‘Pensieri. Di terra, di vita, d’amore’, l’esordio poetico del marchigiano Domenico Cornacchia

Dopo il successo della sua opera prima Resto quiDomenico Cornacchia, torna in libreria con Pensieri. Di terra, di vita, d’amore, pubblicato da Edizioni Efesto. Lo scrittore marchigiano per la seconda volta affida nelle mani del lettore, le sue poesie, Pensieri, come lui stesso definisce i suoi scritti. Pensieri. Di terra, di vita, d’amore è una silloge di componimenti breve, in cui vengono toccati diversi temi.

Già dalle prime battute si ha la sensazione di essere catapultati in uno scenario bucolico, immersi nella natura incontaminata e nella fauna selvatica, dove si respira la libertà e si ode la soave melodia del fischio del vento e del cinguettio degli uccelli. È forte la necessità di allontanarsi per prendersi cura di noi stessi. È tempo che la nostra anima si risvegli ritornando ad assaporare le primordiali sensazioni. Attraverso una penna dalla forte potenza immaginifica lo scrittore conduce il lettore in uno spazio atemporale, lontano dalla frenesia della città, che roboante scandisce i passi dei viandanti.

Siediti Sirena
Ulisse è lontano.
Non incanti più
questo mare di niente
con il tuo suono di miele.
Alle tante dipendenze
sì abbocca come
pesci nelle reti.
Legami all’albero maestro.

Il mare di niente, delle cose futili che sempre più spesso ammalia, i passanti, irretendo la loro vita. I versi di Cornacchia sono depositari di un messaggio importante per chi legge, un invito ad essere meno miope ma più attendo a tutto ciò che la natura ci regala: le stelle, la luna, il mare, la montagna, gli animali e i fiori. Una dimensione in cui permeano miliardi di sfumature e luoghi: partendo dal cielo per arrivare alla terra, passando attraverso l’amore fino all’incitamento di spogliarsi dalle catene dei condizionamenti esterni e interni della nostra vita. In un gioco di rimandi e metafore, un appello a concedersi la possibilità di fermarsi per osservare le meraviglie che ci circondano e di rallentare dai ritmi convulsi che quotidianamente ci governano. Guardare profondamente e non semplicemente vedere, che invece è un esercizio molto più superficiale.

L’autore trasmette questa intenzione proprio a partire dalla copertina del libro: il grande occhio di un cavallo, in primo piano, è la metafora di vivere in maniera selvaggia la vita, saperla cavalcare, con coraggio con uno sguardo famelico e curioso, sempre pronto a cogliere le bellezze più nascoste della nostra esistenza. Domenico Cornacchia non smette mai di meravigliarsi e di innamorarsi dell’essenziale. E con la penna, intensa e passionale, di un vero innamorato, accompagna il lettore a contemplare, accarezzare ed entrare nella luce intensa delle cose. Il fortunato viaggiatore che incontrerà i pensieri di Domenico Cornacchia non potrà far altro che dispiegare le ali dei propri sensi e fluttuare in un inedito e sorprendete panorama da esplorare.

La silloge è un incitamento, neanche troppo velato, a spazzare via dai propri occhi la fuliggine del hic et nunc, riappropriandosi, invece, della possibilità di concedersi una pausa di riposo e tranquillità. In un momento in cui il tempo scorre inesorabilmente si fa forte il desiderio di scrutare ogni piccolo dettaglio, e carpire ogni angolo nascosto. Questo spiega la scelta dell’occhio di un cavallo sulla copertina. Con uno sguardo attendo dobbiamo saper cogliere tutte le sfumature che il mondo ci offre: non solo le cose tangibili come un bel fiore, o il frutto maturo, ma anche quelle intangibili.

Regalarsi del tempo, osservare una piccola imperfezione e meravigliarsi. Godersi la dolcezza di un bacio o il suono della voce di chi amiamo. Coltivare la gentilezza senza frenesia; è questa la cifra contenutistica della poesia del quotidiano, di Cornacchia.

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