Premio Nazionale Federico del Prete. Al via la terza edizione

Torna l’annuale appuntamento con il Premio Nazionale Federico Del Prete, ormai alla sua terza edizione. Il premio ideato, fondato e presieduto da Gennaro Del Prete (Figlio di Federico) che presiede anche l’Associazione Memoriae che lo promuove, torna con un’edizione resa ancor più significativa, poiché presentata nella Città Natale di Federico Del Prete, Frattamaggiore in Provincia di Napoli.

L’iniziativa prevista per l’edizione 2023 del Premio – promosso come detto dall’Associazione Memoriae, quest’anno con il patrocinio morale del Ministero della Cultura, Consorzio Agrorinasce, dell’ Associazione Ancri, dell’ Associazione insieme per Federico Del Prete, si svolgeranno nel giorno di sabato 18 Febbraio 2023 presso il Teatro De Rosa nel Comune di Frattamaggiore alle ore 10.00. Un giorno per trasformare la memoria di Federico Del Prete, in una rinnovata occasione di approfondimento e di riflessione, grazie al contributo di ospiti, testimoni e premiati. Saranno in particolare, i Magistrati Antonello Ardituro, Raffaello Magi, Tullio Morello i protagonisti di questa
edizione, insieme agli Storici Partenopei Isaia Sales e Gigi di Fiore, la Scrittrice Angela Iantosca, il Vice Prefetto di Caserta Biagio Del Prete, il Regista Emanuele Palamara, l’Associazione Ancri. La giornata sarà impreziosita dai saluti del sindaco di Frattamagiore Marco Antonio Del Prete, Giovanni Allucci amministratore delegato del Consorzio Agrorinasce e del Prefetto di Napoli Claudio Palomba, dagli
interventi di Vincenzo Del Prete (Figlio di Federico e Presidente Associazione insieme per Federico) e Daniele Barbato. Presenti illustri relatori quali Paolo Miggiano ( autore del libro a testa alta Federico Del Prete- una storia di Resistenza alla Camorra) e il magistrato Aldo
Ceniccola.

La Cerimonia sarà anticipata alle ore 09.00 da un momento di preghiera con i più stretti familiari presso il Cimitero di Frattamaggiore. La mattinata si concluderà con un confronto-dibattito delle studentesse e degli studenti con gli ospiti del Premio, sui temi della legalità e cittadinanza attiva

’Nuns healing hearts’. Al MAXXI la mostra fotografica contro la tratta di esseri umani

Si terrà martedì 1 marzo 2022 alle 18.00 presso la Sala Graziella Lonardi Buontempo del Museo MAXXI a Roma l’Opening Event della mostra fotografica “Nuns healing hearts” di Lisa Kristine contro la tratta di persone. La mostra è organizzata dall’imprenditrice culturale Claudia Conte in collaborazione con il Global Solidarity Fund a favore dell’Unione Internazionale delle Superiori Generali e di Talitha Kum.

Dopo l’inaugurazione in Vaticano con Papa Francesco e l’esposizione presso il Palazzo delle Nazioni Unite a New York, “Nuns healing hearts” sarà per la prima volta aperta al pubblico italiano, gratuitamente, presso il Corner MAXXI dal 1 al 6 marzo p.v. dalle ore 11:00 alle ore 19:00.
L’evento di inaugurazione del 1 marzo si aprirà con una tavola rotonda alla quale prenderanno parte Giovanna Melandri – Presidente Fondazione MAXXI, Gabriella Bottani, SMC – Coordinatrice Internazionale Talitha Kum, Elena Bonetti – Ministra Pari Opportunità, Paolo Ruffini – Prefetto Dicastero per la Comunicazione, Fabio Baggio, CS – Sottosegretario Sezione Migranti e Rifugiati (DSSUI), Laurence Hart – Direttore Ufficio OIM per il Mediterraneo, Massimo Bray – Direttore Generale Treccani, M. Franca Zonta, FMI – Esecutivo UISG.
Modera Claudia Conte, imprenditrice culturale con focus sulla responsabilità sociale.

Durante la tavola rotonda saranno proiettati il videomessaggio della fotografa Lisa Kristine e il video di Talitha Kum “Che cos’è la tratta di persone?” diretto da Lia Beltrami.

Hanno patrocinato il progetto numerose istituzioni: Ministero della Cultura, Ambasciata presso la Santa Sede degli Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Canada, Irlanda, Paesi Bassi, Fondazione pontificia Gravissimum Educationis, Galileo Foundation, IOM, UNICRI, Assessorato alla Cultura di Roma Capitale, Rai per il Sociale, Fondazione Treccani Cultura, Festival della Missione.

Gli scatti della fotografa umanitaria Lisa Kristine nascono da un dialogo profondo tra l’artista, le suore e le vittime della tratta e raccontano l’impegno della rete internazionale “Talitha Kum” che conta la partecipazione di oltre 3000 suore, amici e partner in tutto il mondo. Coordina 50 reti in oltre 90 Paesi. Nel 2020, Talitha Kum si è presa cura di oltre 15.000 sopravvissute e circa 170.000 persone hanno beneficiato di attività di prevenzione e formazione contro la tratta.

L’artista ucraino Ivan Turetskyy in mostra allo Swiss Logistics Center di Chiasso dal 13 novembre

Quindici opere d’arte, ricche di colore che donano magia all’osservatore che si perde con il suo sguardo e la propria anima nel vortice del movimento cromatico e delle micro-macro geometrie che la sapiente anima e mente del Maestro sono state in grado di creare, portandoci a rivedere un nuovo post futurismo alla Balla, Boccioni in chiave completamente nuova dove l’arte torna a pieno titolo padrona della scena.

Saranno Presenti le Autorità di Chiasso e Castiglione Olona, del Canton Ticino, Il Presidente di Propeller Club Milano e Associazione Italia-Hong Kong, Dottor Riccardo Fuochi; della Regione Lombardia; il Maestro Ivan Turetskyy; il titolare della Galleria Portal11 di Kiev, Dottor Igor Globa; le Autorità del MIUFI Ukraina-Italia, Presidente Dottoressa Irina Sultan e la Vice Presidente, nonché Ambasciatrice dell’Arte, Dottoressa Oksana Filonenko; Gian Giacomo William Faillace A.D di Phoenix-Wicom ltd, azienda organizzatrice dell’International Fashion
Expo.

Ivan Turetskyy è nato il 17 agosto 1956 a Krasnoyarsk (Russia). Si è formato artisticamente presso la Lviv Ivan Trush University of Art e Lviv State Institute of Decorative Arts and Crafts. Attualmente lavora nei settori della pittura a olio, della grafica e dell’araldica. Ivan Turetskyy è membro dell’Unione degli artisti nazionali dell’Ucraina. Le sue opere si trovano in collezioni private in Ucraina e all’estero.

L’artista ucraino ha creato una cultura underground all’interno del filone dell’arte metafisica. In contrasto con l’unicità della società sovietica, i suoi enigmi intellettuali assomigliavano alle opere di Alberto Savinio, per poi approdare al neofuturismo.

Evento: Mostra d’Arte Personale presso il prestigioso Art Exhibition Space
Titolo: “Dal Diario Italiano” del Maestro Ivan Turetskyy
Luogo: Swiss Logistics Center – Chiasso – Svizzera
Date: Dal 13 al 30 Novembre 2021
Inaugurazione: 13 Novembre ore 17:30 con presentazione ufficiale e rinfresco su invito – green pass o tampone obbligatorio
Organizzatori: Swiss Logistics Center – Artemilo1941Association – Portal11 – Vice Presidente MIUFI Ambasciatrice dell’Arte Dottoressa Oksana Filonenko
Direzione Moda: International Fashion Expo
Media partner: Ozero Komo
Patrocinio: Città di Chiasso e Comune di Castiglione Olona
Associazioni Culturali: MIUFI – Pro Loco Castiglione Olona – Associazione Culturale Masolino da Panicale – International Propeller Club Milano – Associazione Italia-Hong
Kong

Organizzatori della manifestazione: Artemilo1941Association – Galleria Portal11 – Swiss Logistics Center – Ambasciatrice dell’Arte Vice Presidente del MIUFI Dottoressa Oksana Filonenko

Associazioni partecipanti: MIUFI – Pro Loco Castiglione Olona – Masolino da Panicale

Media partner ufficiale: Ozero Komo

Ingresso: Libero

Maggiori informazioni:

www.swisslogcenter.ch – www.artemilo1941association.com –
www.portal11.com.ua – www.chiasso.ch – www.madeinukraine.it – www.ife-italia.com –
www.propeller.mi.it

Festa del Cinema di Roma 2021. Grande presenza delle serie TV

La Festa del Cinema di Roma 2021 si è conclusa con la première europea del film Marvel The Eternals, di Chloé Zhao, attesissimo titolo che arriverà nelle sale italiane mercoledì 3 novembre, e chiude con numeri formidabili: 37.213 di biglietti per 55.532 ingressi inclusi gli accreditati.

Molto presenti le serie televisive, soprattutto italiane, che si sono distinte alla Festa del Cinema di Roma proprio attraverso autori e registi che si sono misurati per la prima volta con la serialità, come Carlo Verdone e il suo Vita da Carlo, di cui sono stati mostrati i primi quattro episodi, A casa tutti bene – La serie, diretto da Gabriele Muccino, e Strappare lungo i bordi, serie animata di Zerocalcare che sarà su Netflix dal 13 Novembre.

Inoltre nel corso della Festa del Cinema di Roma 2021, ha trovato spazio un lungo incontro del pubblico della manifestazione con Quentin Tarantino, che per l’occasione ha ricevuto anche il Premio alla Carriera della rassegna romana.

Alla Festa del Cinema di Roma 2021 ha vinto il Premio del Pubblico FS Open Arms – La legge del mare di Marcel Barrena, che è stato assegnato dagli spettatori che hanno votato tramite l’applicazione ufficiale della Festa. Il premio Bnl Gruppo Bnp Paribas è stato invece consegnato a Giuseppe Bonito per l’Arminuta, film ispirato all’omonimo romanzo di Donatella Di Pietrantonio

Sono stati premiati presso Spazio Roma Lazio Film Commission – Auditorium Parco della Musicai vincitori del premio collaterale de La Pellicola d’Oro in occasione della 16° Festa del Cinema di Roma.

Si tratta di un premio cinematografico, promosso ed organizzato dall’Associazione Culturale Articolo 9 Cultura & Spettacolo e dalla S.A.S. Cinema. Il presidente è lo scenografo e regista Enzo De Camillis. Durante l’incontro si sono affrontati argomenti come L’arte dei mestieri e dell’artigianato del cinema e i nostri giovani.

L’obiettivo è stato quello di evidenziare e premiare i mestieri e gli artigiani del cinema italiano. Questo sempre sottolineando il nostro Made in Italy nel mondo. E divulgare l’importanza artistica alle nuove generazioni che non conoscono i mestieri dei titoli di coda. Erano presenti all’evento le istituzioni e le aziende del settore cinea-udiovisivo, a moderare l’incontro Pino Nazio (Giornalista Rai).

Per la sezione Alice nella città, è stato eletto come Miglior Film nella sezione young adult, Petite Maman di Celine Sciamma; la Miglior Regia, invece, è stata conquistata da Belfast di Kenneth Branagh. Il premio Camera d’Oro di Mymovies per l’opera prima è stato consegnato Softie di Samuel Theis con una menzione speciale ad Olga di Elie Grappe; il premio RB Casting per i giovani talenti è stato destinato a Madalina Maria Jekal per Anima Bella di Dario Albertini; il premio Rising Star Award è stato consegnato a Sophie Breyer per The Hive diretto da Christophe Hermans.

Passando ai cortometraggi, è stato premiato come il Miglior cortometraggio Big di Daniele Pini; il premio Rai Cinema è stato affidato ancora una volta a Big, mentre infine il Premio Raffaella Fioretta è stato consegnato a La tana di Beatrice Baldacci, consegnato da una giuria composta da Paolo GenoveseRiccardo MilaniLucia OconeAnna Ferzetti e Tania Pedroni.

I premiati della Festa di Roma 2021

Hanno ricevuto il premio: Alessandro Ferretti (scultore), Ciro Scongliamiglio (aiuto regista) e Corrado Trionfera (produttore esecutivo).

Ma, oltre ai vincitori del premio Pellicola d’Oro alla Festa del cinema di Roma, erano presenti anche altri nomi. Tra questi Cristina Priarone (Presidente Film Commission Nazionale), Chiara Sbarigia (Presidente Cinecittà), Laura Delli Colli (Presidente Festa del Cinema di Roma), Giovanna Pugliesi (Responsabile Cinema Regiona Lazio) e Verdiana Bixio (Publispei). Ma ancora Franco Ragusa (Presidente Associazioni Effetti Speciali), Gianluca Franculli (Scenarredo), Virginia Carnabucci (Rancati srl), Andrea Viotti costumista (scuola IED), Studenti del liceo Artistico A. Caravillani, Silvia Carusillo (attrice) e Vincenzo Marcotta (Ambasciatore dell’Italia in Messico).

 

Fonti Premio collaterale ‘La Pellicola d’Oro’ alla Festa del cinema di Roma: i vincitori – Taxidrivers.it

La Stuzza festeggia 120 anni. Il Palio il 14 agosto a Santa Maria di Castellabate

Il Palio della Stuzza compie 120 anni. La manifestazione ultracentenaria, uno degli eventi più antichi del Cilento, organizzata grazie all’impegno dell’associazione Cilentani Doc, si terrà sabato 14 agosto sulla scogliera del Lungomare Perrotti, a Santa Maria di Castellabate, a partire dalle 16.30.

Il palio, che un tempo veniva svolto solamente dai pescatori locali e che ancora oggi vede la partecipazione esclusiva dei residenti, si svolge in concomitanza con i festeggiamenti in onore di Santa Maria a Mare, patrona del luogo.

Grazie a una buona dose di equilibrio fisico e mentale, i partecipanti, per vincere il palio, devono percorrere un palo in legno cosparso di grasso animale, lungo diciotto metri, e afferrare le bandierine poste rispettivamente a 14, 16 e 18 metri, senza scivolare in acqua.

La manifestazione, da sempre nel cuore dei locali così come dei turisti che in questo periodo affollano la zona, vede in prima linea l’associazione Cilentani doc (Giuseppe Villani, Franco Fragano, Francesco Federico, Domenico Di Sessa, Vincenzo Malzone, Gerardo Scola, Gianfranco Di Lorenzo e Clemente Migliorino), e gode il patrocinio del Comune di Castellabate. Anche quest’anno, inoltre, si rinnova la collaborazione con la Polisportiva Santa Maria, locale formazione di calcio impegnato nel campionato nazionale di serie D.

“La Stuzza è radicata in ognuno di noi ed è motivo di orgoglio poter spegnere quest’anno 120 candeline – spiega il presidente Giuseppe Villani, insieme al suo staff organizzativo – Nonostante le difficoltà rispetto al passato, causate da un’emergenza sanitaria ancora non superata del tutto, siamo lieti di riproporre un evento che unisce tradizione e folklore, facendo rivivere ogni anno, in concomitanza con i festeggiamenti in onore di Santa Maria a Mare, le antiche usanze della marineria locale”.

Il Palio della Stuzza, per la prima volta, sarà trasmesso integralmente in diretta Facebook sulla pagina “LA Stuzza di Santa Maria di Castellabate”.

‘Carrà e Martini. Mito, visione e invenzione. L’opera grafica’ dal 13 giugno a Verbania

Il Museo del Paesaggio riapre la stagione espositiva con la mostra Carrà e Martini. Mito, visione e invenzione. L’opera grafica con opere provenienti dalla collezione del Museo e da una collezione privata milanese, a cura di Elena Pontiggia e di Federica Rabai, direttore artistico e conservatore del Museo.

L’esposizione inaugura presso gli spazi di Palazzo Viani Dugnani a Verbania sabato 12 giugno alle ore 11.30 e resterà aperta fino al 3 Ottobre.

In mostra oltre 90 opere, per lo più di grafica, dei due grandi artisti del Novecento italiano che si sono distinti e affermati proprio grazie all’invenzione di un nuovo linguaggio in pittura e scultura. Completa il percorso dedicato al mito e alla visione una serie di sculture di Arturo Martini, presentate accanto ai bozzetti, ai disegni e alle incisioni.

Carrà. L’opera grafica

In mostra sono esposte circa cinquanta tra acqueforti e litografie a colori, che comprendono tutti i più importanti esiti dell’artista. Si va dagli incantevoli paesaggi dei primi anni venti, tracciati con un disegno essenziale e stupefatto (Case a Belgirate,1922), alla suggestiva Casa dell’amore (1922), fino alle visionarie immagini realizzate nel 1944 per un’edizione di Rimbaud, in cui Carrà, sullo sfondo della guerra mondiale, rappresenta angeli, demoni, creature mitologiche e figure realistiche, segni di morte ma anche di speranza (Angelo, 1944).  Fin dagli inizi, inoltre, Carrà avvia grazie all’incisione un sistematico ripensamento della sua pittura, che lo porta a reinterpretare con acqueforti e litografie i suoi principali capolavori, dalla Simultaneità futurista alle Figlie di Loth, dal metafisico Ovale delle apparizioni al Poeta folle. L’incisione diventa così per l’artista un momento di verifica, ma anche uno struggente album dei ricordi.

Carlo Carrà La casa dell’amore II o Interno o La massaia 1924

La Stagione iniziale (1922-1928)

Le prime incisioni di Carrà – tutte acqueforti, con l’unica eccezione della litografia I saltimbanchi, destinata a una cartella edita a Weimar dal Bauhaus – risalgono al 1922-1923. E’ però nel 1924 che l’artista si dedica sistematicamente all’incisione, grazie agli insegnamenti di Giuseppe Guidi, che quell’anno aveva aperto un laboratorio calcografico nella sua stessa casa, in via Vivaio 16 a Milano. Esegue infatti trentatré acqueforti e stampa i rami che aveva inciso, ma non impresso, nel biennio precedente.

Carrà adotta un segno sintetico, duro, capace di esprimere il suo mondo di figure e luoghi sottratti al tempo. E’ soprattutto il paesaggio ad attrarlo, che vuole trasformare in “un poema pieno di spazio e di sogno”. Fin dagli inizi, però, l’incisione serve a Carrà anche per rielaborare opere precedenti, in un’incontentabile ricerca espressiva. Questa fervida stagione iniziale ha un’appendice nel 1927-1928, quando Carrà, che in quel periodo aderisce al gruppo del “Selvaggio” (la rivista toscana animata da Maccari, a cui sono vicini Soffici, Rosai, Morandi e altri artisti) esegue litografie e acqueforti caratterizzate da un linguaggio più pittoricistico.

La Stagione delle Litografie (1944-1964)

Nel 1944, dopo un intervallo di sedici anni dalle ultime incisioni, Carrà torna a dedicarsi alla grafica. A differenza degli anni Venti, quando aveva praticato soprattutto l’acquaforte, ora è la litografia a impegnarlo, sia in bianco e nero che a colori.

Le tavole di Carrà si raggruppano quasi sempre in progetti articolati. Nel 1944 pubblica la cartella Segreti, in cui prende vita un paesaggio trasognato (il lago di Como, visto da Corenno Plinio dove l’artista era sfollato nel 1943) immerso in una quiete irreale.

Sempre in questo periodo si dedica intensamente all’illustrazione. Nello stesso 1944 esegue dodici tavole per Versi e prose di Rimbaud, dove compare un mondo di angeli, demoni e segni di morte (riflesso dei tragici momenti della guerra). Nel 1947 illustra L’Après-midi et le Monologue d’un Faune di Mallarmé, tradotto da Ungaretti.

A partire dal 1949, ormai alla soglia dei settant’anni, ripensa invece sistematicamente alla propria opera.

Nella cartella Carrà 1912-1921 (Venezia 1950) e nei due album Carrà n. 1 e n. 2 dei primi anni Sessanta riprende opere del periodo futurista, primitivista e metafisico. Tutto il corteo di muse e maschere inquietanti nate quaranta-cinquant’anni prima gli si ripresentano alla memoria con la levità di un dagherrotipo, o con cromatismi leggeri e impalpabili. Come apparizioni.

Arturo Martini. L’opera pittorica e grafica

Alla fine degli anni trenta Martini prende sistematicamente a dipingere, accettando la sfida di un linguaggio per lui quasi nuovo, di cui deve assimilare pazientemente la tecnica.

In pittura non è il maestro celebrato, ma un principiante che parte quasi da zero e conosce imperfezioni, incertezze, fallimenti. Certo, in passato, soprattutto da giovane, aveva eseguito disegni, incisioni e anche qualche quadro, ma quelle prove non bastano a dargli la padronanza del mestiere e nelle sue lettere alla moglie Brigida rivela tutte le sue ansie, insieme alle sue speranze.

“Non mollo l’osso, devo spuntarla, deve nascere la mia pittura” le scrive e più tardi: “Mi par d’aver trovato con questa nuova speranza la vita, perché di scultura non ne potevo più, ero nauseato”.

Il 17 febbraio 1940 alla Galleria Barbaroux di Milano, Martini inaugura la sua prima mostra di pittura. Ventitré quadri, dipinti tutti nel 1939 tra Vago, Burano e Milano.

“E’ certo l’avvenimento maggiore della cronaca artistica dell’annata […] Martini ha raggiunto […] i gradini più alti della pittura contemporanea” aggiungeva euforico Guido Piovene, allora critico d’arte del Corriere della Sera.

“Il risultato è stato inaspettato, la critica entusiasta […] le vendite al modo che si comperasse pane in periodo di carestia” riconosceva anche Martini.

Preceduta in gennaio da un articolo trionfale, sempre di Piovene, sul diffuso supplemento del Corriere (“Martini è un grande scultore, ma da questo momento v’è un grande pittore in più”); governata da una concezione idealistica dell’arte, secondo cui i generi non contano e “i buoni scultori sanno anche disegnare”, la critica non aveva lesinato le lodi per quelle tele che univano il segno approssimativo dell’espressionismo lirico a una solidità appunto da scultore.

Anche un osservatore esigente come Savinio giudicava i quadri di Martini “rapidi, poetici, geniali”.

Arturo Martini La siesta 1946

Le circa quaranta opere in mostra sono comprese tra il 1921 e il 1945 coprendo tutta la carriera dell’artista, a iniziare dal lavoro a matita su carta Il circo del 1921 circa, importate disegno del momento di “Valori plastici” quando Martini è molto prossimo a Carrà e in genere a una personale rivisitazione della congiuntura metafisica.

Ricorda la grafica di Carrà per i corpi bloccati dentro un segno sigillante, e, nel contempo, sembra di cogliervi un’eco di Parade di Picasso, il grandioso sipario eseguito a Roma nella primavera del 1917 quando anche Martini frequentava sporadicamente la capitale.

Segue Carnevale del 1924, incisione pubblicata sulla rivista “Galleria” accompagnata da una breve poesiola non-sense sul “Carne-vale”. Si differenzia per levità di tratto dalle coeve xilografie pubblicate sulla stessa rivista, caratterizzate invece da tratti pesanti e scultorei.

Nel 1942 realizza 11 disegni preparatori – tutti in mostra – del Viaggio d’Europa per l’illustrazione dell’omonimo racconto di Massimo Bontempelli.

Tra questi disegni preparatori e la versione definitiva delle illustrazioni c’è lo stesso rapporto che sussiste tra i bozzetti delle opere monumentali e l’esito finale.

Rigidi e puramente orientativi questi “bozzetti” sono serviti a Martini per un primo approccio al soggetto del racconto bontempelliano e, pur testimoniando la presenza di alcuni topoi martiniani – il dormiente, l’incontro di due figure, gli squarci spaziali – e di un generale clima “metafisico”, è evidente il loro carattere provvisorio e di studio.

Illustrazioni dell’Odissea

Del 1944-45 sono il gruppo di incisioni predisposte da Martini per l’illustrazione della traduzione italiana dell’Odissea a cura di Leone Traverso, poi non pubblicata.

Eseguite a Venezia, rivelano un lato straordinario della versatile fantasia martiniana, anche qui orientata a sperimentare materiali “poveri” e linguaggi poveri, al limite tra immagine e pura suggestione timbrica. Pubblicate postume soltanto nel 1960 sono tra le prove più convincenti della grafica martiniana.

Accanto a queste prove dell’artista sono esposte dieci sculture come La famiglia degli acrobati, Can can, Adamo ed Eva, Ulisse e il cane, Testa di ragazza, Busto di ragazza e tre tele: Sansone e Dalila, La siesta e Paesaggio verde per rafforzare il tema della differenza tra disegno e realizzazione finale delle opere, pezzi unici di grande valore storico e artistico.

 

Al via il premio letterario “Città di Castello”, XV edizione

Il Premio Letterario “Città di Castello” è una manifestazione annuale riservata agli scrittori di ogni fascia d’età, che si pone l’obiettivo di promuovere e incentivare la passione per la scrittura e per la lettura fra i cittadini di ogni estrazione sociale e culturale.

Un progetto di altissimo profilo e di indubbio respiro internazionale, tanto da diventare nel corso degli anni uno dei concorsi letterari di riferimento nel panorama culturale del nostro Paese, a cui partecipano centinaia di scrittori provenienti da ogni regione italiana e anche dall’estero. Fin dalla prima edizione nel 2007, il Premio Letterario “Città di Castello” ha posato le proprie basi su una giuria altamente qualificata e professionale, da sempre presieduta da Alessandro Quasimodo, critico letterario, attore e regista teatrale. Il Premio è riservato a opere inedite, che dovranno essere tali sia al momento dell’iscrizione (entro e non oltre il 30 giugno 2021) che al momento della premiazione finale (il 30 ottobre 2021), ed è suddiviso in tre sezioni: Narrativa, Poesia e Saggistica.

Oltre alle tre sezioni principali, il Premio prevede due sezioni speciali: “Mondi e Culture sulle sponde del Mediterraneo”, a favore della conoscenza e dell’interazione tra la cultura italiana e la cultura araba e “Riprendiamoci il futuro”, dedicata agli studenti degli Istituti Superiori. La giuria tecnica nominata e coordinata dall’Associazione Culturale Tracciati Virtuali, d’intesa con il Presidente della Giuria, selezionerà tra tutti i lavori pervenuti n. 20 opere per ognuna delle tre sezioni principali: di queste soltanto 10, a giudizio insindacabile della stessa, saranno ammesse alla fase finale. I volumi premiati verranno pubblicati e commercializzati con il marchio della casa editrice LuoghInteriori.

 

ASSOCIAZIONE CULTURALE TRACCIATI VIRTUALI

Tracciati Virtuali, costituita nel gennaio del 2012 e con sede a Città di Castello, è un’associazione culturale apolitica, apartitica, aconfessionale, rivolta a tutte le persone senza distinzione alcuna. Come espressione di partecipazione, solidarietà, responsabilità sociale, compartecipazione e pluralismo alla società, l’Associazione è solita richiedere nelle iniziative che intraprende la partecipazione diretta o la collaborazione di enti, istituti e altre associazioni, anche in forma di convenzione. Altresì intende valorizzare le risorse esistenti nel territorio e promuoverne di nuove, nonché progettare eventi non solo nel territorio umbro ma anche in altre località Italiane o Europee in contemporanea o in forma itinerante. Fra le priorità principali sono previste l’attuazione del principio di pari opportunità ed equità nel tessuto sociale, così come favorire una partecipazione attiva delle categorie definite “protette” (bambini, giovani, anziani, donne, cittadini stranieri residenti in Italia, persone svantaggiante in ragione di condizione fisiche, psichiche, economiche o sociali) riservando loro un opportuno spazio in ogni attività.

Riparte la mostra ‘Divisionismo. La rivoluzione della luce’ al Castello Visconteo Sforzesco di Novara

La grande mostra Divisionismo La rivoluzione della luce- programmata originariamente dal 23 novembre 2019 sino al 12 aprile 2020 e chiusa anticipatamente per l’emergenza sanitaria – riapre domani sino al 24 gennaio 2021, nella magnifica cornice del Castello Visconteo Sforzesco di Novara.

Per dare risposta alle attese di oltre trentamila persone che avevano prenotato e avrebbero dovuto vedere la mostra durante i due mesi in cui è stata sospesa dal lockdown e a coloro che avevano manifestato il desiderio di rivederla, l’Associazione METS Percorsi d’arte si è prodigata, con l’appoggio della curatrice Annie-Paule Quinsac, tra i massimi esperti di Divisionismo italiano, per riottenere le opere, al fine di proporre una rassegna che corrispondesse al progetto scientifico originale: raccontare la storia del Divisionismo italiano, rivoluzione della luce, in diciotto artisti, sessantasette opere, otto sale.

Il successo nell’ardua impresa di rewind si deve in gran parte alla straordinaria generosità dei prestatori, privati e museali – inclusi i due musei svizzeri – che hanno creduto fino in fondo alla ripresa. Grazie alla loro dedizione, su sessantasette opere soltanto sei non sono presenti all’appello, un’assenza imposta da ragioni di conservazione che, dando luogo a importanti sostituzioni, ha permesso di approfondire alcuni aspetti del racconto espositivo. Tra i dipinti assenti, l’unico non rimpiazzato è la monumentale Maternità di Previati, fragilissimo e di difficile movimentazione, in assoluto insostituibile, rappresentato da una riproduzione di stessa misura (175,5 x 412,5 cm) collocata all’ingresso, dove si trovava all’inizio della mostra, nell’apparato didattico che spiega la storia e l’importanza dell’opera. Negli altri casi, invece, si è scelto di far subentrare dipinti che avessero lo stesso peso dei precedenti e potessero illustrare aspetti diversi delle problematiche affrontate in questa esposizione.

Divisionismo. La rivoluzione della luce: le sale e le cinque nuove opere

Il percorso espositivo si snoderà in otto sale:

-Sala 1. Il Prologo;

Sala 2. 1821 La I Triennale di Brera. Uscita ufficiale del Divisionismo;

– Sala 3. L’affermarsi del Divisionismo;

-Sala 4. Pellizza da Volpedo. Tecnica e simbolo;

– Sala 5. Il colore della neve;

-Sala 6. Previati. Verso il sogno;

-Sala 7. Segantini. Il gioco dei grigi

-Sala 8. Il nuovo secolo. L’evolversi del divisionismo

 

Cinque sono le nuove opere esposte:

al posto della grande tela di Sottocornola Fuori di porta (Le sorelle), si presenta un capolavoro di Segantini, Petalo di rosa (1890), che in un primo momento l’artista aveva pensato di notificare alla Triennale. La tela illustra un aspetto del simbolismo di Segantini, e la presenza di alcune microfotografie di analisi non invasive, che documentano l’uso dei metalli, permette di introdurre una riflessione sulla sua tecnica polimaterica. L’intero procedimento si coglie in modo più immediato grazie al confronto con il dipinto stesso.

Venduta! (1897) di Morbelli, dal linguaggio divisionista raffinato quanto quello di Riflessioni di un affamato di Longoni, dipinto che sostituisce, è stato scelto perché nel corpus di quest’ultimo non esistono altre opere di denuncia che possano avvicinarsi in potenza alla tela divenuta icona del coinvolgimento sociale dell’artista. Venduta!, terzo dipinto dedicato da Morbelli alla prostituzione minorile, è un assoluto capolavoro che traduce un messaggio paragonabile in forza a quello di Longoni, anche se di implicazione morale diversa;

 

La sostituzione di due opere, La processione (1892-1895) e Tramonto (1900-1902), e la necessità di mantenere l’ordine cronologico, hanno conferito alla piccola sezione un carattere di testimonianza dell’evoluzione dell’artista maggiore di quanto avesse nella versione originale. La piazza di Volpedo (1888), dipinta a Firenze sotto l’influenza di Fattori, è esposta sulla stessa parete di Il ponte (1892 circa), primo tentativo di divisone del colore, e ciò permette di capire l’evoluzione dalla pittura ad impasto al divisionismo. Rimasta identica è la parete centrale dedicata al monumentale Sul fienile (1893-1894), esito maestoso del simbolismo naturalista dell’artista. Sulla parete a sinistra invece permane, a conclusione della presenza di Pellizza in mostra, il paesaggio Nubi di sera sul Curone (1905-1906), preceduto, in contraltare, da Il ritorno dei naufraghi al paese (L’annegato) del 1894 che accentua, in stato d’animo e linguaggio pittorico, l’impatto di Sul Fienile. 

 

Alba domenicale di Morbelli (1915) è stata sostituita con Per sempre (1906), l’ultima delle due tele dedicate al “mal sottile”, la tubercolosi, flagello che allora falciava esseri giovani con una frequenza tale da tradursi nel morboso fascino ottocentesco del “fior reciso”, celebrato in memorabili poemi, liriche, dipinti e sculture. Proprio in quella tematica il dipinto chiude un’era, ma l’artista evita un pathos scontato grazie alla magia del linguaggio divisionista spinto all’intensità estrema, uno dei più puri esempi del divisionismo di Morbelli in cui le particelle di colore polverizzate sulla tela rendono in vibrazione luminosa la dicotomia eternità della natura – caducità della vita umana.

Promossa e organizzata dal Comune di Novara, dalla Fondazione Castello Visconteo Sforzesco di Novara e dall’Associazione METS Percorsi d’arte, in collaborazione con ATL della provincia di Novara, BIG Ciaccio Arte e Fondazione Circolo dei Lettori,  con i patrocini di Commissione europea e Provincia di Novara, con il sostegno di Banco BPM (Main Sponsor), Regione Piemonte, Esseco s.r.l, Fondazione CRT,  l’importante supporto di Enrico Gallerie d’arte e Gallerie Maspes, si avvale nuovamente della curatela, più che mai attiva e partecipe, di Annie-Paule Quinsac.

Accompagnano l’esposizione il catalogo scientifico pubblicato in occasione della prima mostra, con il saggio della curatrice corredato dalle schede biografiche degli artisti, le schede critiche delle singole opere affidate agli specialisti di riferimento e gli apparati bibliografici ed espositivi. E una pubblicazione più agile dedicata alle novità della mostra riproposta.

Una mostra sempre di grande respiro, un percorso ricco e affascinante tra le opere più significative dei maestri divisionisti italiani in un luogo, l’imponente Castello Visconteo Sforzesco, ricco di storia e ristrutturato a regola d’arte per una vocazione museale. Un’esposizione che merita di essere vista e rivista.

 

Per info e costi: https://www.ilcastellodinovara.it/event/divisionismo-la-rivoluzione-della-luce/

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