Il guanto di sfida di “Racconti edizioni”

Ai più attenti e curiosi frequentatori dello scorso Salone di Torino, non sarà sfuggito, nei pressi dell’Incubatore, spulciando tra i volumi di alcune piccole case editrici, il bancone della neonata Racconti edizioni che lì esponeva i tre libri del suo catalogo. Abbiamo posto alcune domande ai giovani editori: di seguito riportiamo le loro risposte “corali”.

D: Racconti edizioni è una realtà che personalmente ho conosciuto al Salone e che mi ha colpito immediatamente per il suo spirito. Ma quando nasce Racconti edizioni? E chi c’è dietro questo nome?

R: È un progetto che si concretizza formalmente a ottobre 2015 ma che comincia a delinearsi almeno due anni prima a partire dall’incontro tra i futuri, e a quel tempo ignari, editori Stefano Friani ed Emanuele Giammarco al Master di Editoria della Sapienza. Tutto nasce dalla passione smodata per la letteratura, e in particolare per la forma breve, e la classica pinta di troppo tra amici che ha trasformato un’idea solo coccolata nel cassetto in realtà. La consapevolezza che il sistema editoriale italiano avesse dimenticato la short story e che un intera nicchia di mercato fosse del tutto inesplorata ha fatto il resto. Senza calcolare che per due giovani che si affacciano al mondo editoriale probabilmente sarà più facile aprire una casa editrice che lavorare in qualche altro modo. Sembra un paradosso, ma è una delle conseguenze della crisi economica.

D: “Varrebbe la pena chiedersi perché, in tutti questi anni, non siano state impiegate e concentrate energie soltanto nel racconto. Perché la brevità, un limite ma anche uno stimolo per lo scrittore e la sua creatività letteraria, non sia stato considerato allo stesso modo uno sprone per la creatività editoriale. Abbiamo provato a rispondere e non ci siamo riusciti”: questo scrivete nella sezione “Chi siamo” del sito. Ecco, proviamo a rispondere oggi in questa sede: perché il racconto (tanto quanto la poesia in verità) in Italia trova così poco spazio e lettori?

R: I motivi sono diversi e ancora non del tutto chiari. Provando a rispondere si potrebbe accennare a una certa ritrosia endemica nei confronti del racconto, a quel dogma per cui le short story in Italia non venderebbero (da qui il nostro hashtag ironico #iraccontinonvendono). Questa convinzione ha generato un cortocircuito per cui gli editori non investono risorse per promuovere in modo adeguato le raccolte di racconti e di conseguenza ne dilapidano il grande potenziale. D’altra parte gli scrittori fanno fatica a emergere se nessuno crede in loro e se, una volta pubblicati, rischiano di finire nel dimenticatoio nel giro di poco tempo per mancanza di attenzioni. Tutto ciò genera una convinzione generale che la forma breve sia un qualcosa di minore, facilmente trascurabile. Fin qui la nostra esperienza ci insegna che non è così. I lettori di racconti esistono e sono tanti. Ma semplicemente l’offerta non soddisfa la domanda.

D: Voi avete esordito con un catalogo composto da soli tre libri (Sono il guardiano del faro di Éric Faye; Lezioni di nuoto di Rohinton Mistry; Appunti da un bordello turco di Philip Ó Ceallaigh). A posteriori è stata questa una scelta coraggiosa o azzardata? Ha ripagato?

R: Se consideriamo l’ottima stampa e i consensi dei lettori raccolti dai nostri titoli si può affermare di sì. Chiaramente è un aspetto che potrà chiarirsi più in là nel tempo quando avremo uno storico di almeno un anno. In ogni caso quel che conta è che, essendo Racconti una casa editrice di progetto, le scelte sono molto chiare e per forza di cose devono seguire l’idea originale in tutti i suoi aspetti. Una delle prerogative è proprio quella di essere una casa editrice di catalogo e quindi proporre ai lettori un’ampia gamma di scelta, nel caso specifico un’illuminazione panoramica su una forma che versava nell’oblio editoriale. I primi tre titoli ne sono un esempio: Appunti da un bordello turco è il rilancio in Italia di un autore già noto e premiato nel mondo anglosassone ma dimenticato nel nostro paese. Mistry, autore di Lezioni di nuoto, è uno scrittore di fama internazionale già pubblicato in Italia da Fazi. Anche Eric Faye, autore del numero 3, è un nome di assoluta garanzia soprattutto nel suo paese d’origine, la Francia.

Il simbolo della casa edititrice “Racconti”, uno scarafaggio, “protagonista” della Metamorfosi di Kafka

D: Sul vostro sito si legge che il prossimo libro in uscita sarà Karma clown di Altaf Tyrewala. Come mai a oggi non avete un italiano fra i testi in catalogo? E contate di far entrare qualche autore nostrano nella vostra scuderia?

R: Karma clown è un libro davvero godibile, l’autore riesce ad abbinare la freschezza della scrittura a una vena ironica e critica allo stesso tempo. Una volta scovato ci è sembrato necessario lanciarlo in queste tempistiche proprio per seguire quel discorso di catalogo a cui si accennava prima. Essendo un libro che segue per ambientazione e vissuto dell’autore la traccia del numero 2, Lezioni di nuoto, ma che se ne discosta per stile e struttura pensiamo possa puntellare il nostro catalogo. Per quanto riguarda gli autori italiani abbiamo intenzione di pubblicarne a partire da ottobre 2017. Abbiamo deciso di prenderci del tempo per esplorare in modo accurato il mare magnum della produzione di racconti. Proprio per i problemi legati allo status della forma breve e alla condizione degli autori nel nostro paese. Non volevamo partire col piede sbagliato ed essendo ancora una piccola realtà non potevamo essere frettolosi. Siamo convinti che sia una scelta seria e oculata.

D: Domanda di rito: quali sono le sfide della piccola editoria italiana? E qual è secondo voi la direzione da prendere per superare con successo l’impasse di questo periodo storico?

R: Le sfida principale è banalmente quella di ridare linfa dal basso a un settore in piena crisi che ormai, salvo poche e virtuose eccezioni, segue delle logiche di mercato insostenibili e controproducenti. Questa osservazione è applicabile ai diversi elementi della filiera editoriale. Risollevare il settore probabilmente vuol dire ripartire dal particolare, dalle piccole librerie, dalla cura per l’oggetto libro e quindi dal rispetto del lettore che troppo spesso viene sottostimato e di conseguenza ingozzato di proposte scadenti. Per citare una meravigliosa serie tv, Boris, il motto potrebbe essere Qualità o morte! Guardando i numeri ci si può deprimere facilmente: in Italia si legge pochissimo. Ma vuol dire anche che ci sono moltissimi lettori potenziali da conquistare. Questa deve essere la direzione, ma vanno cambiate molte cose. Le piccole case editrici devono proporre qualcosa di diverso. Noi ci stiamo provando con un’operazione avventurosa ai limiti dell’harakiri: pubblicare soltanto raccolte di racconti. Ma d’altra parte ci piace anche perché è una sfida spericolata.

D: In molte realtà estere autori grandi e piccoli possono vivere dignitosamente di scrittura pubblicando su riviste specializzate i propri lavori (racconti brevi, a puntate ecc.). Penso a quanto si può leggere, ad esempio, in On Writing di Stephen King, ma gli esempi sono molteplici. Perché qui in Italia le riviste che pubblicano racconti non pagano? È solo colpa di una crisi dell’editoria che sembra non avere fine?

R: Il fatto che le riviste non paghino è principalmente legato all’andamento economico generale e a quello del settore. È un tendenza negativa che vale anche per altre professioni che hanno a che fare con la scrittura. Non stupisce che riviste tutto sommato di nicchia non abbiano le disponibilità necessarie per valorizzare il lavoro di qualcuno che invece lo meriterebbe. Probabilmente questa incapacità è vissuta male in primis da chi si ritrova costretto a subirla e infliggerla a qualcun altro. Per quanto riguarda la nicchia nella nicchia, la forma breve, la morsa è ancora più stringente, ma ciò non vuol dire che la pubblicazione di un racconto su una rivista sia tempo perso. Tutt’altro. C’è un fermento importante attorno al racconto. Nel semi-deserto di nuove proposte dell’editoria tradizionale nascono piccole riviste, portali, osservatori che si occupano di incentivare la short story e in cui sono impegnati giovani o navigati, personaggi noti e meno noti, autori, editor e altre figure. La comunità che fa perno attorno alla forma breve insomma sta crescendo in fretta. Penso a esperienze come Cattedrale o Effe. Da parte nostra, il blog collegato alla casa editrice Altri Animali (link) si pone proprio in questa prospettiva. Per esempio ogni martedì pubblichiamo un racconto selezionato dalla nostra redazione nella rubrica “Il racconto del martedì”.

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