Le figure retoriche sono particolari forme espressive, artifici del discorso volte a creare effetti particolari a immagini, descrizioni, emozioni, sentimenti. Si distinguono in: 1) figure di contenuto 2) figure di parole 3) figure di sentimento. Nelle figure di contenuto, l’idea viene resa più incisiva attraverso un’immagine che ha con essa una relazione di somiglianza:
ALLEGORIA (da non confondere con il simbolo): consiste nella costruzione di un discorso in cui i significati letterali di ogni termine passano in secondo piano rispetto al significato simbolico dell’insieme, (filosofico, etico, metafisico) , trasformando concetti astratti in immagini. In questo senso, l’allegoria potrebbe essere definita come una sorta di metafora continuata che consente di riconoscere i significati più nascosti, operando cosi su un piano superiore rispetto al visibile. Chiari esempi di allegoria sono offerti dalla Divina Commedia, la lupa che rappresenta l’avarizia, il leone la superbia, e la lonza la lussuria.
ANTONOMASIA: consiste nel sostituire al nome proprio di una persona o cosa una perifrasi o un termine che indichi la peculiarità che caratterizza al meglio quella persona. Esempi:
“Hai visto il Maligno”, “sei un Einstein”, “il pianeta rossa” , ovvero Marte, “l’eroe dei due mondi”, ovvero Garibaldi.
CATACRESI: o abusione, indica qualcosa per cui la lingua non offre un termine specifico. Sono specialmente antiche metafore e metonimie non più considerate tali, all’interno dell’evoluzione della lingua. Esempi:
il collo della bottiglia, bere un bicchiere, non stare più nella pelle.
PROSOPOPEA: consiste nel far parlare oggetti inanimati o animali, come se fossero persone, o persone assenti o defunte. Esempi: il mare mormora, oppure le celebri Catilinarie di Cicerone dove egli immagina immagina che la Patria sdegnata rimproveri Catilina per avere organizzato una congiura contro di essa.
SIMILITUDINE: consiste nel mettere a confronto due identità, in una delle quali si individuano somiglianze paragonabili a quelle dell’altra, ricorrendo all’ uso di avverbi : come, simile a, sembra, somiglia, ecc.. Esempi:
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie
(Giuseppe Ungaretti, “L’Allegria, Soldati”)
“Sei veloce come una lepre”.
SINESTESIA: particolare tipo di metafora che consiste nell’unire in stretto rapporto due parole che si riferiscono a sfere sensoriali diverse. Esempi: che bel profumo, voce calda.
IPERBOLE: consiste nell’esagerazione, nell’eccedere nella descrizione della realtà usando espressioni che l’amplifichino, dando cosi maggiore credibilità al messaggio che si vuole comunicare al destinatario. Esempi:
“Ti amo da morire!” “Non ti vedo da una vita!”
METAFORA: Consiste nel sostituire a una parola un’ altra parola legata alla prima da un rapporto di somiglianza, realizzando in forma immediata il rapporto di somiglianza che solitamente viene presentato in forma analitica con una similitudine o un paragone, una vera e propria identificazione. Esempi:
“Sei una volpe”, “Ragazzo d’oro”, “una montagna di libri”, “quella donna è una perla”.
METONIMIA: consiste nel sostituire una parola con un’altra che abbia con la prima un certo legame, logico o materiale , spaziale temporale o causale. Esempi:
“Vivere del proprio lavoro”, “Ho portato Montale all’esame”, “ho finito una bottiglia”, “ascolto il mio cuore”, “bronzo” per statua.
SINEDDOCHE: procedimento linguistico simile alla metonimia ma se ne differenzia perché si basa su relazioni di tipo quantitativo,. Può indicare una parte per il tutto (vela per nave), il tutto per la parte (americano al posto di statunitense), il plurale per il singolare (l’inglese per gli inglesi), e anche il singolare per il plurare, il genere per la specie (il felino per il gatto), il numero determinato per l’indeterminato (migliaia di persone per dire molte persone) e l’indeterminato per il determinato.
PERIFRASI: detta anche giro di parole, consiste nell’utilizzare, invece del termine proprio, una sequenza di parole per descrivere qualcuno o qualcosa. Si ha cosi una serie di parole o frasi, in genere più lunga. Le perifrasi sono utilizzate nel linguaggio quotidiano per evitare ripetizioni , per rendere più comprensibile un concetto, oppure per evitare termini sgradevoli o poco rispettosi (eufemismi). Esempi:
“Il bel Paese” ovvero l’Italia, “L’amor che muove il sole e le altre stelle” ovvero Dio nella Divina Commedia.
PERSONIFICAZIONE: consiste nell’attribuzione di, comportamenti, pensieri, caratteristiche umani a qualcosa che invece non ha nulla di umano. Esempi: la Speranza, la Pace, l’Amore.
OSSIMORO: consiste nell’accostamento, voluto da chi scrive o parla, di due termine in antitesi , incompatibili tra loro .
Esempi: ghiaccio bollente, disgustoso piacere, silenzio assordante.
ANTITESI: consiste nell’accostare due termini o frasi di significato opposto.
Si può ottenere sia affermando una cosa e negando insieme la sua contraria. Esempio:
“Pace non trovo, et non ò da far guerra;
e temo, et spero; et ardo, et son un ghiaccio;
et volo sopra ‘l cielo, et giaccio in terra;
et nulla stringo, et tutto ‘l mondo abbraccio.
Tal m’à in pregion, che non m’apre né serra,
né per suo mi riten né scioglie il laccio;
et non m’ancide Amore, et non mi sferra,
né mi vuol vivo, né mi trae d’impaccio.
Veggio senza occhi, et non ò lingua et grido;
et bramo di perir, et cheggio aita;
et ò in odio me stesso, et amo altrui.
Pascomi di dolor, piangendo rido;
egualmente mi spiace morte et vita:
in questo stato son, donna, per voi.”
ANACOLUTO: consiste nel non rispettare la coesione tra le parti della frase, si ha cosi una sintassi “pendente”. Esempio:
“Il coraggio chi non ce l’ha non se lo può dare” (A. Manzoni).
LITOTE: consiste nell’affermare un concetto mediante la negazion del suo contrario. Esempio:
“Don Abbondio non era nato con un cuor di leone”
(A. Manzoni, “I promessi sposi”)