Premio Bancarella 2015: i finalisti

Quest’anno il Premio Bancarella giunge alla sua 63esima edizione. Qualche giorno fa sono stati resi noti i sei finalisti; a contendersi il premio nella serata finale del 19 Luglio a Pontremoli ci saranno:

“Rex” di Giulio Massobrio (edito da Bompiani)
“La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin” di Enrico Ianniello (ed. Feltrinelli)
“Niente è come te” di Sara Rattaro (ed. Garzanti)
“Solo il tempo di morire” di Paolo Roversi (edizioni Marsilio)
“I volti di Dio” di Mallock (edizioni e/o)
“Se chiudo gli occhi” di Simona Sparaco (ed. Giunti)

Il romanzo Rex, di Giulio Massobrio, è un’avventura ambientata alla fine degli anni ’30 fra le due sponde dell’Atlantico. Alleati e Nazisti sono a caccia di una pergamena che contiene la mappa di una misteriosa città romana; tra le due fazioni in lotta, una giovane archeologa cerca di sopravvivere e proteggere un segreto millenario.
La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin di Enrico Ianniello è invece l’ironica storia di un ragazzo che scopre di avere un dono davvero particolare: sa fischiare come nessun altro. La sua abilità potrebbe diventare una nuova forma di linguaggio universale, capace di dar vita a una rivoluzione, ma qualcosa arriva a scombinare tutto.
Niente è come te di Sara Rattaro è la storia di un incontro: due persone, un padre e una figlia, che non si sono praticamente mai visti e che devono trovare una strada comune che li leghi l’uno all’altra. Con Solo il tempo di morire di Paolo Roversi ci troviamo immersi in un noir milanese ambientato fra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta. Fra corruzione, malavita, droga, donne fatali, tradimenti, omicidi Roversi ci consegna uno spietato ritratto della capitale del Nord.

Un vero e proprio giallo sembra essere I volti di Dio di Mallock; la storia di un commissario chiamato a investigare su un serial killer conosciuto come il “Truccatore”, omicida imprendibile autore di numerosissimi delitti, porterà ad una soluzione impossibile, con indagini sconvolgenti.
Il romanzo di Simona Sparaco Se chiudo gli occhi ci accompagna alla scoperta di rapporto fra un padre assente per scelta e sua figlia. Il loro incontro li condurrà ad un segreto che potrebbe avvicinarli definitivamente o allontanarli per sempre.
I sei volumi in gara saranno giudicati dalla Giuria del Premio costituita da 200 librai e presieduta da Franco Cardini. L’inaugurazione del calendario della manifestazione ha avuto luogo, come da tradizione, nella cornice della Sala Consiglio della Banca Cesare Ponti di Milano.

Il premio Bancarella è e continua ad essere uno dei pochi premi al mondo ad essere gestito esclusivamente dai librai. Questa la sua forza, questa forse anche la sua debolezza; una peculiarità tutta italiana che però non demorde e che continua ogni anno a portare in giro per l’Italia la “bancarella” e i libri.

Il mondo di Sofia, di Jostein Gaarder

“Pensa a quello che succede quando si assiste a un gioco di prestigio. Non riusciamo a capire come sia successo quello che abbiamo appena visto. Allora ci chiediamo: come ha fatto il prestigiatore a trasformare un paio di fazzoletti di seta bianca in un coniglio vivo? Ecco: per molte persone il mondo è incomprensibile nello stesso modo in cui è impossibile capire come il prestigiatore possa estrarre un coniglio da un cappello a cilindro che un attimo prima era assolutamente vuoto. Per quanto riguarda il coniglio, ci rendiamo conto che il prestigiatore deve averci ingannato. E noi vogliamo scoprire proprio come ha fatto. Quando parliamo del mondo, la situazione è un po’ diversa. Noi sappiamo che il mondo non è né un imbroglio né un inganno perché camminiamo sulla Terra e noi stessi ne facciamo parte. In fondo siamo noi il coniglio bianco che viene estratto dal cilindro. La differenza tra noi e il coniglio consiste solo nel fatto che il coniglio non è consapevole di prendere parte a un gioco di prestigio; noi invece ci sentiamo coinvolti in qualcosa di misterioso e vogliamo scoprire come tutto sia collegato”.

Il mondo di Sofia è un romanzo dello scrittore norvegese Jostein Gaarder (L’enigma del solitario, Il venditore di storie, La ragazze delle arance), del 1991, uno studio della storia della filosofia sapientemente camuffato da romanzo d’avventura. Il libro ha consacrato l’autore di L’enigma del solitario a livello internazionale, dato che Il mondo di Sofia è stato anche elencato nella Classifica dei Best seller più venduti di sempre, classificandosi al 34esimo posto con 40 milioni di copie vendute. In Italia è stato pubblicato nel 1994 e nel 1995 ha vinto il Premio Bancarella.

Il romanzo narra il mistero di una ragazzina norvegese, Sofia Amundsen, che riceve da uno sconosciuto filosofo, Alberto Knox, un corso di filosofia a “rate”, diviso in pacchetti e lasciato per lei nella buca delle lettere. Sofia, dapprima scettica, comincerà a leggere le pagine di filosofia con sempre maggiore trasporto, incuriosita dalle motivazioni che hanno portato l’uomo a interessarsi proprio a lei, e sapendo soltanto che la propria vita e il “mistero del filosofo” sembrano intrecciarsi alla figura di un’altra ragazza, Hilde Moller Knag. Il passaggio dal piano narrativo di Sofia, dalla sua vita tra la scuola e la madre, all’immersione nel mondo della filosofia avviene di frequente nel susseguirsi delle pagine, tanto da creare un ritmo regolare e per la maggior parte monotono, per quanto cadenzato. Il racconto delle teorie di Platone e Aristotele, della filosofia romantica, delle tesi darwiniane, è molto chiaro, didattico e, seppur in sintesi, esaustivo ed illuminante per chi voglia dare una ripassata ai vecchi studi scolastici; è evidente l’imprinting pedagogico di Gaarder che è stato professore di filosofia prima di dedicarsi esclusivamente alla professione di scrittore. Ma andando avanti nella lettura cala l’interesse per il mistero di Sofia e del filosofo, che appare privo di senso e di logica, e per le lezioni di Alberto Knox, parti della storia un po’ troppo pesanti e poco adatte al ritmo incalzante che dovrebbe mantenere un romanzo per tutta la durata della narrazione.

Il finale scade nell’assurdo, nella fantasia più ridicola, riassumendo la realtà di Sofia e Alberto in un mero racconto, una metanarrazione scritta dal Maggiore Knag per il compleanno della figlia, come si evince da questo passo: “Cerca di immaginare che tutto ciò che stiamo vivendo avvenga nella coscienza di un altro. Noi siamo questa coscienza, quindi non abbiamo una nostra anima, siamo l’anima di un altro”.

Nell’ultimo capitolo, i due mondi, quello reale di Hilde e del padre, e quello fantastico, di Sofia e del filosofo, si intersecano senza mai davvero toccarsi, in una scena che è metafora della nascita del mondo e delle prime forme di vita. Molto penetranti le citazioni sull’uomo e sul suo approccio all’esistenza, come la seguente: “Ma la vita è triste e solenne. Ci fanno entrare in un mondo meraviglioso, ci incontriamo, ci salutiamo e percorriamo la stessa strada per un pezzo, poi scompariamo nel medesimo modo assurdo e improvviso in cui siamo arrivati”. Alberto Knox sollecita Sofia a praticare un’arte sempre più in disuso: quella del porsi domande. Sull’uomo. Sulla vita. Sull’universo. E lo fa forzandola a estraniarsi dalla sua esistenza di quindicenne di oggi, per indossare i panni dei vari padri della filosofia, per cercare di vedere il mondo con i loro occhi. Perché chiunque può occuparsi di filosofia, chiunque usi la Ragione per cercare di dare un senso alle cose del mondo, mosso da un raro fervore chiamato curiosità.

Premio Bancarella: i libri itineranti

Boris Pasternak

Oggi 15 aprile 2014, il Premio Bancarella ha inaugurato a Milano nella Sala Consiglio della Banca Cesare Ponti la sessantaduesima edizione del premio, presentando i sei libri vincitori del Premio Selezione 2014. I librai come al solito si sono fatti interpreti del gusto dei lettori e tra tanti libri hanno individuato, attraverso un percorso iniziato il 4° marzo 2013 e concluso il 28 febbraio 2014, i volumi che andranno ad occupare un posto nella selezione finale.

I libri sono:

Roland Balson, “Volevo solo averti accanto” ed. Garzanti

Alberto Custerlina, “All’ombra dell’impero” ed. Baldini & Castoldi

Albert Espinosa, “Braccialetti rossi” ed. Salani

Chiara Gamberale, “Per dieci minuti” ed. Feltrinelli

Veit Heinchen, “Il suo peggior nemico” ed. E/O

Michela Marzano, “L’amore è tutto” ed. Utet

Il presidente della Fondazione Città del Libro, il professor Giuseppe Benelli ha illustrato l’edizione del premio 2014 e la premiazione finale che si terrà a Pontremoli i giorni 19 e 20 Luglio.

Nei prossimi mesi il Premio Bancarella e la fondazione Città del libro si occuperanno della presentazione dei romanzi e degli autori. Si partirà il 29 Maggio da Ravenna, prima tappa. Gli autori incontreranno gli studenti delle scuole superiori della città. Il 6 Giugno si sposteranno a Cesena dove, nel corso dell’evento, sarà consegnato agli autori il “Premio Vincitore Selezione Bancarella 2014”. Il 16 Giugno in serata, il Bancarella sarà protagonista saranno tutti a Sesto San Giovanni per poi concludere il ciclo di presentazioni a fine Giugno a Carrara.

I sei autori dei volumi finalisti saranno in piazza della Repubblica a Pontremoli il 20 Luglio. La giuria del Premio è costituita da 200 librai, che con il loro voto determineranno il finalista della sessantaduesima edizione del Premio Bancarella.

Isaac B. Singer

Il Premio Bancarella nasce nel secondo dopo guerra per iniziativa di studiosi e appassionati della terra di Lunigiana, come Renato Mascagna, e Manfredo Giuliani che sono a conoscenza della straordinaria tradizione dei “librai pontremolesi” e ne comprendono l’importanza e lo sviluppo per la diffusione e il commercio del libro. Da una tradizione di emigrazione della gente di Lunigiana e principalmente di Montereggio, paese dei librai, abbandonare la propria terra per trovare occasioni di lavoro. Dalla difficoltà e dall’abbandono della propria terra si è ricavata però la diffusione del libro; tra gerle di vimini i libri hanno camminato, hanno testimoniato e sono sopravvissuti in un’Italia che a fatica si costruiva. Quando la gerla non era più sufficiente a trainare per il mondo la bancarella, i librai pontremolesi si fermavano nelle città d’Italia coi loro banchi di libri e aprivano librerie. Ed è da questa tradizione che nasce, nel 1952, il Premio Bancarella, un riconoscimento letterario dei librai. La vittoria di Ernest Hemingway con “Il vecchio e il mare” nel 1953 anticipa il Nobel e segna l’inizio dell’albo d’oro dei vincitori del Bancarella. Vengono premiati anche Pasternak e Singer prima del prestigioso riconoscimento dell’Accademia Svedese, confermando così la capacità dei librai di saper riconoscere, seguendo gli anni, il gusto dei lettori. Ancora oggi il Premio resta legato alla sua origine errabonda: è il libro che incontrare la gente, soprattutto i giovani, ed ecco perché il comitato del premio organizza numerose presentazioni e incontri con le scolaresche italiane e con tutta la popolazione non solo per la promozione della lettura ma anche per salvaguardare le librerie. La libreria è infatti il luogo dove i libri respirano e riposano in attesa che qualcuno li scelga. E oggi le librerie devono essere protette, dopo tanto cammino a questi libri non deve mancare un posto in cui essere accolti.

Gianrico Carofiglio: il caos è la norma

Gianrico Carofiglio

Gianrico Carofiglio nasce a Bari il 30 Maggio del 1961. Dopo essere stato magistrato nel 1986, entra a far parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari. Nel 2008 si candida al Senato con il Partito Democratico e viene eletto senatore.

Durante questi anni, che vedono anche il suo esordio come scrittore, vince alcuni premi come il Premio Bancarella (nel 2005) grazie a Il passato è una terra straniera (da cui verrà tratto un film con la regia di Daniele Vicari e  la partecipazione dell’attore Elio Germano) ed il Premio Tropea (nel 2008).  Nel 2007  viene eletto in Germania “il miglior noir internazionale dell’anno”. Nello stesso anno, viene pubblicato Cacciatori nelle tenebre per Rizzoli, con disegni ed illustrazioni ad opera del fratello dell’autore. Carofiglio  figura anche tra  i finalisti del Premio Strega, nel 2011, con il  romanzo Il silenzio dell’onda. Il 21 Ottobre di quest’anno è uscito il suo ultimo lavoro Il bordo vertiginoso delle cose,  tratto da una poesia di Robert Browning, caratterizzato da toni insolitamente malinconici.

La scrittura di Carofiglio è scorrevole, a tratti nervosa, lo stile è asciutto ed elegante,  di grande impatto emotivo; raccontare la psicologia dei personaggi per lui è fondamentale senza cadere, come spesso accade, in piccole e banali  storie private che tanto vanno di moda e soddisfano il mercato editoriale. La dialettica tra ordine e caos, follia e sanità è molto presente nei suoi  romanzi (specialmente in Il passato è una terra straniera e in Testimone inconsapevole) ed è proprio l’atto della scrittura a mettere armonia in questo caos che è la norma,  soprattutto ai fini del racconto noir e Carofiglio è uno dei pochissimi in Italia a trattare questo genere in maniera degna e avvincente, e senza enfasi retorica quando si affrontano tematiche inerenti alla giustizia a lui care.

Gli piace giocare con l’ambiguità dei personaggi, con i loro equilibri instabili, la monotonia della vita quotidiana, sui loro lati oscuri che però affascinano e decretano l’alta qualità di un romanzo che di certo non è da inserirsi nella narrativa commerciale.

In un’intervista rilasciata per La Stampa, a proposito del suo ultimo romanzo, Carofiglio spiega quanto siano stati e siano tutt’ora importanti per lui gli incipit , che ricopiava e trascriveva sin da bambino, quasi come  fosse un esercizio di stile (Thomas Mann e Dostoevskij erano gli autori che amava di più). Secondo lo scrittore barese, è l’incipit a determinare una buona o cattiva lettura, poiché egli stesso sostiene che la chiave, volendo, è già tutta nell’inizio. I suoi incipit sono quindi una prefazione, una “preparazione alla lettura” (cita come esempio John Fante, nella ristampa di Aspetta primavera, Bandini).

Il protagonista del Il bordo vertiginoso delle cose, Enrico,  è combattuto tra il ricordo dell’adolescenza, dura ed acerba per chi subiva continuamente una violenza prima psicologica e poi fisica, ed il disagio nel dover vivere il presente tenendo conto anche e soprattutto di questo, in una condizione che lo rimanda più volte a quel passato così ostile. Per questo stesso motivo, Enrico ritorna a Bari, la sua città, insomma all’ incipit della sua vita. Ed è proprio da questi presupposti che parte per la stesura del suo ultimissimo romanzo, ancora in via di pubblicazione, La sorte del bufalo.


Premio Bancarella: breve storia

Unico nel suo genere per genesi, il Premio Bancarella può paragonarsi ai migliori prodotti agricoli delle terre nostrane, sani e nutrienti poiché, come essi, deve al proprio ambiente di origine la sua peculiarità e significatività. E’ il solo evento nato e gestito interamente da librai, di origine Lunigiana (Tra la Liguria e la Toscana), zona nota fin dalla prima metà del ‘900 proprio per il vivissimo commercio librario, che ha dato i natali a molte delle librerie ancora esistenti. Il potenziale culturale di una simile tradizione non tarda a vibrare, ed attraverso Renato Mascagna, collaboratore dello scrittore storico Pietro Ferrari, sfocia nelprimissimo raduni di librai a Mulazzo, nella Lunigiana.

Provenienti da tutti i maggiori centri urbani e non (Torino, Pisa, Genova e molti altri), bancarellai, editori e scrittori giurarono, su iniziativa del sindaco Salvator Gotta, di ritrovarsi ogni anno per commemorare quell’eccezionale ritrovo di solenni personalità. Le insolite origini dell’evento ne hanno determinato la singolarità fino ad oggi, ovvero l’assenza di attenzione da parte di giurie letterarie, talvolta utili solo a fomentare diatribe, più che dibattiti costruttivi.

Il Premio Bancarella vanta le qualità di naturalezza e genuinità dei contenuti, ovvero prodotti letterari e collaborazione lettori-librai. Non è un caso che almeno due volte (nel ’53 e nel ’58) il
premio venga vinto da capolavori che conquistano il Nobel: rispettivamente “Il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway e “Il Dottor Zivago” di Boris Leonidovič Pasternak.

Un lampante esempio di come la semplicità possa ospitare ed avvalorare la magnificenza.

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