Torna “Adotta uno scrittore” del Salone del Libro con 40 autrici e autori accolti in 38 scuole di 9 regioni italiane

Con 40 autrici e autori che incontreranno studentesse e studenti di 38 scuole di 9 regioni italiane, dal nord al sud della penisola, riparte il 31 gennaio 2023 Adotta uno scrittore, l’apprezzato progetto didattico e culturale nelle scuole piemontesi e italiane, dalle elementari all’università, ideato e organizzato dal Salone Internazionale del Libro di Torino e sostenuto dalla Consulta delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte e della Liguria, in collaborazione con la Fondazione con il Sud. 

In vent’anni di attività, Adotta uno scrittore ha saputo creare non solo significativi momenti di approfondimento sulla lettura e formative occasioni di confronto sulla scrittura, ma anche felici opportunità di discussione e dialogo sui tanti temi e spunti che le pagine dei libri sanno da sempre offrire, accompagnando bambine, bambine, ragazze e ragazzi sulla strada della formazione di uno spirito critico e di una capacità di riflessione, per aiutarli ad appropriarsi di un loro personale sguardo sul mondo. Grazie al clima di collaborazione che si crea nella dimensione intima e accogliente delle classi, ogni adozione si presenta unica e irripetibile, avvalorata dalla possibilità delle autrici e degli autori adottati di poter sfruttare il loro tempo a disposizione in completa libertà e creatività, partendo dai propri libri che vengono dati in dono a ciascun studente.  Quest’anno le studentesse e gli studenti coinvolti sono 976.

La XXI edizione si caratterizza per alcune importanti novità: la partecipazione delle scuole della Liguria che si unisce alle altre regioni di Piemonte, Veneto, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia; l’ampliamento del numero degli ospiti coinvolti, che arrivano a essere 40, ciascuno dei quali terrà tre appuntamenti nella classe in cui è stato adottato; la varietà dei settori che saranno esplorati, partendo dai libri: dalla narrativa al fumetto e illustrazione, dalla scienza e ambiente alle questioni di grande attualità come la parità di genere, la legalità e l’accoglienza, fino allo sport e ai suoi valori, con escursioni anche nel settore musicale.

Proprio per la volontà di portare all’attenzione delle studentesse e degli studenti un’ampia varietà di  argomenti di discussione, nelle classi sono attesi non solo scrittrici e scrittori, ma anche fumettisti, illustratrici e illustratori, giornaliste e giornalisti, saggisti, librai, rapper, divulgatori scientifici, magistrati. Tra gli altri, infatti entreranno nelle scuole: la scrittrice Premio Strega Melania Mazzucco, il cui ultimo libro Self-Portrait. Il museo del mondo delle donne (Einaudi) è dedicato ai capolavori di artiste note e meno note; lo scrittore Alessandro Zaccuri, in libreria con Poco a me stesso (Marsilio), racconto della vita ipotetica di Alessandro Manzoni; i fumettisti Leo Ortolani, padre della fortunata saga Rat-Man (Panini Comics) e autore del recente Musa (Feltrinelli Comics), e Daniel Cuello con il nuovo Le buone maniere (Bao Publishing); l’illustratore Manuele Fior, apprezzatissimo anche all’estero e autore del recente graphic novel Hypericon (Coconino Press), storia d’amore ambientata nella Berlino di fine anni Novanta; la giornalista Tiziana Ferrario, che nel suo nuovo La bambina di Odessa (Chiarelettere) racconta la vita di Lydia Franceschi, il cui figlio venne ucciso dalla polizia negli anni Settanta; il saggista e narratore e Matteo Nucci, autore di Sono difficili le cose belle (HarperCollins), romanzo fiabesco, nato come dono per le sue nipoti colpite dalla perdita della nonna; lo psichiatra Paolo Milone, caso editoriale 2021 con L’arte di legare le persone (Einaudi) e ora in libreria con Astenersi principianti (Einaudi), in cui affronta il tema del lutto; la scrittrice Stefania Bertola; il magistrato Marzia Sabella, procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo, autrice di Lo sputo (Sellerio), in cui parla del coraggio della prima testimone contro la mafia; Sabrina Efionayi, giovane afro-discendente che in Addio, a domani (Einaudi) ha raccontato la sua storia di ragazza con due mamme, nigeriana una, italiana l’altra; autori, disegnatori e illustratori per bambine, bambini e giovani, come Francesca Vecchioni (T’innamorerai senza pensare, Mondadori Electa, sulla scoperta dell’omosessualità), il Premio Andersen Arianna Papini, i vincitori del Premio Strega Ragazzi Francesco D’Adamo e Antonia Murgo, e poi Enrico Racca (L’estate dei ribelli. Una storia della Resistenza, Feltrinelli) e Fausto Boccati, libraio della storica Libreria dei Ragazzi di Milano, autore di L’uomo delle antenne (Bompiani) sulla scoperta dei sentimenti; il digital creator Francesco Cicconetti, che in Scheletro femmina (Mondadori) ripercorre la storia della sua transizione; il rapper e produttore discografico italiano Amir Issaa; l’autrice Irene Graziosi, fondatrice di Venti, podcast e piattaforma digitale dedicata ai ventenni; la giornalista Giorgia Mecca, vincitrice del Premio di letteratura sportiva Gianni Mura; autrici e autori che esplorano temi scientifici come Serenella Quarello con il suo Estintopedia (Camelozampa) sulle specie animali a rischio, Daniele Zovi con Ale e i lupi. Alla scoperta degli animali del bosco (De Agostini), Roberta Fulci, redattrice e conduttrice di Radio3Scienza, e la giornalista e autrice Vichi De Marchi, portavoce per l’Italia del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite.

Anche per il 2023, ognuna delle adozioni prevede tre appuntamenti in presenza per ciascun autore e il quarto conclusivo lunedì 22 maggio alla XXXV edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino.

 

I numeri dell’edizione 2023

L’edizione 2023 coinvolge 38 istituti scolastici italiani: 9 scuole primarie (scuole elementari), 7 scuole secondarie di primo grado (scuole medie); 10 scuole secondarie di secondo grado (scuole superiori); 1 scuola superiore in ospedale (ovvero presso la Sezione Ospedaliera dell’Istituto Gobetti Marchesini Casale Arduino); 1 università, ovvero l’Università degli Studi di Torino. Quest’anno sono 11 le scuole carcerarie partecipanti (di queste 9 sono Cipia-Centri provinciali per l’istruzione degli adulti e 3 sono Istituti superiori) nelle città di Torino (Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino con Istituto Plana e CIPIA 1; Istituto Penale Minorile Ferrante Aporti), Ivrea, Alessandria, Saluzzo, Genova, Venezia, Potenza, Catanzaro, Pozzuoli, Lecce.

Grazie al progetto, nel corso degli anni sono state portate a termine 471 adozioni per un totale di 13.618 studenti, dalla scuola primaria alle università fino agli istituti carcerari, coinvolgendo 300 tra gli autori e le autrici più importanti della letteratura italiana degli ultimi quarant’anni. 

 

Tutti i nomi dell’edizione 2023

Ecco tutte le autrici e tutti gli autori coinvolti in questa edizione, in ordine alfabetico: Stefania Bertola, Fausto Boccati, Nicoletta Bortolotti, Manlio Castagna, Francesco Cicconetti, Daniel Cuello, Francesco D’Adamo, Valentina De Poli, Marco Drago, Sabrina Efionayi, Tiziana Ferrario, Manuele Fior, Catena Fiorello, Roberta Fulci e Vichi De Marchi, Vins Gallico, Irene Graziosi, Amir Issaa, Dario Levantino, AlbHey Longo, Melania Mazzucco, Giorgia Mecca, Paolo Milone, Angelo Mozzillo, Antonia Murgo, Giulia Muscatelli, Matteo Nucci, Leo Ortolani, Antonio Paolacci e Paola Ronco, Arianna Papini, Serenella Quarello, Enrico Racca, Patrizia Rinaldi, Anselmo Roveda, Marie-Christophe Ruata-Arn, Marzia Sabella, Francesca Vecchioni, Alessandro Zaccuri, Daniele Zovi .

 

Adotta uno scrittore sul Bookblog

Anche quest’anno Adotta uno scrittore avrà uno spazio sul Bookblog, la piattaforma digitale del Salone curata dagli studenti per raccontare attraverso articoli, interviste, reportage le iniziative del Salone del Libro nel corso di tutto l’anno. Autori, studenti e docenti costruiranno insieme un racconto partecipato di Adotta uno scrittore, rendendo i contenuti fruibili liberamente su bookblog.salonelibro.it. Un’apertura alla condivisione e al dialogo tra autori e lettori, nonché un passo avanti per raggiungere un pubblico più vasto.

 

 

‘L’anima non si cicatrizza’, parola dello scrittore israeliano Eshkol Nevo

Che cosa la spinge a scrivere? Ha sempre saputo che sarebbe diventato scrittore? Se avessi a disposizione il tuo scrittore preferito, che cosa gli chiederesti?  Lo scrittore israeliano Eshkol Nevo, che ha abbandonato una carriera da pubblicitario per dedicarsi alla scrittura, ha messo le mani avanti pubblicando la sua L’ultima intervista, in Italia con Neri Pozza nel 2019 (traduzione dall’ebraico di Raffaella Scardi).

Nevo, insomma, ha pensato bene che, a volte, è meglio farsele le domande. Il libro, che si legge come una lunghissima intervista, ma anche un po’ come un romanzo, ci spinge a fare i conti con la nostra inclinazione alla morbosità quando si tratta di scrittori. Specie se con un certo alone di fascino.

In fondo, quello che vogliamo spesso sapere è se c’è e quanto uno scrittore dentro i suoi romanzi. Quanta vita scorre nell’inchiostro sulla pagina. Poi: c’è dell’altro? Quali sarebbero le tue domande?

Il libro si può anche leggere seguendo il filo delle domande che sentiamo più nostre. Ammesso che Nevo risponda dicendo la verità. Ma poi che importa.

C’è in giro qualche scrittore che dice la verità nelle interviste? Le risposte sono così distanti da quelle che darebbe, all’impronta, il nostro scrittore?

Appunto qualche domanda, dalle più banali alle più scottanti. “Come riesce, lei che è un uomo, a creare figure femminili? Come affronta l’esposizione al pubblico conseguente all’uscita di un libro?

Che tipo di bambino era? Dove scrive? Pensa al pubblico dei suoi lettori, mentre scrive? Ha in mente un determinato lettore, o lettrice, mentre scrive? È possibile mantenere una famiglia facendo il mestiere dello scrittore? Le è mai capitato di avere il blocco dello scrittore?”

E poi: “Qual è la sfida più grande che la scrittura le pone? Conosce la fine delle sue storie prima di cominciare a scriverle? Cosa farebbe se non fosse uno scrittore? Che musica ascolta? Chi è il suo primo lettore o lettrice? Scrive al computer o su un quaderno? Se potesse rivivere un momento della sua vita, quale sceglierebbe?”

Di tante domande, le risposte che mi interessano di più sono quelle che indicano una strada come questa. Alla domanda I suoi libri sono estremamente tristi. Per quale ragione? 

Nevo, o il suo alter ego, risponde così:

“Ci sono persone le cui ferite non si rimarginano. Il fenomeno ha un nome medico che al momento non ricordo. Queste persone non si devono mai tagliare, altrimenti rischierebbero di morire. Dissanguate. Per me è la stessa cosa, con le separazioni. Dentro di me, nessuna separazione si rimargina.

Sto ancora piangendo per Rakefet Kovaz, la mia prima fidanzatina in quinta elementare. Il tessuto dell’anima non si cicatrizza, e la ferita non guarisce. Rimane aperta, sanguinante. Ogni anno si aggiungono altri addii. Altre ferite da cui sgorga la tristezza. Impossibile che non se ne aggiungano. Cosa vuoi fare, non innamorarti?

Prima di cominciare a scrivere me ne andavo per il mondo così: sanguinavo dolore da dentro. Costantemente. Quando ho cominciato a scrivere mi sono trovato a distribuire la mia tristezza ai personaggi nei libri che inventavo. Ciascuno riceveva la necessaria dose di tristezza.

E per me, nella vita vera, si è liberato spazio per la gioia. Un tempo le persone mi dicevano frasi come: non è un po’ troppo abbronzato per essere uno scrittore? Oppure: da dove deriva il suo perenne ottimismo? È andata così per quasi quindici anni. E poi, da chissà dove, è spuntata la distimia. L’ho già menzionata, quella gran figlia di puttana, in altre risposte a questa intervista. Forse è giunto il momento di distinguere fra distimia e la più nota sorella maggiore: la depressione”.

Chi non vorrebbe diventare uno scrittore affermato, i libri tradotti e venduti nel mondo? Un israeliano, che ha visto un romanzo tradotto pure in arabo.

Il problema con la vita degli scrittori sembra essere la vita stessa che si tende poi a mettere in pagina. E la moglie dello scrittore, Dikla, grazie alla quale è diventato uno scrittore, quando si tratta di leggere i libri del marito preferisce non farsi trovare. Come biasimarla.

“Ieri ho chiesto a Dikla se le andrebbe di leggere qualcosa di nuovo a cui sto lavorando. Ho aspettato il momento adatto. Aveva appena terminato la sua corsa serale. Dieci chilometri.

Ho aspettato che facesse la doccia. Shampoo, balsamo e crema idratante. Ho aspettato che indossasse la tuta da casa e le scarpe di lana spessa che ha comprato a Londra quando stava con il riccone.

Ho aspettato che si preparasse una tisana, stendesse le lunghe gambe sul divano e se la sorseggiasse in tutta tranquillità. Ho aspettato che le guance le si arrossassero per il vapore caldo e che gli occhi le diventassero lucidi come di lacrime. Solo a quel punto gliel’ho chiesto.

Ha risposto che non è disponibile. È a metà di un altro libro, un thriller di quello scrittore scandinavo, Wolf? Insomma, dài, quello che sembra un vichingo. Ho insistito. Ho chiesto di nuovo. Ha scosso la testa per dire di no e spiegato che, a parte il vichingo, per lei è troppo presto per leggere qualcosa di mio.

Che fino a oggi è sempre riuscita a tenere distinti, mentre leggeva, la nostra storia e lo scrittore, le mie fantasie e la realtà della nostra vita, ma non era certa di riuscire a farlo anche adesso”.

Conciliare la vita e la scrittura è una prova di resistenza. Avere una famiglia rende questa sfida ancora più ardua.

“Il primo libro l’ho scritto quando avevo il cuore spezzato per una separazione. Ero single. Ho pensato: quando troverò l’amore, non potrò più scrivere.

Il secondo libro l’ho scritto mentre Dikla era incinta. Ho pensato: quando avrò dei figli non potrò più scrivere.

Il terzo libro l’ho scritto mentre Dikla era di nuovo incinta. Ho pensato: una figlia sola va ancora bene, con due figli non c’è speranza che io possa continuare a scrivere.

Adesso ho tre figli. Una casa. Una famiglia. E penso: se tutto questo andrà in pezzi, cosa me ne importa della scrittura?” 

Forse il segreto sta tutto qui: lo scrittore è uno che la tira in lungo, uno che non va mai dritto al sodo, si perde in dettagli. No, Eshkol Nevo, stando a quanto scrive, non lo sapeva che sarebbe diventato scrittore.

“No. Ma a un ceto punto, durante l’adolescenza, mi sono reso conto che le mie fantasie masturbatorie erano molto più dettagliate di quelle dei miei amici intimi. Le loro andavano dritto al sodo, come un’istantanea. Nelle mie c’erano ostacoli, conflitti, figure a tutto tondo. Dovevo credere alle mie fantasie per eccitarmi”.

Jorge Luis Borges e la scrittura della letteratura potenziale

La scrittura dell’argentino Jorge Luis Borges è la scrittura della letteratura potenziale. Nell’intrigo degli archetipi e delle tradizioni mitopoietiche si collocano le immagini della cultura sudamericana, dei ricordi dell’infanzia e della famiglia. Un substrato che eredita tutte le suggestioni delle leggende.

La letteratura è potenziale perché il mito, la storia, la filosofia, la magia vi si attualizzano in tutte le combinazioni possibili. La presentificazione del destino e delle coazione a ripetere di ogni destino diventa proteiforme e illimitata. In un mondo dove tutto è possibile e dove l’irreparabile può essere redento, la vita sembra conciliarsi con le sue maledizione e le sue condanne. Se in un universo si è preda di un inseguitore ferino e senza pietà in un altro, quello parallelo del racconto, si è inseguitori o addirittura liberi. Tenere vivo e aperto il racconto delle possibilità è dunque permettere alla vita di scorrere senza limitarsi all’angusto susseguirsi di attimi e spazi. Nell’apertura delle possibilità Borges sembra realizzare quello che Eugenio Montale definisce «la maglia rotta della rete» quello strappo in un momento indefinito che per un attimo ci mostra un segreto. Quello di Borges è un segreto che non sappiamo quando, come e se ci sarà rivelato.

Il surrealista Borges, in realtà, non si preoccupa tanto della scrittura ma piuttosto della lettura, l’atto dello scrivere nasce proprio da un fine didattico: è il narratore a spiegarci come va il mondo in cui viviamo e che arreca in noi tanta confusione. Ma colui al quale si rivolge chi scrive, il destinatario comprende davvero il linguaggio di quel testo? Borges, a tal proposito, è angosciato e ossessionato dalle equazioni filosofiche una su tutte quella indefinito/infinito. Certamente non è semplice capire l’universo labirintico e metafisico del grande scrittore, ma una volta entrati nel suo mondo non si può fare a meno di desiderare di rientrarci; come ha affermato lui stesso, Borges non scrive in maniera casuale ma indugia su ogni parola, ai fini di creare una giusta cadenza, un microcosmo anche se caotico nella sua scrittura.

Ogni punto è sempre una partenza, una partenza che non trova arrivo, è solo direzione perché il tempo è durata. Una durata che ha luogo nell’illusione dell’infinito, costruita su racconti di posti e personaggi realmente esistiti ma perennemente reinventati. L’illusione dura dunque per sempre, è una ricerca interminabile dei luoghi narrati e insieme del tempo rivelato ma mai immobilizzato.
La scrittura di Borges fa nascere una letteratura di idee dove l’infinito, le suggestioni poetiche e filosofiche si realizzano in una forma cristallina e netta. La vita ha valore per l’influenza che riuscirà a dare alla parola letteraria e per l’influenza che, viceversa, la parola letteraria nei millenni è riuscita a dare alla vita. Un denso e corposo magma di concretezze apparentemente astratte che riconosce il mondo solo perché esistono le parole che rimandano alla cosa scritta. È questa la concretezza astratta la veridicità e la solidità del tessuto verbale, la forza evocatrice e creatrice della parola. Questo è Borges: un “Aleph” (straordinaria ricostituzione della “biblioteca di Babele” attraverso una serie di teorie apocrife e d’invenzioni che  riguardano il tempo e la relatività), uno spazio cosmico in cui la vastità si espande senza soffrire dei propri limiti.

 

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