Premio Pulitzer 2014: i premiati

Edward Snowden
Edward Snowden

Si è conclusa due giorni fa la manifestazione del sempre interessante Premio Pultizer 2014. L’assegnazione dei premi ha riguardato come sempre il giornalismo, la letteratura e la musica americana. Il giornalismo è la prima categoria quella per la quale, Joseph Pulitzer, nel lontano 1917 istituì il premio. Il premio è gestito dalla Columbia University di New York. La giuria è composta da diciannove persone che provengono sia dal mondo dell’informazione che dal mondo accademico e letterario.

Ai vincitori delle varie sezioni viene consegnata una ricompensa di diecimila dollari; al vincitore invece della categoria “giornalismo per il bene pubblico” viene donata una medaglia d’oro.

Le categorie sono ventuno ma per il “Feature writing” non è stato assegnato alcun premio. I vincitori sono:

 

Public Service Reporting

Glenn Greenwald, Laura Poitras e Ewen MacAskill per “The Guardian” e Bart Gellman per “The Washington Post” per il lavoro svolto sui documenti rivelati da Edward Snowden e sulle attività della NSA.

 

Breaking News Reporting

Lo staff di “The Boston Globe” per gli articoli sulle bombe alla maratona di Boston.

 

Investigative Reporting

Chris Hamby del Center for Public Integrity” per l’inchiesta sui sistemi usati da alcuni avvocati e medici per manipolare i risarcimenti ai minatori di carbone con malattie polmonari.

 

Explanatory Reporting

Eli Saslow per il “Washington Post” per il suo lavoro sulla povertà in America.

 

Local Reporting

Will Hobson e Michael LaForgia del “Tampa Bay Times” per le inchieste sulle condizioni delle case destinate ai senzatetto a Tampa in Florida.

 

National Reporting

David Philipps per la “Gazette di Colorado Springs” per gli articoli sui reduci di guerra e sul trattamento ricevuto dopo avere lasciato l’esercito.

 

 

 

International Reporting

Jason Szep e Andrew R.C. Marshall per  “Reuters” per gli articoli sulle persecuzioni dei Rohingya della Birmania.

 

Commentary

Stephen Henderson della “Detroit Free Press” per gli articoli sulla crisi economica di Detroit in Michigan.

 

Criticism

Inga Saffron del “Philadelphia Inquirer” per i suoi articoli sull’architettura.

 

Editorial Writing

Lo staff dell’”Oregonian di Portland” per un editoriale sui problemi che comportano gli aumenti delle pensioni.

 

Editorial Cartooning

Kevin Siers per il “Charlotte Observer” per le serie di vignette.

 

Breaking News Photography

Tyler Hicks del prestigioso “New York Times” per le sue foto durante la strage al centro commerciale di Nairobi in Kenya.

 

Feature Photography

Josh Haner  sempre del “New York Times” per il reportage fotografico su una persona che ha perso una gamba nell’esplosione delle bombe durante la maratona di Boston.

 

Letteratura, Teatro e Musica

Fiction

“The Goldfinch” di Donna Tartt

 

Drama

“The Flick” di Annie Baker

 

 

History

“The Internal Enemy: Slavery and War in Virginia, 1772-1832″ di Alan Taylor

 

Biography or Autobiography

“Margaret Fuller: A New American Life” di Megan Marshall

 

Poetry

“3 Sections” di Vijay Seshadri

 

General Nonfiction

“Toms River: A Story of Science and Salvation” di Dan Fagin

 

Music

“Become Ocean” di John Luther Adams.

 

L’informatico Edward Snowden  la talpa del Datagate, secondo il quale la Nsa metterebbe a rischio il futuro di Internet e considerato un traditore dalla Casa Bianca e un eroe da gran parte degli  americani, è riuscito a far conoscere al popolo americano importanti informazioni riguardo la sicurezza nazionale. Il servizio pubblico di alta qualità ha sempre colpito positivamente la giuria che già nel 1972 aveva premiato il  New York Times per aver pubblicato la storia della talpa   Daniel Elisberg riguardo dei documenti segreti della guerra in Vietnam.

Quando la coscienza coincide con la libertà di stampa..

 

Alfredo Panzini: snobbato in Italia, amato in America

Il silenzio che ha circondato e che circonda la figura letteraria di Alfredo Panzini (Senigallia, 31 dicembre 1863- Roma, 12 aprile 1939), rappresenta una delle tante ingiustizie nel panorama culturale italiano; certo, è ormai assodato che molto spesso i talenti nostrani non trovano fortuna in patria mentre all’estero sono apprezzati, non che essere reputati ottimi autori all’estero significa necessariamente essere un buon autore, ma nel caso di Panzini, considerato ingiustamente uno scrittore “minore”, l’America tra gli anni ’20 e ’30 ha compiuto dei veri e propri atti celebrativi, dedicando all’autore marchigiano traduzioni dei suoi scritti e celebrative recensioni sul New York Times e su Vanity Fair. Snobbato in Italia e amato in America quindi Panzini che è stato appunto definito <<il miglior scrittore di prose italiane>> e il suo romanzo “Io cerco moglie”, <<il miglior libro comico dopo il Decameron di Boccaccio>>.

Alfredo Panzini trascorre la sua infanzia a Rimini, città a cui si sente legatissimo. Si iscrive  al ginnasio comunale, che lascia subito per trasferirsi al collegio Marco Foscarini di Venezia dove termina il liceo nel 1882. Frequenta la Facoltà di Lettere e Filosofia presso l’ università di Bologna, dove ha come maestri Carducci e Acri, qui conosce anche Pascoli. Terminata l’università Panzini si dedica all’insegnamento nelle scuole secondarie prima a Milano nel  celebre ginnasio Giuseppe Parini e poi al Politecnico; trasferitosi a Roma nel 1917, è professore nell’istituto Leonardo da Vinci e nel liceo Mamiani,  poi è la volta nei ginnasi di Castellammare di Stabia e di Imola; scontroso e dolce al tempo stesso, Panzini ricorda spesso la sua famiglia nei suoi scritti e nei sui articoli di giornale.

Nel 1890 sposa Clelia Gabrielli, dal matrimonio nascono quattro figli: Umberto che morirà a soli dieci anni e al quale Panzini dedica le “Fiabe della virtù”, Emilio, Pietro e Matilde. Panzini ama le cose semplici, nonostante il suo aspetto possa lasciar pensare ad un uomo estremamente serioso. I suoi primi scritti sono costituiti da saggi e traduzioni; il 1896 segna l’inizio di una brillante carriera: collabora con  “Illustrazione italiana” dell’editore Treves, “La Vita Internazionale”, la “Nuova antologia”, e “La Voce”.

Nel 1907 Alfredo Panzini scrive “La Lanterna di Diogene”, un viaggio fantastico nello spazio e nel tempo dove non mancano riflessione ed ironia, nel 1911 “Le Fiabe della virtù”. Finalmente i critici iniziano a parlare di lui come un autore “nuovo”.  Nel 1922 esce il libro  “Il padrone sono me”, il cui successo lo porta a collaborare con  “Il Resto del Carlino”,  il “Giornale d’Italia” e il “Corriere della Sera”.

Nel 1929 viene nominato “Accademico d’Italia”, quando “Io cerco moglie” va in scena a Parigi e la sua carriera è alle stelle, le sue opere vengono tradotte in tutta Europa. Nel 1931 Panzini si misura  con la storia  con l’opera “Il Conte di Cavour”, scrive antologie scolastiche e cura il Dizionario Moderno.

Benedetto Croce

Vi è il dissidio tra mondo ideale, eroico e mondo reale al centro delle opere di Panzini, la sua educazione umanistica fortemente influenzata da Carducci sembra fare a pugni con la realtà positivista, cultrice del piacere che gli si presenta davanti agli occhi. Nasce come scrittore verista Panzini, sulle orme di De Marchi ma non poteva non rimanere coinvolto nell’eterna lotta tra virtù/saggezza e piacere/meccanicità. Ma come rendere affascinanti per i lettori le riflessioni su antico e moderno? Attraverso un ammiccante umorismo e la presenza della donna quale emblema di quella lotta unito ad un raffinato gusto per la contaminazione (vi sono rimandi a Pascoli e a Sterne, espressioni del linguaggio comune su di una struttura classica. Attento osservatore degli uomini, Panzini ne ha raccontato acutamente vizi e virtù,  non ha risparmiato nulla a nessuno, nemmeno alla sua cara Rimini, il cui popolo viene da lui definito come il  «più allegro e generoso del mondo (a non toccarlo negli interessi), ma rissoso, clamoroso, sensuale e pochissimo spirituale».

Panzini non può e non deve essere considerato uno scrittore minore, quando, come ha giustamente notato il critico Carlo Bo “sono stati riportati sugli altari delle nostre piccole cappelle letterarie scrittori minori, certamente inferiori al Panzini e per intrinseco valore e per importanza storica.” Le sue opere vibrano di semplicità, ma di una semplicità che stupisce quando racconta la provincia, di una  sottile ironia,  di un delicato lirismo; Panzini ha proposto qualcosa di originale; è riuscito ad essere dialetticamente aulico, se si può usare questa espressione, perché la cultura italiana non se n’è resa conto? Non è difficile rispondere a questa domanda, Alfredo Panzini non era entrato nelle grazie di Croce e di Gramsci, liquidato dal primo come “buffoncello”e  dal secondo come “uno dei nipotini di padre Bresciani”, si può epurare uno scrittore perché religioso e ritenuto vicino al fascismo? In realtà l’autore marchigiano non si fece mai coinvolgere dall’ideologia fascista, né aveva beneficiato dei suoi favori, a differenza di altri intellettuali (primo fra tutti proprio Croce che più tardi però avrebbe firmato il Manifesto degli antifascisti). Ma tornando ad una questione puramente letteraria, non sorprende l’ostilità di Croce, in quanto già aveva stroncato gran parte dell’ opera di Pascoli dall’alto del suo idealismo, figurarsi l’innocente e semplice cultura letteraria di Alfredo Panzini, e nemmeno quella di Gramsci, da sempre avversario del cattolicesimo, il quale non ritiene affatto innocente lo scrittore, ma colpevole di ostacolare la lotta di classe.

Bisognerebbe rilanciare la figura letteraria do questo straordinario scrittore attraverso le sue opere, che purtroppo non si trovano nelle librerie, ma che devono essere rimesse in circolazione. Qualche editore coraggioso e privo di pregiudizi accoglierà questo appello?

 

Premio Pulitzer 2013

Il Premio Pulitzer rappresenta la più prestigiosa ed ambita onorificenza nazionale per la letteratura .

Istituito da Joseph Pulitzer, magnate della stampa statunitense e  gestito dalla Columbia University di New York,  il premio non attiene solo all’ambito letterario ma comprende anche il giornalismo e i componimenti musicali. Il primo premio risale al 1917 , vinto da Herbert Bayard Swope, giornalista di New York World, per la serie di articoli dal titolo ‘Inside the German Empire’  e a J. J. Jusserand per il  lavoro ‘storico’ in ‘With Americans of Past and Present Days’.

I premi vengono  assegnati annualmente ( nel mese di aprile) a coloro che si sono distinti  in una delle  categorie considerate che vanno  dalla fiction, alla cronaca, alla musica, alla drammaturgia.

Quest’anno il premio è andato, per quanto riguarda il giornalismo, al New York Times che si è aggiudicato quattro categorie su 21: giornalismo investigativo,di approfondimento,internazionale ed innovazione digitale per  il servizio dedicato all’attività d’oltreoceano della AppleWal Mart e per un reportage sulla famiglia del primo ministro cinese. Il fotografo free-lance Javier Manzano si è aggiudicato la miglior fotografia per un suo scatto in Siria ,mentre allo scrittore Adam Johnson , autore de “Il Signore degli Orfani”, è andato il premio per la narrativa.

 

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