Giambattista Brocchi, a 250 anni dalla nascita le celebrazioni in onore dell’illustre naturalista il 30 aprile a Bassano del Grappa

250 anni dalla nascita di Giambattista Brocchi, avvenuta a Bassano del Grappa il 17 febbraio 1772, la Città di Bassano del Grappa celebra il suo figlio illustre per l’eredità culturale affidata ai suoi scritti e alle collezioni naturalistiche e per aver fondato coi suoi lasciti il museo e la biblioteca civica cittadini.

Il primo appuntamento è un importante convegno in programma sabato 30 aprile al Museo Civico di Bassano del Grappa,  che inaugura il calendario di iniziative rivolte a far riscoprire ed apprezzare al pubblico moderno i tanti campi d’interesse di uno studioso innovativo, figura fondamentale nella storia della geo-paleontologia italiana ed europea, da taluni considerato “forse la nostra massima gloria”.

Primo donatore del nostro Museo e della nostra Biblioteca, a Giambattista Brocchi dobbiamo la fondazione di quella straordinaria istituzione che ancora oggi è un punto di riferimento per la città di Bassano del Grappa – afferma Barbara Guidi, direttrice del Museo civico – Celebrare questo poliedrico personaggio di scienza e cultura, a duecentocinquant’anni dalla sua nascita, è non solo un atto dovuto, ma un gesto che rinnova e rinsalda il legame tra l’Istituzione, custode di storia e memoria con lo sguardo rivolto al futuro, e la sua comunità”.       

Un momento della conferenza stampa di presentazione con Giuseppe Busnardo, Barbara Guidi e Stefano Pagliantini

“L’anniversario è una straordinaria occasione per scoprire la figura di colui che non fu solo un sommo paleontologo ma uno studioso poliedrico e un grande innovatore  – spiega il botanico Giuseppe Busnardo, curatore del progetto  – Giambattista Brocchi eccelse in molte discipline e per questo il programma delle celebrazioni, oltre al convegno, contemplerà una serie di iniziative volte ad approfondire i diversi aspetti della sua figura, come studioso dell’antichità, alpinista-ante litteram, addirittura giardiniere…”

Il convegno ospita la Lectio Magistralis di Stefano Dominici (curatore Museo di Storia Naturale di Firenze, professore a contratto di Paleontologia dell’Università di Firenze) dal titolo “Dal Brenta al Beagle. Giambattista Brocchi e il dibattito sulla storia delle specie dal 1796 al 1836″.  Dopo i saluti delle autorità e del direttore dei Musei Civici Barbara Guidi, sono previsti gli interventi di Francesco Berti in merito alla riedizione critica de “Giornale delle osservazioni fatte ne’ viaggi in Egitto, nella Siria e nella Nubia da G.B. Brocchi“; di Stefano Pagliantini su Giambattista Brocchi e la nascita della Biblioteca Civica di Bassano; di Giuseppe Busnardo sul progetto di restauro dell’erbario egiziano di Brocchi; di Martina Polo sull’intitolazione del Liceo cittadino al naturalista bassanese. Il convegno sarà moderato da Paolo Mietto, studioso senior, già professore associato di Geologia Stratigrafica dell’Università di Padova.

Forse la critica inglese non ha mai parlato con tanto favore di un’opera non inglese e ovunque ho sentito parlare di voi in Germania, in Inghilterra, in Francia”. Con queste parole nel 1817 il botanico Alberto Parolini raccontò all’amico Giambattista Brocchi l’accoglienza riservata in Europa alla sua “Conchiologia fossile subappennina”, pubblicata a Milano nel 1814. L’opera catalizzava conoscenze accumulate in decenni di studio della fauna adriatica per mano di Giuseppe Olivi e Stefano Renier e nasceva dal confronto tra questa e le conchiglie fossili raccolte da Brocchi in tutta Italia.

Erede degli insegnamenti geologici di Giovanni Arduino, Alberto Fortis e Antonio Gaidon, acuto conoscitore della letteratura naturalistica, Brocchi presentò al mondo intero una sua originale idea sulla storia delle specie. Per la risonanza internazionale che ebbe la teoria, basata su solidi dati scientifici e sopravvissuta alla sua morte nel 1826, è considerato uno dei fondatori della paleontologia moderna, un precursore della biologia evoluzionistica e una delle massime glorie della geologia italiana.

Il progetto dedicato al 250° anniversario di Giambattista Brocchi è a cura di Giuseppe Busnardo ed è promosso dal Comune di Bassano del Grappa e organizzato da Musei Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa; il progetto si fregia inoltre degli importanti patrocini di Società Botanica Italiana, Accademia Olimpica di Vicenza, Associazione Nazionale dei Musei Scientifici, Società Geologica Italiana, Società Paleontologica Italiana e della Società Italiana di Malacologia.

Tane degli animali marini associate secondo le stesse regole che danno forma ai social network umano. Lo studio rivoluzionario del paleontologo Andrea Baucon-

Negli ultimi 500 milioni di anni, le tane degli animali marini si sono associate secondo le stesse regole che danno forma a Facebook, Instagram, Twitter e altri social network umani.

Questa conclusione rivoluzionaria è stata raggiunta in un nuovo studio condotto da un team multidisciplinare di scienziati guidati dal paleontologo Andrea Baucon (Università di Genova) e comprendente Carlos Neto de Carvalho (Naturtejo UNESCO Global Geopark/Istituto D. Luiz, Portogallo), Gabriele Tosadori (Università di Verona) e Alexandre Antonelli (Giardini Botanici di Kew, Regno Unito ed Università di Göteborg, Svezia).

Lo studio è stato pubblicato nel numero di giugno della rivista Geology (https://doi.org/10.1130/G48523.1), che per 12 anni di fila è stata la rivista di “geologia” numero 1 secondo il Web of Science. Geology ha dedicato la sua copertina di giugno allo studio di Baucon et al.

Lo studio combina tane fossili (icnofossili) provenienti da 45 siti paleontologici e sofisticate simulazioni al computer per spiegare una delle ipotesi più fondamentali della paleontologia: la sconcertante divergenza morfologica tra le tane di mare basso e quelle di mare profondo. È sin dagli anni ’50 che i paleontologi sono sconcertati da uno schema sorprendente nel registro fossile: le tane di mare profondo sono complesse, quelle di mare poco profondo sono molto più semplici.

Non importa quanto lontano i ricercatori abbiano guardato nel passato, non importa in quale continente abbiano cercato, ma hanno sempre trovato questo schema divergente. Questo schema che ricalca quello dei network è così persistente che l’industria degli idrocarburi lo utilizza per scoprire nuovi giacimenti petroliferi: la forma delle tane fossili rivela le proprietà dell’ambiente (compresa la profondità) in cui sono state prodotte.

Nonostante la popolarità di questo schema, il suo ‘perché’ è rimasto sconosciuto, fino ad ora. Le tane di acque profonde sono davvero diverse da quelle di acque poco profonde e, se sì, perché? Per rispondere a queste domande, Andrea Baucon ed i suoi coautori hanno utilizzato la matematica del social network Facebook per rappresentare – in un’unica immagine a ragnatela– gli ultimi 500 milioni di anni di evoluzione.

Nello specifico, i ricercatori hanno pazientemente rappresentato ogni tana fossile come un vertice (nodo) e hanno collegato con una linea (link) quelle tane che si trovano nello stesso sito paleontologico.

Il risultato è una rete con più di 600 linee (link)! Quando hanno esaminato per la prima volta la “rete di fossili”, Andrea Baucon e colleghi sono rimasti stupiti dalla sua bellezza ed organizzazione intricata. Nella rete fossile, ci sono due gruppi di tane fossili corrispondenti proprio ad ambienti marini profondi e superficiali.

La rete fossile trova un parallelo nella rete di Facebook: la prima è costituita da tane fossili collegate da relazioni di co-occorrenza, la seconda è composta da persone collegate da relazioni di amicizia. I due gruppi osservati nella rete fossile sono l’equivalente di due comunità di amici collegati da relazioni strette.

Lo studio di Baucon e colleghi ha così dimostrato la divergenza morfologica tra tane di acque profonde ed acque superficiali, cinquant’anni dopo la sua proposta da parte di uno dei più celebri paleontologi al mondo, Adolf Seilacher.

Ma perché è così? Baucon e colleghi sapevano che la risposta era nel modello di connessione. Così come la rete di Facebook emerge dai fenomeni sociali, la rete fossile è stata plasmata da fenomeni biologici.

Il modello di connessione della rete fossile si è rivelato essere un ‘piccolo mondo’: la maggior parte dei nodi può essere raggiunta da ogni altro nodo con un piccolo numero di salti. Questo è alla base del fenomeno dei “sei gradi di separazione”, ovvero l’idea che tutte le persone sulla Terra siano a poche strette di mano l’una dall’altra.

La struttura ‘piccolo mondo’ della rete fossile deriva da due categorie ecologiche universali, gli specialisti ed i generalisti, che hanno controllato la distribuzione spaziale delle tane negli ultimi 500 milioni di anni.

Ciò trova un parallelo nello sviluppo dei social network, in cui la maggior parte degli individui fa amicizia con individui che sono geograficamente vicini (=specialisti ambientali) e pochi che si muovono molto (=generalisti). Due semplici regole spiegano 500 milioni di anni di evoluzione, dicono gli scienziati.

La divergenza tra le tane superficiali e quelle abissali ha implicazioni non solo per la ricerca scientifica ma anche per l’industria energetica, che si basa su tane fossili per identificare i depositi sedimentari con le risorse di energia.

Dimostrando la persistente divergenza della forma della tana su scale temporali evolutive, questo lavoro suggerisce che le dinamiche ‘piccolo mondo’ hanno controllato il flusso genico e la variazione naturale nel comportamento ereditabile negli ultimi 500 milioni di anni. Ciò indica che la dinamica del piccolo mondo è stata una forza evolutiva importante, ma finora sconosciuta, negli oceani.

 

(3) esploro il Paese dei Labirinti Elmintoidi (Fossili o Arte?) ▷ Zuccarello – YouTube

Clair Patterson, il geologo che calcolò l’età della Terra, indagò sulle cause delle contaminazione di piombo mettendosi contro le lobbies petrolifere

Perché l’essere umano si distingue così nettamente dalle altre specie animali? Solamente per la ragione? Forse no, probabilmente a volte è qualcosa che risulta assolutamente non nobilitante per l’uomo, a volte è la sua indole devastatrice a imporsi e a renderlo una minaccia per sé e per il pianeta. L’uomo è forse l’unico animale a contrastare a volte l’istinto di sopravvivenza, a giocare con le regole della selezione naturale e a beffarsi della legge che governa questo mondo. Clair Patterson fu un uomo di scienza che, grazie all’ intelletto che purtroppo non tutti gli scienziati hanno, si oppose fermamente a queste logiche deleterie. Patterson fu un geologo americano la cui professionalità e la cui etica si rivelarono inattaccabili di fronte a quel sistema capitalista senza remore odierno che prendeva largamente piede già nella seconda metà del secolo scorso. Clair Patterson lavorava al California Institute of Technology e gli venne commissionato un compito importantissimo dal punto di vista biologico, chimico, fisico, matematico, insomma era l’opportunità di lasciare il segno nel mondo scientifico. Nonostante il progresso nel 1948 ancora non era chiara l’età della Terra e il compito di Patterson era proprio quello di determinarne l’età, attraverso i processi di decadimento che riguardano gli atomi in determinati intervalli di tempo. Patterson doveva misurare le minuscole quantità di uranio decaduto e trasformatosi in piombo in rocce antichissime. Fu durante queste ricerche che venne fuori l’amara scoperta di Patterson: il piombo presente nelle rocce terrestri era enormemente superiore a quello che ci si sarebbe aspettato. Un margine di errore era prevedibile, ma non certamente di quelle dimensioni, infatti la quantità plumbea risultava ben 200 volte sopra la misura che si prevedeva. Immaginando che le rocce fossero state contaminate da qualche fattore esterno Patterson costruì un laboratorio completamente sterile, ma i risultati ancora non cambiavano. Ripeté quindi il procedimento su meteoriti che non presentavano questa contaminazione ma che si sapeva dovessero avere circa la stessa età del nostro pianeta. Patterson raggiunse quindi questo grande traguardo scientifico: era riuscito a calcolare l’età della Terra che ammonta a 4,5 miliardi di anni.

Oltre a questo successo nel mondo della scienza Patterson ha il merito di aver partecipato a una delle grandi battaglie ambientali dell’ultimo secolo. Il geologo indagò sulle cause di quella forte contaminazione di piombo e suppose che fosse dovuta alle emissioni automobilistiche. Infatti era dagli ’30 che nel carburante si aggiungeva piombo tetraetile, questo il nome del composto, il quale agiva da antidetonante nella benzina; inoltre il piombo era un elemento largamente diffuso, anche a livello domestico: era presente nelle vernici e veniva utilizzato anche in campo alimentare. Il piombo si riversava però nell’atmosfera, con tutti i relativi rischi per la salute umana e non solo. Notando l’indagine di Patterson le lobby petrolifere cominciarono a finanziare le sue ricerche. Non vi era nessuno scopo umanitario naturalmente, l’ intenzione era quella di tagliare i fondi appena i risultati sarebbero diventati spinosi per la lobby. In una ricerca sui fondali oceanici lo scienziato rilevò che la quantità di piombo in profondità era rilevantemente inferiore rispetto a quella superficiale. Immediatamente Patterson capì che ciò poteva essere dovuto solo all’immissione umana di piombo nell’atmosfera.

Ecco allora che il sistema lobbistico entrò in azione. Dopo vari tentativi di corruzione e di persuasione ad insabbiare i suoi studi, a Patterson vennero tagliati i fondi. Le compagnie petrolifere tentarono di farlo emarginare dal mondo accademico, facendo passare i suoi studi per ridicoli. Il mondo accademico era inoltre legato, e lo è tutt’oggi, ai finanziamenti di imprese che raramente perseguono scopi umanitari o l’amore puro per la ricerca. L’integrità morale del geologo fu messa a dura prova ma non venne scalfita né in quella occasione né in seguito. Indipendentemente organizzò una spedizione al Polo Nord per misurare il piombo nei ghiacci e dimostrare una volta per tutte la sua teoria, che effettivamente si rivelò fondata. Iniziò così l’attività ‘ambientalista’ legata alle affermazioni di Patterson . La preoccupazione dello scienziato era solo quella di diminuire l’immissione di piombo, una richiesta che segue la logica della sopravvivenza, della preservazione e anche i più basilari principi dell’intelligenza. Sarebbe bello se anche il resto del mondo seguisse questi valori, ma le uniche leggi che regolano l’esistenza non sono più naturali, sono artificiali, perverse e ingiuste. Sono le leggi del mercato senza etica, del consumismo e del capitalismo sfrenato.

Il sistema lobbistico però si infiltra dappertutto e non lascia certo venire alla luce la verità, lo scopo è quello: occultare tutto ciò che va contro i propri interessi, non importa se a risentirne sono miliardi di persone e se ne risentiranno i loro figli e nipoti; l’importante è che il dio denaro sia venerato, e per questo dio qualche sacrificio va fatto.

Durante la campagna per la rimozione del piombo tetraetile dai carburanti la Ethyl corporation rispose anch’essa con degli studi che definire scientifici risulterebbe offensivo all’intelligenza umana. I risultati degli studi comportarono ovviamente la completa innocuità del piombo tetraetile. Numerosi dottori e medici furono letteralmente comprati affinché conducessero le ricerche nel modo più consono ai fini delle compagnie petrolifere. Furono effettuati test sulle urine e feci di volontari esposti al piombo tetraetile per determinare quanto effettivamente i valori fossero sopra la media. Quello che venne fuori dai test fu manipolato dal quel circolo di denaro e interessi in maniera a dir poco vergognosa. Non risultava quantità sopra la media, non perché non ci fosse, ma semplicemente perché il piombo non si espelle dalle urine, si lega alle ossa e al sangue. I test non proseguirono, ma per fortuna non fu necessario. I dati raccolti da Patterson nei ghiacci polari e anche su degli scheletri antichi (in cui la quantità di piombo era molto minore rispetto a quella dei contemporanei) furono sufficienti a convincere il governo statunitense a emanare il Clean Air act nel 1970, per limitare l’utilizzo del piombo tetraetile.

La lotta di Patterson ebbe successo alla fine. Il geologo non si arrese di fronte ai meccanismi del sistema che tagliano fuori chiunque la pensi diversamente, le sue ricerche si diffusero tra gli attivisti ambientalisti e per una volta il sistema lobbistico ha fallito. Quel successo è nulla in confronto alla storia delle lobby, non solo petrolifere, ma è il segno di qualcosa che non si può estinguere, di quella minoranza che le spietate regole capitaliste non le vuole seguire. Patterson non ha ceduto e non si è fatto comprare. Forse non è molto conosciuto, e se lo è non è di certo per essersi battuto con i mostri petroliferi, ma d’altronde perché idealizzare qualcuno che al sistema è risultato scomodo? Perché diffondere l’icona di uomini come lui che con l’umiltà propria dei veri eroi rappresentano la controparte delle vere istituzioni che tengono i fili del corrotto sistema con temporaneo? I modelli da seguire vengono manipolati e calati dall’alto e questa ne è l’ennesima prova.

 

Fonte: L’intellettuale dissidente

Prevenzione e previsioni dei terremoti, intervista al dott. Vincenzo Giovine

A quasi ormai un mese dal terremoto di Amatrice ed Accumoli, che ha risvegliato interrogativi comuni e la solita domanda: si può prevedere un terremoto, e come proteggersi, abbiamo ascoltato tutti le “minacce” predittive di Giuliani sulle sorti della Valle Peligna (Sulmona, provincia dell’Aquila) e la città di Avezzano ma non solo, sia prima che dopo il terremoto del 2009 che colpì l’Abruzzo. Ne abbiamo parlato con il Dott. Vincenzo Giovine, vice presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, per capire innanzitutto cos’è la prevenzione e come si possono contenere gli effetti di un terremoto.

 

 1. Secondo l’INGV dal 1900 ad oggi l’Italia ha subito 30 terremoti  di magnitudo pari o superiore a 5 della scala Richter. Un esempio quello di Messina che causò la morte di 82mila persone e distrusse il 90% della città. Si tratta di terremoti violenti, che devastano  centri abitati e provocano migliaia di vittime. Dal sisma in Emilia a quello che ha colpito il Lazio sono trascorsi soltanto 4 anni. Osservando la “cronologia” sismica, si può leggere negli ultimi 10/15 anni una diminuzione dell’intervallo tra gli eventi sismici più intensi. C’è una spiegazione a questo?

No, si tratta di un fatto casuale. A livello scientifico non è attualmente stata riscontrata alcuna corrispondenza tra il tempo di accadimento e i terremoti di una certa magnitudo. Allo stato attuale delle conoscenze, quindi, non è possibile leggere la riduzione dell’intervallo di tempo intercorrente tra un evento sismico di relativa entità e il successivo secondo una logica  di tipo matematico probabilistico.

 

2. Cosa può fare (e non) un geologo. Giampaolo Giuliani, ex tecnico dell’Istituto dei Laboratori del Gran Sasso, sostiene di poter predire i movimenti sismici rilevando l’emissione di Radon delle rocce, nelle 24 ore prima che un terremoto si sprigioni. Come ha dichiarato al giornale Abruzzoweb: “Se ora dico che me lo aspettavo passo per il solito shamano – aggiunge rispetto al terremoto del 24 agosto – ma i miei strumenti hanno registrato un’anomala fuoriuscita di radon la sera del 23 agosto”. E’ una versione attendibile o saranno necessari anni di ricerca per dimostrare il nesso (secondo alcuni studiosi non esistente) tra i due fenomeni?

Attualmente si stanno svolgendo studi specifici per verificare eventuali connessioni tra la variazione delle concentrazioni ad esempio del radon, il rilascio dei gas correlati al verificarsi di un evento sismico e l’uso di queste informazioni ai fini previsionali. Ad oggi, sebbene l’aumento delle concentrazioni dei gas sia stato verificato, non è ancora possibile prevedere lo scatenarsi del sisma né, soprattutto, definire con adeguata attendibilità i tempi e i luoghi dell’evento sismico.

 

3. Prevenzione sismica, unica certezza: scuole, case, edifici pubblici non sono sicuri. Una scossa pari a o superiore a quella di Amatrice causerebbe oggi ulteriore devastazione e morte. Il modello vincente ed alternativo per quanto riguarda la prevenzione sarebbe quello giapponese. Il segreto dei nipponici è nella costruzione di edifici di cemento armato con carrelli sotto le fondamenta che rendono le strutture ballerine ma stabili. La distanza di costruzione tra un edificio e l’altro è fissata a minimo di 50 centimetri. E’ un modello che il nostro paese può prendere in seria considerazione?

Purtroppo la situazione relativa ai fabbricati esistenti è davvero problematica. La maggior parte del patrimonio immobiliare pubblico e privato è precedente al 1974 anno in cui la Legge 64  introdusse in Italia, per la prima volta, la progettazione antisismica. E’ inaccettabile, come avvenuto ad Amatrice, che una struttura ospedaliera sia considerata inagibile immediatamente dopo il verificarsi del primo evento sismico.  La situazione italiana però differisce fortemente dalla situazione del Giappone  e, quindi, dall’applicazione del modello giapponese. Il Giappone presenta, innanzitutto, una  struttura geologica diversa, con diversa sismicità caratterizzata da eventi sismici che presentano un’intensità sismica soventemente più elevata, con frequenza di successione degli eventi tellurici molto alta e continuativa. Inoltre, per età delle costruzioni, urbanistica e soprattutto metodologie costruttive credo che la situazione sia difficilmente comparabile a quella italiana. Aggiungiamo poi l’aspetto culturale ed educativo che i giapponesi hanno acquisito nel corso del tempo imparando a conoscere i rischi con i quali devono convivere e che li ha portati a sviluppare tecniche e comportamenti volti a salvaguardare la propria incolumità imparandoli sin da bambini nelle scuole. Tuttavia,  sebbene le situazioni siano differenti, il modello giapponese rimane un modello a cui ispirarsi e trarre esempio sia dal punto di vista tecnico, costruendo con sistemi antisimici ad hoc a seconda delle diverse situazioni geografiche e geologiche, sia dal punto di vista culturale partendo già in età scolare a diffondere una nuova cultura di conoscenza dei georischi.

 

4.Gran parte della Penisola è impreziosita da città d’arte con antichi centri storici, monumenti e chiese che rappresentano la nostra storia, la cultura del passato. Come si può fare prevenzione in questo senso e salvare questo immenso patrimonio senza alterare la fisionomia dei luoghi?

Considerando il valore del patrimonio storico e monumentale, il numero degli edifici e delle chiese l’impresa sembra davvero proibitiva. La soluzione, però, deve necessariamente partire dalla conoscenza e, da questa, ottenute le informazioni necessarie, occorre procedere per stabilire una priorità degli interventi. Le soluzioni tecniche da applicare alle strutture ci sono e sono efficaci ma tali misure vanno adottate con cognizione di causa partendo da una valutazione più ampia, troppo spesso sottovalutata, che tiene conto del contesto geologico e dell’interazione terreno – struttura.

 

5. Il simbolo di Amatrice post-sisma è un palazzo costruito negli anni ’50, rimasto in piedi, l’unico nel paese. Ma, come è possibile che sia l’unica struttura resistente alle scosse della notte del 24 agosto? Quante responsabilità ha la politica, e quante le ditte private, in questa “latitante” ricerca e tutela dell’antisismico, che poi si riduce a risparmio delle materie prime per la (ri)-costruzione? Allora si costruiva meglio “quando si stava peggio”, nel dopoguerra.

Effettivamente l’immagine del palazzo rosso ancora apparentemente integro ha enfatizzato la distruzione del centro storico caratterizzato, non dimentichiamolo, da costruzioni vecchie di secoli,  facendo sorgere spontanea la domanda. Tenuto conto che è in corso una indagine della magistratura, non è il caso di  dilungarmi  in questa sede sulle responsabilità dei politici, dei professionisti o dei costruttori e dei tecnici preposti al controllo che potrebbero esserci nel caso specifico. Vorrei  focalizzarmi, invece, su alcuni aspetti che permettano di chiarire meglio alcune situazioni già verificatesi anche in altri contesti analoghi in cui fabbricati adiacenti, uguali per struttura e geometria hanno avuto opposti comportamenti con crolli di alcuni e lievi danni per altri.  In genere le prime e più immediate motivazioni di un crollo sono attribuite a motivi strutturali o costruttivi, alla adeguatezza sismica o alla qualità esecutiva della costruzione, ai materiali utilizzati ecc. La ricerca delle cause, invece, va ampliata includendo anche altri aspetti spesso ritenuti minori ma invece fondamentali quali  quelli  geologici, morfologici e, soprattutto, sismici relativi ai terreni di fondazione delle strutture. La natura geologica del sottosuolo influenza le caratteristiche sismiche di risposta alle sollecitazioni dei terreni amplificando, in ambiti areali anche molto ristretti, le accelerazioni sismiche determinando, in alcuni casi, comportamenti differenti nelle sovrastanti strutture e infrastrutture. Si tratta degli  “effetti di sito” la cui conoscenza, mediante gli studi di microzonazione sismica, permette, definendo il comportamento dei terreni a livello puntuale, di progettare opere a minore vulnerabilità.

Altro aspetto che si ricollega alla domanda precedente legata alla conoscenza del costruito esistente in Italia è la proposta per la realizzazione di un fascicolo del fabbricato. Si tratta di un documento tecnico che raccoglie tutte le informazioni riguardanti la storia di un immobile da quelle di  base di carattere geologico a quelle strutturali comprendendo le ristrutturazioni che possono aver modificato la condizione statica del fabbricato stesso. Solamente se è conosciuto lo stato di salute di uno stabile è possibile valutare correttamente gli interventi di adeguamento antisismico necessari.

 

6. Come deve muoversi un privato per verificare se l’abitazione è costruita nel rispetto le norme antisismiche, e quanto costa adeguare la propria casa per una giusta prevenzione?

La nostra esperienza ci dice che spesso all’acquisto di una casa noi tendiamo ad attribuire più importanza a fattori economici quali  la vicinanza al centro storico, ai servizi pubblici o la facilità di accesso oppure ad aspetti estetico architettonici, tutti elementi  importanti senza dubbio ma che però nulla ci dicono circa le modalità progettuali e costruttive di rispetto delle norme di sicurezza di un fabbricato tra le quali sicuramente  la normativa antisismica. Chiaramente sarebbe raccomandabile raccogliere informazioni dal costruttore o dal progettista e sulla base delle risposte ricevute indirizzare l’eventuale scelta. Il fascicolo del fabbricato costituirebbe un importante documento dal quale trarre le informazioni necessarie. Per quanto riguarda i costi per l’ adeguamento di un fabbricato esistente si stimano, ma si tratta di valori puramente  indicativi, circa 150/300 euro al metro quadrato.

 

 

 

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