“Premessa per un addio” di Gian Luca Favetto, un gioco narrativo

Premessa per un addio (NN editore, 2016) è l’ultimo libro dello scrittore e critico teatrale e cinematografico torinese Gian Luca Favetto (Se dico radici dico storie, Mappamondi e corsari, Il giorno perduto), settimo volume della collana ViceVersa, a cui appartiene anche Panorama di Tommaso Pincio, già vincitore della prima edizione del premio Sinbad per l’editoria indipendente.

 

Premessa per un addio: la trama

Tommaso Techel, di professione geografo, è un uomo di mezza età in fuga dal suo presente: fugge da un matrimonio praticamente finito, fugge dalle responsabilità nei confronti della figlia Giulia. Fugge da tutto, e lo fa viaggiando da solo a New York, città amata ma anche lontana dalla realtà del nord Italia. Qui, nonostante sia studioso di luoghi e non di persone, ci va per conoscere proprio le persone, poiché «l’anima dei luoghi è nelle persone che li abitano e li visitano, nella memoria che coltivano».

Sul volo per New York, Tommaso incontra Alma Berlin, una donna sulla settantina ma ancora avvenente e, soprattutto, elegante. Questo è un elemento non indifferente per chi, come Tommaso, guarda ai dettagli e in essi si immerge per iniziare a “esplorare” il presente.

Alma Berlin, che ha esplorato mezzo mondo, lo coinvolge successivamente nell’incontro con Cora Paul, donna di origini polacche, con la quale Tommaso ha una relazione appassionata ma destinata a essere breve. Durante il suo viaggio, e soprattutto grazie alla relazione con Cora, il protagonista si trova inevitabilmente a fare i conti con ciò che ha lasciato e con ciò che troverà al ritorno.

La sua infatti non è una partenza definitiva, bensì un viaggio per tornare, un momento che Tommaso si prende solo per sé, per comprendere, per riuscire a darsi una risposta e trovare soluzione a un problema che ormai si è fatto troppo pressante per essere affrontato direttamente. A conferma di questo pensiero arrivano le parole delle ultime pagine, illuminanti sullo sviluppo del romanzo e sul “gioco” interno:

«Lo scopo del viaggio è tornare a casa, pensa Tommaso […]. È venuto a New York per cominciare il ritorno. Gli manca l’ultimo pezzo di percorso. Una quindicina di pagine e finisce il libro».

Ma per tornare a casa Tommaso deve giocare di sottrazione e capire cosa resta di lui dopo aver eliminato/allontanato da sé tutto ciò che lui non è:

«ogni uomo, ogni libro, ogni pensiero è un paese straniero. […] una vita non si riduce a un’altra vita, una vita è libera e plurale, e così pure l’altra vita lo è».

Per conoscere se stessi bisogna dunque lasciare tutto. Senza imporsi di dare un addio (almeno potenziale) a ciò che si ha, non si può comprendere ciò che si è. La premessa per tornare è la premessa per un addio.

 

Un addio / Farewell

Durante la sua permanenza a New York, Tommaso legge un libro, Foreword for a Farewell (libro inventato dall’autore, traduzione inglese del titolo originale), che narra le vicende di un uomo straniero che si trova a vivere per un certo periodo nel nord Italia. Qui il protagonista del “libro dentro al libro”, Carlton, incontra una donna di cui s’innamora, Waltraud; e la coppia Carlton-Waltraud è parallela a quella Tommaso-Cora, così come l’intero viaggio del protagonista di Foreword for a Farewell è parallelo (ma in senso contrario) a quello di Tommaso. In Premessa per un addio, addirittura in ben tre punti Favetto-autore si “diverte” a giocare con questo elemento metanarrativo, affermando che nel “libro dentro al libro” accade qualcosa che viene riportata anche nel “libro fuori dal libro”. Ecco un esempio della pagina 66:

«Le congiunzioni sono fondamentali nella vita, tutte le congiunzioni, quelle astrali e quelle grammaticali. Noi siamo fatti di congiunzioni, copuliamo, coordiniamo e lo facciamo semplicemente, semplicemente ci va di farlo, dice a pagina 66 con la complicità dello scrittore che ha scelto di raccontare la sua avventura».

Proprio su questo gioco metanarrativo si può far leva, da lettori, per comprendere come la storia fra Tommaso e Cora sia destinata a terminare:

«Le labbra si sfiorano. È un respiro quello che Cora pronuncia: “Waltraud e il forestiero vivranno felici e contenti”».

Una frase del genere sarebbe infatti di per sé poco rilevante, se non arrivasse dopo poche pagine rispetto a questo struggente pezzo:

“Si dicono addio?” chiede Tommaso.
“Waltraud e il forestiero?”.
“Sì. Il romanzo è tutta una premessa perché si lascino?”.
“Non ti dico come finisce”. Cora beve un sorso del suo cocktail. “Finisce come deve finire” dice.
[…]
“Il libro finisce come Waltraud e il forestiero decidono che finisca” continua Cora.

In Premessa per un addio, Favetto spinge alle estreme conseguenze il gioco metanarrativo che intrattiene col lettore. Lo fa usando un linguaggio che sfida, spesso, le “leggi” della narrativa, ad esempio anticipando aspetti della trama, o rimandando a questo “libro dentro al libro”. Sono presenti dunque tre livelli narrativi: 1) il livello della narrazione, dove il protagonista è il Favetto-autore che racconta, che gioca, che conosce perfettamente ciò che accadrà; 2) il livello della storia narrata del “libro fuori dal libro”, in cui troviamo Favetto-Tommaso fare i conti con i vari personaggi (prevalentemente femminili); 3) e il livello della storia del “libro dentro al libro”, che riproduce a specchio ciò che accade nel secondo livello. Una cosa simile, di sfuggita, accade in Panorama, dove il narratore riesce ad accedere all’account di Ottavio Tondi in un modo che non viene mai specificato.

Favetto non è quasi mai volgare, anzi sembra voler portare il lettore in un gioco-danza, in una sorta di esperimento estetico e leggero. Lo fa usando un linguaggio a tratti etero, ma sempre dettagliato. Nei dettagli di questo testo si trovano anche momenti di alta letteratura, piccoli quadri da incorniciare:

«Nell’acqua è la risposta all’inquietudine all’incertezza che non si placa, nell’acqua è la pace, l’energia, l’abbraccio, la soluzione alle domande che si affollano spingono sgambettano s’intralciano in lui e non riescono a uscire».

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