Sequestrati dal Tribunale beni e conti della Lega Nord

In questi giorni il Tribunale di Genova, in attesa della sentenza definitiva, ha proceduto alla confisca cautelativa di beni fisici e conti correnti della Lega Nord, recentemente condannata, nelle persone di Umberto Bossi e figlio, ex-tesorieri e vari altri amministratori. Il partito, attualmente capeggiato da Matteo Salvini, deve infatti restituire alle casse dello Stato una somma ammontante a 58 milioni di euro di rimborsi elettorali letteralmente volatilizzati (senza che nessuno dei principali esponenti, a partire da Maroni e dallo stesso Salvini, abbia mai saputo giustificarne l’ammanco). Ora il segretario della Lega, secondo un consueto copione da politica italiana, anziché rimanere nel merito del provvedimento, preferisce buttarla in caciara (come si dice in quel di Roma, “ladrona” secondo i primissimi slogan leghisti), parlando di una persecuzione politica e giudiziaria.

‘Freakshow’, il romanzo fantasy di Pee Gee Daniel

Freakshow (Kipple Officina Libraria, 2016) è un romanzo di fantascienza di Pee Gee Daniel (nome d’arte di Pierluigi Straneo), già autore di altre opere tra le quali Lo scommettitore (2014) e Ingrid e Riccione (2014). Freakshow ha vinto nel 2016 il premio Kipple, assegnato ogni anno al miglior libro che rientra tra i generi: horror, fantascienza, narrativa di anticipazione e neo-noir. Il romanzo è ambientato sul satellite Europa in un tempo futuro ai nostri giorni, seguendo le disavventure del circo Korallo e delle sue deformi attrazioni, freaks di ogni sorta che per necessità hanno deciso di unirsi a quella male assortita congrega di mostri reietti dalla società.

Le gemelle siamesi, la donna barbuta, il nano, i pinhead, la donna cannone e il ragazzo senza gambe sono solo alcune delle attrazioni di questo circo degli orrori che di città in città non manca mai si suscitare reazioni contrastanti nei suoi spettatori, a metà strada tra l’attrazione e la repulsione, così come non si può evitare di scostare lo sguardo dal luogo di un incidente nonostante si sappia già quale orrida immagine si presenterà davanti ai nostri occhi. I freaks di Korallo a poco a poco, emarginati sin dalla nascita, cominciano a desiderare qualcosa di più che venire sfruttati come carne da macello per un misero piatto caldo la sera, così abboccano facilmente alla favola del fantomatico Uincio Uancio, salvatore di tutti i freaks del mondo. L’idea di questo Messia dei mostri rimane una mera leggenda fino a quando ad uno ad uno tutti i freaks del circo Korallo scompaiono in circostanze misteriose…

Freakshow: una scrittura ricercata per raccontare la mostruosità

Freakshow si presenta come il ritratto crudo e ironico delle peggiori mostruosità del mondo, trattando il tema della diversità come forma, molto spesso, di esclusione dalla società. Il mondo presentato da Pee Gee Daniels è un tempo futuro ma ha a tratti toni ottocenteschi, periodo in cui in Europa prende piede la moda della mostra di queste rarità biologiche. Anche il modo in cui i cittadini guardano con diffidenza i freaks somiglia molto a come un tempo la deformità fosse associata al demonio, legando l’idea del ‘diverso’ a quella di ‘malvagio’. Il romanzo sembra diviso in tre parti: l’inizio in cui vengono presentati i vari freaks tramite dei ritratti descrittivi, la seconda parte dove inizia la narrazione delle disavventure del circo, la terza che si tinge di giallo fino allo svelamento del mistero di Uincio Uancio. Purtroppo l’azione troppo spesso viene interrotta da digressioni eccessivamente descrittive, che danno sì l’idea della grande opera di ricerca che l’autore ha fatto prima della stesura del libro, ma che purtroppo rendono lenta la prosecuzione cronologica degli eventi più importanti. Forse una maggiore attenzione alla trama ‘tragicomica’ delle disgrazie del circo Korallo e dei suoi misteri avrebbe reso la lettura molto più scorrevole. Il linguaggio usato dall’autore è ricercato e di grande impatto, mostrandosi crudo e violento, e di certo centra l’obiettivo di attrarre e disgustare il lettore, esattamente come farebbero i freaks.

Io, Pee Gee Daniel, osservatore di esseri umani

Salve, mi presento: il mio nome è Pee Gee Daniel. Anche se questo, a ben vedere, già non è vero. Voglio dire: il nome con cui firmo le mie opere, come forse si può intuire, non è registrato in alcun ufficio anagrafe. Si tratta di uno pseudonimo, ovvero di un nome d’arte (o nom de plume, più propriamente). E allora, visto che ci siamo, cominciamo proprio da qui… Come mai uno pseudonimo? Come mai Pee Gee Daniel?

Chi è Pee Gee Daniel

Quella che da sempre mi è apparsa evidente è la discrasia che solitamente intercorre tra persona e artista, tra l’individuo storico-empirico che campa la vita giorno per giorno (“Signor Grigiastro, Qualunque dei Qualunqui” per dirla con Gadda) e la sua trasfigurazione artistica con la quale – chissà perché – non capita quasi mai che collimi. È appunto per ribadire una tale legge che sin da subito scelsi di camuffarmi con un soprannome letterario che rimarcasse definitivamente le differenze ontologiche tra me autore e me povero tapino di tutti i giorni. Perché se l’uomo qualunque vive, gode, soffre, si annoia, si entusiasma, va a fare la spesa, paga luce e gas, prende lo Spritz al bar con gli amici, fa addormentare i figli quand’è ora, è poi il distillato più rarefatto e sottile di tutta questa sua esistenza ordinaria che andrà invece a sostanziare i suoi scritti, rendendolo interprete, a seconda delle volte, più o meno efficace del proprio tempo, nonché delle eterne dinamiche umane.

Io, Pee Gee Daniel, parto da studi filosofici e la mia narrativa altro non è che la prosecuzione pratica di un mio pensamento teorico che da allora si è andato formando. Ammetto che sia più comodo, e anche più gradevole, raccontare una storia con trama, costruire attitudine e psicologia dei personaggi, perdersi in descrizioni e digressioni piuttosto che prestarsi con diligenza alle regole disciplinari della metafisica, ma – fatto salvo tutto questo – quel che ancor più mi premeva era applicare la mia personale visione del mondo in corpore vili, per così dire, passando cioè dai postulati universali alle vicende particolari e feriali in cui essi si riverberano.

Nel corso della storia della letteratura le visioni dell’uomo che si sono via via avvicendate sono state quella animista, quella teistico-morale, quella religiosa, quella umanistica e infine quella antropologica. La mia scrittura tenta il passo ulteriore e definitivo verso un punto di vista prossimo alla zoologia, ovvero puramente etologico.

Questa è un po’ la mia cifra stilistica: osservare gli umani pressapoco come l’entomologo osserva e annota gli schemi comportamentali della comunità di ditteri che tiene sotto esame. Tali osservazioni vengono da me condotte quasi sempre attraverso quella sorta di lente grandangolare che è il grottesco. Amo rintracciare storie e personaggi che qualcuno dei loro aspetti renda in qualche maniera fuori dal comune, sposando una teoria del tutto personale che vuole che proprio attraverso l’eccezione si confermi meglio la regola e che ciò che ci appare insolito, eslege, straordinario serva in realtà a mettere in luce situazioni e momenti anche piuttosto comuni, resi magari più visibili (e risibili) da quell’apparente carattere di eccezionalità.

Non tenendo conto di articoli vari, raccontini, poesie, brevi monologhi disseminati in numerose raccolte e antologie, ho pubblicato sinora una decina di libri. Tutti di narrativa, fuorché un saggio di filosofia che tenta di scoprire i meccanismi e le ragioni della comicità. Visto che, per l’appunto, l’atteggiamento ludico, irriverente, ironico-socratico e ridanciano è uno dei fondamentali di tutta la mia produzione letteraria.

Il mio modello di partenza è il romanzo ottocentesco con il suo inconfondibile stile internazionale e interculturale. Meglio sarebbe parlare però di un’azione programmaticamente parodistica su quello stesso pattern iniziale, che mi dà modo di ricorrere a una forma talora persino ampollosa per trattare (per giustapposizione) contenuti non di rado deteriori e riprovevoli. Oltre a ciò ho scritto il libretto di un musical dal titolo Cogli l’attimo, con le musiche di Fabio Zuffanti e arrangiamenti di Luca Scherani, e curo da qualche anno un corso teatrale all’interno di un carcere alessandrino insieme all’attore Omid Maleknia, grazie al quale abbiamo allestito e portiamo in tournée Spettacolo d’evasione, che vede una mezza dozzina di detenuti parlare del trauma carcerario e dei motivi che li hanno condotti in galera attraverso brillanti pezzi cabarettistici.

Attualmente sono in attesa che la casa editrice Kipple pubblichi il mio nuovo romanzo Freakshow, incentrato sulla storia di un manipolo di fenomeni da baraccone (tanto per restare in tema di eccezionalità), e sto portando a termine un copione teatrale cucito addosso a tre bravissimi giovani attori.

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