“Patagonia express”: Luis Sepùlveda ed il suo viaggio verso la fine del mondo

Questo è un viaggio che iniziò molti anni fa, non importa quanti. Cominciò quel freddo giorno di febbraio, a Barcellona, seduto con Bruce, a un tavolo del caffè Zurich […]. Forse non riusciremo mai a sapere come organizzavano gli assalti alle banche quei due banditi, ma posso raccontare come andò che un inglese e un cileno abbastanza ubriachi, verso le cinque del pomeriggio, progettarono un viaggio ai confini del mondo.

Luis Sepùlveda (Ovalle, 4 Ottobre 1949), durante il suo viaggio verso la Patagonia, decide di munirsi di un diario (“la moleskine” regalatagli dal suo compagno di viaggio Bruce, un inglese che, come lui, ha un rapporto da ricucire con l’idea della ”patria”) per appuntare tutto quello che ritiene necessario debba essere intrappolato sulla carta dei ricordi, quelli che possono nascere solo in quella terra chiamate ”del fuoco” e che va verso la fine del mondo, più a sud. Tutto questo è Patagonia Express.

Sepùlvelda, dalle idee politiche dichiarate e comuniste (viene arrestato e torturato in seguito al colpo di stato del noto generale Pinochet e trascorre ben sette mesi in carcere) manifesta sin da piccolo il suo forte spirito ribelle che lo accompagnerà tutta la vita e che, possiamo dirlo, lo renderà certamente unico come autore.
Patagonia Express è molto più di un semplice diario di viaggio o di ”bordo”; è la storia del protagonista che vive attraverso le storie dei personaggi che incontra e che gli raccontano chi erano stati, chi sono oggi o chi hanno finto di essere. Condannato all’esilio, dopo nove anni di risposte negative da Amburgo, Sepùlveda riesce finalmente a salire sul traghetto Colono e salpare fino a lì, dove ha cominciato e dove vuole ritornare. Sepùlveda è un cileno. E la sua è quella che molti chiamerebbero “avventura”. E l’avventura, spesso, porta con sé il mito, le storie segrete di naviganti, oppositori politici, disertori e uomini qualunque che conoscono il mondo e lo mostrano raccontando. Il nostro avventuriere rende vive le ostilità di quella gente per spiegare cosa succede davvero in luoghi avvolti ormai nell’oblio, da quando la dittatura militare è crollata ma non ovunque. La città di Rio Mayo, ad esempio, è costretta a subire dalle sette di mattina alle sette di sera il lavaggio del cervello fatto dagli altoparlanti della stazione militare ancora attivi. Sembrerebbe surreale, se solo lo stesso Sepùlveda non dovesse abituarsi a quell’assordante nenia che penetra nelle orecchie come una violenza bella e buona di prima mattina, mentre spazza via anche gli stormi di uccelli. Di città in città, nella notte australe e per lo Stretto di Magellano, lo scrittore cileno ha la fortuna di partecipare al famoso torneo di bugie dei suoi compagni di viaggio radunati attorno al fuoco. Cosa si vince? Qualcosa da mangiare e la possibilità di riflettere sotto le stelle:

E questo cielo? E tutte queste stelle? Sono un’altra bugia della Patagonia, Baldo?
Che importa? In questa terra mentiamo per essere felici. Ma nessuno di noi confonde la bugia con l’inganno.

Luis vuole arrivare ad Ushuaia, è pronto ad attraversare lo Stretto. Arriva a nord di Manantiales, dove si trova un piccolo paesino di pescatori chiamato Angostura.
”Angostura non ha cimitero, ma ha una tomba, un piccolo sepolcro che è stato dipinto di bianco e che guarda verso il mare.Vi riposa Panchito Barria, un ragazzino morto a undici anni. In tutto il mondo si vive e si muore, ma il caso di Panchito è tragicamente speciale, perché il bambino è morto di tristezza”.

Questa, forse, è una delle storie più belle che possiamo leggere. Storie che avvengono solo a sud del mondo, dove l’Atlantico incontra il Pacifico ed il resto è meraviglia o miracolo. Un bambino riesce a farsi come amico un delfino e guarisce dalla sua malattia. Ma il delfino, l’ultima estate non ritorna e lo abbandona alla sua solitudine. Fu così che Panchito morì di tristezza.
E come non immergersi nelle vicende di Carlo E Basta e di Nicanor Estrada e del suo cadavere che viene trasportato in aereo fino a Comodoro Rivadavia. Le distanze sono immense, perché quella terra è così grande che scompiaono i campi visivi ma si moltiplicano i punti di vista e si accettano compromessi; del resto per i cileni funziona così.

Davanti agli occhi di Sepùlveda, i binari di Ujina. Ancora un nuovo viaggio, fatto di condivisione e di incontri così rari da essere preziosi. Più le anime si avvicinano, più la necessità alimenta sentimenti buoni nella vastità andina in cui si ritrovano come catapultati.

La meta successiva è il Coca, dove giungerà assieme al capitano Palacios, del quale perderà poi le tracce. Il cammino non si ferma, ecco Sepùlveda a Santiago, al cospetto del gigante, il suo scrittore preferito, Francisco Coloane, grazie al quale scopre che il mare ha i suoi segreti che solo i veri capitani sono in grado di svelare. Sono tutti grandi amici in Patagonia Express, chi investe tutte le forze, e tutta la vita, in un viaggio del genere, conosce il significato più profondo dell’amicizia e dei rapporti umani. Non dimentichiamo che stiamo parlando di un grande uomo, oltre che di un grande scrittore, attivista e militante. Un romanzo, o meglio un diario, che si legge tutto d’un fiato e che fa viaggiare anche noi.

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