L’esame di maturità: indice di inadeguatezza

Come riscontrato dai sondaggi di Skuola.net, sono tanti i maturandi che arrivano all’Esame di Stato senza le conoscenze necessarie per affrontarlo nel migliore dei modi

Maturità 2018, le scuole ‘snobbano’ l’attualità: storia e italiano si fermano agli anni ‘50”: suona inquietante, anche se non inaspettato il titolo dell’Ansa del 25 maggio. L’articolo riporta i sondaggi effettuati da Skuola.net ai maturandi del 2018. I risultati erano prevedibili, ma allarmanti. Per quanto riguarda il programma di storia, il 39% del campione sta affrontando ora (a un mese dall’esame!) la seconda metà del Novecento, solo il 14% è arrivato ai giorni nostri ed è in fase di ripasso e la restante parte è in una situazione drammatica: il 23% arriverà appena alla Seconda guerra mondiale, il 12% sta affrontando il periodo tra le due guerre e il 12% non è ancora arrivato al primo conflitto mondiale. Tra i maturandi alcuni rimediano alle lacune studiando per conto proprio, documentandosi su libri o tramite documentari, in altri casi sono i professori a consigliare letture integrative. Ma il 25% degli studenti non studierà ciò che rimarrà fuori programma perché ritenuto inutile ai fini dell’esame.

Per quanto riguarda il completamento del programma di letteratura italiana, la situazione è solo leggermente migliore. Ma se da un lato si fa fatica a completare i programmi, dall’altro le tracce dell’esame sono sempre più orientate verso l’attualità. Per questo, conclude l’articolo dell’Ansa, per molti maturandi “la Maturità 2018 potrebbe davvero partire col piede sbagliato prima ancora di cominciare ufficialmente”. Ma non sta qui il vero problema: questo è solo l’indice di un sistema scolastico fortemente inadeguato che non è in grado di dare agli studenti gli strumenti necessari non solo ad affrontare l’esame nel migliore dei modi, ma anche ad analizzare criticamente gli eventi di attualità. Come si fa ad avere le opportune chiavi di lettura del mondo attuale se la storia per molti maturandi si ferma al 1945? E se, dopo la drastica riduzione delle ore dedicate allo studio della geografia e la scomparsa dell’educazione civica e delle scienze sociali, anche la storia contemporanea cade sotto le bombe di Hiroshima e Nagasaki, cosa rimarrà ai giovani italiani? Un buco nero.

Degni di lode sono quegli studenti che approfondiscono per conto proprio i temi accantonati dal programma, come i professori che, con una corsa contro il tempo, riescono a trattare in maniera esaustiva l’intero e immenso programma o sollecitano i ragazzi a letture integrative. Ma non basta. L’istruzione, la formazione del cittadino, non può essere delegata a professori illuminati o studenti particolarmente diligenti. La conoscenza e l’acquisizione di elementi critici per l’analisi dei tempi moderni è un diritto inalienabile del cittadino che deve assolutamente essere garantito dalla scuola dell’obbligo (o, per lo meno, dal conseguimento del diploma). Ne vale la salute della democrazia. Cosa fare, dunque? Sicuramente urge una seria riforma scolastica, una rivalutazione della scuola con un’immediata fine degli ignobili tagli ai fondi ad essa destinati e una seria riorganizzazione dei programmi (è impensabile, ad esempio, lasciare lo studio di tutta la letteratura e di tutta la storia contemporanea al quinto anno).

Non meno importante sarebbe una “riforma del pensiero”: non valutare lo studio o un insegnamento con gli ignobili parametri dell’utilità e della praticità, che portano ad affermazioni sull’inutilità di un determinato argomento al fine del superamento di un esame o dello studio di una materia (soprattutto se letteraria) per entrare nel mondo del lavoro. E, infine, un appello ai professori (e alle famiglie dei ragazzi): siate tutti illuminati! Lasciate a casa le vostre credenze, non fate dell’insegnamento una propaganda, spronate i ragazzi al ragionamento, al dubbio. Fateli innamorare dello studio. Non limitatevi a spiegare e interrogare, senza passione. Fate capire quanto anche lo studio delle materie umanistiche sia importante, ma non limitatevi a dirlo, provatelo con esempi concreti. È un compito estremamente complesso, è innegabile: ma occorre farlo. La soluzione ai problemi della scuola si avrà solo con l’intervento dall’alto, quando finalmente le sarà riconosciuta la fondamentale importanza che le spetta. Ma le rivoluzioni, ricordiamocelo, partono dal basso.

 

Alessandra Vio

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