‘Il falò del Saraceno’: Alessandro Sbrogiò ritorna in libreria con un noir

Il falò del Saraceno, edito da bookabook, è l’ultimo romanzo di libro di Alessandro Sbrogiò.

Catanese, classe 1963, Sbrogiò, fin dalla pubertà ha sposato la musica, che per lunghi anni è stato il suo lavoro. Diplomato in contrabasso al Conservatorio di Venezia, è stato fra i fondatori della Venice Baroque Orchestra, con la quale ha calcato i palcoscenici dei più importanti teatri del mondo e inciso per case discografiche come Deutsche Grammophon e Sony Americana. Più recentemente ha fondato la Magister Espresso Orchestra e per questo ensemble ha composto e prodotto l’album Banda Vaga (Freecom Edizioni).

Mai sazio di nuove esperienze ha scritto musica per il teatro e l’audiovisivo. Ha inoltre collaborato con il regista e rapper congo-americano Selé M’Poko e composto e arrangiato tutte le parti orchestrali dell’ultima psichedelica pop suite Storia di Tich del cantautore Andrea Tich (per altro personaggio del romanzo).

Pur soddisfatto della strada intrapresa, non ha mai dimenticato un altro vecchio amore: la scrittura. Nonostante i sensi di colpa ha continuato a frequentarla segretamente nelle camere d’hotel di mezzo mondo, nelle sale d’attesa degli aeroporti e sorvolando diversi oceani. Fino a quando, nel 2017, la relazione è venuta alla luce a causa del libro Cadenze D’Inganno, classificatosi al primo posto al Premio Lorenzo Da Ponte 2017, indetto dalla Casa Editrice Diastema Studi e Ricerche e presieduto da Antonia Arslan. Diastema ha poi pubblicato il volume che ha ricevuto una menzione speciale al Festival Giallo Garda. Nel 2018 Diastema ha deciso di pubblicare anche Orchestra Tipica Madero – tango noir, secondo romanzo di Sbrogiò, menzionato anche questo al Festival Giallo Garda 2019 e al Concorso Letterario la Quercia del Myr 2019.

Il falò del Saraceno: Sinossi

Il falò del Saraceno

Il falò del Saraceno, è uscito il 13 Febbraio 2022. Il libro è arrivato tra i finalisti del Premio Garfagnana in Giallo Barga Noir 2020 quando era ancora inedito.

Mi pare di vederlo il signor Passanisi, armato di canna da pesca, uscire di buon’ora dalla sua villetta sul mare e arricciare il naso, guardandosi intorno con aria infastidita. Colpa di quello strano olezzo, misto di barbecue e benzina, assai diverso dalla fragranza di mentuccia, timo e salmastro tipica della costa. Di certo avrà guardato verso la battigia, alla ricerca di una macchia di spazzatura maleodorante, magari lasciata in mare da un mercantile di passaggio e portata dalla risacca in prossimità degli scogli. A volte le chiazze di nafta e sporcizia arrivavano fino sotto casa sua, piccole isole di rifiuti, fatte di cassette di legno marcio, cartone, masserizie e tutti gli scarti delle cucine di bordo.

 

Trama

Estate del 1979, East Coast siciliana. Franz, Gerardo e Pirata sono tre amici alle soglie della maggiore età. Vivono in una cittadina che a levante si affaccia sul mar Ionio e a ponente è assediata dal polo industriale: un piccolo universo in continua espansione, fatto di ciminiere, serbatoi e serpentine luminose.  A quelle latitudini il continente è lontano e i tre ragazzi si sentono esiliati, sospesi in un tempo che potrà finire solo con una fuga.

Preoccupati di fare la fine di Montecristo, un farfugliante barbone, icona del fallimento di chi da quell’immobilismo è stato sopraffatto, i protagonisti si consolano con una smodata passione per la cannabis e i suoi derivati, si ubriacano di rock d’importazione e pianificano il futuro. Per puro caso si imbattono in una storia vecchia di trent’anni: il signor Saraceno ritorna al paese dopo dieci anni di assenza, restaura una casetta sul mare e poco dopo si dà fuoco come un bonzo.

I tre giovani, dopo averci ricamato sopra, preferirebbero ignorare l’accaduto, ma entra in scena la coetanea Camilla, solitaria milanese in vacanza, che li convince dell’importanza di approfondire l’argomento, soprattutto in merito ad Amandine, l’amante francese del suicida, di cui è rimasta solo una lettera, dove in poche righe dà il benservito al signor Saraceno e comunica che non si sogna nemmeno di sbarcare in Sicilia, anzi si trasferirà a breve in Australia. Al contrario, c’è chi a Saraceno è indissolubilmente fedele, cioè il professor Lo Bello, docente in pensione, ecologista ante litteram e amico intimo del suicida, che da una parte cercherà di far riflettere i ragazzi sull’inquinamento provocato dalla Las Vegas degli idrocarburi e dall’altra non lesinerà in versioni varie e differenti sulle cause che hanno spinto all’estremo gesto l’amico.

Montecristo continua a entrare e uscire dalla vicenda, sospettato di sapere più di quello che lascia intuire, così come il barbiere della piazza, che però ricorda bene i giorni precedenti lo strano suicidio, quando si aggirava per il paese un motociclista impegnato a chiedere di Saraceno con inconfondibile accento francese. Francese è anche il vecchio quotidiano dalla data sospetta che viene ritrovato dai ragazzi nella casetta sul mare, contenente la ricetta delle madeleine di proustiana memoria, indizio che lascia pensare che forse la misteriosa amante francese, contrariamente a quanto affermato nella lettera, da quelle parti si è fatta vedere. Alla luce di queste scoperte Camilla non potrà più nascondere il vero motivo per cui si trova in Sicilia, scatenando così il precipitare degli eventi e il conseguente insospettabile finale.

Se la musica è stata al centro della sua vita portandolo a calcare i palcoscenici dei più importanti teatri del mondo e a incidere per case discografiche come Deutsche Grammophon e Sony Americana, la scrittura rappresenta l’altro grande, vecchio amore mai dimenticato.

Sbrogiò in queste pagine porta i lettori in un’afosa estate siciliana alla fine degli anni Settanta. Tre amici si imbattono in una notizia del passato: la notte del 28 luglio 1949, il signor Saraceno, tornato al paese natio dopo una lunga assenza, si è dato fuoco sulla scogliera. A trent’anni di distanza, le cause del suo gesto ancora non sono state chiarite. I tre giovani decidono, quindi, di evocare l’uomo e si ritrovano a dover fare i conti con un mistero più grande di loro, che li porta a comprendere che nulla è definitivo, né l’amore, né la vita e, a volte, neppure la morte.

Questo è il mio terzo romanzo, – ha dichiarato l’autore – in realtà la prima versione risale a oltre venticinque anni fa e l’ho riscritto un’infinità di volte, non solo per migliorarlo, ma anche perché dentro ci vivevo benissimo, con il divertimento e l’emozione che spero arriverà al lettore. Mi hanno ispirato una casa sul mare dove davvero è avvenuto un suicidio nel dopoguerra e la voglia di raccontare la East Coast siciliana della fine degli anni Settanta, con le scogliere incontaminate ma anche le raffinerie inquinanti, e soprattutto le chitarre distorte della gioventù ingenua e disobbediente che eravamo. Tutto il resto l’ho inventato”.

Tra realtà e finzione, Alessandro Sbrogiò ci fa conoscere la terra siciliana di quegli anni, tanto da sembrare di sentirne i profumi, vederne i paesaggi e gustarne i sapori, al fianco di una gioventù disorientata e psichedelica, sempre alla ricerca di una verità, una qualunque.

 

https://bookabook.it/libro/falo-del-saraceno/

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