Amore e religione: il dramma di Gide in “Sinfonia Pastorale”

Da molti definito solo un “esercizio di stile”, la Sinfonia pastorale di André Gide probabilmente non ha mai goduto di una grande eco: trascurare un’opera del genere sarebbe però un grave errore. Scritto nel 1919, è la storia, raccontata in forma di diario, del rapporto tra un pastore protestante e una giovane ragazza non vedente. Tra le pieghe di questo diario-confessione, è facile scorgere l’intimo dell’autore: il suo travaglio religioso, la sua vita, le sue battaglie interiori che lo hanno contraddistinto.

Mi avete spesso detto che le leggi di Dio erano le stesse dell’amore”

L’amore che qui parla non è più quello che si chiama anche carità.

E per carità voi mi amate?

Sinfonia pastorale è un diario di conversioni, di amore, di pulsioni: da quando il pastore accoglierà nella sua abitazione la giovane ragazza non vedente, rimasta orfana, la sua vita non sarà più  la stessa. Gertrude è il nome che le assegneranno, visto che fino a prima aveva vissuto sola con una vecchia che non parlava e che l’ aveva sempre abbandonata nel suo abbrutimento. Ma ora Gertrude vive: il pastore le insegna a riconoscere il canto degli uccelli, le descrive paesaggi e visioni, le legge passi della Bibbia e del Vangelo. Gertrude ne rimane affascinata: “Ma la terra è davvero cosi bella come il canto degli uccelli?”.

Impara anche a suonare l’organo: la sinfonia pastorale è il componimento che le riesce meglio e che la ispira di più. Pretesto per il titolo dell’opera, si potrebbe pensare. In realtà non vuole essere cosi: le descrizioni che il pastore fa a Gertrude dipingono i paesaggi e visioni quasi bucoliche, idilliche, armoniose, che si uniscono in sinfonie. Questa sinfonia però non è destinata a durare: il figlio Jacques la frequenta nascostamente durante le lezioni di organo in chiesa. La ama, vuole sposarla, ma il pastore non può accettare la compromissione della castità di Gertrude: non sopporta che su di lei Jacques faccia pensieri impuri. Ma non è facile fermare un amore, anzi, sarà impossibile. Jacques è cristiano, tra le altre cose: da questo confronto, nell’animo del caparbio pastore protestante, si insinueranno tarli inaspettati, derivati proprio dalle letture del Vangelo e dalle discussioni con il figlio.

Jacques è sconfitto: costretto dal padre ad allontanarsi dalla figlia, è spedito lontano,mentre  Gertrude tornerà ad essere solo del pastore. Riprendono quindi le lunghe camminate, le lunghe descrizioni: ma ora Gertrude è cambiata. Vuole sapere se Jacques la amava davvero, se voleva sposarla: e con grande sorpresa, arriva a confessare il proprio amore per lo stesso pastore che la aveva presa in consegna: “Ci sono molte cose tristi, sicuramente, che non posso vedere, e che voi non mi raccontate. Preferisco sapere piuttosto che essere felice”. Ma non è solo questo che turba profondamente l’animo del pastore: “Gertrude, pensi che il tuo amore sia colpevole?” –  Risponde la donna: “Che il nostro amore, dico a me stessa che dovrei pensarlo: non ci si può amare al di fuori del matrimonio, i dettami religiosi sono chiari”.

Il calvario del pastore, tra pulsioni umane e sentimenti divini, va avanti, fino a far confondere le acque: “Signore, a volte mi pare di aver bisogno del suo amore per amarti”– dice il pastore,  interpretando in un certo senso il mistero della comunione d’amore tra l’uomo e Dio, l’amore tra uomo e donna come riflesso e partecipazione all’amore di Dio, quando Getrude si opera agli occhi. Le tornerà la vista: sarà ancora innamorata di lui? Non regge questo peso, soffoca, non trova risposte.

Il giorno del giudizio arriva. Gertrude vede e capisce che ama Jacques, al primo loro incontro: confessa al pastore che la prima cosa che ha visto, entrando in casa, è stato invece il peccato, il peccato di quell’ amore colpevole che aveva sbagliato a nutrire. Ora il buio si è dischiarato: vuole Jacques, vuole sposarlo.

Getrude comprende anche che lei è la causa del dolore di quelle due persone: non ne sopporta il peso. Si getta nelle acque di un vicino fiume, sarà poi ritrovata al vicino mulino. Getrude confessa al suo pastore, prima di morire, che il suo getto è stato voluto: ma prima di morire fa anche una altra azione. Insieme a Jacques decidono di convertirsi, di essere uniti in Dio per l’eternità: il padre-pastore capisce solo ora il male che le ha fatto, tendendola lontana dal suo vero amore, mentendole. Ora Getrude può  essere unita a Jacques per l’eternità, quando in vita non le è stato concesso.

Amore, carità cristiana, desideri, passioni, menzogne, c’è tutto questo in Sinfonia pastorale, c’è tutto questo nella vita di Gide, ci sono le proibizioni, il rigido costume puritano, le rigide regole da rispettare. Il cuore arido del pastore, incapace di piangere per la morte di Gertrude, è il fantasma che lo scrittore francese cerca di allontanare dalla sua coscienza.

 

 

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