New Italian Epic: la narrativa metastorica

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New Italian Epic- la Nuova Epica Italianache si configura come una sorta di nuova  narrativa  metastorica allegorica, viene pubblicato da Wu Ming (precisamente da Wu Ming 1. dato che così amano firmarsi gli autori) nel 2008 ed è accompagnato da un saggio  sul raccontare  di Wu Ming 2. In questo testo, che è un memorandum sulla letteratura (uno studio condotto sui diversi fenomeni letterari del periodo molto presenti in Italia e non solo, come i Giovani Cannibali con Isabella Santacroce o il movimento  cyberpunk e fluxus), viene analizzato un determinato periodo storico, diviso in tre lustri: quello che va dal crollo della Prima Repubblica, si ferma agli anni del G8 a Genova (e Wu Ming si è interrogato molto sulle responsabilità avute a riguardo, dato che alcune letture pare abbiano influenzato, non poco, il pensiero di alcuni anarchici insurrezionalisti attivi nei centri sociali, ma non solo il loro), fino poi ad arrivare agli anni del bagno di sangue della Sinistra e della crisi del berlusconismo.

Da quest’analisi è emerso un vuoto vero e proprio della critica letteraria, un’assenza di critici, un buco da riempire  (e qui si serve dell’idea dello sfondamento), come se i romanzi si somigliassero tutti (nei temi, nel linguaggio e nello stile) e come se il lettore fosse diventato un succube, schiavo, come l’autore, delle logiche trainanti del mercato e delle case editrici.  Per questo motivo, in New Italian Epic, ci viene proposta l’immagine del lettore  esigente, intendendo, con questo termine, un lettore informato ed in grado di cogliere certi messaggi e meccanismi (quasi d’ elite) ; ma, allo stesso tempo, anche vicino al linguaggio e allo stile popolare, tutto ciò attraverso il difficile  compromesso tra narrazione e pubblico, tra produttore e fruitore del prodotto estetico.

In riferimento ad una postilla al Il  Nome della Rosa, di Umberto Eco (sul loro sito, gli autori, tra l’altro, ci tengono a spiegare  come siano onorati dall’associazione fatta continuamente con questo autore ma ricordano, tra le loro fonti ispiratrici American Tabloid di James Ellroy e, per giunta, smentiscono ogni voce per ciò che riguarda l’eventuale partecipazione di Eco al loro collettivo e alle loro opere), testo che in Italia viene fatto coincidere con l’inizio della Post-Modernità (anni ’50) insieme a Se una notte di inverno un viaggiatore di Calvino; viene problematizzata la difficoltà dell’autore post-moderno di distaccarsi da alcune convinzioni tradizionaliste e storiche e, allo stesso tempo, quella di riscattarsi  aderendo a nuovi codici e dogmi che non sono altro che quelli della modernità. Quindi, in questo senso, per W.M., la citazione è qualcosa che va oltre e non si limita alla mera emulazione e parodia. Ecco che l’autore (l’uomo) si perde in quel conflitto che c’è tra realtà e fiction, perdendo di vista quella che è la sua realtà e che porta poi alla dissimulazione e all’evasione.

Questa scossa che deriva, nella coscienza di ognuno,  ci consente di ricorrere al mito (che non è tra quelli sfatati da Luther Blissett sulla ragione,  la storia,  il sé), visto come una possibilità, come collante sociale e soprattutto necessario all’essere umano per vivere. Mito che ora non è più meta-racconto (come quello illuminista o marxista) ma micro-racconto suddiviso e frammentato, come lo è l’animo dell’uomo post-moderno. Una narrazione, quindi, che non sia più destinata al fallimento come la nevrosi scaturita dallo scontro di reale e razionale, ma anamnesi, altra cosa.

Umberto Eco

In realtà, W.M., è considerato come un eroe anti-postmoderno che si schiera contro la logica del disimpegno, in quanto vuole allontanarsi da un certo manierismo, tipico degli ultimi anni novanta, che aveva ormai caratterizzato post-moderno e post-modernismo e liberarsi dal concetto di ”avanguardia”. Quindi, è come se denunciasse la mancanza di originalità ed il fatto che una certa letteratura non avesse, alla fine, uno scopo.

W.M., inoltre, si differenzia da Eco  poiché  vuole lasciare un messaggio che sia messa in discussione dell’io e della realtà che lo circonda prima, e strumento poi; per una letteratura destinata ai vinti, a chi non ha voce, agli eroi di oggi; che si servono dei miti e della storia per non asservirsi al potere alienandosi (iconoclasti di ieri e di oggi) in un circolo vizioso malato che non porterebbe a nulla, ma per immaginare il futuro.

Forse, con ”etica interna”, intende proprio questo: Il nuovo impegno morale dello scrittore.

 

 

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