Referendum Costituzionale: tra comunicazione e incomunicabilità

Siamo solo alle schermaglie iniziali, il voto è previsto per il prossimo 4 dicembre, ma le strategie di comunicazione messe in campo dagli opposti schieramenti sul Referendum Costituzionale appaiono già molto ben delineate.

Da una parte troviamo schierata compatta la maggioranza di governo, contraddistinta dal linguaggio spiccatamente social del suo leader e presidente del consiglio Matteo Renzi, dall’altra le opposizioni, frastagliate e disomogenee che abbracciano politicamente leader antisistema,  sinistre non allineate ed uno spicchio significativo del ceto intellettuale italiano.

Quello che emerge è un dialogo, o meglio dire uno scontro, a due velocità che più che testimoniare una divergenza di idee certifica modi differenti di rapportarsi al mondo. Emblematico è stato il confronto della settimana scorsa, tra il Presidente Matteo Renzi e l’illustre costituzionalista Gustavo Zagrebelsky andato in onda lo scorso venerdì nel salotto di Enrico Mentana. Da una parte l’arroganza giovanile fatta di semplificazioni e di linguaggio immediato, dall’altra la cattedratica affabulazione di chi è sicuro delle proprie tesi ed è convinto delle proprie ragioni.

Giornali, blog e opinionisti si sono scatenati per stabilire chi avesse vinto il confronto riguardo al Referendum Costituzionale, ma in realtà non c’è stato alcuno scontro. Il tema referendario è rimasto sullo sfondo per lasciare spazio ad un dibattito generazionale fine a se stesso che sembra incarnare la rivolta degli ultimi della classe contro i secchioni e i docenti. L’impressione è che alla gente le parole interessino sempre meno e che al prossimo referendum la maggioranza schiacciante continuerà ad essere quella del non voto. La totale sfiducia nei meccanismi democratici rappresenta la più grave minaccia per il futuro del nostro Paese e solo un profondo cambiamento del sistema partitico può invogliare i cittadini ad appassionarsi alla politica.

La consapevolezza che, a prescindere dal proprio voto, le condizioni generali non muteranno non è una illusione propagandistica dell’antipolitica, ma una consapevolezza dell’incapacità dei partiti di mettere in moto meccanismi virtuosi capaci di dare una prospettiva al Paese. Da queste prime schermaglie possiamo allora già stilare il de profundis per il prossimo, inevitabile, flop elettorale dove tutti avranno vinto. Gli unici a perdere saremo soltanto noi.

Premio Pavese 2016, i vincitori a Santo Stefano Belbo

Il giorno 28 Agosto, alle ore 10 delle mattino,  a Santo Stefano Belbo (Cuneo), presso la casa che ha dato i natali allo scrittore de La luna e i falò , si terrà la tanto attesa premiazione dei vincitori della trentatreesima edizione del Premio Pavese 2016, concorso letterario dedicato ad uno dei più grandi scrittori del Novecento italiano. Il Premio è promosso ed organizzato dal Cepam-Centro Pavesiano Museo Casa Natale.

La Regione Piemonte e i Lions Club del territorio Unesco (che si occupano del Premio Lions per ciò che riguarda le prefazioni e le postfazioni) hanno collaborato alla realizzazione dell’evento Premio Cesare Pavese, assieme anche al comune di Santo Stefano, alla Fondazione Cesare Pavese e ad altri enti. Lo scopo è quello di premiare gli autori che più di altri sono stati in grado di raccontare il legame con il proprio territorio e il senso di appartenenza. Presidente del Premio Pavese 2016 sarà il professor Luigi Gatti accompagnato dalla professoressa Giovanna Romanelli, presidente di Giuria.

Per le opere edite, a vincere il Premio Narrativa è stata la scrittrice e regista Cristina Comencini con il suo Essere Vivi (Einaudi, 2016), romanzo incentrato sulla riscoperta del proprio io e della propria natura. Il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky si è aggiudicato il Premio di Saggistica con Senza Adulti (Einaudi, 2016), un’esortazione a vivere a pieno la vita a prescindere dall’età e dai presunti limiti.

L’altro Premio di Saggistica è andato a Franco Ferrarotti per Al santuario con Pavese. Storia di un’amicizia (Dehoniane, 2016), emozionante viaggio nel passato dell’autore, caro amico di Pavese, opera testimonianza dunque della loro amicizia. Il Premio Speciale per la Giuria è spettato invece al giornalista Mario Baduino che ha scritto Lo sguardo della farfalla (Bompiani, 2016), un romanzo che non può essere ridotto ad un solo genere, piuttosto un avvincente mix post-moderno. Grande merito è stato attribuito allo studente Edoardo Cagnan per la sua tesi Parola a malincuore. Studio di forme e sensi della reticenza nel Diavolo sulle colline, un attento approfondimento sulle scelte stilistiche e non dell’autore.

La premiazione è divisa comunque in più sezioni (tra cui, Medici scrittori e Arti visive) e menzioni di merito (citiamo solo alcuni dei diversi autori premiati tra cui Gabriella Greison, Osvaldo Di Domenico e Pietro Reverdito). Il Premio Letterario Lions, per le opere edite, è stato vinto da Gianni Turchetta per la prefazione all’Opera Completa di Vincenzo Consolo.

Il giorno precedente al Premio Pavese 2016, alle ore 21,  si terrà l’incontro Dalla nostalgia del passato ai primi fermenti di una rinascita, verso “un nuovo modo di stare al mondo” , presieduto dal professore Andrea Raffaele Rondini che vedrà anche la partecipazione dei quattro vincitori. Al centro del dibattito i temi analizzati dagli autori nelle opere premiate.

Entrambi gli eventi sono gratuiti.

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