‘Il lungo inverno invincibile’ di Silvia Tufano dal 22 Giugno in libreria, con una nuova storia sull’amicizia

Il lungo inverno invincibile è l’ultimo lavoro di Silvia Tufano. Il libro appartenente alla collana Mondi, è edito dalla Scatole Parlanti. La casa editrice viterbese nata nel 2017 dedita ad un’editoria sostenibile e contemporanea ,pubblica per la prima volta uno scritto dell’autrice nolana. Sempre attenta ai disagi sociali, Tufano è un’ artista e studiosa a tutto tondo. E’ pedagogista specializzata nel recupero degli ultimi, tanto da aver diretto svariati interventi nelle zone della periferia napoletana. Oltre alla scrittura e al suo impegno civile, l’autrice è appassionata d’arte, illustratrice e ritrattista, nonché musicista e poliglotta: nel 2019 ha superato una selezione internazionale di 20 partecipanti diventando allieva di merito della Pixar/ Disney. Come scrittrice, con i suoi passati lavori , ha guadagnato fama internazionale, aggiudicandosi ben quattordici premi nazionali ed esteri tra cui il Premio Matera.

Il lungo inverno invincibile: sinossi

copertina del libro

Silvia Tufano, alla sua terza uscita dopo Il sole sorge ad est e La pioggia si può bere pubblicati rispettivamente da Aletti Editore nel 2014 e nel 2015, torna il libreria con una narrativa sorprendente.

E’ la storia di Bob che stringe fin da subito un legame indissolubile con Robert , un ragazzino conosciuto in circostanze non idilliache. Il legame tra i due risulta subito palpabile e indissolubile, ma un lungo inverno – metaforico e non solo climatico – spinge il loro cammino su due percorsi paralleli. Le loro unicità e le loro vite si fondono in un vortice di affetto, amicizia e surrealismo, in una dimensione spazio-temporale senza limiti e oltre il tempo. Quanto di quello che avranno vissuto insieme, però, sarà realmente accaduto e quanto, invece, soltanto immaginato?

Il racconto è incentrato sul legame nato dall’amicizia oltre ogni ostacolo e barriera. Il nuovo progetto non delude le aspettative: la passione e l’impegno della Tufano non possono non essere premiati anche questa volta. La sua ultima uscita, così come quelle precedenti, racconterà di vite al limite, anime perse, la cui forza e caparbietà sarà mezzo per una esistenza migliore. La sua inclinazione di sognatrice e artista è stata fondamentale anche per la stesura di quest’ultima fatica. Questo suo interesse per chi si trova ai margini, l’ha portata più volte a cimentarsi nel raccontare realtà tanto vicine quanto distanti dalla società moderna.

Il suo scrivere appare come un dovere nei confronti di chi spesso non ha voce per poter parlare, e il suo ultimo libro in uscita il 22 Giugno 2020, ingloba e ripropone la strada già percorsa in precedenza. “ Sento l’urgenza di creare sempre qualcosa di nuovo”, queste le parole che Silvia ha rilasciato a proposito dei suoi ultimi impegni artistici.

Per preordinare una copia del libro:https://www.scatoleparlanti.it/mondi/preordine-il-lungo-inverno-invincibile/

 

Silvia Tufano; La pioggia si può bere

“Esistono amori soffusi Demetra che si sfigurano sotto i sassi delle incomprensioni o delle parole che noi abbiamo avuto l’ardire di dirci mai. Esistono degli amori che fanno dei viaggi lunghi una vita intera ma che prima o poi arrivano e che, seppur debilitati e inespressivi, non perdono mai la loro essenza”.

La pioggia si può bere, frutto del self publishing italiano, è una drammatica epifania di sentimenti, primo romanzo di Silvia Tufano, autrice emergente (nata a Nola nel 1976), che si è già fatta conoscere dai lettori lo scorso anno con la raccolta di racconti Il sole sorge a Est, edita da Aletti Editore nel 2015.

Demetra, la protagonista de La pioggia si può bere, è un’anti-eroina, “sfigata” e un po’ depressa, che porta sulle proprie spalle il peso di una vita da emarginata, soprattutto all’interno della sua stessa famiglia. Achille, il padre, è un uomo che non si è mai assunto questo compito, egoista e bugiardo, tradisce da sempre la moglie, ignorando del tutto le figlie; Ines, la madre, è martire consapevole del marito e carnefice della figlia Demetra, paragonatada sempre all’ascetica perfezione della sorella, laureata, fidanzata e in peso forma, ovvero tutto quello che Demetra non è; e infine Viola, la sorella- rivale di Demetra che, come scrive la stessa autrice, non rappresenta altro che abbaglio, frivolezza e manierismo.

La scelta dei nomi dei personaggi principali non è affatto lasciata al caso, si denota un’affezione ai miti greci dell’autrice che confluisce nella mente della stessa protagonista che narra il mito di Demetra, in antitesi alle ‘viole del pensiero’, nome scelto infatti per la sorella Viola, da sempre in contrasto con lei. La vita di Demetra è vuota e banale, un’esistenza da alienata, in perenne conflitto col mondo; è una donna incapace di adeguarsi alle scorrettezze, è una purosangue disobbediente di fronte ad ogni espressione di prepotenza, come la descrive Silvia Tufano. È così che si trova a perdere il lavoro, a causa di un’accusa infondata di furto, e a cercarne subito un altro, sottopagato e umiliante, che consiste nel cercare di vendere libri porta a porta, ma che in pratica si risolve spesso in uno scontro verbale con i vari inquilini, irritabili e desiderosi di mantenere la propria quiete domestica. Ma è proprio grazie a questo lavoro, molto al di sotto delle sue capacità, che la ragazza incontrerà Giona, un ragazzo già intravisto al parco. Giona è un sognatore distratto, di quelli con la rima sempre in bocca e una chitarra in mano, e comprende già tutto il peso che Demetra porta sulle spalle, prima ancora di conoscerla davvero. Dopo un amplesso consumato senza bisogno di spiegarsi nulla, i due cominciano, all’inizio stentando, una relazione che porterà Demetra a provare a raggiungere la felicità, per la prima volta nella sua vita, e ad abbandonare lo stato di solitudine perenne dietro il quale si era trincerata. Dice infatti Giona alla ragazza in un passaggio molto toccante del libro: “Non hai bisogno di raccontarmi nulla Demetra, tu hai tutta la vita negli occhi”.

L’ostacolo più grande per la protagonista per raggiungere la pace sarà superare la rabbia nei confronti del padre e il dubbio che lui abbia compiuto degli abusi su di lei e sulla sorella Viola, quand’erano bambine. Grazie all’amicizia con i vicini di casa Aldo e Alfredo, padre e figlio adottivo (che è stato vittima di gravi violenze nella famiglia d’origine), e a causa di una lettera lasciatale dal padre prima di morire, Demetra riuscirà a perdonare all’uomo le sue continue mancanze con le figlie, e a ricordare cosa successe in realtà quel giorno di molti anni prima dentro la vasca da bagno insieme alla sorella Viola. Achille, che nel libro viene chiamato spesso per nome dalla protagonista, probabilmente a sottolineare la lontananza che intercorre fra padre e figlia, fa un ultimo regalo a Demetra (ciò rappresenta una sorta di riscatto) prima di morire, quello di cui lei ha più bisogno: una famiglia. È così che le rivelerà l’esistenza di un’altra sorella, nata da una relazione extraconiugale del padre, di nome Ines, con la quale forse Demetra potrà trovare quell’affetto incondizionato che solo la famiglia può darci. Il titolo del romanzo, La pioggia si può bere, richiama una frase del padre di Demetra, un ricordo che le torna alla mente sul finale, in parte reale e in parte forse ricostruito, che rappresenta un abbaglio di tenerezza dentro all’abisso di indifferenza col quale ha sempre vissuto.

Silvia Tufano ama soffermarsi sulle descrizioni paesaggistiche, che sovente riflettono lo stato d’animo della protagonista, la influenzano e sembrano lasciarsi influenzare da lei, con grande accuratezza e capacità evocativa, che sembra essere mutuata dalla poesia più che dalla narrativa. Tuttavia in alcuni tratti, durante la lettura, si sente la mancanza di un adeguato discorso diretto che bilanci, con un ritmo più veloce, la lentezza dei frequenti flussi di coscienza e delle descrizioni d’ambiente. Il romanzo si presenta così all’inizio, con una panoramica sulla vita e sulla mente di Demetra, grazie anche ai numerosi flashback, che di certo ci permettono di conoscere la protagonista e di entrare nel suo mondo, ma che impediscono alla narrazione di decollare veramente. Solo dopo il secondo incontro con Giona e in seguito alla nascita dell’amicizia fra Demetra e il piccolo Alfredo la storia prende davvero forma e migliora poi verso il finale, in cui si avverte il passo in avanti fatto dalla protagonista per superare il suo disagio, un volo commovente che può essere d’esempio a tutte le Demetra del mondo, come si augura la stessa autrice.

Stilisticamente parlando si denota un’accuratezza linguistica che sconfina purtroppo nell’eccesso di termini fin troppo ampollosi, invece della variante semantica di uso più comune (fagocitare al posto di mangiare, eternizzare con una fotografica invece di immortalare, miscelare un cartoncino tra le mani al posto di rigirarsi, abbigliarsi invece di vestirsi) nonché una frequente presenza di similitudini, che da una parte solleticano la memoria del lettore con suggestive immagini ma dall’altra danno l’impressione, soprattutto nei dialoghi, di un uso eccessivamente artefatto della parola, lontano dal risultare verosimile.

Dalla lettura de La pioggia si può bere, si evince una grande sensibilità dell’autrice campana ai problemi sociali, probabilmente grazie anche al suo lavoro di pedagogista specializzata nel recupero del disagio sociale, e alle dinamiche interne alle famiglie, costruite spesso surapporti corrotti e distruttivi, fossilizzati nel tempo. Ma quello che Silvia Tufano vuole trasmettere è la possibilità di cambiare, di saper perdonare e di andare avanti, nonostante tutto e tutti. La rinascita di Demetra è possibile.

Il sole sorge a est, di Silvia Tufano

Un piccolo gioiello di un’autrice emergente, Il Sole sorge a Est della pedagogista, terapista del sorriso, mediatrice culturale ed insegnante per sordomuti, Silvia Tufano, classe 1976, di Nola, rappresenta l’esordio della giovane scrittrice campana. Appassionata di pittura e teatro, Silvia Tufano è una donna molto impegnata; lavora infatti da anni nel settore del disagio sociale coordinando interventi di sostegno e recupero a favore di detenuti, prostitute, ragazzi di strada, alcolisti, tossicodipendenti, malati psichici, barboni e bambini malati di cancro.

Il sole sorge a Est si presenta come un viaggio contemporaneo tra le contraddizioni e le sofferenze dell’animo umano, con una sensibilità tipica solo di chi è stato davvero a contatto con tutte le vite travagliate e tormentate dei personaggi del libro. Un libro su cui meditare, da leggere in silenzio, per farsi accarezzare dalle storie e dall’autenticità dei protagonisti, nei quali il lettore potrà identificarsi. Il libro si articola in cinque racconti uniti da un unico filo conduttore, quello rappresentato dall’uomo, dal suo tormento, dal suo abbandono, dalla  sua condizione atavica dell’esser figlio- genitore o genitore – figlio, dalla solitudine e dalla sofferenza.

Un libro ben lontano dalla retorica e dalle banalità cui siamo purtroppo spesso abituati, o da tematiche di facile impatto sul lettore; Il sorge sorge a est non segue la scia di quei prodotti editoriali- commerciali con lo scopo di vendere quanto più è possibile: è un libro per chi non ha paura di parole come “introspezione”, “tenerezza” e “ricerca”, e l’autrice rende le riflessioni avvincenti, attraverso uno stile chiaro e scorrevole, dando dignità e profonda umanità alle vicende drammatiche.

Il sole sorge a est è un libro di speranza, che parla al nostro cuore e alla nostra sensibilità, che dà voce, anzi celebra la diversità che è anche quella dell’autrice stessa che non si lascia sedurre da facili mode letterarie per proporci un mix di noir e thriller che conferiscono ritmo ai sentimenti e all’amore, veri protagonisti del romanzo di Silvia Tufano.

Dopo pochi giorni dalla sua uscita, il libro, reperibile su tutti i bookshop e in tutte le librerie, è salito al 6° posto tra i testi più visti sul Bookshop generale della Mondadori e la Tufano esporrà la sua opera  alla Fiera internazionale del libro di Londra.

Silvia Tufano è una scrittrice da tenere sott’occhio: la sua capacità di descrizione, la sua naturalezza nella scrittura, scevra da autocompiacimento e da retorica e il suo sapersi destreggiare con più stili non possono lasciare indifferenti gli addetti ai lavori e i lettori.

 

 

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