Electric Warrior: si scrive glam rock si legge Marc Bolan

Electric Warrior- Reprise Records-1971
Electric Warrior- Reprise Records-1971

Bello, sexy, con una voce calda e suadente, Marc Bolan, nel 1971, è l’Apollo dello star system. Milioni di fans in delirio lo seguono come fosse il pifferaio di Hamlin, affascinati dal suo modo di stare in scena, dalle sue mise sgargianti e dalla sua musica travolgente. Volutamente frivolo, dichiaratamente superficiale, intenzionalmente destabilizzante, riscuote un successo talmente grande da far rispolverare ai giornalisti di settore un termine che non si sentiva da circa un decennio: bolanmania. Eppure a quasi quarant’anni dalla morte, avvenuta il 16 settembre del 1977 per un incidente stradale, se ne parla sempre troppo poco. Colpevolmente aggiungerei, poiché Bolan è l’artista che a traghettato il rock dall’utopia degli anni ’60 alla grandeur dei ’70. Un figura centrale, dunque, per l’evoluzione della musica che, dopo l’eccessiva serietà del periodo hippie, aveva bisogno di maggiore disimpegno. E’ il primo ad indossare piume e lustrini per salire su un palco giocando con la sua stessa identità; il primo a contaminare il folk degli esordi con dosi massicce di boogie e quintali di distorsori; il primo a infarcire i suoi testi ricchi di riferimenti fantascientifici e tolkeniani con piccantissime metafore sessuali. Nasce così il glam rock, ovvero glamour rock, una corrente caratterizzata da uno stile pacchiano ed eccessivo e da un’ambiguità musicale e di genere, che segnerà un’epoca. Oggi il glam è, ovviamente, fuori moda ma, al tempo, fa milioni di proseliti tra cui David Bowie, Elton John, i Kiss, Lou Reed, Gary Glitter, Slade ed il nostro (basta vedere i video) Renato Zero. L’atto di nascita è Electric Warrior, pubblicato il 24 settembre del 1971 a firma Marc Bolan & T.Rex (di fatto un duo poiché l’unico altro componente del gruppo è il percussionista Steve Peregrin Took), divenuto, con gli anni, un vero e proprio classico.

“Un disco rock & roll riuscito e di successo è come un’incantesimo” (Marc Bolan- Rolling Stone-1971)

Al di là del suo valore documentale, quest’opera stupisce per la qualità musicale, lirica e tecnica in esso profusa. Dopotutto è un grandissimo disco. In esso c’è una carica libidinosa indescrivibile, un turbine di ritmo e lussuria difficilmente riscontrabile in dischi coevi. Bassi attutiti, ritmo squadrato, chitarre scure e torride, una voce torbida e sensuale, un filo di riverbero ed ecco che la magia si compie. Da Mambo Sun a Rip Off, passando per l’acustica Cosmic Dancer, l’arcinota Get It On (Bang A Gong), la meravigliosa Jeepster, l’eccitante Lean Woman Blues, la dilatata Life Is A Gas, è musica che scuote, stimola, accende, andando a toccare gli istinti primordiali dell’uomo. Le metafore e le similitudini contenute nei testi hanno fatto scuola, l’abbinamento donne/motori diventa un paradigma (You’re built like a car, you’ve got a hub cap diamond star halo/ Sei fatta come una macchina,hai un coprimozzo di diamante con un alone di stelle”), il boogie, con il suo andamento saltellante, fornisce il ritmo giusto tanto ai pezzi quanto alle rutilanti esibizioni live.

Marc Bolan-1971

Le vendite sono, da subito, clamorose. Soprattutto in Gran Bretagna, Electric Warrior vola in cima alla classifica, trainato dallo splendido singolo Hot Love e vi resta per numerose settimane diventando il disco più venduto dell’anno. Il resto lo fa il fascino indiscutibile del personaggio Bolan, ex modello, dotato di un carisma ed un sex appeal unici al mondo. Bello come il sole, diventa ben presto l’incarnazione della moderna rock star, trasgressiva, eccessiva, ricchissima e dannata. I suoi live assurgono ad happening infuocati in cui schiere di ragazze adoranti si riuniscono per vedere il “guerriero elettrico” che, vestito di piume e lamè, disserta su donne, sesso e macchine, inondando la platea con un fiume di note palpitanti. Ma in fondo non è questa l’essenza del rock? Non è per questo che siamo qui?

“Tommy” dei The Who: i fantasmi di Pete

“Tommy”- Decca-1969

Cominciamo col chiarire una differenza fondamentale. Un concept album è un album che, in più canzoni, affronta un unico tema (ad esempio La Buona Novella di Fabrizio De Andrè). Un’opera rock è una composizione musicale in stile rock dotata di un precisa struttura narrativa, un definito impianto musicale ed una spiccata predisposizione ad essere rappresentata in forma scenica. “Tommy”, quarta fatica del gruppo inglese The Who datata 1969, si può a ragione considerare la prima opera rock della storia concepita in quanto tale. Nonostante alcuni anni prima ci siano stati i primi esperimenti in questo senso (The Story of Simon Simopath del gruppo britannico Nirvana e S.F. Sorrow dei Pretty Things), Tommy” rappresenta il primo tentativo cosciente di portare la musica rock oltre i limiti della forma canzone.

« So che non mi crederà nessuno, ma io sto davvero pensando di scrivere un’opera rock che abbia per protagonista un giocatore di flipper sordo, muto e cieco. Non sto scherzando, anche se per ora è solo un’idea che ho in testa. Non c’è niente di definito. » (Pete Townshend- Rolling Stone-1968)

Già negli anni precedenti The Who avevano spalancato la mente a nuove forme musicali, la suite con il brano “A Quick One While He’s Away”  tratto a “A Quick One” del 1966 ed il concept con “The Who Sell Out” del 1967, ma con Tommy alzarono notevolmente il tiro della loro ambizione. Come si può scrivere un’opera con un organico di quattro elementi e, per giunta, neanche tanto preparati tecnicamente? Il genio di Townshend è riuscito in quest’impresa apparentemente impossibile.

Ha concepito un’ Overture, un tema ricorrente See Me, Feel Me, Touch Me, Heal Me ed un gruppo di canzoni fantastiche (Acid Queen, Pinball Wizard, Tommy Can You Hear Me, Sally Simpson, Cousin Kevin) legandole poi tra loro con grande forza concettuale e grande senso musicale. Ascoltando questi brani si può rivivere l’intera vicenda di Tommy, un ragazzo reso sordo, muto e cieco da un trauma infantile, che, privato dei sensi elementari, subisce soprusi di ogni tipo, diventa un “mago del flipper e riacquista la normalità attraverso la distruzione del suo stesso simulacro (uno specchio).  Un lavoro molto complesso sia dal punto di vista tematico che musicale. Vengono affrontati argomenti scottanti come l’omicidio, la pedofilia, le droghe e l’adulterio; il protagonista è un individuo disabile incapace di reagire alla violenza; la religione come forza salvifica viene allegramente messa alla berlina attraverso il personaggio del “santone” che dovrebbe guarire Tommy; tutte caratteristiche che resero quest’album uno dei più discussi e controversi della storia della musica. La sua lavorazione, inoltre, consumò letteralmente il gruppo che impiegò otto intensissimi mesi per crearlo, rischiando lo scioglimento e la pazzia. Il risultato finale fu meraviglioso. Additato immediatamente come capolavoro assoluto, Tommy, ha rappresentato il vertice creativo della band che è entrata così, definitivamente nell’Olimpo del rock. Grazie alla sua maestosità, alla sua teatralità ed alla sua dinamicità quest’opera è stata rappresentata per anni sui palcoscenici di tutto il mondo e nel 1975 ne è stato tratto anche un bellissimo film diretto da Ken Russell (con gli stessi Who come protagonisti coadiuvati da numerose guest star del calibro di Tina Turner, Elton John ed Eric Clapton). La sua influenza ha avuto  echi significative in tutto l’universo musicale. Artisti quali Kinks (Arthur ,Or the Decline and Fall of the British Empire), Jethro Tull (Thick As A Brick), David Bowie (Ziggy Stardust), Genesis (The Lamb Lies Down On Broadway), Pink Floyd (The Wall) ed in tempi più recenti i Judas Priest (Nostradamus), saccheggiarono a piene mani l’enorme patrimonio contenuto in Tommy. E’ un album destinato a non morire mai, a continuare a rilasciare il suo splendore negli anni a venire rafforzando in ogni momento la leggenda secondo la quale: ascoltando Tommy a lume di candela si può vedere il proprio futuro.

 

 

                                                                                                                                                                                       

Exit mobile version