Pär Lagerkvist è stato poeta, romanziere svedese tra i maggiori della letteratura scandinava, premio Nobel nel 1951 con il romanzo Barabba. In Italia si deve alla casa editrice Iperborea la pubblicazione dei suoi scritti. Il Nano, pubblicato nel 1944 si può considerare l’opera più intensa della sua produzione che comprende La mia Parola è No, Marianne, il Sorriso Eterno, Pellegrino sul Mare, il Boia.
Il romanzo pubblicato nel 1944, è imperniato sulla figura del nano, voce narrante della storia, ed è ambientato in Italia, nel ‘ 500, in un’ immaginaria corte rinascimentale a capo della quale c’è un principe, Leone, e la moglie Teodora circondati da vari personaggi. L’ argomento principale è il Male nell’ accezione più estrema che si possa immaginare e il protagonista ne è l’ espressione e in quanto nano si colloca al livello più “ basso”, più infimo dell’ umanità.
L’ occasione che diede a Lagerkvist di affrontare il tema del Male gli fu offerta dagli orrori della seconda guerra mondiale durante un viaggio in alcuni stati europei anche se molto probabilmente lo intendeva come un fattore insito nella natura umana. Si accennava all’ambientazione di una corte del ‘ 500, abitata da personaggi, a cominciare dal principe, dediti a comportamenti violenti, lascivi, adulteri. Il principe rappresenta il potere nella forma più violenta e degradata che ci possa essere e il nano è la sua controfigura. Egli osserva giorno per giorno, annotando su un diario, lo svolgimento della vita di corte con uno sguardo che coglie ogni particolare, aspetto, carattere dei cortigiani con un linguaggio asciutto, essenziale. E’ privo di umanità, di ogni minimo senso del bene ed è quindi in quanto nano incapace totalmente di alzare lo sguardo verso l’ “ Alto”. Privo di emozioni, non sa cogliere qualcosa di bello, l’ amore gli è precluso e trascina verso il basso ogni aspetto della vita che abbia un valore positivo.
Uno dei personaggi più interessanti della corte è maestro Bernardo, il quale rappresenta Leonardo, il genio del rinascimento verso cui non prova interesse perché odia pure la conoscenza, la scienza. Come si presenta il protagonista? “Sono alto ventisei pollici, ben fatto, il corpo proporzionato, forse la testa è un po’ troppo grossa. I capelli sono rossicci, molto ispidi e folti e ho una notevole forza fisica. Non sono un buffone. Sono un nano e nient’ altro”.
Egli disprezza, odia i cortigiani, i loro comportamenti poiché si erge come una sorta di giudice che condanna le loro azioni. Non apprezza neppure la passione carnale di due giovani della corte, Giovanni e Angelica perché disprezza tutto ciò che è umano. Il nano, anche se può sembrare una contraddizione in termini, ha una sua “ morale” come fosse l’ autocoscienza del male assoluto. Lagerkvist gli fa dire: “Ho notato che a volte incuto timore. Ma è di sé stessi che gli uomini hanno paura. Credono che sia io a spaventarli e invece è il nano nascosto in loro, quell’ essere simile all’ uomo, dal volto di scimmia, che leva la testa dal profondo della loro anima. Si spaventano perché non sanno di avere un altro essere dentro di sé”.
Il nano è un romanzo inquietante intriso di una ironia feroce che è il modo del protagonista di intrattenere la corte e è al servizio del principe, in cui bene e male convivono, come in ogni uomo che non ha ancora fatto una precisa e ferma scelta etica di vita. In altri personaggi come Angelica e Giovanni, la scelta di luce è stata fatta. Curiosamente il nano come fatica a vedere il bene, così fatica a cogliere la bellezza delle persona che ne sono portatori. Giovanni è l’opposto del nano, è una figura cristologica (gli occhi di cervo). Il percorso di privazione del bene è però rimediabile come si vede nella figura della principessa. La principessa, donna depravata e prostituta è l’opposto della Madonna in cui si trasforma o a cui si avvicina dopo un cammino di penitenza. Non per niente il suo peccato peggiore non è l’amante reale ma quello virtuale, cioè il rapporto platonico con l’uomo di cui si è innamorata perdutamente mettendolo al posto di Dio e facendone un idolo.
Lagerkvist verso la vita ebbe un atteggiamento contraddittorio nel senso che si definiva “ un credente senza fede” e “ un ateo credente”, un’ aporia inconciliabile. Cercò Dio ma non lo trovò e di ciò lo testimoniano le sue poesie molto belle. Non seppe trovate nella vita il positivo, vita che lo limitava.
Pasquale Ciaccio