornalisti prezzolati.

All’uomo non resta che comprendere da dove proviene questo potere, dall’alto o da tutte le parti? Mentre si impantana in queste riflessioni, dallo studio proveniva la voce di sua moglie che sta leggendo:

“Il singolo può avere di mira parecchi fini, mete, speranze, previsioni […], se l’epoca stessa, […] è in fondo priva di speranze e prospettive, se furtivamente gli si rivela disperata, vana, disorientata e al quesito formulato […] di un ultimo significato, ultrapersonale, assoluto, di ogni fatica e attività, oppone un vacuo silenzio, […] sarà quasi inevitabile un’azione paralizzante di questo stato di cose, la quale, passando attraverso il senso morale psichico, finisce con l’estendersi addirittura alla parte fisica e organica dell’individuo”.  

<<Accidenti, lo sapevo che avrei dovuto leggere la Montagna incantata di Thomas Mann! Aveva ragione mia moglie; la letteratura aiutare a svelare la verità o quantomeno a ragionare in modo diverso, a prendere in considerazione aspetti che per comodità e pigrizia ignoriamo. La scienza, da sola, è arida e presuntuosa.>> Disse tra se l’uomo.

Come suole fare ogni mattina prima di andare a lavoro, il distinto signore si ferma al suo bar preferito abbastanza lontano dalla sua abitazione perché solo qui preparano i cornetti alla crema di limone come piacciono a lui, e riprendendo la discussione che ha avuto ieri con il giovane del centro, chiede al barista; <<Alfré, tu pensi che siamo troppo malati di salute o siamo troppo negligenti? Come la vedi questa storia del green pass?>>

Il barista senza pensarci troppo sbotta: <<Non so se ancora ci vogliono vivi e basta o preferiscono che si siano un po’ di morti, come ci sono stati>>

Interviene un cliente che possa lentamente la sua tazzina di caffè sul bancone: <<Ma chi ci vorrebbe vivi o morti?! Voi siete paranoici!>>

Prende parola la professoressa Ida De Angelis, una vera e propria celebrità della zona per via della sua aria aristocratica, della sua verve e delle sue opinioni poco ortodosse: <<L’ottica clinica che finge di preoccuparsi dei nostri corpi e tutti quelli che guardano alla salute come fulcro della loro sindrome dell’assedio, minacciata dal mondo esterno, quelli che si inventano nemici, quelli che dicono che siamo troppi su questa Terra e poi rompono anche se non ci facciamo l’anti-influenzale! Io non ho fatto il vaccino e non ho,mai preso il covid, sto attenta a differenza di chi il vaccino lo ha fatto e si dà alla pazza gioia, infatti ne conosco diversi contagiati, pur avendo fatto il vaccino. Ma guai a sollevare tale questione!>>

Barista: <<Beh, devo dire che molte persone che prima non si lavavano mai le mani, ora lo fanno. Sono soddisfazioni!>>

La battuta di Alfredo suscita riso anche nel signore che vede complottisti ovunque mentre la signora Ida prosegue la sua arringa: <<A noi occidentali ci è rimasta solo Scienza e l’emozione per gli amorini romantici. Se sapessimo davvero come funziona la scienza, ci renderemmo conto che quelli che si vaccinano e quelli che non si vaccinano stanno mettendo in atto lo stesso strumento epistemologico>>.

<<Prego?>> Dissero tutti i presenti.

Ida: <<Diciamo che i dati sul vaccino sono ancora in corso..ehm…ecco…nemmeno Galileo avrebbe giustificato in modo assoluto la scelta di vaccinarsi. Lo avrebbe fatto Occam. Avrete tutti sentito parlare del principio metodologico del rasoio di Occam, spero…>>

Il nostro protagonista ha una folgorazione: <<Sicuro, mia moglie me lo ha spiegato. Le etichette in effetti sono prive di consistenza…pro-vax, no-vax, chi è no-vax è fascista ecc…>>

Il Barista: <<E la politica è un nuovo modo di fare la guerra. D’altronde l’uomo ce l’ha nel sangue…>>

Il Sessantenne: <<Però, pensandoci bene, credo che non ci sia alcuna dittatura…e poi se uno deve morire muore, se già è conciato male, anche di influenza si può morire, ci possono essere delle complicazioni letale per un soggetto fragile. Noi siamo smaniosi di governare anche l’mponderabile! Per non parlare di qualche virologo che pensa di avere la verità in tasca solo perché è stato minacciato di morte da quattro imbecilli, e spadroneggia in TV dalla mattina alla sera!>>

<<Alleluja!!>> urla colui che si fida cecamente della scienza.

<<A lavoro, su! Il tempo è galantuomo, signori….>> tuona l’uomo con un’espressione più serena e distensiva; chiosando: <<Alcuni esperti in tempi non sospetti dicevano che il covid non si doveva curare con la tachipirina, per questo ci sono stati tanti morti..e ho anche sentito Pregliasco dire che bisognava mettere paura alla popolazione e che dal covid si guarisce…a voi non sfugge qualcosa? Per non parlare del caso Astrazeneca, secondo voi c’è stata un buona comunicazione in merito?>>

 

Silenzio…

 

Il nostro uomo affetto da osteopatite sta raggiungendo il posto di lavoro, quando una lieve soddisfazione e consapevolezza comincia a scendere su di lui mentre nelle sue orecchie riecheggiano le parole del Presidente francese Macron nell’introdurre il green pass: “Noi siamo la patria della scienza, di Louis Pasteur, dell’illuminismo!”

<<Geniale>>, pensa l’uomo di cui molti politicanti e opinionisti snob credono sia qualificabile con l’aggettivo “medio”. <<L’Illuminismo! Ma si è mai messo in discussione l’Illuminismo?, lui da solo, intendo…mah>>, mentre inizia a guardare su Youtube tutorial “fisioterapici”, rigorosamente eseguiti da professionisti.

Senza dubbio l’istinto di conservazione dell’uomo, la volontà di stare meglio, nel corpo, nell’anima e nella mente (a casa propria) era eguale all’ansia di conservazione, rozza e spregevole dell’illuminismo, i cui effetti sono ancora ben visibili.

Mascherine fasulle, in Veneto l’azienda che svela le truffe sulle FFP2

Sempre più mascherine contraffatte sul mercato, a Padova l’azienda Clariscience ha una business unit che verifica la documentazione. Stefano Pagnutti, il Ceo. “La presenza del marchio CE non basta, occorre sempre seguire l’intera catena documentale”. Il mini-vademecum: così il consumatore può capire se la mascherina è a norma.

Sono decine di milioni le mascherine fasulle che girano per l’Italia. Molti sono i truffatori che hanno approfittato della situazione di emergenza e del fatto che molte aziende hanno per questo deciso di avviare procedure di importazione.
Le norme, a volte, non vengono rispettate e negli ultimi giorni le cronache parlano di casi di truffe. Per questo, molti consumatori chiedono ai rivenditori certezze. I professionisti in grado di capire se una mascherina, e specificamente anche le FFP2, possa essere stata immessa in commercio irregolarmente hanno sede a Padova. L’azienda si chiama Clariscience e garantisce la supply chain del benessere e della salute: con le loro conoscenze permettono al settore medicale di comunicare nel modo più corretto e a chi produce o distribuisce dispositivi medici e di protezione individuale di immettere i propri prodotti sul mercato nel rispetto delle normative.
Da inizio pandemia sono stati contattati da una trentina di aziende, da quelle più piccole ai colossi della distribuzione, interessate a introdurre mascherine FFP2 sul mercato, soprattutto importandole da paesi extra UE. “Tra di loro, almeno una decina gli importatori che ci hanno chiesto supporto nel valutare, da un punto di vista documentale, i prodotti che avrebbero voluto importare”, spiega il Ceo, Stefano Pagnutti. “Abbiamo dovuto dedicare parte delle nostre risorse a questa attività molto specifica, anche se in linea con quanto facciamo normalmente, occupandoci di offrire servizi di natura regolatoria a fabbricanti, importatori e distributori di diverse tipologie di dispositivi”, ha aggiunto Pagnutti.
Va precisato che Clariscience analizza i documenti, mentre le analisi tecniche volte a capire se una mascherina filtri esattamente come dovrebbe sono eseguite da laboratori specializzati. Se fasulli, i documenti che accompagnano i dispositivi sono spesso preparati da esperti: in questo caso è possibile capire che si tratta di un falso solo contattando direttamente l’organismo notificato che risulta avere emesso i certificati.
“Ci sono delle regole, non tutte sono semplici da capire: per questo chi opera nel mondo del commercio delle mascherine e desidera avviarne l’importazione può meglio tutelare i consumatori chiedendo l’aiuto ai professionisti del settore”, dice ancora Pagnutti. “Si tratta di un’attività di verifica preliminare importante perché permette di individuare in anticipo dispositivi non accompagnati dalla adeguata documentazione evitando così la loro commercializzazione”.
Per aiutare aziende e consumatori a districarsi nella complessità delle regole e delle leggi, Clariscience ha redatto una sorta di mini-vademecum messo a disposizione sul sito dell’azienda a questo link.

SCHEDA CLARISCIENCE

Clariscience ha sede operativa a Padova e legale a Milano. L’azienda è stata fondata nel 2013, i dipendenti sono dieci e nell’anno del Covid il fatturato è passato da 900 mila euro a 1,1 milioni (+22%). Sono i professionisti che garantiscono la supply chain del benessere e della salute, e con le loro conoscenze permettono al settore medicale di comunicare nel modo più corretto e a chi produce o distribuisce dispositivi medici di immettere i propri prodotti sul mercato nel rispetto delle normative.
Clariscience è organizzata intorno a due business unit: quella degli “Affari regolatori e sistemi per la gestione della qualità”, dedicata al settore dei dispositivi medici, e quella relativa alla “Comunicazione scientifica” che si rivolge invece all’intero settore life science, anche attraverso specifici servizi di medical writing. In questo caso gli interlocutori diventano molteplici e il raggio d’azione dell’azienda raggiunge anche il mondo della ricerca e dell’editoria scientifica. Il Ceo è Stefano Pagnutti.

Quando l’arte fa riflettere su noi e il Covid: un video originale per celebrare l’artista internazionale Santiago Ribeiro

L’Arte può essere divulgata in modo originale e divertente soprattutto in questo periodo così complicato. La tecnologia è fondamentale e in tal senso, tre italiani hanno deciso di promuovere l’arte surrealista di Santiago Ribeiro attraverso un video che spinge a guardare in modo diverso quello che sta accadendo riflettendo su tematiche fondamentali quali il significato dell’inconscio e il ruolo delle pulsioni quando ci trova private della propria libertà e delle proprie abitudini.

 

Un video tra arte, poesia e recitazione

L’arte ancora una volta può suggerire qualcosa di estremamente concreto su noi stessi e sul momento storico che stiamo vivendo.

Essa infatti può e deve sconfinare nella psicologia e nelle neuroscienze, parlando direttamente alla mente umana alla coscienza, all’istinto, all’inconscio che a volte non si riesce a tenere a bada mentre ci si confronta con il nemico invisibile dei nostri giorni quale è il Coronavirus? Nello specifico si parla di un video molto originale in cui arte figurativa, poesia, recitazione e musica si fondono per far vita ad una visione di noi stessi: L’attore romano Maurizio Bianucci, premio Crocitti 2019 e interprete di numerosi personaggi in teatro, al cinema (come “Suburra”, “Fuorigioco”, “L’amore a domicilio” e fiction targate RAI, conferisce inquietudine, solennità, tormento e profondità ai versi del poeta siciliano Vincenzo Cali’, vincitore dei prestigiosi Premio Garcia Lorca e del Premio A.S.A.S., che accompagnano le opere dell’artista portoghese Santiago Ribeiro, il surrealista più famoso al mondo che ha fondato il movimento internazionale “New Surrealism Now”.

L’arte è sempre più social

Il titolo della poesia è “Profluvi”, contenuta nel video d’arte, più che azzeccato per esprimere i deliri dell’ego umano che ai tempi del Coronavirus e racconta l’oscurità delle nostre personalità rese ancora più angoscianti dalla voce di Maurizio Bianucci, ben calibrata sia sulla musica che sulle parole della breve ed enigmatica poesia che lascia parlare proprio l’inconscio.

L’attore romano riesce a far uscire dallo schermo le figure di Santiago Ribeiro, le quali, cieche e nude, in quanto libere da qualsiasi autocontrollo e raziocinio, seguono le loro pulsioni, i loro istinti, magari la loro frustrazione per il lockdowne tutte le misure restrittive che devono giustamente rispettare. Alcuni infatti, insofferenti alle regole, trasgrediscono, altri diventano protagonisti di giornate quotidiane grigie dove la parola d’ordine è resistere e districarsi tra zone gialle, bianche, rosse, arancioni.

Il poeta siciliano Vincenzo Calì

 

L’arte social che fa riflettere grazie un video dedicato a Ribeiro

Il punto cruciale della questione che ci vuole mostrare il video è il libero arbitrio, ovvero il fatto che ognuno di noi è responsabile delle proprie azioni, sebbene ad una prima impressione, ad uno primo sguardo al video, può apparire l’esatto contrario, ossia che il surrealismo di Ribeiro neghi la libertà di scelta, in quanto gli esseri umani non sono altro che “macchine biologiche” che rispondono ad un determinismo ontologico, il quale però, da solo, non riesce a spiegare l’intero funzionamento della realtà fisica. In tal senso l’opera di Santiago Ribeiro non deve considerarsi un manifesto del riduzionismo materialista, semmai un invito ad interrogarci sul complesso rapporto mente-cervello che sono in un reciproco rapporto causale che ci porta alla fatidica domanda: può il nostro cervello essere considerato alla stregua di un hardware?

L’attore romano Maurizio Bianucci
Il video, che attua la cosiddetta eterogenesi dei fini, ovvero, attraverso “la visione di quello che potrebbe essere se”, ci induce ad aspirare ad altro e a renderci sempre più consapevole della contraddizione tra la necessità e il bene e, ritrovando il fondamento vero della dignità e del valore di noi esseri umani, per non essere né ciechi, né nudi e vagare nella perenne incertezza, contiene questo interrogativo, perché anche l‘arte deve incrociarsi con la scienza e parlare dell’essere umano e di come e perché vive determinate situazioni e perché è tanto difficile sopportarle, cercando di guardare ad essere da un’altra ottica.

Prof. Antonio Giordano: i nuovi vaccini ad RNA sarebbero facilmente modificabili, il problema restano i tempi di produzione e somministrazione

Il professor Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine della Temple University di Philadelphia e rappresentante del Ministero dell’Ambiente italiano, è un’eccellenza italiana che a Filadelfia ha fondato un centro che si occupa di ricerca in ambito oncologico, monitorando l’espressione e le relative  conseguenze del male del secolo. Ciò consente di migliorare il successo di una terapia e di offrire ai pazienti strategie di terapia personalizzata, di precisione, con la consapevolezza che la ricerca scientifica debba essere incentivata e accompagnata da cultura e profonda umanità. Giordano fa anche il punto della situazione sull’emergenza Covid, sulle varianti e sui vaccini.

 

1_Professor Giordano, come vede la situazione Covid in Italia?

Nonostante i progressi scientifici l’epidemia è in corso. I vaccini sono efficaci ma a causa di una loro lenta distribuzione e somministrazione, rimangono necessarie tutte le misure di mitigazione.

 

2_ E negli States, dove lei vive?

Vale il medesimo discorso. La pandemia ha stravolto la vita dell’intero pianeta e, ad oggi, oltre casi isolati come l’Israele, la situazione continua ad essere grave. La stessa Inghilterra, pur essendo riuscita a ridurre notevolmente il numero dei positivi è stata comunque messa a dura prova da lunghi periodi di lockdown.

 

3_ Cosa ci può dire delle varianti in relazione al vaccino?

In relazione al vaccino possiamo dire che i prodotti Pfizer e Moderna sono diretti contro la proteina spike, per cui fino a quando non si verificheranno importanti mutazioni in quest’ultima, non dovrebbero esserci riduzioni di efficacia. In ogni caso, l’utilizzo dei vaccini per contrastare le varianti è in corso di valutazione. In aggiunta, i nuovi vaccini ad RNA sarebbero facilmente modificabili, il problema rimane sempre lo stesso: tempi di produzione e di somministrazione andrebbero rivisti, accelerati.

 

4_ Ci si può fidare della Russia e della Cina, di quello che dicono sui loro vaccini?

Non ho nulla contro i prodotti russi o cinesi. Tuttavia, e’ d’uopo riporre la massima fiducia nelle agenzie deputate ad elargire le approvazioni: EMA ed FDA (rispettivamente europea ed americana) che seguono regole estremamente rigide nel sottoporre i dati oggetto di sperimentazione ad un rigoroso controllo. Mi auguro che Russia e Cina forniscano, al più presto, i dati scientifici in loro possesso in modo che le popolazioni di altri Stati possano usufruire anche dei loro prodotti.

 

5_ Secondo lei ci siamo rilassati troppo duranti determinati periodi?

Parlare a posteriori è sempre più semplice. Il virus è nuovo per tutti, ed in effetti, in alcuni periodi aveva illuso i cittadini circa la sua remissione. Così non è stato e, quindi, possiamo solo imparare dai nostri errori e non abbassare la guardia.

 

6_ Quando pensa ne usciremo?

Al momento non è possibile fare previsioni, troppe le variabili. Certamente le campagne di vaccinazione massiva rappresentano un’arma potente contro il virus e finche’ non avremo vaccinato l’80% della popolazione dovremo continuare ad assumere atteggiamenti estremamente rigorosi.

 

7_ Si dice che la scienza non è democratica, non si può contestare. Come mai allora ci sono state e ci sono posizioni diverse da parte dei virologi?

La scienza si basa su evidenze, su dati certi e ripetutamente testati. Un’infezione così giovane, studiata da meno di un anno non può ancora fondarsi su solide basi scientifiche. Ciò potrebbe creare qualche confusione nella comunicazione. Il mio consiglio è che i medici diffondano solo informazioni validate e che la stampa si attenga a quelle nella fase di divulgazione.

 

8_ La cosa più importante che le ha insegnato la scienza?

Mi ha confermato l’importanza della ricerca scientifica che dovrebbe essere implementata ed incentivata.

 

9_ Ci parli del suo centro di ricerca a Filadelfia. Come funziona nello specifico la ricerca negli States e cosa dovremmo apprendere da loro?

Principalmente ci occupiamo di ricerca in ambito oncologico. Oggi, grazie all’indubbio miglioramento del progresso scientifico abbiamo la possibilità di studiare migliaia di geni in contemporanea e di monitorarne l’espressione e le relative  conseguenze. Siamo, quindi, in grado di migliorare il successo di una terapia e di offrire ai pazienti strategie di terapia personalizzata, di precisione. Per aumentare il successo di una terapia è necessario diagnosticare quanto più precocemente possibile la neoplasia, individuare caratteristiche peculiari del tumore che lo rendono responsivo o meno a determinati trattamenti. L’incidenza delle patologie neoplastiche, inoltre, è in forte aumento e, di pari passo, è sempre più evidente la stretta correlazione che lega la trasformazione neoplastica ai fattori ambientali. Il cancro oggi è definito: una “malattia genetica di origine ambientale” estremamente eterogenea, multifattoriale, in cui interagiscono fattori genetici e fattori ambientali (chimici, fisici e biologici). Quindi tutti gli studi sono interconnessi tra loro.

Inoltre, oggi, sappiamo che l’alterato equilibrio tra uomo-ambiente è responsabile di svariate problematiche. Soffermandoci sulla pandemia possiamo affermare che un alto tasso di inquinamento dell’aria può aver contribuito come fattore peggiorativo dell’epidemia. Per “ambientale”, tuttavia, non bisogna solo intendere esposizioni ad eventuali inquinanti chimici, fisici e biologici, ma anche fattori psicologici. Bisogna considerare vari aspetti dei pazienti oncologici, ad esempio: la loro malattia li obbliga ad affrontare eventi traumatici, pertanto, è importante, in questo momento, gestire la doppia fatica di questi malati che devono affrontare sia l’ansia della loro specifica patologia sia quella collegata alla pandemia.

 

10_ Miti da sfatare sul cancro in relazione all’alimentazione?

L’incidenza delle patologie neoplastiche è in forte aumento e, di pari passo, è sempre più evidente la stretta correlazione che lega la trasformazione neoplastica ai fattori ambientali. Se si guarda agli studi sulla migrazione si scopre che, persone che migrano da una zona di alto rischio di cancro ad una zona di basso rischio di cancro, o viceversa, nel loro corso della vita assumono i tassi di cancro del paese verso il quale si muovono, rendendo chiara la connessione tra cancro e ambiente.

Oltre l’inquinamento, gli stili di vita e la corretta alimentazione costituiscono una ulteriore e fondamentale arma di prevenzione contro lo sviluppo di tumori. Una alimentazione sana è rappresentata dalla ormai famosissima “Dieta Mediterranea” i cui effetti positivi sulla nostra salute sono ormai noti a tutti. Un ulteriore aspetto da tenere sotto controllo è riuscire a mantenere stabili i livelli di glicemia, scegliendo con attenzione i cibi da mangiare. Elemento principe della dieta mediterranea è, ad esempio, il pomodoro, alimento ricco di carotenoidi, tra cui il licopene, che è il più potente tra gli antiossidanti. In virtù di queste sue caratteristiche, il gruppo di ricerca da me coordinato studia le proprietà di alcuni tipi di pomodoro in relazione allo sviluppo di tumori. In un lavoro, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Cellular Physiology nel 2018, abbiamo dimostrato che il trattamento con estratti totali di due varietà di pomodoro inibisce la crescita e le caratteristiche maligne delle cellule di cancro gastrico, aprendo la strada a studi futuri mirati all’identificazione di buone abitudini alimentari non solo come strategia di prevenzione antitumorale, ma anche come possibile sostegno alle terapie convenzionali.

Quindi non c’è nulla da sfatare ma educare ad una sana alimentazione per implementare le attività di prevenzione necessarie ed utili a qualsiasi età.

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