Al via Napoli Città Libro 2021: la Campania riparte con il primo appuntamento dal vivo dopo il lockdown

Napoli Città Libro 2021 riparte oggi. Il salone del libro e dell’editoria, giunto alla sua 3a edizione ritorna in città dopo il rinvio dell’edizione 2020, dovuto al covid 19. Sarà Palazzo Reale, insieme a piazza del Plebiscito la cornice che ospiterà la kermesse da oggi fino al 4 luglio. Napoli città libro 2021 è la prima fiera italiana del libro che si svolgerà in presenza dopo il lockdown.

L’iniziativa, anche quest’anno promossa dall’Associazione Liber@rte, in collaborazione con il Centro per il libro e la lettura e con la Direzione regionale dei musei della Campania, del Ministero per la Cultura, si inserisce, insieme a Campania che legge, nell’ambito di un progetto tutto nuovo, La Fiera del libro, ideato dalla Regione Campania e prodotto da Scabec con l’intento di promuovere e rilanciare la lettura in Campania e in tutto il sud Italia.

La Fiera del libro si propone come un appuntamento che coinvolgerà tutto il territorio, partendo proprio da Napoli Città Libro. Il tema scelto per l’edizione 2021 è Passaggi. Un tema molto attuale visto il difficile periodo che stiamo ancora attraversando e che tutti sperano possa volgere al termine quanto prima.

La manifestazione si aprirà con una dedica allo scrittore cileno Luis Sepulveda, scomparso a proprio a causa del covid, che sarebbe dovuto essere il testimonial di questa edizione. Dopo la cerimonia augurale la fiera del libro entrerà nel vivo nel pomeriggio con i primi appuntamenti.

 Napoli Città Libro 2021: le sale e gli espositori

Napoli Citta Libro 2021 porterà in città scrittori, autori, narratori, giornalisti, volti noti dello spettacolo e  amanti della lettura di tutto il mondo. 92 stand, 120 eventi, incontri con il mondo della cultura, della scienza, della musica  per celebrare la grande festa campana della fiera Napoli città Libro.

Tutti gli incontri si terranno nelle sale del Palazzo Reale, chiamate ad hoc come le splendide isole campane, oggi covidfree, Ischia, Capri e Procida. A questi si uniscono anche gli spazi della Sala teatro di corte, la Sala premio Napoli presso la sede della fondazione e la terrazza del Teatro di San Carlo.

Il cortile reale ospiterà il Leggilibri, una rubrica letteraria della TGR Rai Campania a cura del giornalista e scrittore Claudio Ciccarone. Nell’Agorà si alterneranno circa trecento tra scrittori, editori e librai, ospiti della rubrica da due anni, da venerdì 2 a domenica 4.

Gli espositori sono invece allestiti sotto i porticati della piazza simbolo della città, Piazza del Plebiscito. Palazzo reale e Piazza del plebiscito, mete di circolazione e scambio culturale, unite in un caloroso abbraccio con il pubblico. un percorso itinerante tra gli stand e un viaggio tra eventi ed incontri che proporranno ai visitatori riflessioni sui temi più attuali della nostra contemporaneità.

Napoli città libro e non solo

Ma la Fiera campana del libro non è solo Napoli città libro: sempre in quei giorni si terranno appuntamenti e presentazioni, con incontri con scrittori noti al grande pubblico e personalità del mondo dell’editoria anche a Salerno, Caserta, Avellino e Benevento attraverso un truck brandizzato che si muoverà nelle piazze e in luoghi allestiti per l’occasione.

Entrambe le manifestazioni si svolgeranno parallelamente al succitato Campania che legge, il format digitale dedicato alle librerie e agli editori campani, già in onda dal mese di marzo realizzato anche con la collaborazione del festival Salerno Letteratura, della Fondazione Alfonso Gatto, del Premio Napoli e dell’Emeroteca Tucci, in circa dieci appuntamenti trasmessi sui canali social ogni giovedì – organizzati dalla Scabec.

Napoli città libro: gli ospiti e il salone off

Tra i tanti ospiti del mondo della cultura e dello spettacolo, spiccano Maurizio De Giovanni, Marisa Laurito, Peppe Iodice, i The Jackal, Peppe Barra, Patrizio Rispo, Tony Tammaro e Raiz.

Spazio anche a temi di stretta attualità con lo scrittore siriano e dissidente politico Yassin al-Haj Saleh e il microbiologo Andrea Crisanti. Inoltre, ci sarà un’ampia finestra dedicata alla politica, vista la presenza di Massimo D’Alema e di tre candidati a sindaco di Napoli, ovvero Gaetano Manfredi, Antonio Bassolino e Catello Maresca.

Ad impreziosire il già ricco programma della manifestazione ci saranno iniziative dell’Evento OFF, presso L’Emeroteca Tucci, in Piazza Matteotti, dove si potrà assistere alla mostra di carteggi inediti di Mario Missiroli, uno dei grandi della storia del giornalismo in Italia e un convegno dedicato alla figura di Floriano Del Secolo.

Mentre il Palazzo Reale, eretto a fortezza della cultura, incastonato con piazza del plebiscito si profila ad essere il porto sicuro da cui ripartire. Napoli città libro, insieme alle altre iniziative, inserite nel progetto della Fiera, invece, rappresentano il veliero della speranza, che con il vento in poppa, inizia a puntare verso un roseo orizzonte. Che il viaggio abbia inizio…

 

Per consultare il programma completo e acquistare i biglietti: https://www.napolicittalibro.it/

 

 

Luis Sepùlveda, un killer sentimentale per un noir originale

Le storie di killer, si sa, sono torbide. Sanno di vecchie polaroid, di fumo di sigarette ammezzate, di liquori aspri, di lerciume e sangue; e sanno di disumana confidenza con ognuno di questi elementi. Si potrebbe riconoscere un normale noir, senza particolari difficoltà, fin dalle primissime parti dell’opera. Si potrebbe, per giunta, decidere di abbandonare la lettura dell’ennesimo ‘mattone’ letterario, vinti dal tedio dell’aver già colto il prolisso disegno dell’autore, pur di non morire d’un libro scontato e malamente farcito. Tristemente ‘semplice’, oggigiorno, concepire storie simili: ambientazioni scure ed umide; personaggi poco raccomandabili; particolari scabrosi e registri coloriti. Totalmente diversa è la lettura del romanzo di Luis Sepùlveda, Diario di un killer sentimentale, risalente all’ormai lontano 1996: una storia che si legge, si rilegge, si vive con trasporto, e non si abbandona mai. In un uno spazio di poco più settanta pagine, l’autore ha inserito tutto un mondo nuovo, nell’ormai collaudato cosmo del roman noir.

Nella finzione letteraria, la narrazione è suddivisa in sette giorni: la quantità di tempo necessaria alla Creazione, o, verosimilmente, all’ottima realizzazione di un’opera ben fatta. L’io narrante è quello stesso del protagonista, un abile e quotato killer professionista al servizio dell'”uomo degli incarichi”, una persona mai incontrata fisicamente (“perché così funzionano le cose tra professionisti”). Il brillante assassino, nel punto più pieno della sua carriera, commette un errore: s’innamora di una giovanissima donna francese, che lo trascina in una costosa ed incauta vita aristocratica. Una giostra lussureggiante, interrotta dal protagonista esclusivamente per i viaggi di lavoro, al solo scopo di raggiungere le sue vittime, e ripartire.

All’alba, però, di una nuova commissione, un incarico con “sei zari sulla destra ed […] esentasse”, la bellissima francese tronca  la relazione, facendo piombare il protagonista in un insano vortice di ripensamenti e di monologhi profondi, insieme con la sua coscienza che agisce tramite la sua stessa immagine riflessa nello specchio, o tramite le foto dell’obbiettivo da eliminare. Tutta una serie di errori e tentennamenti che portano alla contrattazione di un pensionamento anticipato, fissato, ovviamente, al compimento di quell’ultimo lavoro. Nonostante i passi falsi e le incertezze, il killer si fa strada fino alla fine, trascinandosi dolorosamente fino al culmine di quell’ultimo omicidio, in un finale dal colpo di scena agrodolce.

Diario di un killer sentimentale, è un noir avvincente, spregiudicato ed efferato quanto basta. Una narrazione esile, asciutta ed agile, che alcuni canuti accademici annoiati, ai tempi, definirono scontata, ma che sorprende e colpisce il lettore ignaro come un colpo d’arti marziali, secco ed efficace. Un’opera in cui la crudeltà fredda del romanzo nero si mescola coi tormenti interiori di un’anima inaspettatamente fragile, e con debolezze e problematiche tutte umane, e tutte nuove, in un sottogenere già collaudato, ma abilmente svecchiato. “[…] perché era vero, l’amavo, ma non potevo agire diversamente in quel mio ultimo lavoro”.

Premio Manzoni romanzo storico 2015

Pochi giorni fa, sabato 24 ottobre, si è svolta al Teatro della Società di Lecco la cerimonia di premiazione dell’undicesima edizione del Premio Letterario Manzoni romanzo storico, organizzato da Confcommercio Lecco e patrocinato dal comune di Lecco e dal Centro Nazionale di studi manzoniani
Il vincitore del premio alla carriera 2015 è stato lo scrittore e giornalista Luis Sepulveda. Con il premio allo scrittore cileno, la rassegna diventa a tutti gli effetti internazionale. “Maestro di letteratura e di impegno civile” si legge nella motivazione per l’assegnazione del premio. Il presidente di 50&Più Confcommercio Lecco Eugenio Milani sottolinea che questa «è stata una decisione prestigiosa che dà ulteriore lustro al Premio Manzoni. La scelta di Sepulveda, autentico protagonista della storia, non solo letteraria, del Novecento, ci riempie di orgoglio».

La premiazione è quasi coincisa con l’uscita in Italia del nuovo libro di Sepulveda, la sua nuova favola Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà. Nell’albo d’oro lo scrittore cileno raccoglierà il testimone di coloro che hanno ricevuto il premio alla carriera nelle precedenti edizioni, spiccano i nomi di Umberto Eco, Ermanno Olmi, Luigi Ronconi, Mario Botta, Paolo Conte, Giulia Maria Crespi.
L’assegnazione del premio alla carriera a Luis Sepulveda precede la finale del premio Manzoni Romanzo Storico, in programma domenica 8 novembre.

Il Premio è destinato a opere edite di narrativa, in forma di romanzo, diario o biografia, nelle quali sia presente una evidente prospettiva storica, o la cui narrazione sia collocata in un contesto storico. Rilievo preminente sarà assegnato al tema della memoria, in termini di esperienza sia individuale sia collettiva. Quest’anno i tre finalisti sono Leonardo Colombati con 1960 edito da Mondadori, Massimo Zamboni con L’eco di uno sparo pubblicato da Einaudi e Antonio Scurati con Il tempo migliore della nostra vita edito da Bompiani. A scegliere la terna finalista è stata la nuova Giuria, composta da Ermanno Paccagnini (docente Letteratura italiana contemporanea all’Università Cattolica di Milano e critico letterario), Alberto Cadioli (docente di letteratura italiana contemporanea all’Universtià degli studi di Milano), Gian Luigi Daccò (direttore dei musei civici di Lecco), Gianmarco Gaspari (insegna Letteratura italiana all’Università degli Studi dell’Insubria e direttore della rivista Annali manzoniani), Luigi Mascheroni (giornalista e la cattedra di Teoria e tecnica dell’informazione culturale all’Università Cattolica di Milano) Stefano Motta (insegna presso il Collegio Villoresi San Giuseppe di Monza, oltre ad essere saggista e romanziere), Mauro Novelli (insegna Letteratura italiana contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano e vice Presidente del Centro Nazionale Studi Manzoniani), Giovanna Rosa (insegna Letteratura italiana contemporanea ed è coordinatore del Master in Editoria presso l’Università degli Studi di Milano nonché presidente della MOD) e Vittorio Colombo coordinatore del premio e responsabile del quotidiano La Provincia di Lecco.

In una nota della giuria si legge: “Può darsi che chi è affezionato a una certa idea retrò di romanzo storico cappa e spada storca il naso di fronte ai tre romanzi selezionati per l’edizione 2015. Perché, per una coincidenza non stabilita a priori, tutti e tre raccontano di un’epoca non così lontana da noi ma lontanissima dalle ambientazioni che convenzionalmente si associano all’idea di “romanzo storico. A meno che, a ben vedere, non si consideri l’intera produzione di Manzoni, e si recuperi alla lettura quel capolavoro teso e spesso incompreso che è la Colonna Infame. Allora si apprezzeranno i titoli scelti”.
Un premio dunque che vuole recuperare una certa idea di letteratura troppe volte oscurata e deviata dalla fama senza prestigio.

“Patagonia express”: Luis Sepùlveda ed il suo viaggio verso la fine del mondo

Questo è un viaggio che iniziò molti anni fa, non importa quanti. Cominciò quel freddo giorno di febbraio, a Barcellona, seduto con Bruce, a un tavolo del caffè Zurich […]. Forse non riusciremo mai a sapere come organizzavano gli assalti alle banche quei due banditi, ma posso raccontare come andò che un inglese e un cileno abbastanza ubriachi, verso le cinque del pomeriggio, progettarono un viaggio ai confini del mondo.

Luis Sepùlveda (Ovalle, 4 Ottobre 1949), durante il suo viaggio verso la Patagonia, decide di munirsi di un diario (“la moleskine” regalatagli dal suo compagno di viaggio Bruce, un inglese che, come lui, ha un rapporto da ricucire con l’idea della ”patria”) per appuntare tutto quello che ritiene necessario debba essere intrappolato sulla carta dei ricordi, quelli che possono nascere solo in quella terra chiamate ”del fuoco” e che va verso la fine del mondo, più a sud. Tutto questo è Patagonia Express.

Sepùlvelda, dalle idee politiche dichiarate e comuniste (viene arrestato e torturato in seguito al colpo di stato del noto generale Pinochet e trascorre ben sette mesi in carcere) manifesta sin da piccolo il suo forte spirito ribelle che lo accompagnerà tutta la vita e che, possiamo dirlo, lo renderà certamente unico come autore.
Patagonia Express è molto più di un semplice diario di viaggio o di ”bordo”; è la storia del protagonista che vive attraverso le storie dei personaggi che incontra e che gli raccontano chi erano stati, chi sono oggi o chi hanno finto di essere. Condannato all’esilio, dopo nove anni di risposte negative da Amburgo, Sepùlveda riesce finalmente a salire sul traghetto Colono e salpare fino a lì, dove ha cominciato e dove vuole ritornare. Sepùlveda è un cileno. E la sua è quella che molti chiamerebbero “avventura”. E l’avventura, spesso, porta con sé il mito, le storie segrete di naviganti, oppositori politici, disertori e uomini qualunque che conoscono il mondo e lo mostrano raccontando. Il nostro avventuriere rende vive le ostilità di quella gente per spiegare cosa succede davvero in luoghi avvolti ormai nell’oblio, da quando la dittatura militare è crollata ma non ovunque. La città di Rio Mayo, ad esempio, è costretta a subire dalle sette di mattina alle sette di sera il lavaggio del cervello fatto dagli altoparlanti della stazione militare ancora attivi. Sembrerebbe surreale, se solo lo stesso Sepùlveda non dovesse abituarsi a quell’assordante nenia che penetra nelle orecchie come una violenza bella e buona di prima mattina, mentre spazza via anche gli stormi di uccelli. Di città in città, nella notte australe e per lo Stretto di Magellano, lo scrittore cileno ha la fortuna di partecipare al famoso torneo di bugie dei suoi compagni di viaggio radunati attorno al fuoco. Cosa si vince? Qualcosa da mangiare e la possibilità di riflettere sotto le stelle:

E questo cielo? E tutte queste stelle? Sono un’altra bugia della Patagonia, Baldo?
Che importa? In questa terra mentiamo per essere felici. Ma nessuno di noi confonde la bugia con l’inganno.

Luis vuole arrivare ad Ushuaia, è pronto ad attraversare lo Stretto. Arriva a nord di Manantiales, dove si trova un piccolo paesino di pescatori chiamato Angostura.
”Angostura non ha cimitero, ma ha una tomba, un piccolo sepolcro che è stato dipinto di bianco e che guarda verso il mare.Vi riposa Panchito Barria, un ragazzino morto a undici anni. In tutto il mondo si vive e si muore, ma il caso di Panchito è tragicamente speciale, perché il bambino è morto di tristezza”.

Questa, forse, è una delle storie più belle che possiamo leggere. Storie che avvengono solo a sud del mondo, dove l’Atlantico incontra il Pacifico ed il resto è meraviglia o miracolo. Un bambino riesce a farsi come amico un delfino e guarisce dalla sua malattia. Ma il delfino, l’ultima estate non ritorna e lo abbandona alla sua solitudine. Fu così che Panchito morì di tristezza.
E come non immergersi nelle vicende di Carlo E Basta e di Nicanor Estrada e del suo cadavere che viene trasportato in aereo fino a Comodoro Rivadavia. Le distanze sono immense, perché quella terra è così grande che scompiaono i campi visivi ma si moltiplicano i punti di vista e si accettano compromessi; del resto per i cileni funziona così.

Davanti agli occhi di Sepùlveda, i binari di Ujina. Ancora un nuovo viaggio, fatto di condivisione e di incontri così rari da essere preziosi. Più le anime si avvicinano, più la necessità alimenta sentimenti buoni nella vastità andina in cui si ritrovano come catapultati.

La meta successiva è il Coca, dove giungerà assieme al capitano Palacios, del quale perderà poi le tracce. Il cammino non si ferma, ecco Sepùlveda a Santiago, al cospetto del gigante, il suo scrittore preferito, Francisco Coloane, grazie al quale scopre che il mare ha i suoi segreti che solo i veri capitani sono in grado di svelare. Sono tutti grandi amici in Patagonia Express, chi investe tutte le forze, e tutta la vita, in un viaggio del genere, conosce il significato più profondo dell’amicizia e dei rapporti umani. Non dimentichiamo che stiamo parlando di un grande uomo, oltre che di un grande scrittore, attivista e militante. Un romanzo, o meglio un diario, che si legge tutto d’un fiato e che fa viaggiare anche noi.

Exit mobile version