Ernst von Salomon è stato il proscritto, questo esiliato, distruttore di tutto, votato all’emarginazione, camminava sulle macerie di battaglia in battaglia, disposto a distruggere anche sé stesso pur di lapidare la civiltà moderna. Sospeso nel grembo di una Kultur irrazionale, distruttrice, virile, estetizzante, eroica, von Salomon doveva confrontarsi con la Zivilisation, con la decadenza dell’ordine borghese securitario, razionale, egoista, incentrato sull’interesse del singolo declinato come società di diritto e di felicità individuale.
Ernst von Salomon nacque a Kiel in Germania, nel 1902, da una famiglia di lontane origini aristocratiche franco-tedesche. Dopo diversi insuccessi scolastici, il padre lo introdusse alla carriera militare. Il giovane von Salomon guardò alla prima guerra mondiale con stupore, per entrare nel 1919 a far parte dei Freikorps. Come Junger, anch’egli interpretò la figura dall’”atteggiamento inflessibile” del miles novecentesco. Contro la repubblica affaristica di Weimar, i patti di Versailles e i valori della Gestalt borghese (securitarsimo, controllo sociale, spirito mercantile, opportunismo) la vita di von Salomon è tutta improntata ad una concezione gerarchico-militare, sempre politicizzata, tesa allo scontro, al conflitto contro l’hostis schmittiano, colui che nega l’identità dell’altro. Nei Corpi Franchi von Salomon subì il fascino della violenza, intesa come pulsione erotica ed estetizzante, e in queste milizie paramilitari e irregolari cercava il suo riscatto, la rivalsa dello spirito tedesco contro la repubblica “traditrice”. Nel 1922 fu condannato a 5 anni di carcere per l’omicidio dell’allora Ministro degli Esteri Walter Rathenau, ma scontò solo pochi mesi della pena. L’esperienza dei corpi franchi venne narrata nei Proscritti, epopea storica ed esistenziale dei “soldati di ventura” che prestarono la loro ferocia alla guerra civile che segnò l’origine della Repubblica di Weimar, protagonisti prima della crudele repressione in cui furono assassinati Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, infine della lunga vicenda terroristica che culmina con l’assassinio del ministro Rathenau. Si tratta di un prezioso documento per comprendere la storia europea che preparò il nazismo e, allo stesso tempo, un romanzo, paurosamente attuale, di quell’estetica della violenza che è alla base di ogni rivoluzione. Dai Proscritti, dunque, emerge, in chiave autobiografica, la visione tremendamente violenta della politica e della guerra. Queste sembrano essere le sole istanze in grado di destituire l’uomo moderno dall’ordine borghese, per metterlo di fronte all’atto estremo, al sacrificio totale di sé, dal quale si evince una gerarchizzazione della società in base ad un criterio aristocratico, superiore rispetto alla ratio economica borghese che ordina la realtà secondo il principio monetario.
Il proscritto disprezza il borghese, la sua piccolezza, le sue meschinità, il valore economico come forza omologante capace di sussumere tutta la realtà nella sua forma. Nelle Considerazioni di un impolitico di Thomas Mann sono proposte le stesse dinamiche del conflitto cui partecipa il nostro eretico: “profonda cultura contro civilizzazione superficiale; comunità organica contro società meccanicistica; eroi contro mercanti; il sentire contro il sentimentalismo; la virtù contro il calcolo”.
In breve von Salomon comprese che la guerra condotta dai Freikorps (spesso strumentalizzata ai fini repubblicani) e gli scontri tra nazionalisti e comunisti, tra destra e sinistra, si rivelarono funzionali alla cristallizzazione dell’ordine borghese, ora totalizzante, compenetrato nei recessi marginali, inconsci della folla anonima, commerciale. Ugualmente si discostò dall’ascesa di Hitler a cancelliere nel 1933 e del nazionalsocialismo, che il proscritto guardava come emanazione compromissoria dell’ideologia borghese. Von Salomon finì tra le liste dei ribelli che si opponevano al Terzo Reich.
Intanto però la sua l’attenzione si volgeva da tempo al mondo contadino, visto in tutto il suo potenziale anti-liberale, per l’antropologia pre-moderna, pre-capitalistica di cui era portatore. I legami di suolo e di sangue sostituivano i legami commerciali urbani. Il mondo contadino era un contenitore di storie, tradizioni, riti, usi, costumi, e si contrapponeva ontologicamente alla città, investita dai miti del progresso, della tecnica, sede di corruzione.
L’universo rurale era il punto di contatto verso tra le avanguardie nazionaliste e i comunisti, tuttavia, inevitabilmente, ad adulare i sentimenti anti-capitalisti dei contadini, in conflitto con lo Stato borghese e la sua burocraticizzazione, fu più abile lo NSDAP che propose riforme chiare e semplificate. L’anarchismo del movimento contadino (Landvolkbewegung) strutturatosi tra il 1928 e il 1933, dacché sembrava essere la sua forza fu effettivamente la causa dell’adesione di molti al nazionalsocialismo. Von Salomon, dopo essersi schierato a fianco del movimento, lo guardò compromettersi disincantatamente, sostenendo l’incompatibilità tra le aspirazioni rivoluzionarie e l’essenza contadina.
Rientrato a Berlino von Salomon fu arrestato per le sue attività sovversive nelle campagne tedesche, e cominciò ad interessarsi alle tesi nazionalbolsceviche. Una volta scarcerato si ritagliò uno spazio indipendente durante tutto il tempo del Nazismo, dedicandosi alle lettere e al cinema: scrisse saggi, romanzi e sceneggiature. Perenne oppositore e perenne sconfitto, cresciuto nella carriera militare poi finito a scrivere sceneggiature di film anti-militaristi, sostenitore di Hilter quando questi era uno sconosciuto e poi anti-nazista una volta che il Furher arrivò al potere, riuscì a proteggere la moglie ebrea durante tutto il Terzo Reich e poi fu arrestato e maltratto dalle truppe americane nel 1945, von Salomon chiuse così un’intervista lasciata poco prima di morire, nel 1972: “Ho avuto la fortuna di vivere un’epoca terribilmente folle e appassionante, ma non chiedetemi di vedere la vita per altra cosa di quello che è realmente: una farsa”.
L’intellettuale dissidente