‘Nemmeno una virgola’, il fortunato romanzo d’esordio di Guido Domingo

Guido Domingo esordisce felicemente con la giovane casa editrice Pathos, intitolando la sua prima fatica Nemmeno una virgola (2021).

Protagonista della vicenda è la Vecchia, una signora anziana, da anni rimasta vedova, sola, che non si aspetta più nulla dalla vita se non morire. Con quella che è chiamata la Figlia non hanno da anni un gran rapporto. Le giornate dell’anziana sono tutte uguali, senza sorprese e slanci.

La donna ha buoni rapporti con il Vicino, che a volte le fa compagnia e l’aiuta con dei piccoli lavoretti. Un giorno l’uomo sta aggiustando la maniglia del frigorifero, quando, sistemando un pannello, trova 300.000 delle vecchie lire e, nei meandri delle interiora dello sportello rotto, scova infatti una busta postale ingiallita con su scritto un numero di telefono e al cui interno sono riposte trecentomila lire del vecchio conio.

Un espediente, questo, che mette in gioco il presente della Vecchia e inevitabilmente tutto il suo essere una Vecchia imprigionata nella propria routine.

Voleva davvero turbare quella monotonia in cui tutto sommato si sentiva protetta e al sicuro?

In breve: la Vecchia riconosce la scrittura del marito, è confusa, agitata, vorrebbe sapere, ma indugia. Eppure la Vecchia è una donna curiosa, ha letto molti libri, da ragazza ha abbandonato il paese per l’euforia cittadina –non senza rimpianti presenti– ha un cuore che una volta sapeva essere impaziente. Si decide, telefona. Dall’altra parte della linea le risponde una giovane donna, è un’insegnante che vive in affitto presso quell’abitazione cui fa voce quel numero fisso. Si interessa alla Vecchia e le fa sapere che la linea fu riattivata in tempi in cui le lire non esistevano già più.

La Vecchia non lo sa, ma l’autore ha tirato una bella mano ai dadi e, mentre lei trascorre notti insonni temendo questa sorta di scintilla che le acceca i pensieri tra le mani, uno sconosciuto richiama quel numero cercando tal Martinoli. L’insegnante informa la Vecchia, la Vecchia informa la Figlia.

La Vecchia adesso sa, adesso ricorda, adesso è connessa e la scintilla può diventare energia.

In quello che è forse il capitolo che meglio raccoglie l’agilità dell’autore nel cambiare registro e colori durante la costruzione della storia e dei personaggi – restando comunque fedele ad uno stile delicato, quasi dipingesse a colori pastello – si scopre che il rifugio Martinoli, ai piedi del Monte Rosa, è il luogo dove la Vecchia, appena maggiorenne, incontrò il suo futuro Marito e se ne innamorò. Ricorda, la Vecchia, che il Marito voleva tornarci per festeggiare il loro ventesimo anniversario di nozze, ma non fecero mai in tempo, morendo lui prematuramente, lasciandola vedova ad invecchiare da sola.

Ricorda e, come sembra suggerire l’autore, la memoria è vita.

Di fatti, la Vecchia si ostina, si fa coraggio e va. Ci prova, almeno. Fallisce il primo tentativo, troppo difficoltoso da sostenere da sola, per lei che non era più uscita nemmeno a gettare la spazzatura. Per lei che aveva dimenticato di ricordare.

Qui l’autore dà un ulteriore prova di sensibilità e indiscusso talento perché in realtà dà voce ad un corpo più che a un personaggio e non scade mai nel patetico raccontando i pochi, dolenti passi che questo corpo compie coraggiosamente pesando a se stesso e nel terrore di pesare agli altri. La Vecchia infatti torna a casa e si deprime. La Figlia non capisce, si allontana, è arrabbiata e la si immagina come un fascio di nervi dal cuore indurito e dolorante.

Passano diversi giorni e saranno il Vicino e l’insegnante ad accompagnarla al rifugio. Gli ultimi capitoli sono dedicati a questo viaggio verso la natura, verso l’immutabile bellezza senza età che desta meraviglia e la scatena, che ci rende tutti uguali nelle nostre differenze. La Figlia andrà a cercare sua madre in montagna, la ritroverà come forse non l’aveva trovata mai. E la morte arriverà come alleata della vita, quando la Vecchia, la Figlia, il Vicino e l’insegnante avranno saputo cosa vuol dire un ri-torno.

Il romanzo di Domingo può annoverarsi tra i migliori libri sulla vecchiaia della contemporaneità insieme a La tentazione di essere felici e Resto qui di Marco Balzani. La Vecchia risulta essere un personaggio molto riuscito, affascinante, che alla fine della sua “avventura” sembra fare sue le parole di T.S. Eliot: <<Noi non cesseremo l’esplorazione e la fine di tutto il nostro esplorare sarà giungere laddove siamo partiti e conoscere quel posto per la prima volta>>.

 

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Guido Domingo pubblica il suo primo romanzo: “Nemmeno una virgola”, un inno alla vita a dispetto dell’età

Essere “vecchi” in un mondo gerontofobico, che relega l’anziano a un ruolo marginale, inerme, in attesa dell’ultima ora di vita. Ed è proprio a questa mentalità dilagante che questo romanzo breve – “Nemmeno una virgola” – si oppone, regalando nuova speranza e colore alle vite ingrigite degli anziani soli. L’autore Guido Domingo, un biologo dalla penna raffinata, racconta una realtà suggestiva e poetica, che trae spunto da un fatto di cronaca: la storia di una pensionata che ritrova un tesoretto di vecchie lire, cambiando così il corso della sua vita. Con uno stile semplice e delicato, che rivela l’estrema sensibilità dell’autore, Domingo affronta tematiche ad alto impatto emotivo, senza mai scadere nel patetico.

 “Qualcuno gridò così forte il suo nome che invece di scavalcarla come al solito, trovò midollo di donna da acciuffare, finalmente.”

La “Vecchia” è la protagonista: una donna sopravvissuta per trent’anni al marito alpino e coltivatore, che si ritrova sola, dopo una vita attiva, tra concerti, musei e una laurea in lettere. Difficile e distaccato è il rapporto con sua Figlia, una donna consumata dagli impegni quotidiani e dai suoi due figli, tutti presi dallo sport, dalle consolle e dallo smartphone. Una madre ormai per certi versi dimenticata, il cui scopo è soltanto quello di “attendere la morte” e impiegare il tempo che le resta, tra letture e televisione. Tutto inaspettatamente cambia quando la signora chiede al giovane vicino di ripararle la maniglia del vecchio frigo “Ignis”, ritrovando al suo interno una busta con 300mila lire e un numero di telefono. Un evento inaspettato, che incuriosirà la donna destandola dal suo torpore esistenziale, rianimandola in questa ricerca della verità. Un piccolo giallo da risolvere che la riporterà alla vita e a rivivere il suo primo incontro con il marito, alle pendici del Monte Rosa, in un rifugio da lui edificato molti anni prima. Un finale leggiadro, foriero di un romanticismo “di altri tempi”. «Madre e Figlia si incontrarono finalmente sullo stesso rigo. Nemmeno una virgola le separava.»

 

CENNI BIOGRAFICI

Guido Domingo è nato il giorno di Natale del 1980 e vive a Cavaria Con Premezzo, un piccolo paese in provincia di Varese. Biologo e ricercatore scientifico con diverse pubblicazioni sull’argomento, è un appassionato di natura ed escursioni. È impegnato anche come cantante, con molti album e concerti all’attivo. È autore di testi, ha scritto e pubblicato alcune poesie, “Nemmeno una virgola” è il suo romanzo d’esordio.

 

RIFERIMENTI EDITORIALI

Pathos edizioni è una casa editrice torinese nata per caso e un po’ per gioco alla fine del 2015: offre una proposta editoriale particolare e dettagliata, non convenzionale, idee diverse e un team fuori dagli schemi. Partendo dalle pubblicazioni in ambito universitario sino ai romanzi, alle biografie di persone straordinarie: accendendo i riflettori sui diversi VIP, affronta i temi della disabilità e dell’integrazione; supporta la poesia e dà voce ai diritti degli animali. Sensibile alle categorie più indifese, la casa editrice supporta le attività di diverse ONLUS in accordo con gli autori.

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