Innanzitutto ci si chiede se L’inganno sia o non sia il remake di La notte brava del soldato Jonathan di Don Siegel (vietato fare finta di conoscerlo, è meglio fare di tutto per recuperarlo). Per ora a Cannes il film ha vinto la Palma per la miglior regia, magari sulla spinta del prestigio usufruito dalla regista Sofia Coppola nei piani alti del cinema, avvalorando così la sicumera della figlia d’arte nel dichiararsi unicamente debitrice dello stesso romanzo originario (The Beguiled di T. P. Cullinan). E’ impossibile, peraltro, non abbozzare un paragone, non fosse altro che per sottolineare come la sceneggiatura della nuova versione, introducendo legittime quanto sostanziali differenze, abbia annullato gran parte del fascino provocatorio e allucinato del cult-movie del ’71. Non è un brutto film L’inganno, grazie alla magnifica impaginazione fotografica e scenografica, al suo potere d’intrattenimento e alla riconosciuta abilità dell’autrice nel creare le atmosfere cool (fredde, disinvolte, controllate) con cui riesce a seminare tensione e sarcasmo in parti uguali in una costruzione narrativa come al solito ellittica e minimalista, ma stavolta non riuscita sino in fondo.
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