“Senza Orario Senza Bandiera”: l’uomo secondo i New Trolls

Senza Orario Senza Bandiera-Fonit Cetra-1968
Senza Orario Senza Bandiera-Fonit Cetra-1968

Il 1968 è stato un anno particolare in quasi tutto il mondo. La contestazione studentesca, le battaglie per i diritti civili, il Vietnam, la liberalizzazione dei costumi, le droghe, hanno reso quest’anno un punto di svolta cruciale per la storia del XX secolo. E’ stato altresì un anno di grande fermento intellettuale, culturale e musicale; è perfettamente inutile ricordare il numero di capolavori usciti in questo anno magico da una parte all’altra dell’Atlantico. In Italia, sebbene in maniera molto più blanda, alcune di queste istanze si sono fatte sentire ed uno dei dischi in cui sono maggiormente presenti è senza dubbio Senza Orario Senza Bandiera, storico debutto dei genovesi New Trolls, uno dei gruppi più importanti del progressive rock italiano. Già nota al grande pubblico per singoli di successo quali Una Miniera, Quella Musica, Visioni, la band capitanata da Vittorio De Scalzi e Nico Di Palo ha più volte fornito prova di grande perizia tecnico/compositiva unita ad un’abilità vocale fuori dal comune, ma per l’esordio discografico vero e proprio sceglie di avvalersi della collaborazione di due “pezzi da novanta”: i concittadini Fabrizio De Andrè e Riccardo Mannerini che forniscono testi di grande impatto emotivo e poetico. Per la parte musicale si rivolgono a Gian Piero Reverberi già arrangiatore e compositore di grande successo. Il risultato è un concept album composto da dieci memorabili brani uniti tra loro da intermezzi musicali di grande bellezza e forza concettuale che rendono quest’opera un viaggio dell’Uomo alla ricerca di se stesso, della propria realtà e della propria storia. Un tuffo nell’animo umano effettuato senza preconcetti o idee di fondo, “senza orario senza bandiera” appunto.

“Andrò ancora per le strade del mondo con occhi sinceri/Cercherò ovunque il dolore la gioia dell’uomo” (Andrò Ancora-New Trolls-1968)

Il percorso si apre con la semi-acustica Ho Veduto, in cui l’andare per il mondo si trasforma in un’esperienza catartica di grande valore culturale e si prosegue con Vorrei Comprare Una Strada in cui la dimensione del sogno si trasforma in un rifugio dalle bruttezze della realtà. Signore Io Sono Irish affronta il tema della Fede attraverso gli occhi puri e l’ingenuo ottimismo di un operaio profondamente religioso mentre la solitudine assume le sembianze di Susy Forrester, persa nel suo assurdo narcisismo e nella sua irragionevole altezzosità. Il lato A si chiude con la forza dell’amore in grado di far dimenticare perfino gli inganni e le perdite al gioco in Al Bar Dell’Angolo. Il contrasto tra il progresso inarrestabile della civiltà umana e i valori che sono alla base della vita emerge in Duemila in cui la figlia di un pescatore guarda a bocca aperta le sue scarpe mentre i razzi volano nel cielo alla ricerca delle stelle. L’orrore della guerra è rievocato nel drammatico dialogo tra due ex marine in Ti Ricordi Joe?, mentre il pacifismo si veste delle accorate parole di Padre O’Brian, che chiede di destinare una parte dei fondi destinati agli armamenti per aiutare i lebbrosari; la timidezza paralizzante rivive nella figura dell’innamorato Tom Flaherty, incapace di dichiararsi e il grido di speranza finale è affidato ad Andrò Ancora, che riprendendo il motivo di Ho Veduto, chiude il viaggio.

I New Trolls con Fabrizio De Andrè

New Trolls, De André, Mannerini per un album che unisce  rock viscerale e genuino cantautorato

Tematiche universali, difficili da trattare che il duo De Andrè-Mannerini ha saputo affrontare disegnando personaggi in cui è molto facile rispecchiarsi dal momento che rappresentano archetipi delle pulsioni umane nascoste in ognuno di noi. A dar forza alle parole interviene la musica composta dai New Trolls in grado di unire il rock più viscerale al cantautorato più genuino facendo di quest’album una sorta di unicum nel panorama musicale italiano. Una curiosa e riuscita commistione tra chitarre distorte e poesia che dimostra l’altissimo grado di ispirazione degli autori e la validità del progetto. La parte del leone è ovviamente riservata agli stessi New Trolls che grazie alla loro vocalità (su tutte il timbro roco di De Scalzi e gli inarrivabili vertici di Di Palo) fatta di complesse armonie, soffici cantati, strepitosi falsetti non fanno rimpiangere i più famosi gruppi anglosassoni del periodo. Sarebbe ingiusto, tuttavia, limitarne la grandezza alle sole parti vocali, dal momento che anche dal punto di vista strumentale meritano un encomio, su tutti la batteria di Gianni Belleno, il basso di Giorgio D’Adamo e l’organo di Mauro Chiarugi. Un album atipico ma sensazionale in grado di coniugare alti valori poetici e tematici con il pop ottenendo grande successo di pubblico e di critica, a dimostrazione che alle volte quelle che possono sembrare idee assurde possono trasformarsi in splendide e durature realtà.

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