Sappiamo leggere solo i libri dei calciatori

E’ triste constatare come l’editoria stia sempre più annegando in una crisi senza fine. Ma è altrettanto triste osservare che la contrazione delle vendite non si verifica quando, ad essere pubblicati, sono i libri di calciatori e famosi chef.

I bagni di folla non sono di certo una novità per Francesco Totti, simbolo calcistico e icona pop degli ultimi vent’anni. Anche dopo il suo addio al mondo del calcio continua a far parlare di se e a mobilitare veri eserciti di, più che fans, veri innamorati dell’uomo e di ciò che ha rappresentato. La fila della notte scorsa, fuori dalle librerie per acquistare il suo libro, ne è la riprova. Il sintomo dell’amore verso il simbolo, dicevamo, ma anche l’archetipo di un male, oramai endemico, che attanaglia il mondo culturale ed editoriale della nostra nazione. E’ castrante osservare che certe manifestazioni avvengano solo a fronte della pubblicazione di un libro di un giocatore di calcio, la lapalissiana conferma di come il mondo dell’editoria campi ancora, solo, per il riflesso di una luce terza. Sintomo di una profondissima lontananza tra mondo culturale e quotidianità; con gli anni, tutto questo, si sta acuendo sempre di più con risvolti, per entrambi i contesti, atroci.

L’impoverimento culturale delle masse, indotto e orchestrato, porta ad una scarsissima consapevolezza da parte di queste ultime in sé stesse e gli preclude ogni aspetto ludico e appagante che può derivare da una sana vita culturale. Questo, come è facile immaginare, indirizza i singoli a ricercare ciò che gli è stato negato in contesti più costosi e altamente alienanti dove la dimensione sociale viene meno o quasi. L’altro aspetto negativo di tutta questa faccenda è l’emarginazione dal mondo lavorativo di tutti quei soggetti che della Cultura con la C maiuscola hanno fatto la propria ragione di vita. Ed ecco le gare al ribasso con i pochi editori che ancora si muovono in contesti di nicchia o con scarsissimo pubblico.
Sembra destinato a vivacchiare così il mondo editoriale italiano, o operare quasi a titolo gratuito, volontaristico direi, oppure scritturare grandi campioni dello sport e del mondo dello spettacolo. Non si può dire che la cultura italiana sia scomparsa, ogni anno assistiamo alla pubblicazione di migliaia di opere letterarie e non, ma in tirature limitatissime o dietro accordi economici sconvenienti. La cultura italiana non è scomparsa, è solo in attesa del suo pubblico troppo impegnato a fare le file sbagliate.

 

Andrea Scaraglino

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