‘L’Angelo veste sado’: il giallo di Silvia Alonso finalista al Premio Nabokov 2020-2021

L’Angelo veste sado, edito da Brè Edizioni, è il secondo romanzo di Silvia Alonso, pseudonimo di Silvia Aonzo. La scrittrice è un avvocato civilista milanese. Dopo la brillante formazione umanistica e una borsa di studio Erasmus a Parigi si specializza in diritto internazionale ed abbraccia giovanissima la carriera forense.

All’arrivo del primo figlio trova il coraggio per un’inversione di rotta, decidendo di lavorare come consulente legale solo part-time per coronare il suo sogno di dedicarsi alla scrittura e di prendere una seconda laurea in lettere. Sue passioni di sempre: il flamenco, la danza orientale, la mitologia, lo yoga e l’esoterismo.

Esordisce già molto giovane con le sue poesie -una delle quali, Inverno africano viene premiata da Alda Merini al Casello del Belgioioso Pv-, nel 2009, concorso “Poesia dorsale”. Nel 2006 pubblica con Altrimedia Editore la favola poetica Il morso del serpente, dal quale trae la sceneggiatura per l’omonimo spettacolo danzato rappresentato al teatro La Scala della Vita, Milano con la partecipazione dell’amico scrittore Andrea g. Pinketts.

A dicembre 2019 esce per i tipi di Genesis Publishing il suo primo vero romanzo (un chicklit) I love Mammy in Monte-Carlo – come sopravvivere a una vita glitter L’avvocato in guêpière, ultimo suo lavoro, si aggiudica il secondo posto (Premio Giuria) al Festival del Romance Italiano (FDI) del 1 luglio 2021. Sta attualmente lavorando ad altri romanzi anche per ragazzi, e a raccolte di favole.

Altre pubblicazioni a cui ha collaborato con i suoi racconti: Aa.Vv.  Sulle ali della primavera  e Tenebrae- verso un mondo oscuro e ammaliante (Genesis Publishing, aprile e ottobre 2020); Halloween all’italiana 2020; Natale Horror 2020; Z di Zombie (Letteratura Horror, ottobre e dicembre 2020; aprile 2021); Avventure al volante (Rudis Edizioni, marzo 2021), Gente di Dante (in pubblicazione), Antologia Premio Città di Grottammare (in pubblicazione), Storie di Donne, Premio Letterario Comune di Arco (in pubblicazione) Diari in motocicletta (Rudis Edizioni, giugno 2021), Fiabe della buonanotte (Rudis Edizioni, luglio 2021).

Tra il 2020 e il 2021 i suoi racconti sono stati premiati ai seguenti concorsi di narrativa: Premio di poesia e narrativa Giovanni Bertacchi (finalista con «Solange»); Premio di letteratura al femminile Laurizia (3° posto con «cieli immensi»); Premio Metamorfosi (poesia finalista «Eros di stelle»); Premio Città di Grottammare (menzione d’onore per il racconto «Le sabbie mobili») ; Contest Letterario L’Automobile (racconto «La doppietta»); Premio Internazionale Creati-Vita Inferno Dantesco (2° posto per «Ready Infernum Player») ; Premio Storie di donne Comune di Arco (2° posto per «Street Bob striptease»); Premio Bukowski (finalista con la poesia «quello che le suore non dicono») ; menzione speciale per la favola «La principessa serpente» al Premio Jean De La Fontaine.

Cura il proprio blog : www.silviaalonsowriter.com dove si occupa anche di recensioni di romanzi e film.

L’Angelo veste sado: Sinossi

Copertina Libro

L’Angelo veste Sado, uscito il 1 Luglio 2021  si è aggiudicato  la finale del Premio Nabokov 2020 per il romanzo inedito.

L’altare che si ergeva in mezzo all’immensa stanza era pronto. Le affusolate dita delle luci si espandevano maestose dai candelabri a gambo lungo, protesi come i rami di un albero. Gli spazi dilatati si alternavano tra gli oggetti inanimati e le loro sagome proiettate sui muri, rinchiudendo in una grande gabbia anche il tempo che, tra le loro braccia, sembrava restare sospeso. Le candele ardevano, disegnando strani giochi d’ombre. Era un rincorrersi vorticoso tra i contorni delle cose che si perdevano nel buio in una gara degli opposti, dove la notte strappava lembi di speranza al giorno. Il vuoto si mangiava la luce inghiottendola nel suo pozzo, e lei ogni volta riemergeva vittoriosa dal fondo, riguadagnando terreno, tirando un breve respiro con le sue flebili fiammelle.

Nell’underground di una Milano notturna si celebrano strani rituali a luci rosse, le cui protagoniste sono spregiudicate Mistress appassionate di esoterismo. Uno di questi giochi erotici si conclude con un omicidio. La vittima è Mattia D’Angelo, un ex acrobata del Circo di Monte-Carlo, che è stato ritrovato morto per asfissia a seguito della pratica del bondage.

Proprio nella rinomata città francese, da dove tutto era partito anni prima, va in scena il concitato e conturbante epilogo della vicenda, con la protagonista Maggie che riuscirà a smascherare la vera responsabile dell’omicidio e a riprendere i fili di una matassa in cui alle pratiche sadomaso si annodano altresì la criminalità e l’occultismo.

«Sentivo che c’era un mondo notturno, trasgressivo e misterioso, che scalpitava per trovare voce – ha dichiarato la scrittrice.

Il pretesto: partire dal Trottoir di Pinketts e dai suoi gialli, riallacciandone le fila in chiave prettamente femminile. È nata così la protagonista, Maddalena Santacroce. Esoterismo, giochi proibiti e un Eros prepotente le cui sacerdotesse sono raffinate Mistress, ballerine e atlete che vanno ben oltre i comuni stereotipi. Ragazze colte e determinate che decidono di fare una vita libera, padrone del proprio corpo, dominatrici del loro destino. Il confine tra misticismo ed erotismo, e tra dolore e sublimazione, mi ha portato a ricercare legami inediti. Da far decantare in questo cocktail micidiale».

«È un giallo di qualità, che mescola con sapienza intrigo, eros e sado maso, scavando nei personaggi e facendo emergere un mondo sconosciuto ai più, tanto, tanto affascinante» – ha commentato l’editore.

 L’Angelo veste Sado, in sintesi, presenta tutti gli ingredienti giusti per soddisfare il palato del lettore più esigente: il giallo, con i suoi intrighi, il morto, l’assassino, il poliziotto e l’investigatore esterno. Il BDSM, quello duro, crudo, fatto di dolore che muta in piacere. L’erotismo velato ma presente. La notte, il nero del buio che copre e rivela, che cela e protegge misteri che è meglio non conoscere. La Morte, pronta a spiegare le ali come un Angelo nero. Le Mistress, vere regine del piacere per chi cerca l’oltre. Il tutto agitato con abilità da un’autrice colta, raffinata, ammaliante.

Silvia Alonso avvolgerà i lettori nelle dotte spire di un serpente e li porterà a girare le pagine con avidità, sperando di non sentire il sibilo di una frusta sulla loro schiena. Fa male. Prima di donare piacere…

 

https://breedizioni.com/libri/langelo-veste-sado-libro/

 

 

 

“Gli alberi dell’orgoglio”: tra scienza e superstizione

Gli alberi dell’orgoglio è un racconto contenuto ne L’uomo che sapeva troppo che Chesterton pubblica nel 1922. È un libro cardine diverso dagli altri contenuti in questa silloge: si tratta infatti di un giallo (come gli altri quattro, d’altronde), ma si caratterizza per presentare risvolti inaspettati, riguardanti l’uomo e lo scontro tra le sue paure irrazionali e la realtà.

La storia ruota intorno alla leggenda (inventata dall’autore) di tre alberi provenienti dall’Africa che avrebbero un’influenza malvagia, come affermano i contadini: forse infatti sono la causa della tremenda epidemia di peste scoppiata nelle vicinanze. Vane, il padrone del giardino dove si riuniscono i personaggi (l’amico Cyprian Paynter, il poeta John Treherne e il dottore Brown, pedina fondamentale nel racconto).

Tu cammineresti sotto una scala un venerdi per andare a cenare a un tavolo con tredici persone, ognuna delle quali farebbe cadere il sale sul tavolo”: questo è Vane, un razionalista fino al midollo che mai accetterebbe di tagliare gli alberi pavone nel suo giardino, come invece vorrebbero i giardinieri e il taglia legna. L’evento scatenante è però la morte della figlia del taglialegna: a questo punto Vane è deciso a smascherare la superstizione legata agli alberi pavone (simili a dei bambù, a quanto si capisce). La notte stessa entra nel bosco e va in direzione degli alberi incriminati. Di lui non si saprà più nulla. A questo punto nasceranno intrighi e supposizioni sulla scomparsa del proprietario della tenuta: verrà rinvenuto uno scheletro, un teschio e le cose si complicheranno per poi disvelarsi alla ri-appariazione di Vane.

Era quindi tutto frutto di una messa in scena: lo scheletro trovato nel pozzo non era di Vane, ma era stato messo dal dottor Brown, al quale Vane si era rivolto per trovare complicità nello smascherare la superstizione degli alberi di pavone. Peccato che non c’era nessuna superstizione da smascherare: gli alberi erano effettivamente nocivi: lo aveva provato lo stesso dottor Brown con i suoi studi e i suoi riscontri. Allora Vane si sbagliava: gli alberi, durante la sua assenza, erano stati fatti abbattere.

Il primo caso di leggenda popolare che “scredita” la verità scientifica: come può una susperstizione popolare avere ragione sui fatti? Non c’è la scienza per questo? I contadini “ignoranti” che avevano diffuso la credenza mistica della malvagità di questi alberi rappresentavano una aberrazione verso il metodo scientifico del dottor Brown. “Avevo contro di me qualcosa di più schiacciante e definitivo dell’ostilità degli eruditi; avevo il supporto degli ignoranti”: è questo quello che dirà alla fine il dottore. D’altronde Vane non si era mai lasciato persuadere a far abbattere gli alberi pavone, proprio perché pensava che il dottore fosse tremendamente suggestionato dalle paure superstiziose dei contadini.

Verità scientifica e misticismo, in questa piccola ma interessante opera di Chesterton, si sovrappongono, invitando a riflettere a tutto tondo: esistono i depositari della verità? Di chi ci si può fidare? Quanto conta il giudizio della gente? E la scienza? Ha davvero tutto questo potere, anche quando si trova in situazioni di imbarazzo, cioè a dover affrontare i pensieri e le paure irrazionali dell’uomo?

È sempre il Dio contro la Scienza, come sempre la costante delle produzioni di Chesterton: ma stavolta queste due entità giocano in squadra insieme, si completano. Allora il problema è “solo” l’irrazionalità dell’uomo, come e quanto si faccia influenzare e suggestionare da tutto ciò che lo circonda, come, quando c’è di mezzo la morte, non perda un attimo a sfoggiare il suo istinto bestiale di auto conservazione: combattere la morte, in questo caso, gli alberi di pavone. Senza pensarci due volte e senza farsi troppe domande. Vane rappresenta la scienza, la razionalità, che in questo caso fallisce, si deve arrendere e deve subire l’onta di condividere il podio con l’ignoranza dei contadini, dell’uomo. Anche Vane, se vogliamo, si era buttato a capofitto in un convincimento che non aveva basi scientifiche: gli alberi pavone non erano la causa dell’epidemia. Il dottor Brown dimostrerà il contrario. E allora il razionale Vane e gli ignoranti contadini sono sullo stesso piano? Probabilmente sì. Sono entrambi a loro modo irrazionali, vittime delle proprie convinzioni: ma solo uno avrà ragione, con l’aiuto della scienza, cioè il dottor Brown. Ma la scienza, in questo caso, era stata scalzata dalla potente influenza mistica, avrebbe perso di credibilità, anzi non l’avrebbe per niente avuta. Da qui lo stratagemma nello stratagemma di Vane per far abbattere gli “alberi della morte”.

 

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