“The dark side of the moon”: il vaso di Pandora del rock

 

“The dark side of the moon”- album

Cervellotico. Raffinato. Difficile. Ma anche dannatamente bello ed incredibilmente commerciale. The Dark Side Of The Moon”, opus magnum dei Pink Floyd datato 1973, è un concentrato di filosofia e sperimentazione musicale allo stato puro.

“The Dark Side of the Moon” era un’espressione di carattere politico, filosofico e umanitario che doveva essere comunicata” (Roger Waters). I Pink Floyd avevano bisogno di dare una svolta sostanziale alla loro carriera, scrollandosi definitivamente di dosso quel clichè di band psichedelica dovuto agli anni passati sotto l’egida del folle membro fondatore Syd Barrett.

Per far ciò abbandonano le lunghe digressioni strumentali ed i versi onirici per concentrarsi su tematiche più concrete e soluzioni armoniche più immediate. Le improvvisazioni catatoniche di Ummagumma, Oscured By Clouds e Middle spariscono per far spazio ad un nuovo progetto sonoro.

Le vendite mostruose ed il plauso unanime della critica confermano che la direzione intrapresa è quella giusta. I suoni inseriti quasi casualmente (tintinnio di monete, battiti cardiaci, ticchettii di orologi) colpiscono gli ascoltatori e, nel contempo, rendono i brani immediatamente riconoscibili. La perizia tecnica della band fa il resto. L’assolo lancinante di David Gilmour in Time”, il fantastico vocalizzo (ad opera di un’oscura corista) di “The Great Gig In The Sky”, il basso sghembo di Roger Waters in Money”, le liquide tastiere di Richard Wright in “Us & Them”, sono entrati di diritto nell ’immaginario collettivo. Ogni traccia, poi, è collegata alle altre in una sorta di continuum musical/temporale di estatica bellezza ed immensa efficacia. Il colpo di genio, poi, è l’assoluta riproducibilità dei brani nonostante l’evidente complessità. Al contrario di molti grandi gruppi (Beatles e Beach Boys su tutti), che avevano pesanti difficoltà nel presentare dal vivo i loro capolavori a causa degli imponenti arrangiamenti orchestrali e degli accorgimenti usati in sala d’incisione, i Pink Floyd riescono nell ’impresa di portare “The Dark Side Of The Moon” in giro per il mondo imbarcandosi in un tour durato quasi un anno.

Perfino la copertina, un prisma attraversato da un fascio di luce su sfondo nero, è una delle più celebrate e riconoscibili mai prodotte. La valenza storica e culturale dell’album è evidente. I numerosi omaggi, richiami e rifacimenti (“Dub Side Of The Moon” degli Easy Star All-Stars o “The Not So Bright Side of the Moon” degli Squirrels) ne fanno, tutt’ora, una delle opere più studiate ed ammirate di sempre. La sua permanenza in classifica Billboard 200 per 741 settimane, dal 1973 al 1988, non lascia spazio a dubbi circa l’importanza e l’impatto presso il grande pubblico. A più di quarant’anni di distanza, questo disco risulta assolutamente refrattario allo scorrere del tempo grazie alla capacità di aprire orizzonti nuovi ed inesplorati ad ogni ascolto. Lo sanno bene quelle milioni di persone che, anno dopo anno, restano affascinati dal lato oscuro della luna.

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