'Perché?', è la domanda che segue una morte improvvisa - ma un suicidio è davvero imprevedibile? Ci si può intromettere o si assiste e basta a un gesto di libertà talmente autentico e disperato da essere uno degli ultimi tabù della nostra civiltà? Una pallida estate, un volto luminoso in una notte sottile e limpida come dopo un pianto, una città viva, ma riservata, i tram che scivolano sui binari, la fauna discreta, quindi i parchi grandi e vuoti nelle prime ore del mattino. Sopra tutto ciò quella domanda riecheggia: “perché?”. L’ambientazione spaziotemporale scelta da Joachim Trier per riadattare Fuoco fatuo, romanzo del 1931 di Pierre Drieu La Rochelle, è riassunta nel titolo del suo film: Oslo, 31 Agosto. Non la lirica maestosa della Parigi novembrina del romanzo francese, ma uno scrigno di solitudine minimalista, tuttavia coerente con la finezza originale.
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