Secondo una periodizzazione perlopiù accettata, nell’ambito della narrativa italiana si è avuto un punto di svolta databile al 1980: di là da questo ideale spartiacque si situa la tradizione novecentesca, di qua la fase che a tutt’oggi stiamo vivendo.
Se si assume senza troppa rigidità la categoria di nuova narrativa italiana è certamente opportuna a descrivere un insieme di cambiamenti avvertibili per la prima volta, in particolare, nelle opere di giovani scrittori. Tra di essi, ha interpretato un ruolo fondamentale Pier Vittorio Tondelli(1956-1991), il cui libro d’esordio Altri libertini (romanzo politico, manifesto di una nuova generazione) viene solitamente considerato, a ragione, come una delle opere che maggiormente ha influenzato gli sviluppi successivi della narrativa.
Acuto osservatore dei più vari aspetti della creatività giovanile, Tondelli ha tracciato con gli scritti poi raccolti in Un weekend postmoderno
una mappa dettagliata di tutte le manifestazioni estetiche dei suoi tempi (dalla letteratura alla musica, dal cinema alle arti figurative, fino ai fumetti e ai videogiochi).
Ma cosa si sa davvero di Tondelli e della collocazione delle sue opere nella storia della letteratura? Come analizzare correttamente la sua figura letteraria? La ricerca del docente e saggista Sciltian Gastaldi, docente, giornalista professionista (L’Inkiesta) e romanziere, che ha dato alla luce il saggio Tondelli: scrittore totale. Il racconto degli anni Ottanta fra impegno, camp e controcultura gay, edito da Pendragon, ha portato ad un’operazione culturale oltre che che critico-letteraria, la quale mette in atto in modo scientifico la contestazione della vulgata dei due ciclopi, la critica cattolica e la critica marxista, che hanno erroneamente visto in Tondelli il cantore del disimpegno, autore blasfemo per poi essere presentato come scrittore toccato dalla Grazia?
Sciltian Gastaldi parte giustamente dall’analisi delle opere di Tondelli, avvalendosi di una vasta ed eterogenea bibliografia per la ricostruzione del dato biografico, condotta anche mediante sopralluoghi negli ambienti tondelliani, la raccolta di testimonianze orali e dello studio della biblioteca privata di Tondelli.
La tesi proposta dall’autore è che le opere di Tondelli si distinguono in primo luogo per la caratteristica dell’impegno, giocato su diversi livelli: letterario e contenutistico, contro le omologazioni imperanti dei classici e della narrativa consumistica o edificante degli anni Ottanta; linguistico sperimentale, contro il canone delle belle lettere, facendo propria e aggiornando la lezione di Arbasino; culturale, contro il conservatorismo perbenista che avversa ogni controcultura giovanile; politico, in senso non ideologico e soprattutto sociale, contro l’omofobia e l’emarginazione, temi di gran moda al giorno d’oggi più che mai, ma che Tondelli non voleva cavalcare.
Tondelli stesso, nelle interviste, è scettico nei confronti di categorie quali la “letteratura gay” e teme che la propria opera non venga apprezzata con il solo criterio del valore letterario. Giulio Iacoli ha parlato in questo caso di «crisi di disidentificazione», ricordando che «le dichiarazioni autoriali non possono avere per noi un mero effetto impediente, di fissazione del dicibile entro territori verificati e prescrittivi». È infatti il testo stesso, con il suo ritornare in modo così insistito sul tema, a imporre alla critica di affrontare l’omosessualità, non solo come tema, ma come fattore costitutivo di una poetica.
L’omosessualità è nei contributi critici di studiosi che vivono all’estero, il tema principale attraverso il quale l’opera di Tondelli ha suscitato interesse. Il testo più frequentato dalla critica, è l’ultimo romanzo dell’autore, Camere separate, in cui la storia d’amore tra i personaggi di Leo e Thomas è il caposaldo attorno al quale è costruito l’intreccio. Come notato da Olga Campofreda, con l’eccezione di Camere separate, vi è però, generalmente, un vuoto critico intorno alle restanti opere di Tondelli.
Vuoto critico che Gastaldi ha contribuito a colmare in modo soddisfacente e puntuale, il quale ci consegna un Tondelli nella cui formazione i suoi referenti sono stati il cinema, la televisione, il fumetto, e tutta la mitologia legata ai personaggi del pop, del rock, non tanto i discorsi intellettuali. Ci consegna un Tondelli la cui scrittura basata sulla messa in scena dei linguaggi giovanili (spesso purtroppo liquidate dispregiativamente come giovanilistiche) è stata spesso fraintesa dalla critica, con l’accusa di spontaneismo, vale a dire di un’insufficiente elaborazione stilistica che sarebbe alla base di testi privi di dignità letteraria.
Gastaldi mette anche in guardia dal pericolo che porta a credere che basti avere qualcosa da raccontare, e che non serva un lavoro sulla forma. Viceversa, urge riscrivere, analizzare, rifare, per arrivare a qualche risultato, soprattutto se si vogliono raggiungere l’immediatezza e la freschezza, obiettivi faticosi da raggiungere e non spontanei, come si può pensare nel caso di Tondelli.
Il saggio di Gastaldi ci mostra un Tondelli che è più decadente che avanguardista e ha capito che i luoghi esistono fino a quando uno scrittore li scandaglia con ostinazione: lo scrittore di Correggio infatti riusciva a scrutare la costa americana dalla riviera romagnola, “detrashizzandola”, allontanandola dall’immaginario collettivo di pellicole come Rimini Rimini e Abbronzatissimi.
L’autobiografismo di Tondelli si muove dal privato all’impegno sociale, descrivendo situazioni e sensazioni che hanno quindi valore universale e dunque letterario, e a tal proposito Gastaldi distingue almeno due livelli nel corpus tondelliano, uno “positivo” e uno “negativo”. Il primo f riferimento in particolare ad Altri libertini, Pier a gennaio e Camere separate. In queste opere l’autore passa in rassegna emozioni, situazioni, sentimenti da lui vissuti, per dare loro una valenza universale.
Il secondo tipo di autobiografismo presente in Tondelli è quello che Gastaldi chiama “fisico-pedissequo” ed è utilizzato ne Il diario del soldato Acci, in Dinner Party, in Rimini e, anche se il discorso a riguardo è molto più complesso, anche in Pao Pao. In questi lavori l’autore tende a plasmare la maschera dei suoi personaggi per farla aderire alla propria, rimanendo così prigioniero delle proprie esperienze. In questo modo i personaggi risultano tutti un po’ simili tra loro.
Gastaldi presenta inoltre un Tondelli che bramava un confronto aperto tra scrittura e critica, avendo con essa un rapporto difficile. Critica che si è sempre più arroccata su se stessa incapace di un dialogo con la scrittura che l’hanno resa pressoché insignificante, faziosa e inattendibile.
Per quanto concerne la controcultura gay, è importante sottolineare come Tondelli non legga l’omosessualità in termini ideologici e neppure identitari, come oggi si tende a fare in concomitanza con la questione diritti civili, dimenticando quelli sociali. Tondelli è contrario a una riduzione della complessità della persona alla dimensione della sessualità che non può diventare l’unico elemento per cui una persona si identifica per ciò che è, rischiando l’auto-ghettizzazione.
La produzione letteraria di Tondelli è strettamente legata agli anni Ottanta: lo slang giovanile subisce trasformazioni in tempi molto rapidi, per cui il linguaggio giovanile dei tardi anni Settanta e dei primi anni Ottanta che si trova in Altri libertini o in Pao Pao non è più attuale. Tuttavia il ritmo di Tondelli è talmente incisivo, che ancora oggi Altri libertini e Pao Pao risultano comprensibili e freschi, al di là delle mutazioni linguistiche.
Gastaldi infine ci fa capire quanto la logica commerciale fosse del tutto estranea all’operazione di Tondelli, acuto osservatore sociologico mentre oggi essa sembra quella che domina gran parte dell’editoria.
Tondelli: scrittore totale rifugge dai paludati accademismi tipici di tanti saggi, e appare come un’opera al passo con i tempi rimettendo al centro del dibattito Pier Vittorio Tondelli, sia quello sbarazzino che spirituale, cercando di allargare il discorso tenendo in considerazione gli studi in precedenza svolti su Tondelli, il cui “giovanilismo” è condizione esistenziale (tenendo anche conto che lo scrittore scomparve a soli 36 anni), prediligendo quelli che si sono soffermati sulla dimensione impegnata di Tondelli, dinamica, vagabonda, energica. A questi elementi Gastaldi ne aggiunge uno molto importante per la piena comprensione dello scrittore emiliano, ovvero l’apporto dell‘estetica camp nelle sue opere, che hanno reso Tondelli l’iniziatore della controcultura queer, di quei giovani alla ricerca di qualcosa di diverso e dirompente per sfuggire all’omologazione borghese.
Viene da chiedersi se ci siano riusciti, cosa stia producendo la narrativa “giovanilistica” e la controcultura queer in termini di linguaggio, se non si tratti invece ad un neo-conformismo e neo-imborghesimento grottesco che non ha nulla di trasgressivo e cosa ne avrebbe pensato Tondelli.
Nel romanzo “Il movimento del ritorno” di Irene Gianeselli sono contenute profonde riflessioni sul senso della vita, dell’amore e della perdita; è una storia attraversata da sensazioni forti e contrastanti e da personaggi tormentati, che si pongono dolorose domande esistenziali.
Parallelamente alle vicende di Tancredi, Arcangelo, Veronica, Astolfo e Maddalena vi è inoltre l’affascinante narrazione, a inizio di ogni capitolo, della storia di Adamo e del compimento del destino del primo uomo. Tancredi è un attore, e vuole mettere in scena qualcosa di particolare.
«Non è uno spettacolo. Volevamo spingere gli spettatori a sentire la crisi, la necessità di essere privati di una certezza e volevamo che desiderassero sapere. È possibile un altrove? Dove? Come? Volevamo incuriosirli, costringerli a immaginare con noi la rappresentazione».
Purtroppo egli si scontra con la sterilità delle emozioni umane, con la mancanza di empatia e anche di coraggio nell’affrontare nuove sfide – «La mente umana, si dice Tancredi, deve essere come una città e noi ci nascondiamo sempre nelle periferie del pensiero».
L’uomo di teatro e l’uomo che vive nella realtà sente il nulla dentro e fuori di sé; la sua ultima donna, Maria, dice che il suo è il corpo della lontananza, ed effettivamente Tancredi si sta allontanando sempre di più dalla vita, per rintanarsi in un microcosmo, il teatro, dove spera di trovare un senso alle sue pene. Arcangelo è un uomo di settant’anni molto solo, e con una visione dell’esistenza tutta sua; egli riflette sull’umanità, e sulle distinzioni tra uomo e donna.
«La maggior parte degli uomini a stento riesce a reggersi in piedi. Ma ci sono donne che camminano troppo in fretta per seminare gli inquisitori e inciampano anche loro. Tutti inciampiamo, tutti».
Ogni mattina incontra Maddalena al bar, e con lei intrattiene focose conversazioni su questi argomenti, non trovandosi quasi mai d’accordo. Un giorno, però, è un poliziotto ad accoglierlo, perché la giovane donna è dispersa, dopo essersi gettata da un ponte; Arcangelo sente una forza misteriosa che lo spinge a cercarla.
Veronica è sposata con Astolfo ma il loro matrimonio in apparenza felice cade pezzo dopo pezzo, dopo la perdita del figlio che portava in grembo e il tradimento del marito – «Astolfo s’è preso, ha bevuto, ha succhiato da lei tutta la sua fiducia nell’umanità, nell’amore, nella possibilità di essere liberi e insieme felici». La vicenda di Maddalena è invece la più sfuggente, di cui è difficile parlare; è la storia di una donna che non vuole frantumarsi.
Brunella Giovannini è nata a Reggiolo (Re). Nel 2015 ha esordito con il romanzo “Un volo di farfalle” e si è aggiudicata il terzo premio nella 40° Edizione del “Premio Città di Fucecchio”. Nel 2016 sempre Edizioni Leucotea ha pubblicato il suo secondo romanzo intitolato “Tra i segreti di Villa Aurelia” e ha conseguito il terzo premio per la narrativa edita nell’ottava edizione del Concorso Letterario promosso dall’Associazione “Club della Poesia” di Cosenza. “L’arcano degli angeli”, suo terzo romanzo, ha ottenuto una menzione d’onore nella XXI Edizione del Premio “Emozioni e magie del Natale” di Piacenza. “L’essenza del tempo” è il suo quarto romanzo. L’autrice ha conseguito anche numerosi consensi e premi in ambito poetico.
L’essenza del tempo: trama e contenuti del romanzi di Brunella Giovannini
Ombretta, la protagonista, dopo il dissesto economico della famiglia, che risiedeva in un podere nella bassa padana, è costretta a trasferirsi negli anni settanta nell’hinterland milanese. Qui suo padre lavora alle dipendenze di un conte gentile. La bambina fatica ad ambientarsi, ma trova due amiche piene di vitalità, originarie del Sud.
Ombretta con le amiche nel giorno del suo ventitreesimo compleanno viene investita da una auto pirata, che la riduce per sempre invalida su una sedia a rotelle. Una di queste amiche perde la vita. E dire che tutto sembrava andare per il meglio ad Ombretta, che lavorava in una fabbrica di profumi grazie a quel galantuomo del conte Montenuovo!
Il titolo del libro prende proprio il nome da un profumo di quella ditta, ma è meglio non spoilerare troppo. Ombretta assumerà come badante una donna che è stata in carcere per un delitto, ma essa è una persona nuova ormai, ha capito i suoi sbagli, è avvenuta la sua redenzione etico-religiosa. Dopo tanti anni Ombretta ritrova un amico di vecchia data ed è amore. Penseranno insieme al futuro. Progetteranno insieme il futuro, nonostante alcune contrarietà.
Il romanzo ha una trama avvincente. È meglio non raccontarlo tutto. L’intreccio è complesso, fantasioso senza finire nel fantastico. Come in ogni trama avvincente non mancano i colpi di scena. Alcuni colpi di scena scaturiscono dai salti di luogo e di tempo. Perché una trama desti attenzione nel lettore secondo Todorov bisogna che ci sia una piccola perturbazione nel plot, un elemento che spezzi l’ordinarietà, il quotidiano.
Anche secondo Propp, sebbene lui tratti le fiabe, c’è in ogni trama che si rispetti la rottura di un equilibrio iniziale e poi le peripezie, le vicissitudini del protagonista. In questo romanzo abbiamo l’incidente stradale che causa la disabilità alla protagonista. È questo il cambiamento di rotta, il twist plot come direbbero gli americani.
Tutto è ben congegnato, ben architettato. Secondo alcuni studiosi si può scrivere un romanzo anche senza una trama e secondo altri studiosi una trama vale l’altra. Secondo questi letterati l’importante è l’invenzione linguistica, lo shock verbale, la narrazione. Secondo altri è inutile esercitare l’immaginazione perché la vita la supera sempre, ci sorprende sempre, è sempre più creativa della nostra mente.
Un romanzo avvincente
Secondo la recente critica letteraria un buon racconto deve essere straniante, mentre un romanzo deve essere polifonico (come scrive Michail Bachtin). Questo romanzo, che è di pregevole fattura, rappresenta una eccezione alla regola. Esistono i capovolgimenti di fronte, anche se non ci sono rovesciamenti di punti di vista (straniamento), né rotazione o carrellata di punti di vista (polifonia). In questa opera non è importante la prospettiva, non ci sono i cosiddetti paradossi prospettici.
Qui è determinante invece la storia. La cosa più importante in prosa è avere una storia da raccontare. Un conto è tutta la teoria della letteratura. Un conto è disquisire sugli ingredienti che dovrebbero costituire un capolavoro ed un altro è scrivere un romanzo. Inoltre un altro pregio del libro oltre al fatto di non essere costruito a tavolino secondo certi canoni letterari è che non è assolutamente un romanzo saggio.
Il romanzo di Brunella Giovannini non è reale ma è realistico. Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale, ma tutto potrebbe essere vero. La scrittrice non vuole interpretare la vita, spiegarla, decodificarla, chiarirla, ma vuole solo raccontarla; è la cosa più difficile perché la Giovannini deve estraniarsi dalle congetture intellettuali ed aderire alla realtà, pur rimanendo giocoforza nell’ambito della fiction.
In questa opera si avvicendano i personaggi, che sono ben tratteggiati. Ogni figura ha la sua funzione nell’economia del libro. L’essenza del tempo è la dimostrazione che una trama molto interessante insieme ad una buona narratività possono rendere più che dignitoso un libro. È la dimostrazione che per essere romanzieri ci vuole una ideazione spiccata, bisogna anche sapersi inventare storie oltre che saperle narrare.
L’essenza del tempo è la conferma che una storia originale (senza scadere nel surreale, nel surrealismo, nel realismo magico, così abusato) può diventare esemplare. L’autrice ha qualcosa da raccontare a differenza di molti narratori, che sono soporiferi. La lettura è piacevole e non annoia mai.
La rielaborazione del reale
Inoltre ogni letteratura anche quella più fantastica si ispira al reale e ad essa è strettamente connessa. La scrittrice però ha saputo trasfigurare, rielaborare il reale. Di certo trattare anche della bassa padana è una scommessa, una sorta di sfida. Può essere a seconda dei gusti un punto di forza o un punto debole perché la bassa padana rievoca nella mente dei lettori le atmosfere magiche, lunatiche di Cavazzoni, Bevilacqua, D’Arzo, Delfini.
Ma ciò ricorda anche un celebre film come Novecento di Bertolucci. Di certo la Giovannini sa scrivere. È ancorata alla tradizione. Non cede alle lusinghe dello sperimentalismo. I personaggi, i fatti, i luoghi, le circostanze, le vicende sono descritte ottimamente. Niente è lasciato al caso.
L’autrice è esauriente e non si sofferma mai troppo. Non è mai sciatta per voler essere a tutti i costi scorrevole. I periodi sono elaborati ma mai involuti. Cura i dettagli, è attenta e scrupolosa nel linguaggio. Ha ottima proprietà di linguaggio. Non è nemmeno troppo prolissa per far vedere quanto sa padroneggiare la lingua italiana.
Un romanzo come questo necessita di una buona mano e anche di qualche stesura. Probabilmente diversi sono stati i ripensamenti, le aggiunte, i tagli. Ma alla fine tutto è stato calibrato e ponderato. È stata soppesata ogni parola, ogni frase. Viene da chiedersi perché una scrittrice talentuosa non sia assurta alla cronaca nazionale?
Ebbene moltissimi scrivono al mondo di oggi. Pochi leggono. Poi certe tematiche possono interessare ed altre no. Sono molteplici i fattori in gioco. Un tempo gli scrittori avevano consensi e popolarità. Come scrisse Stanisław Jerzy Lec un tempo gli dei erano immortali. Oggi nessuno è più immortale.
L’aspetto più rilevante del L’essenza del tempo è la possibilità di riscatto della badante, che ha avuto dei precedenti penali, ha addirittura commesso un omicidio, ha pagato il fio e viene presa a lavorare, nonostante iniziali perplessità, dalla protagonista Ombretta. Sorge spontanea una domanda cruciale: come rapportarsi di fronte ad una persona che ha sbagliato? Sarebbe saggio riconoscere le nostre fratture che ci potrebbero portare anche noi a sbagliare e poi cercare di dare un’altra possibilità alla persona che si è macchiata di una colpa.
Secondo una regola di vita condivisa l’importante è non fare favore né ricevere favori da chi delinque, ma allo stesso tempo non bisogna discriminare chi ha già sbagliato e pagato. Una cosa che viene da chiedersi, dopo aver letto il libro, è se la vita si riveli di più nel suo svolgimento lineare, nel solito tran tran oppure in alcune anomalie straordinarie.
Forse la Giovannini ci vuole ricordare che nel corso di ogni vita c’è qualche incrinatura, qualche punto di rottura. Bisogna farci i conti. Infine un’altra cosa fondamentale è lo spiraglio finale che apre. La protagonista è speranzosa, può ripartire, può ricominciare. Alla base di tutto come in ogni storia che si rispetti c’è un trauma, così come di solito è un trauma che spinge a scrivere, a sublimare la propria sofferenza. Jung nel “Libro rosso” scrisse: “Le cose che accadono sono sempre le stesse”.
Non è sempre uguale invece la profondità creativa dell’essere umano. Le cose di per sé non significano nulla, assumono un significato soltanto dentro di noi. Siamo noi a dare significato alle cose. Il significato è ed è sempre stato artificiale. Siamo noi a crearlo”.
Secondo Adler, fondatore della psicologia individuale, l’uomo per dare un senso alla propria vita deve risolvere il problema occupazionale, il problema sociale e deve trovare l’amore. Infatti la protagonista del libro si realizza soltanto dopo aver risolto queste problematiche. Questo libro è una buona lettura, per i più piccoli potrebbe essere edificante, per cui non si potrebbe parafrasare la celebre espressione di Baudelaire “ipocrita lettore, mio simile, fratello”.
In ogni caso questo libro può comunque riguardare ognuno di noi perché ad ognuno di noi possono accadere queste cose: come dicevano gli antichi “de te fabula narrator”.
Ci sono libri che vi intrattengono per il tempo richiesto a leggerli, vi sono libri che raccontano della vostra generazione e della vostra epoca, poi vi sono libri – pochi – che vanno oltre il tempo. Il Guardiano delle Stelle (DMA Books), di Davide Amante è uno di questi.
“Una favola straordinaria, semplice e incredibilmente profonda allo stesso tempo, ci guida alla comprensione degli aspetti fondamentali della vita. Il viaggio di una bambina di 10 anni, di nome Anais, verso l’altro lato di un’isola è, in effetti, un viaggio attraverso la vita. Una favola di grande interesse per bambini e forse più ancora per adulti, ma certo per chi sia di maggior interesse, bambini o adulti, è ancora da stabilirsi.”
Davide Amante è un autore con all’attivo 3 romanzi pubblicati, di cui uno di essi, ‘The Wallenberg Dossier’ (‘Punto di fuga Wallenberg‘), su cui si sta producendo un film. Ha scritto sceneggiature in lingua inglese per il cinema.
Ha collaborato con il Politecnico di Milano, su invito del Dipartimento di Architettura, insegnando agli studenti l’interpretazione e la trasposizione dell’opera letteraria negli allestimenti scenici teatrali e cinematografici.
Il Guardiano delle Stelle – Il Viaggio di Anais insieme al Vento è stato pubblicato ai primi del 2019. La favola-romanzo di 75 pagine, con una dozzina di illustrazioni originali a matita, è la storia di una bambina di 10 anni e del suo viaggio verso ‘l’altro lato’ di una piccola isola. L’autore ha scritto originariamente il libro per le sue due figlie piccole nel 2018 ma è diventato subito chiaro che la storia era di una categoria a parte.
La casa editrice si è assicurata il tutto esaurito della prima edizione, in italiano, francese e inglese. Il libro narra la storia della piccola Anais di 10 anni, una bambina che vive in una grande città e si sente sola. Ogni estate la bambina si reca su un’isola per incontrarvi il nonno, il guardiano del faro. Una estate in particolare una burrasca giunge sull’isola e il vento soffia tanto forte che Anais, preoccupata, si volge verso la linea dell’orizzonte.
La bambina scopre che la burrasca è così intensa da rimuovere perfino il colore blu dal cielo, lasciandolo tutto trasparente. Allora, per la prima volta, Anais scopre l’altro lato delle cose e qui comincia il suo viaggio verso l’altro lato dell’isola. Accompagnata dal vento, da un lupo selvatico e dalla sua speciale relazione con la natura, Anais scoprirà la bellezza del mondo e della vita. Il suo viaggio la condurrà a scoprire il significato della vita, delle proprie emozioni e dell’amore.
Il libro è disponibile su Amazon in tre lingue. Esso è adatto per bambini a partire dagli 8 anni di età e per gli adulti. Il libro è inoltre stato selezionato come esempio ideale per la Dialogic Reading.
Quando Leonardo Bolina, impiegato comunale con un breve ma intenso passato da drammaturgo, va finalmente in pensione, decide di investire l’intera liquidazione nel sogno di una vita: mettere in scena uno spettacolo teatrale. La scelta, economicamente folle, getta l’intera famiglia nello sgomento, che diventa crisi allorché lo spettacolo si trasforma in un colossale e umiliante fallimento. Rimasto solo, Leonardo finisce a vivere in una casa di studenti, con la ventenne Lis innamorata di lui, e di cui lui si innamorerebbe volentieri se solo non si sentisse ridicolo; ritrova Adele, il grande amore di gioventù, che continua ad essere donna ideale e inafferrabile; incappa in un produttore truffaldino, in un lavoro sottopagato di fattorino, deve fare i conti con i figli – l’intransigente Matteo e la rassegnata Maddalena -, con un capetto nevrotico, un coinquilino geloso… È lungo l’elenco di persone giocate che Leonardo crede di dover cancellare dalla sua esistenza – un’esistenza che deve tuttavia, ancora, essere degna. Forse, si domanda a un tratto, può bastare a sé stesso? Magari sulla cima di una montagna, tanto isolata da sembrare irreale? O ciò che cerca è una soluzione ancora più radicale?
Questa la sinossi dell’ultimo romanzo dello scrittore torinese Dario Buzzolan (Dall’altra parte degli occhi, Non dimenticarti di respirare, Tutto brucia, Favola dei due che divennero uno, I nostri occhi sporchi di terra, Se trovo il coraggio, Malapianta), La vita degna (Manni editore) un libro che appare “pirandelliano” sociologico perché racconta come i desideri, le aspirazioni dell’individuo siano ostacolate dalla società, dalla realtà, sulla scia di quanto affermava Stuart Mill, ovvero che l’uomo moderno nella sua quotidianità avverte si essere sempre davanti a qualche trappola che gli tende la società.
Il protagonista del romanzo ricerca la felicità attraverso la realizzazione dei suoi sogni, decidendo di vivere per la felicità, naturale aspirazione dell’uomo. Nella Vita degna, è l’autore del libro ad ascoltare quello che ha da raccontare Bollina a cui sin da bambino avevano pronosticato un futuro scintillante, nato per stare sul palcoscenico. Bollina se ne convince e davvero imbocca la strada del teatro, riuscendo anche a raggiungere un risultato importante. Per il suo testo messo in scena in sale off, i critici impazziscono e gridano alla nuova promessa della drammaturgia italiana. Ma il sogno si infrange presto e Bollina deve lasciar perdere la “carriera” di drammaturgo. Fino ad arrivare a sessanta, ormai pensionato, ma sempre pronto a riprovarci, ben sapendo che le probabilità di successo sono nulle. Il lettore si chiederà più volte: ma perché questo tizio è tanto cocciuto, forse è masochista, ama andare incontro alle delusioni?
Il nocciolo della questione infatti è proprio questo: perché pur mettendoci tutta la nostra buona volontà, il nostro impegno, la vita ci viene contro invece di accompagnarci con dolcezza? Perché è la vita stessa a renderci infelici?
La vita degna è un romanzo vero, tragi-comico, incisivo, costruito acutamente sulla psicologia dei personaggi, che ci mostra come non possiamo nulla contro il destino con il suo sistema di variabili infinite che ha il potere di renderci felici o meno. Tesi certamente opinabile, in fondo la faccenda è molto più semplice: Bollina non ha abbastanza talento e la sua voglia di essere quello che ha sempre agognato è più forte della consapevolezza dei propri limiti, che probabilmente non sono solo suoi ma anche di chi ha gridato al fenomeno troppo presto. Come venirne fuori però se non si può addomesticare la realtà? Cercare di rendere la propria vita degna di essere vissuta comunque. In che modo? Facendosi beffa del sistema che ci impone di raggiungere a tutti i costi i nostri obiettivi, capovolgere la visione, rendendo vincente quello che si considera comunemente da perdente. La via d’uscita consiste del non prendere sul serio le nostre aspirazioni sia che li imponiamo noi piuttosto che gli altri. Soltanto percorrendo questa via potremmo, di conseguenza, essere felici.
La vita degna risulterà ostico a chi è totalmente immerso nelle logiche contemporanee, in una società che ci vuole vincenti, forti, competitivi. In tal senso, la figura nebulosa di Bollina può insegnarci ad essere in un certo senso dei “perdenti di successo”, felici proprio perché non ci curiamo e non facciamo parte di questi meccanismi spietati.
Il concorso Elogio alla follia, si ispira al nome dell’Editrice Divinafollia, che pubblicherà in volume gli elaborati vincitori. Se avete nel famoso cassetto (o anche altrove) uno scritto che avete sempre tenuto in disparte, quasi fosse radioattivo, tagliente o ustionante, se non avete mai osato farlo leggere a qualcuno, è il momento di recuperarlo, metterlo dentro un bel file ed inviarlo qui, a questo concorso. Se non lo avete, prendete un foglio e una penna, oppure un computer e una tastiera, e date libero sfogo a ciò che più vi scalda, di amore o di rabbia, di sesso o di cervello, nella carne e nella mente, nella realtà e nell’immaginazione.
Cerchiamo testi da selezionare e li vogliamo sopra le righe, o attraverso le righe, asimmetrici, sghembi, di sbieco, insomma testi liberi per spunto, tema e forma espressiva. Ispirati da una sana, umanissima follia creativa.
Testi in versi o in prosa in cui la vostra vena ispiratrice è stata debordante, guidata da un’emozione febbrile, sincera e intensa, quella che non di rado consente di vedere oltre: gli stati d’animo, le pulsioni, i desideri, la gioia, la rabbia e mille altre sensazioni vibranti e prive di filtri protettivi.
La tematica è libera e verranno accolti scritti di qualsiasi tenore espressivo. Verranno esclusi solamente gli elaborati con contenuti offensivi della dignità delle persone, denigratori o con discriminazioni razziali e sessuali.
Per il resto, il campo è libero; e la follia creativa sarà un ingrediente molto ricercato e apprezzato in fase di lettura e selezione.
NORME DI PARTECIPAZIONE
Il Concorso prevede la selezione di scritti inerenti al tema oggetto del Concorso: ELOGIO ALLA FOLLIA – Descritture, divagazioni ossimoriche e variazioni sul tema della follia.
Saranno accettati sia testi inediti che testi pubblicati on line.
Saranno invece esclusi testi precedentemente pubblicati in volume cartaceo dotato di codice ISBN.
In ogni caso è richiesto che, all’atto dell’invio, gli autori siano in possesso dei diritti relativi agli elaborati da loro inviati. L’invio corrisponde ad un dichiarazione in tal senso.
LETTURA E SELEZIONE
Mano a mano che perverranno, alcuni dei testi migliori potranno essere inseriti, indipendentemente da quella che sarà la classifica finale del Concorso, nella rivista telematica DEDALUS: corsi, testi e contesti di volo letterario, http://www.ivanomugnainidedalus.wordpress.com . L’inserimento dovrà essere concordato tra la redazione e del sito e l’autrice o l’autore dell’elaborato selezionato. Verrà richiesta agli autori una dichiarazione in cui specificano che i testi sono inediti, di loro proprietà e liberi da vincoli editoriali.
Nel sito DEDALUS sono presenti, preceduti da un commento introduttivo, liriche, prose e interventi critici di alcune delle voci più significative del panorama letterario contemporaneo e di alcuni autori giovani o emergenti dotati di personalità e talento.
Il Concorso si articola in due Sezioni: POESIA e NARRATIVA. Si partecipa alla Sezione Poesia con liriche oppure con brevi prose poetiche.
Si può inviare da una ad un massimo di tre poesie. La lunghezza massima è di 50 versi ciascuna. Si potranno inviare, in alternativa, da una a tre prose liriche. Ciascuna di esse dovrà essere contenuta in una sola cartella standard.
La Sezione Narrativa è riservata a scritti in prosa di qualunque tipo e genere (racconti, lettere, considerazioni, divagazioni, brani di diario e qualsiasi altro testo creativo scritto nella forma narrativa).
Per la sezione Narrativa potranno essere inviati da uno a tre elaborati. Ciascuno dovrà avere una lunghezza massima di dieci cartelle standard (ogni cartella dovrà contenere 1800 battute, carattere 12, usando i font Arial o Times New Roman).
È ammessa in casi specifici la partecipazione con elaborati di lunghezza maggiore alle dieci cartelle, purché il superamento sia contenuto in termini ragionevoli. Il Premio è Elogio alla Follia ma non siamo pronti a ricevere romanzi fiume stile Guerra e pace. Siamo invece disposti ad accettare racconti o brani di romanzo che per poter essere presentati in modo organico necessitano alcune cartelle in più del limite indicato.
Per entrambe le Sezioni del Premio è consentita agli autori la partecipazione con uno pseudonimo o con un nome d’arte.
In tal caso i concorrenti dovranno indicare se in caso di segnalazione o di vittoria vogliono essere indicati nel comunicato stampa con lo pseudonimo con cui hanno partecipato o con il loro nome anagrafico.
È consentita la partecipazione ad autori ed autrici di qualsiasi nazionalità.
È consentita la partecipazione con testi in lingua straniera o con testi in una delle lingue o dei dialetti regionali italiani.
In entrambi i casi sarà necessario affiancare al testo un’accurata traduzione in lingua italiana.
Gli scritti inviati saranno valutati da due Giurie specifiche, una per la Sezione Poesia e una per la Sezione Narrativa.
I componenti delle Giurie sono i seguenti.
Per la Sezione Poesia:
Maria Attanasio (poeta e narratora); Flaminia Cruciani (poeta e archeologa); Silvia Denti (scrittrice, critico letterario ed editrice); Anna Maria Ferramosca (poeta, biologa e critico letterario); Luigi Fontanella (scrittore, poeta, docente universitario, direttore della rivista Gradiva); Ivano Mugnaini (scrittore, poeta e critico letterario); Carlo Pasi (docente universitario e saggista); Valeria Serofilli (insegnante, poeta e presidente di AstrolabioCultura); Antonio Spagnuolo (poeta e critico letterario).
Per la Sezione Narrativa:
Daniela Carmosino (critico letterario e saggista); Marco Ciaurro (filosofo e scrittore); Caterina Davinio (scrittrice, poeta e saggista); Silvia Denti (scrittrice, critico letterario ed editrice); Gianluca Garrapa (scrittore, operatore psicoanalitico e poeta); Francesca Mazzucato (scrittrice e traduttrice); Ivano Mugnaini (scrittore, poeta e critico letterario); Caterina Verbaro (docente universitaria e saggista).
Le Giurie valuteranno tutti gli scritti pervenuti, ciascuna per la Sezione di pertinenza, e proporranno infine a Edizioni Divinafollia una rosa di Finalisti.
I lavori Vincitori (tre per ciascuna Sezione) saranno pubblicati gratuitamente da Divinafollia, con regolare contratto editoriale, in un volume che verrà adeguatamente pubblicizzato e distribuito nelle librerie e tramite i canali telematici.
Il volume sarà presentato con ampio risalto anche alla Fiere del Libro a cui l’Editrice partecipa, tra cui quella di Torino. Gli autori selezionati saranno invitati a presenziare alle presentazioni e incoraggiati ad organizzarne altre, nelle sedi a loro vicine, con il sostegno dell’Editrice. Il libro sarà inoltre pubblicizzato con la mailing-list dell’Editrice e tramite tutti i canali di informazione ritenuti utili ed efficaci.
Sia gli autori finalisti che altri autori i cui lavori saranno ritenuti dalla Giuria particolarmente interessanti e originali riceveranno dall’Editrice una proposta di pubblicazione a condizioni favorevoli.
MODALITÀ DI INVIO
Gli autori interessati devono inviare i loro testi entro il 31 marzo 2018 .
Ciascun elaborato o insieme di elaborati (con le caratteristiche sopra indicate a seconda della Sezione di appartenenza) dovrà essere inviato tramite un unico file in formato Word .doc, allegato ad un messaggio di posta elettronica indirizzato al seguente indirizzo: ivanomugnaini@gmail.com , indicando come oggetto del messaggio: “Concorso Elogio alla Follia 2018”.
Il file con cui vengono inviati gli elaborati deve essere nominato con la Sezione prescelta e con il titolo dell’elaborato o di uno degli elaborati inviati (esempio : Sezione-Poesia-Fantasie-notturne.doc).
I dati personali dell’autore (nome, recapito postale, telefono, cellulare e indirizzo di posta elettronica) dovranno essere riportati esclusivamente nel corpo del messaggio, non nel file degli elaborati che dovranno essere assolutamente anonimi e privi di qualsiasi segno atto a identificare l’autore.
Nel corpo del messaggio dovrà anche essere trascritta la seguente dichiarazione: “I testi sono di mia esclusiva creazione e proprietà. Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del decreto numero 196/2003 nell’ambito del Concorso ELOGIO ALLA FOLLIA – Descritture, divagazioni ossimoriche e variazioni sul tema della follia”.
È previsto un contributo spese di 15 € per la partecipazione a una delle due Sezioni previste (Poesia e Narrativa).
Nel caso in cui il concorrente desiderasse partecipare ad entrambe le Sezioni la quota è di €20.
Per agevolare il compito delle Giurie si consiglia di non attendere la data prossima alla scadenza del Concorso, ma di inviare gli elaborati appena si ritiene di averli conclusi e adeguatamente riletti.
Il nome dei Vincitori sarà comunicato sul sito Dedalus, su diversi altri siti, blog e portali letterari e sul sito di Edizioni Divinafollia.
Non è prevista una cerimonia di premiazione tradizionale, con consegna di targhe e diplomi. I nomi dei vincitori e dei finalisti e le loro opere saranno ampiamente pubblicizzati, in rete e tramite gli organi di informazione che diffonderanno la notizia. Potrà essere previsto, inoltre, in una data e una sede che saranno comunicati al termine del Concorso, un incontro informale tra alcuni componenti delle due Giurie e i concorrenti premiati, finalisti e segnalati per l’originalità delle loro opere. In quell’occasione gli autori presenti potranno dare in lettura alle Giurie anche altri loro testi, manoscritti o editi. Ad alcuni autori potrà essere proposta la presentazione dei loro lavori, editi o inediti, in Caffè letterari (tra cui il Caffè dell’Ussero di Pisa) o in biblioteche.
Il premio Astrolabio da quest’anno è diventato annuale in quanto l’anno in cui non si terrà a Pisa si svolgerà nella prestigiosa sala del teatro Rossini nel Calendario del settembre sangiulianese, in concomitanza con la messa in scena dello spettacolo teatrale “La Vestale” tratto dai testi Ulisse (racconti) e Vestali (poesia) entrambi di Valeria Serofillipubblicati dall’ Ibiskos Ulivieri e “La tela e il trono” di Achille Concerto.
Il Premio è istituito allo scopo di promuovere la parola poetica ed il componimento di fantasia, al fine di evidenziare, nel panorama letterario attuale, opere di autori degne di attenzione.
Il Concorso si articola nel seguente modo:
oltre alle quattro sezioni a tema libero, gli autori potranno inviare lavori ispirati alle tematiche delle sezioni specifiche.
LE SEZIONI SPECIFICHE SONO LE SEGUENTI: Il Mito di Shelley Penelope e Ulisse
SEZIONI A TEMA LIBERO
Prima sezione: Volume edito di poesia per un’opera in versi pubblicata a partire dal 2008. Inviare quattro copie del volume di poesia. Solo una delle copie dovrà recare i dati completi dell’autore compreso un breve curriculum biobibliografico ed eventuale e-mail.
Seconda sezione: Silloge inedita di almeno 10 poesie e massimo 20 in quattro copie. Soltanto una delle copie dovrà recare il nome e l’indirizzo completo, compreso eventuale e-mail dell’autore. È gradito anche un breve curriculum da allegare in busta chiusa.
Terza sezione: Poesia singola a tema libero. Si partecipa inviando da una a tre poesie inedite e mai premiate in altri concorsi.
Inviare le poesie in 4 copie di cui solo una delle copie dovrà recare i dati completi dell’autore compreso un breve curriculum ed eventuale e-mail.
Quarta sezione: Fiabe e racconti inediti
Tema: libero. Lunghezza: da 3 a 12 pagine, indicativamente di 40 righe a corpo 12.
La sezione è aperta agli autori di età superiore a 16 anni.
Per inedito s’intende opera mai apparsa in volume individuale.
GIURIA
Presidente Valeria Serofilli (Presidente del Premio, poeta e critica letteraria)
Membri Ivano Mugnaini (scrittore e critico letterario) Giuseppe Panella (saggista, scrittore, docente Università di Pisa) Andrea Salvini (antichista) Antonio Spagnuolo (poeta e curatore del sito letterario Poetry-Dream)
Regolamento
• Le opere partecipanti dovranno essere inviate a: Segreteria Premio Astrolabio, via Ciardi nr° 2F, 56017 Pontasserchio di San Giuliano Terme (PI) entro e non oltre il 26.5.2018 (farà fede il timbro postale).
• Per agevolare il lavoro della Giuria, si raccomanda ai concorrenti di inviare i propri lavori prima possibile, senza attendere il periodo a ridosso della scadenza.
• Possono partecipare al concorso autori italiani e stranieri con elaborati dattiloscritti in lingua italiana redatti su foglio formato A4.
• E’ ammessa la partecipazione a più sezioni.
• Gli elaborati partecipanti al Premio non saranno restituiti: per i libri editi è prevista la cessione di una copia dei testi alla Biblioteca Comunale della città di Pisa.
• L’esito del concorso verrà comunicato ai soli vincitori e segnalati e ai concorrenti che avranno indicato il proprio indirizzo di posta elettronica.
Per ciascuna sezione inviare € 20 per rimborso spese di segreteria, da versare in contanti in busta chiusa, oppure con assegno o tramite bonifico bancario:
CASSA DI RISPARMIO DI LUCCA PISA LIVORNO (GRUPPO BANCO POPOLARE),
IBAN: IT03 T 05034 14026 000000201175 intestato a Valeria Serofilli specificando nella causale “Premio Nazionale di Poesia Astrolabio” e allegando al plico la fotocopia dell’avvenuto pagamento.
PREMI
Prima sezione
Al concorrente primo classificato, durante la Cerimonia di Premiazione, verrà consegnata la targa con l’Astrolabio, simbolo della Libera Accademia Galileo Galilei, opera dell’artista Vittorio Minghetti e garantita la presentazione e promozione del volume a livello nazionale. Al premiato sarà inoltre offerta la cena conviviale dei poeti e il pernottamento presso la Residenza Storica di Villa di Corliano (www.corliano.it) di Rigoli, San Giuliano Terme (prov. Pisa) o in altra dimora storica del lungomonte pisano.
Seconda sezione
“Pubblicazione da parte di Ibiskos Ulivieri Editrice della silloge Vincitrice nella Collana “Astrolabio”.
Sul volume sarà apposta la dicitura “Vincitore del Premio Astrolabio 2018”.
Terza sezione
Targa offerta dall’ Editrice Ibiskos Ulivieri e inserimento in una delle Antologie dell’Editrice nella sezione Premio Astrolabio-Vincitori con possibilità di presentazione presso il Caffè Storico Letterario dell’ Ussero di Pisa.
Quarta sezione
Targa offerta dall’ Editrice Ibiskos Ulivieri e inserimento in una delle Antologie dell’Editrice nella sezione Premio Astrolabio-Vincitori, con possibilità di presentazione presso il Caffè Storico Letterario dell’ Ussero di Pisa.
I premiati, inoltre, potranno essere inseriti nel Calendario degli incontri allo storico Caffè dell’Ussero http://www.localistorici.it/it/Schede/view/slug/caffe-dell-ussero/tipo/locali-storici di Pisa e al Relais dell’Ussero della Villa di Corliano http://www.villacorliano.it/ curati e promossi da Valeria Serofilli.
Le opere degli autori premiati o segnalati potranno essere presentate da esponenti dell’Associazione Astrolabiocultura o presso alcune scuole del comprensorio pisano.
La Cerimonia di Premiazione si svolgerà nell’ambito del Settembre Sangiulianese i primi di ottobre 2018 in data da definire.
• I premi dovranno essere ritirati personalmente dai vincitori o in caso di impossibilità ritirati da un delegato.
• La partecipazione al concorso implica l’accettazione del presente regolamento.
• La Giuria si riserva di apportare modifiche al presente bando qualora se ne presentasse la necessità.
• I dati personali dei concorrenti saranno tutelati a norma della legge 675/96 sulla privacy.
Alcuni degli autori delle varie sezioni, i cui testi, indipendentemente dalla classifica finale del Premio, verranno ritenuti interessanti, originali e di pregio, saranno contattati dall’Editrice Ibiskos Ulivieri e riceveranno la proposta di inserimento nell’ Antologia del premio Astrolabio 2018 che verrà distribuita a livello nazionale.
Con Ian McEwan (vincitore per la sezione La Quercia) e i finalisti Gianfranco Calligarich, Laurent Mauvignier (Francia), Olivier Rolin (Francia) e Juan Gabriel Vásquez (Colombia), in gara per la sezione Il Germoglio, il Premio Bottari Lattes Grinzane entra nel vivo della sua VII edizione, proponendo due giornate, tra lectio magistralis, incontri e cerimonia di premiazione, per venerdì 13 e sabato 14 ottobre nelle Langhe patrimonio Unesco, ad Alba, Monforte d’Alba e Grinzane Cavour.
Ian McEwan, tra i più famosi scrittori di narrativa contemporanea, capace di ricostruire le situazioni più diverse e di raccontare con profondità i turbamenti dell’animo umano e indagare con eleganza la contemporaneità, autore di romanzi (L’inventore dei sogni, Nel guscio) da cui sono stati tratti film, è il vincitore del Premio Bottari Lattes Grinzane 2017 per la sezione La Quercia, intitolata a Mario Lattes (editore, pittore, scrittore, scomparso nel 2001) e dedicata a un autore internazionale che abbia saputo raccogliere nel corso del tempo condivisi apprezzamenti di critica e di pubblico. Venerdì 13 ottobre alle ore 18 al Teatro Sociale Busca di Alba (Piazza Vittorio Veneto 3) terrà una lectio magistralis, su un tema a sua scelta, e riceverà il riconoscimento. L’incontro, a ingresso libero fino a esaurimento posti, è condotto dallo scrittore Alessandro Mari, autore del recente Cronaca di lei (Feltrinelli).
Doppio appuntamento sabato 14 ottobre per gli autori finalisti della sezione Il Germoglio, dedicata ai migliori libri di narrativa italiana e straniera pubblicati nell’ultimo anno. Alle ore 10.30 alla Fondazione Bottari Lattes di Monforte d’Alba (via Marconi 16) Gianfranco Calligarich con La malinconia dei Crusich (Bompiani), Laurent Mauvignier con Intorno al mondo (Feltrinelli; traduzione di Yasmina Mélaouah), Olivier Rolin con Il meteorologo (Bompiani; traduzione di Yasmina Mélaouah) e Juan Gabriel Vásquez con La forma delle rovine (Feltrinelli; traduzione di Elena Liverani) raccontano i loro romanzi a studenti e pubblico. L’incontro, a ingresso libero fino a esaurimento posti, è condotto dalla giornalista e critica letteraria Leonetta Bentivoglio.
Sempre sabato 14 ottobre alle ore 16.30 al Castello di Grinzane Cavour il Premio entra nel suo momento clou con la cerimonia di premiazione del vincitore, alla presenza degli autori finalisti. Quasi 400 studenti delle giurie scolastiche, che tra aprile e settembre hanno letto e discusso i libri in gara, esprimeranno in diretta il loro voto per proclamare il vincitore 2017. Ospite d’onore sarà il libraio Rosario Esposito La Rossa, “lo spacciatore di cultura”, come è stato definito, che ha appena aperto la libreria Scugnizzeria a Scampia e Melito (Napoli), dove da oltre quarant’anni mancava uno spazio dedicato ai libri. Da sempre attivo in un territorio segnato da gravi problemi di criminalità e disagio, Esposito La Rossa racconterà i suoi tanti progetti per bambini, giovani e adulti, tra libri, teatro e originali iniziative culturali.
I romanzi finalisti sono stati designati e annunciati sabato 8 aprile 2017 a Cuneo, alla sede della Fondazione CRC (che collabora e sostiene il Premio), dalla Giuria Tecnica formata da: Gian Luigi Beccaria (presidente), Leonetta Bentivoglio, Valter Boggione, Vittorio Coletti, Giulio Ferroni, Laura Pariani, Enzo Restagno, Alberto Sinigaglia, Marco Vallora. «In un’annata editoriale – commentano i giurati – caratterizzata da alcune linee prevalenti (i rapporti famigliari, in particolare col padre, l’autobiografia e la biografia, il romanzo di educazione sentimentale soprattutto), la giuria si è orientata verso opere caratterizzate da una dimensione sociale e culturale molto rilevata, legata a realtà spesso marginali, e dal forte impegno etico: l’epos triestino di Calligarich; lo sconquasso in Giappone metafora dello sconquasso interiore nelle storie di Mauvignier; la Russia dei gulag di Rolin; le contraddizioni della storia colombiana in Vásquez».
Il Premio Bottari Lattes Grinzane è organizzato dalla Fondazione Bottari Lattes, con il sostegno di: Mibact, Regione Piemonte, Fondazione CRC (main sponsor per il triennio 2017-2019), Banca d’Alba, Città di Cuneo, Comune di Alba, Comune di Grinzane Cavour, Comune di Monforte d’Alba, Cantina Giacomo Conterno, Cantina Terre del Barolo, Enoteca Regionale Piemontese Cavour, Banor, Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, Antico Borgo Monchiero.