Marco Pannella santificato

Marco Pannella si è spento lo scorso 19 maggio, all’età di 86 anni a Roma accompagnato dalla solita retorica che accompagna un defunto, come se la morte nobilitasse anche battaglie più discutibili ed esecrabili, spacciandole per civili, di quando era in vita. Senza dubbio Pannella è stato un grande protagonista della politica italiana, tuttavia secondo il filosofo Costanzo Preve, Pannella, insieme alla Bonino, non hanno rappresentato una forza politica, ma un elemento culturale di profonda corruzione civile e umana, avanguardia di un individualismo estremo e anomico. In effetti non risulta alcuna convinzione o idea in materia economia e in politica estera da parte di Marco Pannella; certo, il divorzio, la difesa del caso Tortora, la battaglia per avere carceri più umane sono condivisibili, ma ci si dovrebbe preoccupare anche delle vittime dei carnefici.

Pannella è stato paladino dei cosidetti diritti civili che hanno scardinato dalle radici la societa’ italiana, dimenticandosi dei diritti sociali, perché è più facile affossare, distruggere proporre una cultura della morte, piuttosto che nuove idee, elevarsi a Esseri Umani propugnatori di nuove opportunità, di vie d’uscita dalle situazioni più drammatiche della vita. Riportiamo un articolo dell’intellettuale Marcello Veneziani il quale, senza retorica, ci ricorda chi è stato davvero Marco Pannella, ormai in odore di beatificazione e che negli ultimi tempi pare fosse vicino a Papa Francesco, ma probabilmente solo perché attratto dal simile che scorgeva in Bergoglio, nel suo pauperismo e populismo.

 

“Questa volta ha fatto sul serio, anche se con l’aiuto di Qualcuno. Per più di mezzo secolo Marco Pannella ha giocato con la morte. Col digiuno a oltranza, con l’aborto, con la droga libera, con l’eutanasia. Ora che è morto sento di dover esprimere tre cose: il rispetto per una persona che muore, l’omaggio a un grande leader passato alla storia d’Italia e la convinzione che abbia contribuito – con la purezza radicale degli Impuri Dichiarati – a rendere peggiore l’umanità, la società e le leggi bioetiche di questo Paese.

Marco Pannella è stato un Predicatore Istrione che nel naufragio della politica italiana ha grandeggiato come un Mago Merlino. La sua aggressiva dolcezza, i suoi sorrisi feroci, la sua infrenabile oratoria, vittimista e protestataria… Da tempo i grandi temi etici, civili e incivili, che animano la politica italiana ed europea sono i temi che Pannella da decenni ha imposto all’attenzione della gente: l’aborto, la droga, l’eutanasia, il libero sesso, le unioni civili, l’omosessualità, i transgender, le separazioni, le manipolazioni genetiche, la pena di morte, il garantismo, l’animalismo, l’obiezione di coscienza, l’ingerenza della Chiesa, e via dicendo. Tanti anni fa il filosofo Augusto del Noce prevedeva il suicidio del comunismo e al suo posto la nascita di un partito radicale di massa. È esattamente quel che è avvenuto, con una sinistra che modula la sua battaglia etica sui temi civili indicati dai radicali di Pannella, magari riveduti e corrotti dal cinismo politico e dal politically correct. Se il partito radicale di massa è nato a sinistra – anche se trova simpatizzanti pure sul versante opposto – non è giusto tributare omaggio al suo precursore, il radicale Pannella? Portate in trionfo la sua salma, dal Colosseo ai Fori Imperiali. Non è stato lui a cogliere i frutti del sessantotto e a mutare la rivoluzione sociale ed economica, la lotta di classe, nella rivoluzione sessuale e dei costumi? Non è stato lui il capofila dell’Italia radical e individualista, libertina e permissiva?

Marco Pannella: l’antagonista numero 1 dell’Italia

Marco Pannella è stato l’antagonista principale dell’Italia e della sua tradizione; il vangelo radicale è molto più nichilista, irreligioso e laicista di quello comunista. Pannella fu la sintesi tra Savonarola e Pietro l’Aretino, profeta piangente di una società gaudente. Quasi tutte le sue campagne corteggiavano la morte. Pannella è stato lo shaker di Eros e Thanatos, liberalizzazione del sesso e della morte, ma con grande afflato ideale. Spacciatore di individualismo tra i collettivisti, marcotrafficante di un liberismo applicato alla vita, alla morte e al sesso, primo denigratore del Parlamento dove mandò gente come Cicciolina e latitanti come Toni Negri, Pannella attraversò e sfasciò i poli di destra e di sinistra. Gettò per decenni il suo cadavere virtuale sulla bilancia della politica italiana, si lamentò in continuazione e fece la vittima, salvo poi mettersi all’asta tra i poli. Riuscì a far avere alla radio radicale tanti soldi pubblici sia come servizio pubblico che come giornale di partito (ovvero, la Rai e l’Unità messe insieme..).

Tuttavia non si può negare che fosse l’ultimo dei grandi leader carismatici e l’ultimo dei grandi oratori e predicatori laici, se non blasfemi. Ha avuto interlocutori come Pasolini e Sciascia, solo per dirne un paio. Con la Bonino fu la coppia reale di quest’Italia che non fa figli, promuove gli aborti e le separazioni, liberalizza la droga, il sesso e l’eutanasia. E’ stato anche un vero garantista e ha combattuto anche giuste battaglie contro la giustizia faziosa, la discriminazione politica e la partitocrazia. Ricordo pure una sua splendida orazione a un congresso del vecchio Msi dove usò l’argomento più formidabile contro il partito d’Almirante: non lo accusò, come tutti, d’essere fascista ma di non essere all’altezza del fascismo, che a suo dire fu grande, seppur di una grandezza tragica, ed ebbe giganti come Rocco, Gentile, artisti, scrittori, ministri ed eroi. Il testacoda di Marco Pannella costrinse Almirante a dire che il fascismo è ancora qui, in questo partito; una dichiarazione di continuità vivente mentre cercava in quegli anni di storicizzare il fascismo. Nei dibattiti televisivi Pannella sapeva usare armi demagogiche, aggressioni verbali e anche astuzie da venditore di tappeti. Una volta con la Bonino saltarono un dibattito in Rai perché i due non volevano che tra gli interlocutori ci fossi anch’io che li avevo criticati apertamente, pubblicando le foto di aborti da loro praticati. Perché è permesso far vedere in tv i condannati alla pena di morte e non gli aborti?

Marco Giacinto passerà alla storia, ma una storia brutta, che non ci piace. Ha rappresentato al meglio il peggio degli italiani, ha dato dignità ideale alla divinità cinica ed egoista di Kazzimiei. La beffa finale è l’ossequio unanime a lui tributato da partiti e istituzioni, la simpatia del Papa e dei vecchi marpioni democristiani. Ma soprattutto la beffa di passare da profeta della trasgressione a Santo Patrono del peggior conformismo dei nostri tempi, quello bioetico e antifamilista, a colpi di omolatria e pedofobia. Chi oserebbe oggi contraddire i dogmi di Papa Pannella? Fece il miracolo di tramutare i peccati in virtù. Santo subito. Portatelo in processione sotto una campana di vetro, come le madonne e i padri pii. San Marco Giacinto, patrono di un’Italia radicale e sradicata, conformista nella trasgressione, bigotta nel turpiloquio”.

Di Marcello Veneziani http://www.marcelloveneziani.com/pannella-santificato.html

Referendum 17 aprile: perché votare sì

In prossimità del Referendum di domenica 17 aprile, per il quale i cittadini sono chiamati a decidere se le piattaforme che si trovano entro 12 miglia dalla costa possono o meno continuare a estrarre idrocarburi fino a quando i giacimenti saranno attivi, o se dovranno chiudere quando scadranno le loro concessioni, abbiamo chiesto di esporre le ragioni del votare sì a questo Referendum all’avvocato Franco Gisi, candidato M5S alle amministrative della città di Benevento. Di seguito le sue parole:

 

<<L’appuntamento referendario del 17 aprile ha assunto negli ultimi giorni un’importanza che va ben oltre il quesito posto. Da giurista, e per onestà intellettuale, mi corre l’obbligo di chiarire che il popolo italiano non è chiamato ad esprimere la sua volontà circa la possibilità o meno da parte dello Stato di consentire che si proceda ad estrarre petrolio o altri idrocarburi sul nostro territorio. Infatti, il voto riguarda l’abolizione o meno di una norma che permette la proroga automatica delle concessioni di estrazione in mare mediante piattaforme, entro le dodici miglia dalla costa, sino ad esaurimento del giacimento e senza obbligo di smantellamento e bonifica. Ciò che i proponenti del referendum vogliono, invece, è che tali concessioni allo scadere dei dieci anni cessino a prescindere dalla possibilità di ulteriore sfruttamento, lasciando alla regioni interessate la possibilità di decidere in merito al loro rinnovo. Per ulteriore chiarezza, le piattaforme non estraggono mediante trivellazione, non è possibile farlo nei fondali marini, ma ciò non vuol dire che esse non rappresentino un pericolo costante per l’equilibrio degli ecosistemi interessati, oltre all’indubbio impatto negativo per il comparto turistico di regioni che sulla bellezza paesaggistica e sulla cristallinità dei propri mari fondano un’intera economia. Allora, innanzitutto l’invito è quello di andare a votare qualunque sia il voto che si vuole esprimere. Il diritto al voto è la più alta conquista democratica che i popoli della terra hanno raggiunto, spesso con ingenti tributi di sangue, non lasciamo che la rassegnazione, la sfiducia o il disinteresse, ci riportino indietro di secoli ad un esercizio feudale del potere.

Veniamo ora alle ragioni che sostengono il “SI”. La prima , e forse la più importante, è politica nella accezione più nobile del termine. Un “SI” che a prescindere dal quesito così tecnico, vuole esprimere un primo e deciso “no” alla politica energetica perseguita dall’attuale governo. Una politica anacronistica in contrasto con le direttive europee (vedasi HORIZON 2020), in assoluta controtendenza con tutti gli altri paesi occidentali, tra cui anche gli Stati Uniti. Perfino i paesi arabi stanno investendo notevoli risorse nella ricerca e lo sviluppo delle fonti rinnovabili, il caso più eclatante è quello di Masdar, questo il link per chi volesse approfondire http://www.gruppohera.it/gruppo/com_media/dossier_smartcities/articoli/pagina37.html.

Altra ragione è che l’industria estrattiva non comporta per il nostro paese nessun vantaggio di carattere economico sia in termini occupazionali che di rendimento puro. Ad esempio il maxi-progetto Ombrina mare, se fosse stato portato a termine, avrebbe creato appena 24 posti di lavoro. Il petrolio estratto, quasi sempre da compagnie estere, può essere per il 90/93% portato via e venduto altrove, oppure rivenduto allo Stato italiano che ha regalato la concessione alle aziende. Si perché dette concessioni sono un vero e proprio regalo in quanto le royalties in Italia sono pari solo al 10% per il gas e al 7% per il petrolio in mare. Sono inoltre esenti dal pagamento di aliquote allo Stato le prime 20 mila tonnellate di petrolio prodotte annualmente in terraferma, le prime 50 mila tonnellate di petrolio prodotte in mare, i primi 25 milioni di metri cubi standard di gas estratti in terra e i primi 80 milioni di metri cubi standard in mare: cioè, entro quei limiti è tutto gratis. Il risultato? Nel 2015 su un totale di 26 concessioni produttive solo 5 di quelle a gas e 4 a petrolio, hanno pagato le royalties. Tutte le altre hanno estratto quantitativi tali da rimanere sotto la franchigia e quindi non versare il pagamento a Stato, Regioni e Comuni.

Alla spontanea domanda del perché il nostro governo si ostini a perseguire tale politica energetica, risponde la recente cronaca giudiziariache ha portato alle dimissioni del Ministro per lo sviluppo economico Federica Guidi. In pratica il governo italiano si sta comportando alla stessa stregua di quei dittatori africani che, per mero tornaconto personale, hanno consentito alle multinazionali estere lo sfruttamento indiscriminato delle risorse dei loro paesi, impedendone la crescita e lo sviluppo.

Concludo, invitando tutti i lettori a recarsi alle urne il 17 aprile per affermare un risveglio coscienziale, con un “SI”, il cui primo significato è quello di affermare una volontà decisionale sul futuro del nostro paese. Questo è il primo passo, il secondo ci sarà ad ottobre e chiarirò in un prossimo articolo il perché>>.

Avv. Franco Gisi

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