Il mare visto dal poeta Giorgio Caproni

Una delle caratteristiche della poesia di Giorgio Caproni è senza dubbio la semplicità, unita alla vasta spazialità della sua immaginazione che riesce anche ad inglobare il lettore nel suo universo. “Un uomo che ama vivere l’amore e la natura”, questa è una possibile descrizione dell’uomo Giorgio Caproni, che si nasconde, in veste di autore, dietro le sue splendide e coinvolgenti poesie. Lo stile chiaro e mai pesante, dolce come un canto, accompagna le descrizioni di luoghi e sensazioni vive e leggere, come il vento, immense e profonde, come il mare.

Ed è proprio il mare il protagonista di questo confronto, tra due poesie dell’autore, Veneziana e Sono donne che sanno, per rimarcare ed evidenziare lo stretto legame che Caproni, livornese di nascita, vive e consolida con il mare di Genova e poi del mondo.

Veneziana                                                          Sono donne che sanno

Veneziana, nel fresco                                          Sono donne che sanno
d’acqua dei tuoi iridati                                        così bene il mare
occhi, trovo l’arguta
ombrata grazia d’una                                         che all’arietta che fanno
scena sulla laguna.                                              a te accanto al passare
E a marinai, e a tese
vele, a care attese                                               senti sulla tua pelle
per giorni lunghi e a scoppi                               fresco aprirsi di vele
di giubilo agli improvvisi
ritorni, bei cari e ansiosi                                    e alle labbra d’arselle
occhi senza sconforto                                          deliziose querele.
penso: brioso porto
di quei lindi paesi,
dove grazia di motti
salaci e di femminili
scherzi inganna ai vivi
il gioco alterno di tante
partenze e di tanti arrivi.

Giorgio Caproni e il mare

Le due composizioni differiscono sia per numero di versi, sia per costruzione ritmica che  in una è a tratti, singhiozzante, come un insieme di pause e pensieri, immagini che appaiono in concomitanza, ma che, indipendenti l’uno dall’altro tessono una tela di ricordi e sensazioni, mentre nell’altra abbiamo uno schema che evidenzia una riflessione coerente e unica, improntata sulla sensazione che l’oggetto della poesia trasmette.

Ma il confronto più interessante, potrebbe essere quello sulla tematica trattata da entrambe le poesie.
In Veneziana il ricordo del mare, o meglio della laguna (che ha molto di simile al mare, nei versi in cui si parla di porto, partenze e arrivi si può percepire la vastità tipica del mare), nasce dagli occhi di una donna. In Sono donne che sanno, il mare è come inglobato, nascosto nelle donne che ne hanno rapito l’essenza.

Si potrebbe dire che nella prima composizione il mare è un oggetto che viene rievocato, come ormai posseduto, padroneggiato e sentito intimo, mentre nella seconda il mare è un soggetto vivo, che pervade e che invade l’anima, rendendo tutte le persone che vivono al suo fianco pregne del proprio essere. Questa differenza può risultare visibile nei versi in cui l’occhio della veneziana apre l’immagine del mare, o quando le donne al passare portano aria di mare e non contengono esse stesse il mare. La differenza è molto sottile, ma essenziale.

Un altra differenza tra le due poesie risiede nella concezione stessa del mare. Nella prima poesia il mare è il posto da cui e per cui comincia tutto. Venezia è la città descritta, bensì in maniera velata, la descrizione che l’autore fa di Venezia è quella semplice di un paese di mare, un porto, arrivi e partenze, scherzi e leggerezza, marinai che con le loro vele fanno capolino all’orizzonte, la dinamica vita di una cittadina di mare, semplice e gioiosa tanto cara a Giorgio Caproni. Il mare è quindi il luogo dell’incontro, della vita, della partenza e del ritorno.

Nella seconda poesia il mare diventa un conforto, una straordinaria forza che ti sorprende con un soffio del suo essere e le donne di mare, sono le portatrici di questo conforto, sembra quasi vedere delle sirene a incontrarti per strada, che danno a te il loro odore di mare.

Ma oltre alle differenze, si possono riscontrare evidenti analogie: le vele, presenti in entrambi i componimenti e termine caro al poeta, danno ai componimenti un apertura che viene sentita vasta e rendono l’idea di una proiezione nel futuro, come di una barca che va per mare. Gli elementi naturali come l’acqua e l’arietta, che diventano gli oggetti che collegano il mare ai vivi, l’arietta di mare che invade i paesi di mare stessi, attraverso le donne e l’acqua degli occhi delle donne che hanno dentro nascosto il mare. Il passaggio di noi uomini, che passando accanto alle donne percepiamo l’amore del mare nei loro confronti e che guardandole negli occhi viviamo la loro profondità, così simile a quella del mare.

Si potrebbe dire che Giorgio Caproni, tratta il mare con un amore intenso e totalizzante, che invade il suo mondo. L’ottimismo e la leggiadria della sua poesia rispecchia quella del mare, che viene vissuto nella sua componente più vicina all’uomo, come splendida analogia della vita e dell’animo umano. Il mare per il poeta toscano è il luogo dove l’uomo è più vicino alla felicità.

 

Exit mobile version