Antonio Machado, poeta fervido oppositore dei fascismi europei

Antonio Machado è stato un grandissimo poeta morto drammaticamente nell’anno in cui si conclude la guerra civile 1939. Nell’anno in cui invece la guerra ebbe inizio, nel 1936 ci fu l’omicidio di un altro grande autore: Garçia Lorca. La morte di Machado ebbe un’eco fortissima nel mondo letterario, perché negli anni della guerra civile era stato un grande animatore di dibattiti letterari e politici e fervido oppositore dei fascismi europei.

Il magistero di Machado oltre ad essere poetico fu anche politico. La creazione poetica del poeta spagnolo si sviluppa in un percorso che possiamo dividere in tre parti; la prima coincide con la prima raccolta Soledades pubblicata nel 1903, la seconda corrisponde a Campos De Castilla del 1912, la terza coincide con la raccolta Nuevas Canciones del 1924. Dopo queste pubblicazioni, il suo percorso diventa complesso e accidentato, peculiare di Machado che scriverà poesie e prose che riunirà nel Canzoniere apocrifo, attribuito a diversi eteronimi (creando delle personalità letterarie a cui dà una dignità letteraria, e a cui affiderà delle riflessioni poetiche). Accanto al Canzoniere apocrifo, Machado continua a scrivere liriche anche durante la guerra, che poi verranno chiamate poesie sciolte, non organizzate dall’autore. La tensione alla riedizione delle singole raccolte è sottomessa alla creazione di un’opera complessiva e attraverserà tutta la vita di Machado ritorna sempre sulle sue raccolte.

Come ha osservato Cesare Segre, parlare della poesia di Machado significa parlare di un sistema di varianti. Quando il poeta sceglie una variante interviene sul sistema intero della sua poetica. In tutte le raccolte ritroviamo infatti sempre gli stessi simboli in un sistema di immagini, come ad esempio l’immagine del limone, letto da Machado come simbolo dell’infanzia andalusa, assumerà altre sfumature nel tempo e si perpetuerà in tutta la vita letteraria.

Antonio Machado: l’importanza della lingua andalusa

Nato a Siviglia nel 1875, e fratello di Manuel, anch’egli poeta, Machado tiene molto a sottolineare le proprie origini. La famiglia da cui proviene è importante: il padre è avvocato e letterato del suo tempo (Machado lo ricorda nella poesia “Retracto”, in cui è descritto come un cacciatore, secondo due punti di vista; quello di un bambino che guarda estasiato il corpo massiccio del padre, e quello di un adulto che riflette sulla morte del padre, figura centrale nella sua vita); lo zio Augustin Duran è uno studioso della letteratura spagnola interessato ai problemi del folclore andaluso (Questa costante folclorica la ritroviamo anche in Garçia Lorca che addirittura farà ricerche sulla lingua del popolo andaluso). Antonio Machado vive in un ambiente molto colto, liberale e progressista. Fin da piccolo gode di grandi privilegi: studia nella Istitucion libre de ensenanza, un nuovo tipo di scuola fondata a Madrid nel 1876, che si ispira a criteri laici e liberali e che ebbe un enorme impatto nella Spagna della seconda metà del XIX secolo, pervasa da cultura piatta e ammuffita. L’educazione con forme liberali di cultura sarà un motivo ripreso spesso nel percorso letterario del grande poeta spagnolo. Machado ha una cattedra di letteratura francese negli istituti di secondo grado, anche se conseguirà la laurea soltanto in un secondo momento, cioè dopo la morte di Leonor, la giovanissima moglie.

Un uomo qualunque e un intellettuale

Nel 1898 è a Parigi e insieme al fratello collabora a delle traduzioni di Hugo, a dimostrazione della vicinanza sentimentale a Parigi dove conosce anche Baroja che si trovava come lui al suo primo viaggio nella capitale e altri autori simbolisti minori rispetto a Verlaine per il quale Machado manifesta subito una grande venerazione. Molto a lungo si è parlato di Machado simbolista e modernista. L’apprendistato modernista è mediato molto dalla letteratura francese (a differenza di Dario, Machado non ha problemi con la lingua francese). In una prima fase, quella di Soledades, seguirà molto la pista modernista interpretandola a suo modo, ma già nel 1917, quando crea le Pagine scelte, in una nota dell’antologia l’autore rivendica la finalità del libro e afferma di essere convinto di aver fatto insieme ad altri autori della sua generazione una “potatura dei rami” nel panorama letterario spagnolo dominato dalla presenza di Dario. Già a quest’altezza cronologica il suo punto di vista è abbastanza straniato rispetto all’apprendistato modernista. Da notare che il 1917, anno in cui pubblica Poesias Completas , Machado dà alle stampe anche due libri con finalità diverse e si sta autodefinendo poeta autonomo e sta decidendo il legame con la poesia di Dario. Dal 1907 è già affermato come poeta (Soledades ebbe un certo esito) e lo troviamo a Soria, piccolo capoluogo di provincia castigliano in cui è chiamato a insegnare francese. Qui conosce una ragazzina, Leonor, che sposerà. Nel 1910 vince una borsa di ricerca che lo porta a Parigi solo per un breve periodo a causa della malattia di Leonor. A Parigi Machado segue i corsi di Bedier e Medier, filologi medievali e di Bergson, filosofo che riflette in quegli anni sulla nuova temporalità e che avrà una grande eco nella storia letteraria di Machado.

Perdere Leonor è un dolore insopportabile per il poeta, che però in questi anni riesce a laurearsi in Lettere e filosofia. Nel 1928 incontra l’altro grande amore della sua vita, Pilar Valderrama, poetessa con la quale vivrà una storia d’amore quasi platonica e alla quale saranno dedicati molti componimenti. Dal 1931 al 39 è a Madrid, dove iniziano molte collaborazioni con testate giornalistiche. Durante la guerra, Machado si schiera con i repubblicani, contro i totalitarismi. Nel 1939 Madrid viene bombardata e il poeta è costretto a fuggire con la famiglia ma muore di polmonite il 22 febbraio. Un mese dopo Madrid si piegherà alla dittatura di Francisco Franco.

Machado ha scritto una biografia, per un’antologia poetica curata da Azorin, che non è stata mai pubblicata. Che cosa dice di se Machado? Lo statuto dell’antologia è lo stesso del libro di poesia? È lo stesso io? Secondo Paolo Gervasio la risposta è affermativa, perché si tratta sempre di un gesto lirico. Machado ha scritto  anche un’altra biografia in cui parla di se ad un pubblico indefinito. Si presenta come un uomo normale, non c’è nulla di straordinario nella sua vita, sottolineando il dettaglio del luogo in cui è nato, nel palazzo delle signore, non per evidenziare l’agio in cui viveva ma per l’importanza che riveste questo luogo per la prima raccolta. Questo dettaglio lo ritroviamo sia nella biografia scritta per Azorin, sia nella biografia che scrive per se e che pubblicò nel 1917 grazie a Jimenez, responsabile anche delle correzioni delle bozze. Machado nella biografia riflette, davanti ad un pubblico variegato, anche su tematiche letterarie. Questa nota biografica se da un lato sembra essere la presentazione di un uomo qualunque, dall’altro sembra la presentazione di un intellettuale ad altri intellettuali in una rivendicazione di alcuni maestri simbolici tra cui Unamuno (il filosofo della generazione del ’98).

Alle origini del modernismo ispanico, tra critici e scrittori

Il Modernismo ispanico è una corrente letteraria sviluppatasi nei paesi americani di lingua spagnola nei due ultimi decenni dell’ ‘800 e nei primi decenni del ‘900, avviando un rinnovamento radicale del linguaggio poetico il cui testo fondamentale è Azul del poeta nicaraguense Ruben Dario nel 1888, primo movimento letterario latino americano ad avere influenza fuori dalla regione d’ origine che nasce in opposizione alla retorica e all’ampollosità del romanticismo e del classicismo stantio reagendo ai modelli precedenti, rigettandoli, opponendo nuove modalità narrative.

Giovanni Allegra, celebre ispanista e critico, nel 1892 nella premessa della sua monografia Il regno interiore espone il significato connesso al termine modernità e definendo il modernismo col dire tutto ciò che non è moderno. Allegra parla in relazione a quello che fino ad allora era considerato ” moderno”: immanenza, scienza, temporalità, il modernismo secondo lo studioso non è tutto questo, ma è una reazione a tutto ciò attribuendo al termine un’etichetta antifrastica, provocando i modernisti. Si esce dalla rappresentazione oggettiva delle cose, vi è il desiderio di uscire dai legami di una retorica scientifica e di descrizione di una realtà cosi com’ è, ovvero uscire dal realismo narrativo.
I tratti caratteristici del primo modernismo, specie in poesia, furono quelli in cui gli artisti si preoccuparono di affermare l’arte per l’arte, infatti all’inizio i modernisti si valsero delle esperienze dei poeti francesi come Baudelaire, parnassiani, simbolisti ma c’è da dire che non tutti rimasero legati alle influenze francesi, i più geniali se ne distaccarono.

Octavio Paz, critico ispano americano, nel 1974 in una monografia espone la sua idea di modernismo. Secondo Paz il modernismo ispano non è altro che un altro romanticismo, infatti per Paz esso continua la parabola interrotta del romanticismo. La poetica del modernismo è basata sulla poetica dell’analogia e della metafora e risente del simbolismo europeo. In Spagna non si è avuto un vero e proprio romanticismo e il modernismo fu la risposta al positivismo.

George Guillon critico, letterario, tra ‘800 e ‘900, in un libro degli anni ’80 afferma che il modernismo era presente sia nel modo di sentire, sia nel modo di pensare. Egli non è molto dissimile da Paz e ripropone l’archetipo emozionale romantico.

Il modernismo europeo e quello ispanico hanno dei fili conduttori:
• rottura con il passato
• portatori di un nuovo giorno
• rifiuto della scienza
• rifiuto dell’accettazione passiva della realtà
• trasformare il vecchio in nuovo
• rottura dei canoni del realismo perché c’ è una nuova concezione della temporalità.

Il termine modernismo inizialmente venne utilizzato con un’accezione negativa. In Francia infatti era sinonimo di pederasta, per offendere uno scrittore che componeva lirica vicina a quella decadente. Tutto ciò ha inizio negli anni ’80 dell’ 800 e finisce tra il 1915 e il 1917.

Il modernismo per gli scrittori

Jimenez pubblica un articolo sul concetto di modernismo sulla rivista ” La voce”. Nel 1953 è già un poeta affermato, si reca a Portorico dove tiene lezione all’ università. Secondo Jimenez il modernismo non fu solo una tendenza letteraria ma una tendenza generale, una moda, meno di un movimento ma che arrivò dappertutto. Il modernismo secondo lui arrivò dalla Germania per dei preti rifugiati li. Fu un programma proposto da alcuni esponenti dalla chiesa cattolica, credevano di poter conformare il cattolicesimo al mondo vigente.

Valle Inclan, nella premessa di Corte d’amor del 1908, espone la sua idea sul modernismo, ovvero disprezzo per la scrittura classicista che rispetta le unità aristoteliche, grande consapevolezza di fare qualcosa di nuovo, se sul modernismo è caduto ogni sorta di anatema è perché gli manca una tradizione. Se si vuole creare qualcosa di nuovo dunque non si può prendere qualcosa di nuovo da qualche altra parte ma lo si deve fare all’ interno della tradizione rispetto a dei problemi esistenti.

Manuel Machado, fratello di Antonio Machado, nella conferenza del 1913 da la sua definizione di modernismo, per il quale esso ha origine dai disastri politici e militari, dal momento che la Spagna deve rendersi indipendente ed avere una propria identità culturale. Secondo lui il modernismo è una parola di origine volgare che indica qualcosa di diverso per chiunque la utilizzi; si tratta di una vera e propria guerra letteraria contro i borghesi e la loro chiusura culturale, una rivoluzione di carattere formale, e dal punto di vista dei contenuti ognuno esprime il proprio io.

Le riviste del modernismo e Ruben Dario

Le principali riviste del modernismo sono:

La vita letteraria diretta da Benavente dove pubblicano Dario, Jimenz, Inclan
Electra, dove pubblica Antonio Machado
Helios
• Juventud
• Germinal
• Vida nueva
• Revista Nueva
• Renacimiento

La grecità dei nomi è dovuta alla fuga verso un altrove come quello della Grecia ellenistica, Grecia dei preziosismi e della ricerca formale. Gli altri nomi richiamano una volontà di rinnovamento, di cambiamento.
Ad esempio Renacimiento è un richiamo ad un’epoca letteraria precisa quella del ‘500, una metafora della rinascita. In questo senso il modernismo è una concezione estetica anticlassicista e antiaccademica, la cultura è logora, c’ è bisogno di rigenerarsi, di rinascere, sorgono nuove associazioni culturali e i teorici del ’98 promulgheranno queste idee.

Il modernismo è senza dubbio legato perlopiù alla figura di Ruben Dario, diffusore massimo del movimento, il quale usa espressioni molto enfatiche per riferirsi a se stesso, parlando di modernismo come il movimento di libertà che gli toccò di iniziare in America: “Ho qui con me la lirica come pensando in francese e scrivendo in castigliano, pubblicato il mio piccolo libro a cui è toccato iniziare l’attuale movimento letterario americano”. Con queste parole lo stesso Dario ci dice che il rapporto con la lirica francese è tale da condizionare il suo pensiero lirico. Il modernismo per Dario non ha passato, non ha autori con cui confrontarsi ma solo autori francesi coevi e il libro a cui fa riferimento è Azul, opera estremamente coesa, che mette insieme prose e liriche che già erano apparse in rivista negli anni precedenti.

Dario ha una personalità molto forte e diventa subito famoso; egli stesso si investe di mito e viene definito capostipite del modernismo a posteriori. Nell’ introduzione dell’Alfani il poeta è definito un artista-artefice, autore fabbro con una tecnica infallibile e di una competenza non improvvisa. Azul metterebbe alla luce l’artificio. Già Baudelaire ci parla di artificio, gusto della complicanza, ovvero il mezzo formale di cui il poeta dispone per distinguersi dalle masse. Dario secondo la Alfani si determina attraverso gli strumenti della forma, della tecnica. Le tradizioni che Dario accoglie sono quelle coeve, non a caso egli afferma che la sua epoca e quella che lo ha preceduto ha avuto banali emulatori ed imitatori di epoche passate.

Dunque non è esistito un romanticismo ispano-americano né tantomeno ispanico ma ci sono state importanti riviste come La Epoca dove i poeti cileni potevano leggere la poesia francese in traduzione, resa più “complicata” da poeti come Dario il quale, da buon osservatore casuale, non ha mai sistematizzato la sua teorizzazione lirica, non ha mai amato svolgere una funzione meta-letteraria delle sue opere, non è mai stato sedotto dal desiderio di riscriversi. Dario ha definito la sua poetica come un’ “armonia di capricci”, eliminando gli aspetti sentimentali e patetici, mettendo in rilievo la sua volontà di essere artefice, artista di stile e di autodeterminazione attraverso lo stile.

Stephen Dedalus: il martire e il mito di Joyce

“Vivere, sviarsi, cadere, trionfare, ricreare la vita dalla vita”: questa potrebbe essere la frase del protagonista di Stephen Dedalus che racchiude l’intero significato del romanzo di Joyce.

Pubblicato nel 1914-1915, Stephen Dedalus fa parte della trilogia irlandese (con Gente di Dublino e Ulyses); un’opera non sempre di facile comprensione, ma che rivela la sua potenza espressiva chiaramente solo nel finale, in cui il lettore si rende conto del significato di pagine e pagine di romanzo, dominate soprattutto da una tecnica simile al “flusso di coscienza”.

Pochi discorsi ma molte immagini, descritte dalla mente del protagonista, infatti caratterizzano questa opera: Stephan Dedalus, il protagonista che mischia già nel nome sacro e profano (Stefano, il primo martire e Dedalo, l’eroe mitologico) è stato visto da molti come l’alter ego di Joyce. Ma più di questo è interessante capire come si sviluppi il personaggio durante l’arco del racconto: Stephen è un giovane che studia presso un collegio gesuita: l’adolescenza sarà per lui l’età che devasterà il suo animo, sempre desidoroso di conoscenze e di domande e che poco si confà alla rigida educazione impartita nel collegio. Qui scopre l’amore, i piaceri della carne, le pulsioni bestiali che ogni ragazzo adolescente prova: solo successivamente, in confessione, scopre che i peccati carnali da lui commessi, i pensieri impuri sognati sono in realtà atroci peccati che vanno contro la morale religiosa.

Inizia così il suo cammino di redenzione: l’autore ce lo offre con pagine e pagine di descrizioni interiori, di squarci di una esistenza dominata dal grigiore e dalla irreprensibilità di leggi severe a cui obbedire, senza farsi domande. Seguire i precetti, pregare, confessarsi, studiare problematiche teologiche e filosofiche (come il problema dell’estestica). Tutto fino a una notte, in cui incontra alcuni suoi vecchi compagni che, dominati da un istinto leggero, fanno il bagno durante la notte: lo chiamano, vogliono che si aggiunga a loro. Dedalus, dopo un primo tentennamento, si lascia anche lui andare: nella penombra, vede una ragazza che fissa il mare, gli appare magnificamente bella, va in estasi e gli viene in mente, pensando a se stesso, questa domanda: “dov’era la sua adolescenza?”. Dove l’aveva nascosta? Esisteva ancora, nascosta tra le pieghe dei libri e dispersa tra le stanze del collegio?

Ed ecco che, quando si trova a frequentare l’università, i suoi pensieri sono ben altri: non crede più come prima. O meglio, crede nel farsi domande, crede nell’uomo: questo lo porta a una crisi religiosa, lo porta a liberare anche il suo talento letterario, riconosciuto anche dai suoi colleghi.

La crisi sarà suggellata dal dialogo finale con Cranly, suo fedele compagno di studi, in cui si palesa l’avvenuta trasformazione: la libertà come risposta, la solitudine come rischio da correre, per sfuggire alle catene della morale e del pensiero comune.
Stephen Dedalus è un’opera complessa, ricca di spunti, ma che porta solo e soltanto a una conclusione: il viaggio di Stephen è una catarsi, una espiazione che è completa solo se si è potuto sperimentare su se stessi il dolore dell’incomprensione con il proprio animo, la tragicità della dissociazione con una società che non è lo specchio delle proprie pulsioni. Il martire Stephen non esiste più, ora c’è Dedalo che ha costruito le ali per volare fuori dal labirinto del Minotauro.

 

 

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