La Madonna Negata di Gagliardi– Storia e dossier medico-scientifico sulle apparizioni alle quattro ragazzine di Garabandal

Data di pubblicazione: 18 gennaio 2011

ISBN 9781446779491

Pagine 187

Casa editrice Youcanprint

Autore Giorgio Gagliardi

Categoria Religione e spiritualità

 

Nuova Edizione aggiornata

 

Uno dei più grandi santi, che è stato appassionato di Maria, è San Luigi Maria de Monford. Eppure, anche lui, diceva: «Non date credito alle favole, ai racconti senza fondamento, non andate in cerca di visioni». Quindi i grandi santi, i grandi mistici, i grandi dottori della chiesa, hanno sempre preso le distanze da visioni e visionari.

La proliferazione di visioni e di visionari c’è stata in ogni epoca. Oggi sentirete spesso giustificare questa fioritura di apparizioni, incolpandone il Concilio Vaticano II. Perché si ha fame di visioni e apparizioni? Perché anche i media ne restano affascinati e cavalcano l’onda? Giorgio Gagliardi, esperto di queste tematiche, cerca di trattare questa spinosa questione nel libro “La Madonna Negata – Storia e dossier medico-scientifico sulle apparizioni alle quattro ragazzine di Garabandal”, pubblicato da Youcanprint nel 2011 e rieditato quest’anno con l’intento di fare maggiore chiarezza su alcuni aspetti.

La Madonna Negata è un resoconto completo e dettagliato del culto mariano a Garabandal, un villaggio spagnolo delle Asturie, tra il 1961 e il 1965, ma non solo. Questo testo, oltre a essere uno strumento di divulgazione su ciò che la scienza può o meno fare per venire incontro alla fede, e su ciò che lo scientismo paranoicamente attaccato alla fisica classica non è in grado di prendere in esame, vuole essere un segno di ringraziamento verso tutti coloro che, a dispetto della diffidenza e dell’ignoranza, hanno voluto rendersi partecipi di questi fatti eccezionali.

Tra le apparizioni Mariane poco conosciute c’è quella di San Sebastián de Garabandal, debitamente sconfessata e inserita nelle false apparizioni dai nove Vescovi di Santander che si sono susseguiti nel tempo ed abbandonata così ripetutamente negli anni ad un immeritato destino involutivo.

A sessant’anni dall’inizio di questo ciclo apparizionale viene ripresentato in versione aggiornata un classico della saggistica sulla trance estatica, vista nel suo contesto storico e inquadrata nell’ambito di studi analoghi sulle Apparizioni Mariane, redatto da un ricercatore appassionato che ha al suo attivo lo studio di circa una cinquantina di casi diversi.

Esponenti del clero e svariati medici hanno comprovato lo stato di estasi, secondo le metodiche disponibili all’epoca e con dovizia di dettagli, per quello che, negli anni a seguire, si è articolato in circa tremila episodi verificatisi a seguito dell’Apparizione della Signora. Grande assente durante la prima fase di analisi e verifica, si è dimostrata la Prima Commissione Diocesana incaricata di verificare i fatti e presentatasi di fatto, durante gli eventi in questione, solo due volte.

Il saggio di Gagliardi procede con convinzione e chiarezza rivolgendosi soprattutto a chi non conosce la materia, spiegando come anche la Chiesa tutt’oggi nutre dei dubbi e non riesce ad assumere posizioni univoche.

Nel caso delle apparizioni di Garabandal infatti la Congregazione per la Dottrina della Fede era autorizzata ad intervenire e prendere a suo carico l’indagine sulle apparizioni, che allora sarebbe rimasta fuori dalla giurisdizione del vescovo di Santander, il quale si rifiutò di perturbare in tale modo il processo, adducendo che non era accaduto alcun fatto significativo in tempi recenti.

Gagliardi sottolinea quanto sia fondamentale il fattore umano, come si possa autosuggestionare la nostra mente senza però squalificare la fede.

Lo studio di Gagliardi, rigoroso e intellettualmente onesto, inoltre, sembra fare da eco alle paradossalmente alle parole del profeta Geremia: “Essi seguirono ciò che è vano, diventarono loro stessi vanità, hanno abbandonato me, fonte di acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate che non contengono l’acqua”.

Questa denuncia del profeta Geremia è più che attuale. Quando si ignora la parola del Signore, ci si riempie di chiacchiere e si diventa creduloni, bisognosi si clamore, di apparizioni, di miracoli.

La scienza, in tal senso, può supportare davvero la vera fede, e viceversa, lontano dai sensazionalismo televisivi atti solamente a fare audiance.

 

Contatti

https://giorgiogagliardi.org/

https://www.amazon.it/Madonna-Negata-MEDICO-SCIENTIFICO-APPARIZIONI-GARABANDAL/dp/B09WPVX6DC/

Convegno ‘Sclerosi Multipla’. Una giornata dedicata all’informazione sulla sclerosi multipla il 13 novembre a Casoria

Casoria, 13/11/21– Il Convegno “Sclerosi Multipla a 360°” sarà aperto a tutta la cittadinanza ed è un importante appuntamento di informazione e confronto interamente dedicato a conoscere la sclerosi multipla, malattia tra le più gravi del sistema nervoso centrale, che colpisce soprattutto i giovani e le donne.

Per rispettare la normativa Covid-19 l’accesso ai locali sarà possibile solo con Green Pass e sarà necessaria l’iscrizione all’evento entro il giorno 10/11/21.
Per iscriversi basterà mandare una mail ad Infonapoli@aism.it oppure chiamare il numero 081 592 2936.

Cronica, imprevedibile, spesso invalidante, colpisce una persona ogni 3 ore e viene diagnosticata per lo più tra i 20 e i 40 anni, nel periodo della vita più ricco di progetti per il futuro, anche se esistono casi in età successiva e casi di SM pediatrica, più raramente in bambini sotto i 10 anni. Le cause della sclerosi multipla sono ancora sconosciute, probabilmente legate a una combinazione tra predisposizione genetica e fattori ambientali. Ad oggi non esiste una cura definitiva per questa malattia.

AISM stima che in Italia vi dovrebbero essere circa 130.000 persone con SM, 12.000 nella nostra regione e 6000 nella sola provincia di Napoli. Per l’incidenza si stima che ogni anno in Italia vi siano oltre 3.600 nuovi casi.

Il convegno è organizzato dalla Sezione AISM di Napoli in collaborazione con:
I e II Clinica Neurologica Luigi Vanvitelli rispettivamente con il Prof. Gallo ed il Prof. Luss, il Centro SM dell’ospedale Cardarelli con la Dott.ssa Maniscalco, la dott.ssa Lanzillo del Centro SM della Federico II, il Dr. Sinisi del centro SM San Paolo (ASL NA 1) e con il Dr. Ronga del centro clinico CTO.

Parteciperà anche il presidente nazionale AISM, Francesco Vacca, il presidente della conferenza delle persone con SM e responsabile sezione AISM di Napoli Gianluca Pedicini ed il direttore della I clinica Neurologica A.O.U “L.Vanvitelli” e past president della SIN (Società Italiana di Neurologia).
L’evento informativo si svolgerà a Casoria presso la Struttura Competence Center di Via Gran Sasso 21, (incrocio con Viale degli Appennini), dalle ore 9.30 alle ore 13.

I temi trattati riguarderanno gli aspetti  riabilitativi nella SM, la maternità, la SM Pediatrica, la diagnostica, la sicurezza ed efficacia dei vaccini in soggetti colpiti da SM e parleremo del pronto soccorso dedicato alla SM situato nel CTO.

Nella nostra città una  SEZIONE AISM sempre aperta:

La sede della Sezione AISM di Napoli è situata in Via Farnese 54 Napoli (zona Colli Aminei) garantisce molti servizi alle persone con sclerosi multipla del territorio. Tra questi: segreteria sociale, aiuto domiciliare, attività ricreative e di socializzazione, assistenza ospedaliera, servizi di supporto alla mobilità con automezzi attrezzati, supporto psicologico, supporto alla gestione di pratiche relative alla SM ed all’accertamento INPS. Per contattare la sezione è possibile chiamare il numero 081 592 2936 o scrivere ad aismnapoli@aism.it

 

Per informazioni rivolgersi a:
Sezione AISM di Napoli:

Infonapoli@aism.it

 

‘Il tradimento dei chierici’ di Benda. Quando intellettuale vuol dire cialtrone

La gracilità del pensiero, la sua debolezza, consiste soprattutto nell’acritica uniformità al reale, nella resa incondizionata al sopruso del presente. La sua inanità si palesa col grido strozzato per convenienza e opportunismo, per quello che la vile bruzzaglia chiamerebbe il “tirare a campare”. In questo tempo in cui finanche stringere la mano di un amico è considerato un atto sconveniente, in cui il contagio virale sembra aver avvolto ogni cosa di ombre o da un precoce crepuscolo, l’intellettuale ha adeguato la sua retorica all’innocenza e le sue esibizioni allo spensierato passatempo; lo scienziato ha vestito la livrea del lacchè per fare inchini e salamelecchi in programmi televisivi di terz’ordine e lo scrittore, infine, ha condito delle solite facezie i libercoli che si vanta di presentare a questa o a quell’altra fiera estiva della vacuità.

Il chierico, invece, ossia l’intellettuale, colui che con accanito sprezzo della modernità e disgusto per la gregaria dipendenza dall’accolita dei tromboni, purtroppo appartiene a un evo lontano. Questo guerriero che un tempo si serviva delle asprezze del pensiero come testuggini lanciate contro la mediocrità dell’imbelle marmaglia, oggi, come direbbe Julien Benda, ha tradito il suo mandato e si è seduto alla ricca mensa del compromesso. Il chierico, scriveva Max Weber in La politica come professione,

“[…] era estraneo alla dinamica dei normali interessi politici ed economici e non cadeva nella tentazione di aspirare per sé e per i suoi discendenti a un potere politico autonomo di fronte al signore, come invece avveniva nel caso del vassallo feudale”.

Il chierico, insomma, non lustrava le scarpe ai potenti, né blandiva gli scranni della politica. Egli si piegava, sì, ma soltanto a colpi di frusta o a beveroni di cicuta. Il suo perenne stato di avversione per la mostruosa canea di coloro che si azzannavano per un titolo o una prebenda, lo proteggeva come un’impenetrabile armatura.

L’intellettuale dei nostri tempi, un uomo da corvée dominato da meschine passioni, si concede invece a qualsiasi tribuna o arena in cui, per lo più, ogni amena conversazione sfocia in lite o nel volgare tafferuglio da trivio. Per un vitalizio, una pubblicazione o una cattedra invaderebbe la Polonia.

Dove un tempo Erasmo si difendeva dalle lusinghe dei suoi adulatori con il concedo nulli, il motto che era diventato la sua panoplia, e Michelangelo bruscamente ordinava al papa di uscire dalla Sistina nella quale disturbava il suo lavoro o Spinoza rifiutava con garbato sdegno la cattedra di filosofia offertagli dall’Elettore del Palatinato, questi miserabili figuri non aspettano altro che qualcuno schiocchi le dita per dare prova del loro infimo giullarismo. Uno spettacolo indegno, una mostruosità assoluta.

La vile trahison perpetrata dai chierici che hanno abdicato al loro ruolo di fustigatori di coscienze, di assoluti servitori dell’intelletto e dello spirito, di accusatori dell’ignominia e del sopruso, per sedersi invece dalla parte degli oppressori, dei malfattori, ruffiani e malversatori, sarà ricordata come la pagina più triste di questo periodo di contagiosa ossessione pandemica.

Il loro vergognoso silenzio, la colpevole afasia, l’incomprensibile balbettio, accenderà una luce di lugubre vergogna sui loro pensierini vaccinati, sulle azioni sterilizzate, sui loro libriccini innocui, sulle loro esistenze inutili e parassitarie. L’urlo di quei pochi esempi di resistenza intellettuale, invece, è vox clamantis in deserto.

Intanto, il discorso para-sanitario, come una ciarla, domina le nostre giornate angustiate dai bollettini medici e dai protocolli di sicurezza. Del metodo della scienza, ossia ciò che fece di Cartesio e di Galileo i padri putativi della modernità, si sono perse le tracce. Oggi, così ci viene detto, “della scienza bisogna avere fiducia” perché la sua verità è nei dati, nelle statistiche, nei risultati. Eppure, si dimentica facilmente ciò da cui Benda nel Il tradimento dei chierici ci mise in guardia:

“[…] il valore morale della scienza non è nei risultati, che possono fare il gioco del peggiore immoralismo, ma nel metodo, proprio perché questo insegna l’esercizio della ragione in spregio a ogni interesse pratico”, giacché “[…] la scienza è un valore clericale solo nella misura in cui cerca la verità per se stessa, prescindendo da ogni considerazione pratica”.

 

Vincenzo Liguori

‘La montagna incantata’ di Mann: una lettura filosofica di Davide Morelli

Ha perfettamente ragione Milan Kundera, quando scrive nel suo saggio “L’arte del romanzo”, che il romanzo è soprattutto complessità.  La montagna incantata infatti è impegnativa per la molteplicità di temi filosofici, politici, morali, scientifici, religiosi trattati. Il lettore si trova di fronte a molti spunti di riflessione.

La montagna incantata: un crogiolo di pensieri dell’epoca di Mann

Thomas Mann ha adoperato tutta la sua cultura per descrivere tutte le correnti di pensiero dell’epoca. Mann nella lezione per gli studenti dell’Università di Princeton dichiarò che questo è un romanzo del tempo in due sensi: “Anzitutto sul piano storico, in quanto cerca di delineare l’interiore immagine di un’epoca, quella dell’anteguerra europeo; in secondo luogo, però, perché suo argomento è il tempo puro, e questo oggetto è trattato non solo come esperienza del protagonista, ma anche in e per se stesso”.

Riguardo al primo punto Zecchi nel saggio “L’artista armato contro i crimini della modernità” sottolinea che la posizione assunta da Settembrini, ovvero che il nichilismo potesse essere contrastato con le scienze esatte in sinergia con le scienze dello spirito, sia stata una idea diffusa agli inizi del Novecento.

Trama e letture filosofiche

Poi giunse Husserl a spiegare che il progresso scientifico aveva allontanato l’uomo dal “mondo della vita”, facendogli perdere la visione globale del mondo e facendogli dimenticare l’interiorità. Per quel che riguarda l’argomento del tempo puro, ricordo che il protagonista mediterà più volte su di esso, chiedendosi quale sia l’organo specifico del cervello che che ci fa intuire lo scorrere degli istanti. Comunque iniziamo con la trama del romanzo che è semplice.

Nella Montagna incantata i protagonisti sono statici. Il romanzo fu ispirato da un fatto realmente accaduto a Mann. Egli stesso visse per tre settimane in un sanatorio, dove sua moglie fu curata per sei mesi. Anche Castorp, il protagonista, deve trascorrerci inizialmente solo tre settimane per far visita a suo cugino che soffre di tisi. Ma il giovane ingegnere Castorp per delle complicazioni alle vie polmonari finirà per trascorrere ben sette anni nel sanatorio svizzero.

In quel periodo si innamorerà di una ragazza russa a cui si dichiarerà e che gli concederà un bacio sulle labbra. Qui avrà modo anche di conoscere il letterato Settembrini e il gesuita Naphta. Settembrini è carducciano, massone, volterriano. Naphta è un nichilista, un conservatore.

Il primo è un razionalista. Il secondo invece è un irrazionalista. Castorp ascolta sempre le loro discussioni colte ed oscilla continuamente tra i due poli di questi suoi precettori. Oscilla tra l’evasione dell’arte e lo spirito religioso, tra l’impegno pratico e il riconoscimento della decadenza dei valori, tra rivoluzione e conservazione.

Le due posizioni presenti nel romanzo

Comprendere queste due posizioni non è facile perché contengono delle contraddizioni interne e delle antinomie. Le argomentazioni nella Montagna incantata sono complesse e rappresentano tutte le scuole di pensiero dell’epoca. Ma questi due personaggi sono complessi anche perché sono incoerenti. Settembrini dichiara che a volte bisogna utilizzare la violenza, eppure quando si trova a duellare con Naphta non mira all’avversario ma spara in aria.

Quest’ultimo decanta il misticismo cristiano e ciò nonostante soccombe alle proprie tare esistenziali e si suicida. Altro aspetto rilevante del libro è che tutti i personaggi sono borghesi e Mann riesce a fare una analisi spietata della borghesia della sua epoca.

Come ebbe modo di scrivere Lukacs nella prefazione alle novelle, lo scrittore fu testimone e giudice della decadenza borghese. Nel saggio “Mann e la tragedia dell’arte moderna” Lukacs scrive che lo scrittore tedesco è uno dei grandi esponenti del realismo critico e che riesce a svelare tutte le problematiche della società borghese, rappresentando l’apice del pensiero progressista di questa.

Rapporto tra conoscenza e malattia

Altro aspetto importante della Montagna incantata è il rapporto stretto tra voglia di conoscere e malattia. Se da un lato la malattia è disumana perché umilia l’uomo, dall’altro lato è occasione per Castorp per approfondire determinati argomenti che nella civiltà frenetica della pianura non avrebbe mai minimante trattato. La sofferenza quindi aiuta ad aumentare la consapevolezza.

La malattia è fonte di umanità, di conoscenza e di saggezza. Inoltre con il cristianesimo comunista di Naphta, Mann è riuscito ad intuire una delle possibilità della politica del novecento. L’unione del cristianesimo con il marxismo in Italia fu pensata da molti, anche dallo stesso Pasolini.

In America Latina fu anche applicata da preti rivoluzionari come Ernesto Cardenal, ministro della cultura del governo sandinista. Mann non era marxista, ma grazie al suo acume aveva intuito cosa sarebbe potuto accadere. Ad onor del vero va detto comunque che più che l’unione tra cristianesimo e marxismo si verificò almeno in Italia quella tra cattolicesimo e comunismo.

Da notare infine che anche il romanzo “Diceria dell’untore” di Bufalino tratta di un sanatorio per malati di tisi, anche se è ambientato nel dopoguerra, il protagonista è un reduce, non ci sono conversazioni così impegnate e in primo piano c’è una storia di amore che finirà con la morte della donna.

La montagna incantata è dunque completamente diverso dal libro di Bufalino. È innanzitutto un complesso romanzo di formazione, che riesce ad essere sia pedagogico che ironico. Bisogna ricordare anche che a Mann ci vollero dodici anni per completare questo capolavoro: niente a che vedere con certi scrittori di oggi, che pubblicano un libro commerciale all’anno.

Prof. Antonio Giordano: i nuovi vaccini ad RNA sarebbero facilmente modificabili, il problema restano i tempi di produzione e somministrazione

Il professor Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine della Temple University di Philadelphia e rappresentante del Ministero dell’Ambiente italiano, è un’eccellenza italiana che a Filadelfia ha fondato un centro che si occupa di ricerca in ambito oncologico, monitorando l’espressione e le relative  conseguenze del male del secolo. Ciò consente di migliorare il successo di una terapia e di offrire ai pazienti strategie di terapia personalizzata, di precisione, con la consapevolezza che la ricerca scientifica debba essere incentivata e accompagnata da cultura e profonda umanità. Giordano fa anche il punto della situazione sull’emergenza Covid, sulle varianti e sui vaccini.

 

1_Professor Giordano, come vede la situazione Covid in Italia?

Nonostante i progressi scientifici l’epidemia è in corso. I vaccini sono efficaci ma a causa di una loro lenta distribuzione e somministrazione, rimangono necessarie tutte le misure di mitigazione.

 

2_ E negli States, dove lei vive?

Vale il medesimo discorso. La pandemia ha stravolto la vita dell’intero pianeta e, ad oggi, oltre casi isolati come l’Israele, la situazione continua ad essere grave. La stessa Inghilterra, pur essendo riuscita a ridurre notevolmente il numero dei positivi è stata comunque messa a dura prova da lunghi periodi di lockdown.

 

3_ Cosa ci può dire delle varianti in relazione al vaccino?

In relazione al vaccino possiamo dire che i prodotti Pfizer e Moderna sono diretti contro la proteina spike, per cui fino a quando non si verificheranno importanti mutazioni in quest’ultima, non dovrebbero esserci riduzioni di efficacia. In ogni caso, l’utilizzo dei vaccini per contrastare le varianti è in corso di valutazione. In aggiunta, i nuovi vaccini ad RNA sarebbero facilmente modificabili, il problema rimane sempre lo stesso: tempi di produzione e di somministrazione andrebbero rivisti, accelerati.

 

4_ Ci si può fidare della Russia e della Cina, di quello che dicono sui loro vaccini?

Non ho nulla contro i prodotti russi o cinesi. Tuttavia, e’ d’uopo riporre la massima fiducia nelle agenzie deputate ad elargire le approvazioni: EMA ed FDA (rispettivamente europea ed americana) che seguono regole estremamente rigide nel sottoporre i dati oggetto di sperimentazione ad un rigoroso controllo. Mi auguro che Russia e Cina forniscano, al più presto, i dati scientifici in loro possesso in modo che le popolazioni di altri Stati possano usufruire anche dei loro prodotti.

 

5_ Secondo lei ci siamo rilassati troppo duranti determinati periodi?

Parlare a posteriori è sempre più semplice. Il virus è nuovo per tutti, ed in effetti, in alcuni periodi aveva illuso i cittadini circa la sua remissione. Così non è stato e, quindi, possiamo solo imparare dai nostri errori e non abbassare la guardia.

 

6_ Quando pensa ne usciremo?

Al momento non è possibile fare previsioni, troppe le variabili. Certamente le campagne di vaccinazione massiva rappresentano un’arma potente contro il virus e finche’ non avremo vaccinato l’80% della popolazione dovremo continuare ad assumere atteggiamenti estremamente rigorosi.

 

7_ Si dice che la scienza non è democratica, non si può contestare. Come mai allora ci sono state e ci sono posizioni diverse da parte dei virologi?

La scienza si basa su evidenze, su dati certi e ripetutamente testati. Un’infezione così giovane, studiata da meno di un anno non può ancora fondarsi su solide basi scientifiche. Ciò potrebbe creare qualche confusione nella comunicazione. Il mio consiglio è che i medici diffondano solo informazioni validate e che la stampa si attenga a quelle nella fase di divulgazione.

 

8_ La cosa più importante che le ha insegnato la scienza?

Mi ha confermato l’importanza della ricerca scientifica che dovrebbe essere implementata ed incentivata.

 

9_ Ci parli del suo centro di ricerca a Filadelfia. Come funziona nello specifico la ricerca negli States e cosa dovremmo apprendere da loro?

Principalmente ci occupiamo di ricerca in ambito oncologico. Oggi, grazie all’indubbio miglioramento del progresso scientifico abbiamo la possibilità di studiare migliaia di geni in contemporanea e di monitorarne l’espressione e le relative  conseguenze. Siamo, quindi, in grado di migliorare il successo di una terapia e di offrire ai pazienti strategie di terapia personalizzata, di precisione. Per aumentare il successo di una terapia è necessario diagnosticare quanto più precocemente possibile la neoplasia, individuare caratteristiche peculiari del tumore che lo rendono responsivo o meno a determinati trattamenti. L’incidenza delle patologie neoplastiche, inoltre, è in forte aumento e, di pari passo, è sempre più evidente la stretta correlazione che lega la trasformazione neoplastica ai fattori ambientali. Il cancro oggi è definito: una “malattia genetica di origine ambientale” estremamente eterogenea, multifattoriale, in cui interagiscono fattori genetici e fattori ambientali (chimici, fisici e biologici). Quindi tutti gli studi sono interconnessi tra loro.

Inoltre, oggi, sappiamo che l’alterato equilibrio tra uomo-ambiente è responsabile di svariate problematiche. Soffermandoci sulla pandemia possiamo affermare che un alto tasso di inquinamento dell’aria può aver contribuito come fattore peggiorativo dell’epidemia. Per “ambientale”, tuttavia, non bisogna solo intendere esposizioni ad eventuali inquinanti chimici, fisici e biologici, ma anche fattori psicologici. Bisogna considerare vari aspetti dei pazienti oncologici, ad esempio: la loro malattia li obbliga ad affrontare eventi traumatici, pertanto, è importante, in questo momento, gestire la doppia fatica di questi malati che devono affrontare sia l’ansia della loro specifica patologia sia quella collegata alla pandemia.

 

10_ Miti da sfatare sul cancro in relazione all’alimentazione?

L’incidenza delle patologie neoplastiche è in forte aumento e, di pari passo, è sempre più evidente la stretta correlazione che lega la trasformazione neoplastica ai fattori ambientali. Se si guarda agli studi sulla migrazione si scopre che, persone che migrano da una zona di alto rischio di cancro ad una zona di basso rischio di cancro, o viceversa, nel loro corso della vita assumono i tassi di cancro del paese verso il quale si muovono, rendendo chiara la connessione tra cancro e ambiente.

Oltre l’inquinamento, gli stili di vita e la corretta alimentazione costituiscono una ulteriore e fondamentale arma di prevenzione contro lo sviluppo di tumori. Una alimentazione sana è rappresentata dalla ormai famosissima “Dieta Mediterranea” i cui effetti positivi sulla nostra salute sono ormai noti a tutti. Un ulteriore aspetto da tenere sotto controllo è riuscire a mantenere stabili i livelli di glicemia, scegliendo con attenzione i cibi da mangiare. Elemento principe della dieta mediterranea è, ad esempio, il pomodoro, alimento ricco di carotenoidi, tra cui il licopene, che è il più potente tra gli antiossidanti. In virtù di queste sue caratteristiche, il gruppo di ricerca da me coordinato studia le proprietà di alcuni tipi di pomodoro in relazione allo sviluppo di tumori. In un lavoro, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Cellular Physiology nel 2018, abbiamo dimostrato che il trattamento con estratti totali di due varietà di pomodoro inibisce la crescita e le caratteristiche maligne delle cellule di cancro gastrico, aprendo la strada a studi futuri mirati all’identificazione di buone abitudini alimentari non solo come strategia di prevenzione antitumorale, ma anche come possibile sostegno alle terapie convenzionali.

Quindi non c’è nulla da sfatare ma educare ad una sana alimentazione per implementare le attività di prevenzione necessarie ed utili a qualsiasi età.

La macchina mediatica del fango contro il Dott. Ascierto

Non ha bisogno di avvocati difensori. Il suo curriculum parla da solo. Così come la sua reputazione. Paolo Ascierto, medico e professore, è uno dei punti di forza della ricerca italiana. Tra le eccellenze mondiali nell’ambito oncologico.
Basterebbe questo a zittire chi negli ultimi giorni a provato a minarne la professionalità. Ma chi fa parte di questa categoria, ovvero quella dei giornalisti, non può restare in silenzio rispetto a ciò che sta accadendo.

Il Dott. Paolo Ascierto ha subito degli attacchi indegni, contro i quali è obbligatorio alzare gli scudi. Certo, proveremo a mantenere il rispetto e l’educazione che Ascierto è stato in grado di esprimere, ad esempio, dopo l’affondo (meglio definirlo una vera e propria caduta di stile) messo a segno dal collega Massimo Galli – Direttore della divisione malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano – durante la trasmissione Carta bianca condotta da Bianca Berlinguer su Rai3.

Parole, quelle di Galli, che hanno distrutto in pochi minuti lo spirito di Unità (ci piace scriverla con la U maiuscola!) nazionale che si è creata riguardo l’emergenza causata dal coronavirus. Il tutto avvenuto nel totale silenzio da parte della ‘padrona di casa’, ovvero la Berlinguer. Attacco al quale Ascierto ha risposto: “Non pensiamo ai primati ma a sconfiggere il covid19″. Quest’articolo potrebbe anche chiudersi qui.

Ma poi è arrivata la vergogna del servizio mandato in onda da Striscia la Notizia. Davvero una macchina del fango che ha provato a macchiare (senza riuscirci) la figura di Ascierto e con la sua quella di tutti i medici, ricercatori e sanitari italiani che nelle ultime settimane stanno lavorando senza sosta per fronteggiare il virus, offrendo sostegno e assistenza ai malati.

Eventi che non possono restare nella totale indifferenza. L’opinione pubblica, Napoli, la regione Campania, i colleghi, i social si sono già mobilitati per Ascierto. Una mobilitazione spontanea a difesa del lavoro svolto grazie alla collaborazione tra il Pascale e il Monaldi. Partenership, avvenuta insieme con alcuni ricercatori cinesi, che ha consentito di sviluppare il tocilizumab farmaco che cura l’artrite e che nel capoluogo partenopeo è stato somministrato sui pazienti affetti da polmonite severa causata dal coronavirus. Con tanto di protocollo dell’Aifa.

Qui non si tratta più della banale rivalità tra Nord e Sud o di una competizione tra dottori. Qui, come giustamente ha ricordato il Direttore di VocediNapoli.it in un precedente editoriale, si tratta di una cosa molto più importante: stiamo parlando della verità. È quest’ultima che è stata messa in discussione.

Per questo rivolgiamo un appello all’Ordine dei Giornalisti che ci rappresenta e all’intera comunità medico-scientifica. Al primo chiediamo di sanzionare con decisione i colleghi che stanno propagando notizie false su questa vicenda. Una scoperta che dovrebbe unirci tutti nella gioia per aver trovato un farmaco che combatte il coronavirus. E alla seconda chiediamo di schierarsi senza se e senza ma con Paolo Ascierto. Perché oggi è toccato a lui, domani chissà, potrebbe toccare a qualcun altro e a quel punto sarà troppo tardi e nessuno potrà far finta di nulla.

 

La vergognosa campagna mediatica contro Ascierto, si mobiliti la comunità medico scientifica

Covid-19, tra previsioni e cure. Parla l’oncologo e genetista Prof. Antonio Giordano

Fare previsioni sui futuri scenari, in questo momento, è molto complicato. È impossibile dire quando si verificherà il picco della pandemia da Covid-19, in quanto, ad oggi non esistono elementi per fare previsioni certe attraverso modelli predittivi attendibili. Tutto dipende da quanto velocemente i governi adotteranno misure tese ad arrestare il contagio; in questo senso, è essenziale agire rapidamente ed in maniera decisa. Come ci dimostra l’esperienza della Cina e del Giappone.

“I modelli matematici ci sono, ma sono proiezioni, non sappiamo quanto siano affidabili perché non conosciamo a fondo questo virus e i dati riportati spesso non sono uniformi. Tracciare curve realistiche relative ai contagi non è possibile perché esistono molti casi asintomatici, che sono comunque infettivi, e infetti con sintomi lievi o individui immuni al Covid-19 non registrati dalle statistiche ufficiali”

L’evoluzione nel tempo del contagio prevede una fase di crescita iniziale, il raggiungimento di un picco e poi una fase finale di progressiva decrescita.
In questo momento, l’epidemia è ancora in fase di piena espansione, quindi siamo ancora nella fase esponenziale.
Il picco si calcola sulla base del valore di “R con zero”, che è il “tasso di contagiosità” che per questo virus abbiamo visto sta tra 2,5 e 3, secondo modelli basati su quanto si è già verificato.

Questo valore dipende non solo dalle caratteristiche biologiche del virus (dall’attitudine del virus a diffondersi, dalla durata dell’infezione) ma anche dal numero di contatti di una persona e dal livello di densità della popolazione.

“La diffusione del contagio può essere rallentata, nella misura in cui le persone praticheranno il ‘distanziamento sociale’, evitando gli spazi pubblici e limitando i loro movimenti.

Serve a poco fare delle previsioni; piuttosto che cercare di prevedere quando la curva raggiungerà il picco, bisogna agire per modificare attivamente l’andamento di quella curva, come sta facendo l’Italia. Non bisogna minimizzare perché significherebbe favorire dei comportamenti irresponsabili e aumentare la probabilità che le persone si ammalino e muoiano; al contrario bisogna promuovere la responsabilità personale e sociale .

Fare previsioni sui futuri scenari, in questo momento, è molto complicato. È impossibile dire quando si verificherà il picco della pandemia da coronavirus, in quanto, ad oggi non esistono elementi per fare previsioni certe attraverso modelli predittivi attendibili. Tutto dipende da quanto velocemente i governi adotteranno misure tese ad arrestare il contagio; in questo senso, è essenziale agire rapidamente ed in maniera decisa. Come ci dimostra l’esperienza della Cina e del Giappone.

I modelli matematici ci sono, ma sono proiezioni, non sappiamo quanto siano affidabili perché non conosciamo a fondo questo virus e i dati riportati spesso non sono uniformi. Tracciare curve realistiche relative ai contagi non è possibile perché esistono molti casi asintomatici, che sono comunque infettivi, e infetti con sintomi lievi o individui immuni al Covid-19 non registrati dalle statistiche ufficiali.

L’evoluzione nel tempo del contagio prevede una fase di crescita iniziale, il raggiungimento di un picco e poi una fase finale di progressiva decrescita.
In questo momento, l’epidemia è ancora in fase di piena espansione, quindi siamo ancora nella fase esponenziale.
Il picco si calcola sulla base del valore di “R con zero”, che è il “tasso di contagiosità” che per questo virus abbiamo visto sta tra 2,5 e 3, secondo modelli basati su quanto si è già verificato.
Questo valore dipende non solo dalle caratteristiche biologiche del virus (dall’attitudine del virus a diffondersi, dalla durata dell’infezione) ma anche dal numero di contatti di una persona e dal livello di densità della popolazione.

La diffusione del contagio può essere rallentata, nella misura in cui le persone praticheranno il “distanziamento sociale”, evitando gli spazi pubblici e limitando i loro movimenti.

Serve a poco fare delle previsioni; piuttosto che cercare di prevedere quando la curva raggiungerà il picco, bisogna agire per modificare attivamente l’andamento di quella curva, come sta facendo l’Italia. Non bisogna minimizzare perché significherebbe favorire dei comportamenti irresponsabili e aumentare la probabilità che le persone si ammalino e muoiano; al contrario bisogna promuovere la responsabilità personale e sociale .

Anche il professor Enrico Bucci dello Sbarro Institute della Temple University di Philadelphia dichiara in un suo post che diversi modelli sono stati smentiti nell’ultima settimana e che nelle attuali condizioni, prevedere picchi o flessi non ha molto senso. Il professor Bucci invita a diffidare di modelli e previsioni a più di tre giorni e a concentrarsi sui nostri medici ed infermieri, veri gli eroi di questa guerra
Più che fare previsioni possiamo utilizzare le conoscenze acquisite sul virus sulla scorta dei dati già registrati che ci consentono considerazioni sensate. Ad esempio è importante creare strutture appropriate per curare un numero di pazienti che per qualche settimana potrebbe restare nell’ordine di attuale grandezza.

Antonio Giordano

Fonte: http://www.juorno.it/

L’Umanesimo scientifico di Leonardo da Vinci, ancora attuale a 500 anni dalla sua morte

«Corpo nato della prospettiva di Leonardo Vinci, discepolo della sperienza. Sia fatto questo corpo sanza esemplo d’alcun corpo, ma  solamente con semplici linie» (Codice Atlantico, f. 520 r, c. 1490). Questa annotazione, dal tono apparentemente criptico, risulta appuntata su un grande foglio di studi geometrici e tecnologici, risalente alla fase centrale del lungo primo periodo milanese di Leonardo (1482-1499).

L’abile esercizio nella resa virtuosistica di un corpo circolare dalla superficie finemente sfaccettata, secondo una trasposizione prospettica impeccabile, che però non si cristallizza in staticità dimostrativa ma si svolge in un peculiare dinamismo spiraliforme, doveva essere stato ispirato a Leonardo da quei formidabili ritratti di corpi poliedrici (i cosiddetti mazzocchi, astrazioni geometriche desunte dai tipici copricapo omonimi), resi celebri dalla tradizione del disegno fiorentino della prima metà del Quattrocento (emblematici gli esempi di Paolo Uccello).
Il tratto inconfondibile di Leonardo, che pare conferire alle forme vita propria, trasfigura questo oggetto in una sorta di corpo organico, dalle spire attorte e pulsanti come quelle di un serpente ma più propriamente assimilabile a un animale fantastico o anche a invenzione puramente intellettualistica, prodotta per effetto di semplici linee e prescindendo dall’imitazione o riproduzione di un corpo reale.

Nonostante il retaggio neoplatonico di una mistica presa d’atto di quanta parte dei prodigi naturali sia destinata a rimanere incomprensibile all’uomo – «La natura è piena di infinite ragioni che non furono mai in isperienzia» (Ms I , f. 18 r, c. 1497-98) –, una scienza compiuta, infatti, non potrà mai prescindere per Leonardo dall’apporto dell’esperienza, come, significativamente, recita il capitolo d’esordio del Libro di Pittura (da originale perduto, c. 1500-05), che, come noto, è una compilazione postuma dell’allievo Francesco Melzi, che aveva ereditato imanoscritti e disegni vinciani, collazionandoli in un grande trattato apografo, la cui prima parte contiene una impegnativa rivendicazione ideologica della filosoficità e scientificità della pittura: «E se tu dirai che le scienzie, che principiano e finiscano nella mente, abbiano verità, questo non si concede, ma si niega per molte ragioni; e, prima, che in tali discorsi mentali non accade esperienza, sanza la quale nulla dà di sé certezza».

Non casualmente, il connubio sinergico di natura ed esperienza torna, in congiunzione con l’immagine della specularità dei processi di creazione della natura e invenzione dell’uomo (e dunque di equiparazione della spezie umana a una seconda natura), in uno dei  brani più affascinanti usciti dalla penna di Leonardo, che offre la sua personale declinazione del sistema neoplatonico di corrispondenze reciproche tra micro e macrocosmo:

Cominciamento del Trattato de l’acqua. L’omo è detto dalli antiqui mondo minore e certo la ditione d’esso nome è bene collocata, impero ché, siccome l’omo è composto di terra, acqua, aria e foco, questo corpo della terra è il somigliante; se l’omo ha in sé ossi, sostenitori e armadura della carne, il mondo à i sassi, sostenitori della terra; se l’omo ha in sé il laco del sangue, dove crescie e discrescie il polmone nello alitare, il corpo della terra à il suo oceano mare, il quale ancora lui crescie e discrescie ogni sei ore per lo alitare del mondo; se dal detto laco di sangue diriuano vene, che si vanno ramificando per lo corpo umano, similmente il mare oceano empie il corpo della terra d’infinite vene d’acqua; mancano al corpo della terra i nervi, i quali non vi sono, ma i nervi sono fatti al proposito del movimento, e il mondo sendo di perpetua stabilità, non accade movimento e non accadendo movimento i nervi non vi sono necessari; ma in tutte l’altre cose sono molto simili (Ms A, f. 55 v, c. 1492).

L’uomo, dunque, per Leonardo da Vinci è non soltanto un artifex in grado di imitare la natura ma è anche egli stesso un mondo minore, un microcosmo che ripropone in altra forma le stesse strutture e funzioni del macrocosmo naturale. Come ha perspicacemente evidenziato di recente Pietro Marani, Leonardo rivela qui «la sua concezione meccanicistica del mondo e dell’universo, che si riflette ovviamente anche nella sua arte», in quanto dimostra «nella terminologia, che è sempre una spia di questa unità dei mondi che Leonardo ha presente, l’impiego dello stesso lessico, della stessa concezione unitaria portata da Leonardo nei diversi settori della conoscenza da lui scandagliati, siano essi l’arte, la scienza, l’architettura o la meccanica»

 

Fonte: https://www.academia.edu/20803738/_A_similitudine_de_la_farfalla_a_lume_._L_umanesimo_scientifico_di_Leonardo_da_Vinci

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