Il mondo di Sofia, di Jostein Gaarder

“Pensa a quello che succede quando si assiste a un gioco di prestigio. Non riusciamo a capire come sia successo quello che abbiamo appena visto. Allora ci chiediamo: come ha fatto il prestigiatore a trasformare un paio di fazzoletti di seta bianca in un coniglio vivo? Ecco: per molte persone il mondo è incomprensibile nello stesso modo in cui è impossibile capire come il prestigiatore possa estrarre un coniglio da un cappello a cilindro che un attimo prima era assolutamente vuoto. Per quanto riguarda il coniglio, ci rendiamo conto che il prestigiatore deve averci ingannato. E noi vogliamo scoprire proprio come ha fatto. Quando parliamo del mondo, la situazione è un po’ diversa. Noi sappiamo che il mondo non è né un imbroglio né un inganno perché camminiamo sulla Terra e noi stessi ne facciamo parte. In fondo siamo noi il coniglio bianco che viene estratto dal cilindro. La differenza tra noi e il coniglio consiste solo nel fatto che il coniglio non è consapevole di prendere parte a un gioco di prestigio; noi invece ci sentiamo coinvolti in qualcosa di misterioso e vogliamo scoprire come tutto sia collegato”.

Il mondo di Sofia è un romanzo dello scrittore norvegese Jostein Gaarder (L’enigma del solitario, Il venditore di storie, La ragazze delle arance), del 1991, uno studio della storia della filosofia sapientemente camuffato da romanzo d’avventura. Il libro ha consacrato l’autore di L’enigma del solitario a livello internazionale, dato che Il mondo di Sofia è stato anche elencato nella Classifica dei Best seller più venduti di sempre, classificandosi al 34esimo posto con 40 milioni di copie vendute. In Italia è stato pubblicato nel 1994 e nel 1995 ha vinto il Premio Bancarella.

Il romanzo narra il mistero di una ragazzina norvegese, Sofia Amundsen, che riceve da uno sconosciuto filosofo, Alberto Knox, un corso di filosofia a “rate”, diviso in pacchetti e lasciato per lei nella buca delle lettere. Sofia, dapprima scettica, comincerà a leggere le pagine di filosofia con sempre maggiore trasporto, incuriosita dalle motivazioni che hanno portato l’uomo a interessarsi proprio a lei, e sapendo soltanto che la propria vita e il “mistero del filosofo” sembrano intrecciarsi alla figura di un’altra ragazza, Hilde Moller Knag. Il passaggio dal piano narrativo di Sofia, dalla sua vita tra la scuola e la madre, all’immersione nel mondo della filosofia avviene di frequente nel susseguirsi delle pagine, tanto da creare un ritmo regolare e per la maggior parte monotono, per quanto cadenzato. Il racconto delle teorie di Platone e Aristotele, della filosofia romantica, delle tesi darwiniane, è molto chiaro, didattico e, seppur in sintesi, esaustivo ed illuminante per chi voglia dare una ripassata ai vecchi studi scolastici; è evidente l’imprinting pedagogico di Gaarder che è stato professore di filosofia prima di dedicarsi esclusivamente alla professione di scrittore. Ma andando avanti nella lettura cala l’interesse per il mistero di Sofia e del filosofo, che appare privo di senso e di logica, e per le lezioni di Alberto Knox, parti della storia un po’ troppo pesanti e poco adatte al ritmo incalzante che dovrebbe mantenere un romanzo per tutta la durata della narrazione.

Il finale scade nell’assurdo, nella fantasia più ridicola, riassumendo la realtà di Sofia e Alberto in un mero racconto, una metanarrazione scritta dal Maggiore Knag per il compleanno della figlia, come si evince da questo passo: “Cerca di immaginare che tutto ciò che stiamo vivendo avvenga nella coscienza di un altro. Noi siamo questa coscienza, quindi non abbiamo una nostra anima, siamo l’anima di un altro”.

Nell’ultimo capitolo, i due mondi, quello reale di Hilde e del padre, e quello fantastico, di Sofia e del filosofo, si intersecano senza mai davvero toccarsi, in una scena che è metafora della nascita del mondo e delle prime forme di vita. Molto penetranti le citazioni sull’uomo e sul suo approccio all’esistenza, come la seguente: “Ma la vita è triste e solenne. Ci fanno entrare in un mondo meraviglioso, ci incontriamo, ci salutiamo e percorriamo la stessa strada per un pezzo, poi scompariamo nel medesimo modo assurdo e improvviso in cui siamo arrivati”. Alberto Knox sollecita Sofia a praticare un’arte sempre più in disuso: quella del porsi domande. Sull’uomo. Sulla vita. Sull’universo. E lo fa forzandola a estraniarsi dalla sua esistenza di quindicenne di oggi, per indossare i panni dei vari padri della filosofia, per cercare di vedere il mondo con i loro occhi. Perché chiunque può occuparsi di filosofia, chiunque usi la Ragione per cercare di dare un senso alle cose del mondo, mosso da un raro fervore chiamato curiosità.

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