Citazioni e note ne ‘La Terra desolata’ di Eliot, poeta che cerca di dare un ordine al caos della storia

Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo. Forse non nel senso letterale della parola: ciò che trasformano è la percezione che abbiamo di volta in volta del mondo circostante. La buona letteratura, la buona poesia, la buona opera d’arte compie questa metamorfosi nell’uomo: dà a esso la capacità di compenetrare a fondo il presente della sua esistenza. Tenta di dare un ordine al caos indiscriminato della storia.

E rende noto, soprattutto, che quel presente non è un attimo di vita isolato, sconnesso dal flusso del tempo e dalle altre vite, ma piuttosto un elemento della moltitudine di cui è composto. Le opere d’arte del passato potranno quindi sempre influire sul presente, così come quelle del presente possono, e devono, influire sul passato. Su questo principio si basa il concetto di tradizione artistica. La tradizione, non è soltanto l’insieme delle opere del passato che vengono ereditate e assorbite dai singoli autori.

L’importanza della tradizione del poesia moderna di Eliot

Essa costituisce il terrain d’entente, il patrimonio comune di questi scrittori, grazie al quale sono in grado di vedere al di là dei loro predecessori, e di stabilire legami con i periodi precedenti creando quindi un’unità nell’evoluzione di una determinata letteratura. Ogni nuova opera d’arte che altera l’ordine universale della tradizione, la accresce mantenendone al contempo intatta l’unità. Guardare al passato non implica necessariamente rinchiudersi in una torre d’avorio, isolarsi dalle problematiche concrete, o astrarsi dalla realtà. Significa essere consapevoli del proprio senso storico, sentirne il peso. E tuttavia, lo scrittore che ha ereditato questo immenso patrimonio, non è sordo alle eco del proprio tempo, tutt’altro.

La tradizione rende viva la sensibilità dell’artista nei confronti del presente, consentendogli di intercettare quegli elementi vaghi e indefiniti che appena accennano a manifestarsi, dandone degna espressione, facendo di lui un precursore del suo tempo. Le opere dei grandi scrittori del passato non si esauriscono nell’attimo della pubblicazione, vanno oltre: sono in anticipo sulla storia. Giungono consapevolmente oltre l’epoca nella quale sono state realizzate. In tal senso, ogni autore che si confronta con la tradizione non solo pone in discussione le proprie opere, ma le riveste di un carattere nuovo, un carattere profetico e immortale, poiché in esse è compresente ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà. Ciò che si cercherà di mettere in luce è proprio quest’aspetto: quanto la consapevolezza della tradizione influisca sull’opera, se ne accresca o ne sminuisca il valore, e se tale cognizione del passato riesca a traghettare l’autore oltre i limiti della conoscenza presente. Il testo di cui ci occuperemo è La terra desolata di Eliot.

Eliot, Pound e il concetto di modern poetry

Thomas Eliot, e con lui Ezra Pound, sono forse le due personalità che metteranno in discussione l’annosa questione della tradizione. I primi anni del ‘900 sono dominati da queste due figure immense, eppur dissimili fra loro. Dissimile è la loro visione della tradizione e di come essa rifletta sull’attività letteraria dell’artista. Tuttavia, la meta comune da raggiungere, che trova nella poesia il più nobile dei traguardi, farà di loro inseparabili e impareggiabili amici.

Quando pensiamo a loro, immancabilmente sorgono nella mente le due possibili relazioni della poesia moderna alla letteratura del passato. Tuttavia, lo stesso concetto di modern poetry, al quale entrambi, chi un modo chi un altro, faranno riferimento, non è esente da una certa ambiguità. Evidente è che non prefigura solamente una categoria storica e letteraria, da contrapporre al Romanticismo, o all’Imagismo per esempio. L’aggettivo modern ci mette di fronte a una più grave problematicità: esso è indice del modo in cui dal passato la poesia moderna si estende, o sottintende una rottura col passato? Indica un certo senso di rinnovamento e di continuità con la tradizione, o rappresenta una frattura insanabile?

La poesia moderna, in particolare Eliot, e Wystan Hugh Auden dopo di lui, tentano di mantenersi in equilibrio su questa contraddizione, che rappresenta, a ben vedere, il nucleo fondante di tale espressione artistica. Cerchiamo di comprenderne, seppur brevemente, la personalità artistica. Nel caso di Pound è presente il desiderio dell’immediatezza nella poesia, attraverso linguaggio quanto mai naturale e verosimile. Non troveremo mai nella sua poesia virgolette, note, o apparati critici.

Nessun genere di aiuto insomma. Questo perché vuole dare al lettore un accesso diretto e pieno alla sua poesia. In tal senso, i collegamenti con la tradizione sono traslati e combinati direttamente nell’opera, in altre parole, non sono trattati alla stregua di elementi estranei da inserire. Il contrasto con Eliot è forte.

Citazioni e note nella Terra desolata

Nella poetica di Eliot l’elemento predominate è la citazione, che non è un semplice sfoggio di erudizione. Il trapiantare un passo ben noto e dotato di una propria carica emotiva e intellettuale in un differente contesto da un lato presenta sotto una luce nuova dei complessi emotivi ben definiti, modificandoli attraverso il rapporto e il contrasto con il modo di sentire del nostro tempo; dall’altro rivela la coscienza che del passato come storia e come poesia hanno i poeti moderni. Pound era incline a valersi delle citazioni come di etichette evocative, per Eliot esse sono le stesse parti affioranti degli strati profondi della cultura passata.

La terra desolata è corredata da un apparato di note, redatto e curato dallo stesso Eliot: come lui stesso suggerisce sono due i testi su cui si basa la struttura dell’opera. From Ritual to Romance, di Jessie L. Weston dal quale riprende le antiche leggende del Graal, nonché il titolo del poema. E The Golden Bough, di James George Frazer dal quale attinge per le cerimonie religiose.

La lettura del poema impone una sorta di extra-testualità continua. Come si è detto, la proiezione del moderno nell’antico è un elemento essenziale nella poesia eliottiana. È bene chiarire fin da ora che non esiste un narratore univoco nel Waste Land, ma solamente un coro di voci indistinte, che si accavallano l’un latra, che parlando in toni e accenti e in lingue diverse, e rendono il tutto confuso e ingarbugliato, come un’immensa torre di Babele.

Inizialmente infatti, doveva chiamarsi He do the police in different voices! esemplare citazione dickensiana, che voleva rimarcare la natura multilinguistica del poema. Sono le voci dei dannati, che dominano l’eterna distesa di terra arsa dal sole, il sole eterno dell’indifferenza e della corruzione di ogni sentimento autentico. È il poema della perdita: perdita di significato, perdita dei simboli, dell’annientamento dell’identità territoriale, dell’identità storica e dell’identità religiosa.

Tutto questo, visto come apertura al mondo, rivela, nella poetica di Eliot il lato puramente drammatico di questa scelta. Ecco che all’inizio del poema sono presenti le prime citazioni: il desiderio di morte della Sibilla cumana, tratto dal Satyricon di Petronio, una dedica a Ezra Pound, il miglior fabbro, che tira in ballo Dante, e il verso del XXVI canto del Purgatorio, in cui elogia la maestria di Arnaut Daniel. L’uso del latino, del greco, dell’inglese e dell’italiano per queste citazioni di apertura, è un’ulteriore conferma a quanto detto prima sull’intenzione di Eliot di creare un senso di disorientamento e di ansietà, attraverso l’uso di diverse lingue.

 

Angelo de Sio

‘La terra desolata’, il poemetto polisematico e profetico di Eliot

La terra desolata viene scritta da Thomas Stearns Eliot (Mercoledì delle ceneri, Assassinio nella Cattedrale, Quattro quartetti) a Londra beglio anni tra il 1921 e 1922 e pubblicata sulla rivista <<The Criterion>> nell’ottobre del 1922. A questa pubblicazione ne segue una seconda in rivista e finalmente, nello stesso anno, la prima edizione in volume, a New York, con l’aggiunta di alcune note che mettono in luce soprattutto i riferimenti ad altri testi presenti nei versi. Il lungo poemetto, che appartiene alla prima stagione della poeisa di Eliot, ha al suo centro la crisi della società occidentale, ridotta, come vuole il titolo, a una “terra desolata”. Lo scrittore non ha ancora incontrato l’esperienza religiosa di una fede che porta la speranza della salvezza. I versi della Terra desolata portano con se tuttavia, molti più significati, rimandando a numerose possibilità di lettura. Lo stesso Eliot richiama per la sua poesia un mito celtico, secondo il quale il Re Pescatore ha perduto, per una ferita, la possibilità di generare e la stessa terra è diventata infeconda.

C’è dunque la necessità di una guarigione che viene affidata ad un eroe che può ridare fertilità. Il mito, che ha una variante in chiave religiosa cristiana, può essere letto come la rappresentazione di una società in crisi e dunque come la testimonianza di un bisogno di rigenerazione che Eliot reputava necessario.

Il poemetto si compone di cinque sezioni: La sepoltura dei morti, Una partita a scacchi, Il sermone del fuoco, la morte per acqua, Ciò che disse il tuono. In essi si può notare l’originalità della scrittura di Eliot, che, sotto l’influenza di Ezra Pound (a cui il poemetto è dedicato), moltiplica i richiami ad altri testi, con inserti di citazioni nascoste o evidenti, con contaminazioni di diversi miti, occidentali e orientali.

Eliot, tra Ezra Pound e Dante

Ne La terra desolata, Eliot afferma la sua lucida visione pessimistica della realtà, ritraendo la drammatica condizione della terra: alla caduta di ogni valore non corrispondono alternative possibili e la poesia non può fare altro che registrare la frantumazione e la desertificazione dell’umanità La tessitura stilistica dell’opera di Eliot risente dei poeti dell’età elisabettiana, dei “Metafisici” del Seicento e della poesia simbolista; ma il simbolismo di Eliot più che a quello ottocentesco, si rifà a quello medievale e i particolare alla Divina Commedia, indicata come modello da perseguire (e a Dante infatti Eliot ha dedicato studi critici e la monografia Dante). Distaccandosi in questo dall’amico Pound, Eliot propone, nel corso degli anni venti, il ritorno alla religione cristiana, vista come l’unica alternativa possibile alla desolazione del mondo: dopo la conversione all’anglicanesimo, il poeta americano affida ai propri versi un messaggio di speranza, che tuttavia non assume i toni di una a-problematica pacificazione. Dopo la prima guerra mondiale, la storia umana per Eliot è un cumulo di macerie non una marcia trionfale, ed è difficile riuscire a connettere qualcosa. Chissà cosa direbbe Eliot oggi, vedendo il nostro attuale Occidente magmatico, tenuto “unito” dal caos, dal materialismo che lo caratterizza e dalle contraddizioni che lo caratterizzano, arido spiritualmente che convive con la religione perché in fondo quest’ultima è innocua, non dà fastidio; sembra che faccia tenerezza.

Eliot invece è per una fede, una religione che non ammette compromessi, suggerendo la via del raccoglimento e dell’umiltà, la necessità di uscire dal “tempo quotidiano” per raggiungere una dimensione mistica: l’eternità che il grande poeta definisce in questi termini:

“Afferrare il punto di intersezione tra l’eterno e il tempo è occupazione da santo”.

Lo stile di Eliot: il metodo delle sovrapposizioni culturali

Sul piano formale, la poesia di Eliot suggerisce l’unione tra emozione e riflessione: nasce in questo contesto la poetica del <<correlativo oggettivo>> (che tanto influenzerà Eugenio Montale) secondo la quale occorre trasformare ogni emozione individuale in immagini oggettive valide per tutti. Il sentimento, l’intuizione personale vengono comunicati in forma simbolica, per il tramite di un oggetto al quale vengono assimilati.

Un’esemplare testimonianza della continua mescolanza di riferimenti culturali diversi che sta alla base de La terra desolata, si trova nell’ultima sezione, Ciò che disse il tuono, Essa si apre con la disperata visione di un deserto: forse gli uomini sono in attesa di una pioggia che non arriva; anche la speranza che può arrivare da Cristo è lontana, mentre gli uomini, in terra, stanno morendo. In questa sezione dunque il poeta prosegue il suo metodo delle sovrapposizioni culturali, avvalendosi di un ordine preciso di riferimenti che vanno da Dante al Vangelo di Luca, passando per il mito celtico e per un trattato indiano.

Dopo la luce rossa delle torce su volti sudati

dopo il gelido silenzio nei giardini

dopo l’agonia in luoghi di pietra

il clamore e il pianto

la prigione il palazzo e l’echeggiato schianto

del tuono primaverile sui monti lontani

colui che era vivo adesso è morto

noi che eravamo vivi stiamo morendo

adesso, con un po’ di pazienza

 

Qui non c’è acqua ma solo roccia

roccia e non acqua, e la strada di sabbia

la strada che si snoda lassù tra le montagne

montagne di roccia e niente acqua

se qui ci fosse acqua ci fermeremmo a bere

tra la roccia non ci si può fermare o pensare

il sudore è asciutto, i piedi nella sabbia

ci fosse almeno acqua tra la roccia

morta bocca di montagna con i denti cariati che non può sputare

qui non si può stare in piedi né sedere né giacere

non c’è neanche silenzio tra i monti

ma tuono secco sterile senza pioggia

non c’è neppure solitudine tra i monti

ma volti rossi arcigni che ringhiano e sogghignano

da soglie di case di fango screpolato

 

se ci fosse acqua

e niente roccia

se ci fosse roccia

e anche acqua

e acqua

una sorgente

una pozza fra la roccia

 

 [ … ]

 

In questa poesia viene evocata una situazione di disagio e di inquietudine in termini onirici, creando un’atmosfera da incubo. Eliot, nella seconda strofa, fa corrispondere lo stato d’animo dell’uomo con la desolazione del paesaggio (assenza di acqua=assenza di vita), insistendo sull’aridità del paesaggio mediante una serie di ripetizioni che creano un effetto di musicalità ossessiva.

Come gli esploratori in Antartide, gli uomini che si aggirano per il deserto desolato pensano di vedere accanto ai loro compagni una presenza misteriorsa (forse la morte). Il canto diventa più disperato e folle, il canto dell’Europa che sta per finire ; tutta la civiltà europea (simboleggiata dalle città  che hanno costituito i suoi punti di riferimento: Gerusalemme per la religione, Atene e Alessandria per la cultura classica, Vienna e Londra per quella moderna e contemporanea) sembra giunta al termine della sua storia.

Ma Eliot ci offre anche una rinascita, simboleggiata dal gallo con il suo gioioso canto, segno di una nuova alba, e dal vento umido che riporta la pioggia. La desolazione è ormai superata, il tuono (Dio?) parla e annuncia il suo messaggio di salvezza: dalle sue parole emergono i valori fondamentali della civiltà passata: altruismo, compassione, autocontrollo, sulla base dei quali rifondare una civiltà nuova. Accoglieremo un giorno il messaggio di Thomas Stearns Eliot?

 

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