Davide Bacchilega, autore del noir ‘Più piccolo è il paese, più grandi sono i peccati’

Pubblicato a Maggio di quest’anno da Las Vegas edizioni, Più piccolo è il paese, più grandi sono i peccati è il romanzo del giovane scrittore romagnolo Davide Bacchilega, nato a Lugo, in provincia di Ravenna, già autore di I romagnoli ammazzano al Mercoledì e Bad News e reduce dal Salone Internazionale del Libro di Torino 2016.
Ci troviamo in Emilia Romagna, durante il periodo natalizio. Una Emilia Romagna fredda in cui si snodano le vicende di uomini e donne con mestieri differenti eppure imprescindibilmente legati tra loro. Al centro un delitto e tre ex prostitute che ricevono una lettera minatoria. Da questo momento in poi Michele, giornalista di cronaca nera, non smetterà per un solo minuto di cercare la verità. Più piccolo è il paese, più grandi sono i peccati è un noir con molti colpi di scena che tengono sulle spine il lettore più attento, uno spietato ed ironico affresco della provincia italiana, attraverso quella dell’Emilia Romagna, descritta nel romanzo come una terra piena di contraddizioni.
 

1.Contrariamente all’idea che molti italiani hanno dell’Emilia Romagna, quella descritta da lei appare come una terra piuttosto ostile, fatta di strade asettiche e tanta nebbia che appesantisce l’aria e anche l’anima dei personaggi. Loro stessi sembrano vivere questa contraddizione tra desiderio irrefrenabile di vivere tutto a trecentosessanta gradi e momenti di accettazione della realtà. Insomma, come due facce della stessa medaglia. La sua è stata una scelta precisa?

È la scelta su cui si fonda il libro. D’altronde credo che il compito di chi scrive sia quello di cercare di illuminare tutte le facce di una realtà, che non sono necessariamente solo due. La realtà è un solido complesso che spesso, per pigrizia, viene osservato da un unico punto di vista. Scrivere significa invece muoversi attorno a quel solido e provare a rischiarare anche gli angoli e gli spigoli che si nascondono dietro. Ciò che più mi interessa è esplorare il confine e il conflitto tra apparenza e realtà, tra forma e sostanza, sempre che siano concetti scindibili. Per quanto riguarda l’Emilia Romagna, c’è da dire che si tratta di un territorio in cui il livello di benessere è senz’altro elevato, e anche gli stereotipi con i quali la regione viene descritta spesso non sono sbagliati. Nonostante ciò non può essere una terra priva di contraddizioni, proprio perché non ne possono essere prive le persone che ci vivono. In più, questo è un romanzo dalle forti connotazioni noir: pescare nel torbido è il divertimento principale di chi maneggia questo genere letterario.

2. Un giornalista di cronaca nera, un “tanatoprattore” (uno che ”aggiusta i morti”) e una donna incaricata di piangere ai funerali sembrano figure speculari che ho trovato pervase da uno spietato cinismo (forse un po’ meno Mauro che è più paranoico), è davvero così? Le minuziose descrizioni fatte da Mauro sono state indispensabili per la comprensione di alcuni suoi comportamenti. Quanto è importante la caratterizzazione psicologica dei personaggi, per lei?

La caratterizzazione psicologica dei personaggi per me è tutto. Senza trascurare la rilevanza dell’intreccio e lo stile linguistico con il quale la storia prende corpo, i miei romanzi sono incentrati soprattutto sui caratteri, le aspirazioni e le ossessioni di chi si muove sulla scena: personaggi a volte strambi e insoliti, ma sempre verosimili, o perlomeno possibili. Quasi mai li raffiguro attraverso tratti fisici, oppure osservandoli da fuori. Preferisco lasciare emergere le loro riflessioni e le loro emozioni, cercando di imitare con la scrittura il modo in cui ragionano e sentono. Il giornalista di cronaca nera, Stefano, è senza dubbio il più cinico di tutti. In lui combaciano alla perfezione lo squallore del suo privato e la sua missione professionale. La donna che piange ai funerali, Barbara, è cinica per necessità: il suo atteggiamento è una forma di difesa. Il tanatoprattore, Mauro, avrebbe più motivi degli altri per essere cinico (“aggiustare i morti” non è proprio un lavoro che mette allegria), ma in fondo non lo è. Seppure a modo suo, Mauro è un sognatore: spera di diventare milionario partecipando a un noto quiz televisivo e nonostante sia quotidianamente accerchiato dalla morte conserva uno sguardo pieno di dolcezza verso tutto ciò che lo circonda.

3. Un giro di prostituzione, una serie di omicidi compiuti nella stessa zona e un elenco di casi irrisolti fanno da scenario. “Bad news is good news”, quindi è proprio vero, come sostiene il cronista di Romagna sera, che i morti ammazzati fanno più notizia? Questo vale anche per un romanzo?

Per un romanzo giallo o noir vale per definizione. Per un romanzo non di genere il morto ammazzato è pur sempre un acceleratore narrativo. Ma la teoria secondo la quale “Bad news is good news” è valida soprattutto in campo giornalistico e ne abbiamo conferma ogni volta che un omicidio irrisolto (altrimenti non ci sarebbe il mistero, il giallo) sale ai primi posti delle notizie più trendy del momento. I casi che hanno coinvolto Yara Gambirasio, Sarah Scazzi, Chiara Poggi e Meredith Kercher, tanto per ricordarne solo alcuni, hanno rappresentato ottime notizie per qualsiasi redazione di cronaca, per gli inserzionisti pubblicitari e ovviamente per le audience (le cose brutte che capitano agli altri, magari in un luogo lontano, hanno sempre un notevole effetto catartico).

Come se non bastasse, a me sembra che per rendere più appassionanti le notizie di cronaca nera, la “narrazione” giornalista vada a ricalcare quella dei romanzi gialli, come se la realtà, per essere venduta meglio, debba rifarsi agli schemi della finzione.

 

4. Si può dire che le donne sono le uniche figure, forse un po’ disincantante, che tentano di reagire? Il loro punto di vista mi ha permesso di leggere gli eventi sotto la loro prospettiva. Giorgia accoglie la possibilità di curare il suo disturbo, Didi prova ad immaginare un futuro altrove e così Marta che lotta per sperare almeno in quello immediato, ad esempio…

Sì, è proprio così. Giorgia, Didi e Marta partono tutte da una condizione di disagio, per diversi motivi. Ma ognuna di loro attinge a tutte le risorse possibili per cambiare la situazione. C’è chi ci riuscirà e chi no, ma nessuna si arrende. Come sempre, a dare un senso ai nostri sforzi non è tanto l’ottenimento di ciò che desideriamo, ma le battaglie che combattiamo per guadagnarcelo.

 

5.Davvero molto efficace la metafora della partita a biliardo. Crede funzioni davvero così l’esistenza? Questione di geometrie e matematiche?

Se sapessi davvero come funziona l’esistenza smetterei subito di scrivere! Più semplicemente, nella scena a cui fa riferimento, quella in cui il dottor Benelli riallinea i suoi pensieri giocando a biliardo, ho cercato di descrivere una piccola mania del personaggio, e assieme la sua filosofia: date determinate cause si otterranno determinate conseguenze (così come la traiettoria impressa al pallino indirizza la sfera colpita nella direzione voluta, se il gesto tecnico è compiuto esattamente). Ma questo ineffabile rapporto di causa-effetto si può ritrovare letterariamente solo nel giallo classico, in cui la metodologia “scientifica” dell’investigatore conduce alla soluzione del caso. Di sicuro, non funziona così nella realtà. Il mio approccio narrativo è invece più vicino al pensiero di Friedrich Dürrenmatt, l’autore del romanzo La promessa: troppo spesso è il caso e non la logica a influire sull’esito delle nostre azioni.

 

6.Arrigosacchi è indubbiamente il mio personaggio preferito. Qual è il suo?

È curioso sapere che fra i tanti personaggi del libro il suo preferito è un cane! In effetti, non è la sola ad avermelo detto: questo piccolo Jack Russell terrier ha fatto breccia in molti cuori. La mia preferenza si divide invece tra il giornalista Stefano Guerra e il tanatoprattore Mauro Garavini.

 

7.Mi permetta la citazione forse azzardata ma è un’”Emilia paranoica” quella in cui si muovono i protagonisti del libro? Quanto è affezionato alla sua terra?

Si riferisce alla canzone dei CCCP, vero? Beh, allora l’accostamento mi piace. In questo caso però è meglio parlare di “Romagna paranoica” visto che le vicende del libro si svolgono a sud del torrente Sillaro. Come saprà, emiliani e romagnoli sono molto campanilisti e non vogliono essere confusi: si è dunque emiliani oppure romagnoli, mentre non ho mai sentito nessuno definirsi emiliano-romagnolo. Sono affezionato alla mia terra? Sì, pur non essendo un vitellone o un ballerino di liscio.

 

8. Sulla linea di confine tra giallo, noir e black comedy dove meglio si colloca il suo romanzo? Cosa è cambiato rispetto al precedente romanzo I romagnoli ammazzano al mercoledì?

Più piccolo è il paese, più grandi sono i peccati si avvicina al noir, mentre I romagnoli ammazzano al mercoledì vira più sulla black comedy.I due libri sono strettamente legati tra loro dalla stessa ambientazione, dalla presenza del quotidiano Romagna sera e da due personaggi che ricorrono in entrambe le vicende (Ermes e il suo cane Arrigosacchi, eccolo che ritorna), ma lo spirito di fondo è sensibilmente diverso: I romagnoli vuole essere più divertente e leggero; Più piccolo è il paese propone temi, atmosfere ed episodi più cupi e inquietanti, senza però rinunciare a quella dose di ironia che trasforma il macabro in grottesco.

 

9. Come è andata al Salone Internazionale del libro?

Per chi ama leggere e scrivere, partecipare a eventi come il Salone di Torino è sempre una festa. Prima di tutto perché si incontrano persone con le quali si condividono gli stessi interessi. E poi perché è l’occasione per conoscere dal vivo blogger, critici, librai e addetti ai lavori con cui in precedenza si era in contatto solo sui social network. Grazie ad Andrea Malabaila e Carlotta Borasio di Las Vegas edizioni, che hanno creduto nel libro, ho avuto inoltre la possibilità di presentare in anteprima Più piccolo è il paese, più grandi sono i peccati presso lo spazio Incubatore. Monica Coppola mi ha affiancato durante la serata, mentre gli attori Palma Della Rocca e Pier Mario Prandi hanno dato voce ai personaggi del romanzo. Per finire, cosa che non guasta, durante i giorni del Salone il libro è stato molto richiesto. Diversi lettori che avevano già acquistato I romagnoli ammazzano al mercoledì sono tornati allo stand Las Vegas per procurarsi anche l’ultimo nato.

10. Chi sono questi 25 affezionati lettori?

Sono i venticinque lettori di manzoniana memoria, a cui il buon Alessandro si rivolgeva ironicamente nelle pagine dei Promessi sposi. Vorrà concedermela anche a me una citazione, no?

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