La giornata era afosa ed egli, accaldato per il gran camminare , si passava ripetutamente il fazzoletto sulla fronte, con un gesto che denotava una certa stanchezza. Non aveva però l’aria di un uomo cui la fatica fosse familiare: lungo e snello, ma muscoloso, egli dava l’idea di possedere quella sorta di vigore che è comunemente conosciuta come <<saldezza fisica>>. (L’americano, cap I)
Un uomo che si scontra con un’intera cultura; volendo sintetizzarlo al massimo sarebbe questo il contenuto del libro dell’indagatore dell’animo umano Henry James (New York, 15 aprile 1843- Londra, 28 febbraio 1916), “L’americano” del 1877. Avvincente, romantico, un po’ troppo melodrammatico, costruito dettagliatamente intorno alla psicologia dei personaggi e al contrasto tra vecchio e nuovo, L’americano suggestiona e appassiona il lettore anche per l’accurata riproduzione delle atmosfere ottocentesche.
L’americano in questione, l’indimenticabile protagonista del romanzo, è Christopher Newman, quarantenne di bell’aspetto, simpatico, brillante, buono, molto facoltoso grazie alle sue attività nel commercio, va in Europa deciso a migliorare la propria cultura e a trovare “la migliore delle donne” che diventerà sua moglie. Si innamora, ricambiato, della bellissima, intelligente, colta, dolce e naturalmente appartenente all’antica nobiltà, Claire, o come spesso è chiamata nel romanzo, Madame De Cintrè, rimasta vedova a soli 25 anni, dopo un matrimonio non felice con un uomo aristocratico molto più anziano di lei, scelto dalla sua famiglia, ovviamente per convenzione e convenienza.
La madre e il fratello di Claire si oppongono con tutte le loro forza a questa unione, in quando vedono in Newman solo un volgare uomo arricchito con il commercio, non degno di entrare a far parte della loro prestigiosa famiglia, alla quale però fanno gola le ingenti finanze dello “straniero” ma non apprezzano il modo con cui le ha ottenute. Nonostante i parenti di Claire, appartenenti alla corrotta e decadente nobiltà, abbiano un gran bisogno del patrimonio di Newman, muovono guerra all’uomo e convincono la giovane donna a rinunciare a lui.
Ma il caso vuole che Newman entri in possesso di un importantissimo documento contenente un segreto che potrebbe distruggere la vita dei parenti di Claire; l’uomo potrebbe usarlo senza alcuno scrupolo per vendicarsi dei numerosi torti, affronti ed umiliazioni subite, ma non lo fa, mentre la donna, distrutta dal dolore, decide di farsi monaca camerlitana.
Potrebbe sembrare che Claire non abbia carattere e che in fondo non sia poi cosi intelligente ma in realtà non ha paura di ribellarsi alla madre quanto di veder cambiata la sua sorte; tra i personaggi che spiccano nel romanzo, a parte il protagonista, vi è Valentin de Bellegarde nel quale confluiscono molti dei sintomi del male di inizio Novecento. Il finale de L’americano potrebbe suscitare rabbia, sorpresa, perfino delusione ma risiede proprio qui la diversità rispetto agli altri romanzi di James: Newman è un uomo buono,sicuro di sè, idealista, disincantato, a tratti ingenuo, puro d’animo anche se non dotato di un gran gusto per quanto riguarda soprattutto l’arte, ma è capace di scatti d’impeto, di momenti di tristezza e smarrimento di fronte alla meschinità dell’aristocrazia parigina.
Anche nel successivo “Gli europei” James si occupa degli usi e dei costumi europei, facendo luce sulla diversità di comportamenti tra vecchio e nuovo mondo. Come ne “Gli europei” anche ne “L’americano” che regala pagine indimenticabili e di estrema eleganza ( i pensieri d’amore di Newman su Claire, i dialoghi con lei e con de Bellegarde), emerge un paradosso: proprio i pragmatici americani, accusati da sempre di non avere una storia, a differenza degli europei che sono più critici e raffinati, sono legati alle tradizioni e alla morale, nonostante lo siano anche ai beni materiali.
Probabilmente “L’americano” non sarà il capolavoro di Henry James (in primis per la poca verosomiglianza di alcuni fatti), a differenza del delicato “Ritratto di signora” o dell’intricat “La coppa d’oro”, ma ha il grande pregio dell’accessibilità e di porre in maniera semplice il “tema internazionale”, ovvero lo studio psicologico di un suo compatriota a conttato con un’altra civiltà priva di riferimenti morali. Sbaglia, tuttavia, chi pensa che James abbia voluto attuare un’operazione ben studiata per celebrare la sua America, ritraendo impietosamente l’Europa. lo scrittore americano non ha risparmiato critiche nemmeno al suo Paese e ha sostenuto che per ogni intellettule che si rispetti è indispensabile fare tappa in Europa.
La stessa descrizione che James fa di Christopher Newman rivela una sottile satira per quest’uomo cosi dinamico ma approssimativo nei modi e nell’educazione. Non è perfetto ma certamente, secondo il suo autore, è migliore dei Bellegarde. James pone anche la sua attenzione alla questione artistica attraverso il personaggio della svagata, dilettante artista Mademoiselle Nioche. Interesse da parte del grande scrittore americano testimoniato da questa sua frase:
“È l’arte che fa la vita, fa l’interesse, fa l’importanza […] e non conosco alcun sostituto alla forza e alla bellezza del suo processo”.