“Ten”: il grunge secondo i Pearl Jam

I Pearl Jam hanno vissuto molte vite. Dagli inizi undergroud insieme al cantante Andrew Wood con il nome di Mother Love Bone, passando per il supergruppo Temple Of The Dog fondato con Chris Cornell e Matt Cameron dei Soundgarden (all’attivo un solo album omonimo), fino ai Mookie Blaylock primo nome scelto dalla band. Lo scenario è quello della Seattle dei primi anni ’90 vero centro nevralgico del nuovo panorama musicale. Nella capitale dello stato di Washington, infatti, sta prendendo vita un nuovo movimento artistico/culturale che influenzerà indelebilmente tutto il decennio successivo ed addirittura il nuovo millennio: il grunge. Gruppi quali Nirvana, Soundgarden, Alice In Chains e Mudhoney stavano fondendo il punk, il metal, l’hard-rock, l’hardcore-punk, in una miscela nuova e rivoluzionaria. Le chitarre si distorcono all’inverosimile producendo quasi rumore, le voci si fanno roche e rabbiose, le batterie ed i bassi diventano percussivi e martellanti, i testi si fanno violenti ed alienati. In questo gran calderone musicale, Mike McCready, Stone Gossard, Jeff Ament, Dave Krusen ed Eddie Vedder non potevano certo restare a guardare. Cambiato il nome da Mookie Blaylock (un giocatore di basket dell’epoca) al ben più rock Pearl Jam, entrano ai London Bridge Studios per incidere il loro album di debutto.

“E’ tutto ciò che credo in questo fottuto momento, come quello di adesso. E questo, al momento, è tutto ciò di cui l’album parla” (Eddie Vedder- Right Here.Right Now-1991)

Intitolato Ten (come il numero di maglia del loro giocatore di basket preferito), questo folgorante album d’esordio, è perfettamente al passo coi tempi sia dal punto di vista lirico che musicale. E’ un disco grunge ma non nel senso più estremo del termine. Le sue sonorità, molto più vicine all’hard rock che al post punk, ne fanno un evergreen che non perde un briciolo del suo fascino anche a più di vent’anni dalla sua pubblicazione. Adrenalinico, rabbioso, potente ma anche estremamente godibile e commerciale (nel senso buono del termine), sono queste caratteristiche a rendere Ten una incredibile testimonianza di quell’irripetibile periodo creativo che erano i primi anni ’90. Lo straordinario successo di pubblico e di critica ne ha fatto immediatamente il diretto concorrente del contemporaneo Nevermind dei Nirvana, altra pietra miliare del Seattle Sound, ed ha proiettato i Pearl Jam a candidarsi al titolo di “Signori del grunge” in coabitazione con Cobain e soci.

Pearl Jam-1991

Le epiche cavalcate di Alive, Even Flow, Black, Jeremy, Once, Oceans, sono entrate di diritto nell’immaginario collettivo di schiere di adolescenti, trasformandosi in veri e propri inni di un’intera generazione. Eddie Vedder con la sua vocalità dolente, soffocata e impetuosa è diventato il prototipo del frontman di nuova concezione. Le chitarre affilate di Mike McCready e Stone Gossard ne hanno fatto dei nuovi guitar heroes. Certamente la superiore abilità tecnica dei Pearl Jam rispetto alle altre band cittadine (Nirvana su tutti) li ha portati a diversificare il loro suono, a situarsi un gradino più in alto degli altri in termini di qualità musicale e compositiva. Probabilmente erano un pò meno “incazzati” ed alienati dei loro colleghi ma ugualmente riuscivano ad esprimere un disagio giovanile fatto di disillusione, delusione e incertezza. Tuttavia la loro vena estremamente rock (tra le loro influenze Jimi Hendrix, Lynyrd Skynyrd e soprattutto Beatles) li ha portati ad allontanarsi progressivamente dal grunge diventando una rock band a tutti gli effetti (già il successivo Vs è meno violento e più intimista) consentendogli di attraversare indenni gli anni ’90 e ad entrare nel nuovo millennio col titolo di superstar. Ad ogni modo la potenza, la rabbia, il tormento e l’estasi di Ten non possono assolutamente essere ignorate. Rimangono li e riemergono prepotentemente ad ogni ascolto, nella mente di chi all’epoca c’era ed ha sognato almeno una volta di cambiare il mondo sulle note di Vedder e soci. La migliore stagione musicale di fine ‘900 catturata ed imprigionata su disco pronta per essere tramandata ai posteri e consegnata agli annali della storia della musica. Decisamente niente male per cinque ragazzi al loro esordio.

 

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