Maurizio de Giovanni: “L’amore è il sentimento più semplice che esista”

Maurizio de Giovanni è uno scrittore di grande successo e non ha certo bisogno di presentazioni, il suo commissario Ricciardi è ormai un’icona della letteratura contemporanea italiana, accanto al commissario Montalbano di Camilleri. Per per chi ancora non conoscesse De Giovanni e non avesse letto un suo libro, si può dire prima di tutto che Maurizio de Giovanni è uno straordinario indagatore della psiche umana e dei sentimenti, che ama la sua città, Napoli, e ha saputo conferire al genere letterario del romanzo giallo profondità letteraria che scaturisce dall’unione della narrativa popolare al realismo di stampo balzachiano e delineando abilmente il carattere psicologico e morale dei suoi personaggi. Come in Dostoevskij, anche nello scrittore partenopeo, il desiderio e la ricerca della verità si scontrano con una realtà di sofferenza.

La figura del commissario Ricciardi prende vita nel 2006 con il racconto I vivi e i morti, lo scrittore prosegue con Le lacrime del pagliaccio, riedito l’anno seguente con il titolo Il senso del dolore, dando inizio alla serie di inchieste del commissario Ricciardi: L’inverno del commissario Ricciardi, La condanna del sangue. La primavera del commissario Ricciardi, Il posto di ognuno. L’estate del commissario Ricciardi, Il giorno dei morti. L’autunno del commissario Ricciardi, per il quale arrivano anche i primi importanti riconoscimenti. Nel 2011 esce Per mano mia. Il Natale del commissario Ricciardi, nel 2012 viene pubblicato Il metodo del coccodrillo che ha per protagonista un nuovo personaggio: l’Ispettore Lojacono. Nello stesso anno Maurizio de Giovanni pubblica il romanzo Vipera. Nessuna resurrezione per il commissario Ricciardi.

Nel 2013 è la volta del I bastardi di Pizzofalcone, che segna il passaggio dal genere noir al police procedural. Successivamente De Giovanni dà alle stampe Buio per i bastardi di Pizzofalcone; da questa serie di romanzi sarà tratta una fiction televisiva con Alessandro Gassman. Nel 2014 esce In fondo al tuo cuore, e Gelo per i Bastardi di Pizzofalcone. Lo scorso novembre è uscito Pane, un nuovo capitolo sulle vicende del commissario Lojacono. De Giovanni è pronto a stupire i suoi lettori con il prossimo libro edito da Rizzoli: I Guardiani.

 

Ha recentemente dichiarato che nel 2019 smetterà di scrivere perché è pigro e scrivere per immedesimazione è per lei anche sofferenza. Scrivere dunque per lei non è un bisogno primario come dichiarano molti, oppure semplicemente non le piace sentirsi vincolato?

Scrivere non è assolutamente una necessità per me, come pare lo sia per altri miei colleghi. La mia sola, peraltro insopprimibile, esigenza è la lettura. Io leggo continuamente e di tutto. Potrei smettere di scrivere anche domani, ma senza leggere non riuscirei a stare nemmeno un giorno. E il fatto di essere tanto impegnato non me lo impedisce: mi alzo prima al mattino pur di non dovermi privare della mia grande passione.

Non mi sento vincolato dai contratti in essere: ho scelto di assecondare la mia “serialità” e quindi ho accettato di buon grado di andare a trovare i miei lettori con una certa frequenza. Voglio smettere di scrivere nel 2019 semplicemente perché ambisco ad andare in pensione. Non credo che abbandonerò definitivamente il mondo dei libri: semplicemente, mi limiterò a scrivere quello che riterrò opportuno quando lo riterrò opportuno.

Ha mai pensato di percorrere altri generi letterari, oltre al giallo?

Credo di averlo già fatto: secondo me le mie pagine migliori sono quelle de Il resto della Settimana, un libro sulla passione in cui però viene fuori prepotente la mia scrittura umoristica. Inoltre il prossimo libro per Rizzoli, I Guardiani, sarà qualcosa di molto diverso. Non posso dire altro, ma sono certo di riuscire a sorprendere i miei lettori.

Secondo lei, perché ha avuto e sta avendo così tanto successo? Se lo aspettava?

Non me lo aspettavo e certamente non conosco il motivo di questo successo. D’altra parte, se esistesse una regola per vendere tante copie, esisterebbe un solo libro.

Ritengo che i lettori colgano la passione che metto nel mio lavoro. L’immedesimazione e l’immersione totale in ogni progetto. Sicuramente non mi risparmio viaggi, incontri con lettori e studenti, presentazioni e prefazioni di libri altrui, tavole rotonde, attenzione costante al sociale e in generale alle esigenze della mia meravigliosa città. Ma non posso dimenticare, alla base di questo successo, una buona dose di fortuna e alcuni mentori che avevano intravisto nella mia scrittura possibilità concrete di crescita.

In Notturno per il commissario Ricciardi, lei ci racconta una Napoli nascosta. Quanto bisogno c’è di far conoscere ai napoletani stessi più a fondo la loro città?

Napoli è una città complessa e multiforme, piena di stereotipi, tutti veri ma nessuno dei quali esaustivo. Secondo me, la prima cosa da capire è che non sarà mai possibile ridurla a pochi tratti.Uso sempre la metafora della cipolla, per farmi capire meglio: Napoli è fatta di tanti strati, tutti diversi tra di loro e tutti coesistenti. Basta scavare per trovarsi in una realtà nuova e non per questo meno vera.

Perché secondo lei, i romanzi gialli non vincono mai dei premi letterari prestigiosi?

La letteratura gialla è ancora considerata di serie B. Secondo me Simenon è uno dei maggiori scrittori di tutti i tempi, eppure non mi risulta gli sia stato riconosciuto. D’altra parte, noi scrittori di gialli che popoliamo le classifiche dei libri più venduti non ci facciamo caso: io personalmente non cambierei mai un lettore con un critico. Anche perché i critici non comprano i libri, ma se li fanno regalare!

Lo scorso novembre è uscito Pane, un nuovo capitolo per le vicende del commissario Lojacono, approfondisce i caratteri dei Bastardi, quale tra essi ti ha tenuto più impegnato e coinvolto di più?

I Bastardi mi piacciono tutti e in ognuno di loro, tranne Aragona, spero, c’è qualcosa di me. Forse quello che più mi coinvolge è Francesco Romano: un uomo profondamente buono che si scontra e paga in prima persona il fatto di non riuscire a controllare la rabbia. Nutro profonda tenerezza per questa persona in qualche modo vittima di se stessa.

Quanto è labile il confine tra semplice compimento del proprio dovere, senso di giustizia e desiderio umano di raggiungere la gloria personale?

Possono essere tutti diversi momenti del medesimo percorso.

Quale romanzo (giallo e non) avrebbe voluto scrivere lei?

Qualunque libro di Marquez.

Torniamo al commissario Ricciardi: secondo lei se fosse stato un personaggio più sereno, solare e non cosi’ tormentato, avrebbe avuto lo stesso fascino sul lettore? La serenità come la bontà sono ingredienti che rendono un’opera noiosa?

Non so se il fascino di Ricciardi sul lettore dipenda dai suoi tormenti. Penso piuttosto che la sua compassione sia l’aspetto più coinvolgente.

Lei indaga anche sull’amore. È un sentimento così misterioso, come i casi che affronta il commissario Ricciardi, o magari siamo noi incapaci di essere alla sua altezza, convincendoci che non siamo abili nel “decifrarlo”?

Secondo me l’amore è il sentimento più semplice che esista. Sintetizzabile nel volere il bene di un’altra persona a qualunque costo. Anche a scapito di se stessi. La complessità risiede probabilmente nei percorsi mentali di chi vi si approccia.

Bisogna rimanere “cuccioli” per affrontare i problemi della vita da un’altra angolazione?

Lo sguardo di un “cucciolo” non ancora disincantato, ma puro e obiettivo, aiuta a vedere le cose come stanno. Ricordo a me stesso Il re nudo.

Ci parli un po’ della fiction televisiva con Alessandro Gassman sui Bastardi di Pizzofalcone, cosa si aspetta da questo lavoro?

Gli attori sono bravissimi e mi sono divertito molto ad andare sul set. Ma l’ho fatto solo un paio di volte. Credo siano linguaggi troppo diversi per essere messi a paragone. Tra l’altro, finora ho visto solo la prima puntata. Aspetto con curiosità l’avvio della serie (il nove gennaio su Rai 1) e lascio agli spettatori ogni valutazione. Sicuramente è un progetto molto importante, considerato il valore dei protagonisti e la collocazione nel palinsesto Rai. E sicuramente non sarà il solo….

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