L’ipotesi della Semantica Cognitiva è infatti che anche i concetti astratti, non derivati direttamente dall’esperienza corporea, siano legati a essa grazie a processi immaginativi come la metafora, ritenuta in questo approccio un meccanismo mentale prima che linguistico.
Come è spiegato nel testo Introduzione alla Linguistica Cognitiva di L. Gaeta e S. Luraghi, la polemica intorno alla questione della Grammatica Generativa comincia verso la fine degli anni sessanta, anni in cui la Semantica Generativa accoglie le posizioni di semanticisti e sintatticisti. Chi dà una svolta sinatatticista alla Linguistica Generativa è senza dubbio Chomsky. Gli studiosi che si riconoscono nella Semantica Generativa (in accordo con le idee di Chomsky) mantengono una concezione modulare del linguaggio, considerato come qualcosa a sé rispetto alle abilità cognitive dell’uomo. Intorno agli anni settanta, studiosi come Langacker e Lakoff, elaborano un modello di grammatica che abbandona questo modularismo mantenendo invece un approccio più morbido: pongono sulle stesso piano le esperienze fisiche e la loro rappresentazione mentale. Questo nuovo modello viene nominato Space Grammar.
La psicologa Eleonor Rosch approfondisce le sue ricerche sulla categorizzazione e queste dimostrano in qualche modo che la mente umana separa le entità in categorie prototipiche, scontrandosi contro la certezza che le categorie fossero considerate qualcosa di indipendente dalle capacità cognitive.
E questo è un nodo sicuramente cruciale per la Linguistica Cognitiva. Quanto c’entra davvero la mente? Dietro i significati linguistici vi sono dei contenuti mentali?
Secondo Rosch, per la categoria ‘uccello’ abbiamo dei rappresentanti prototipici come, ad esempio, l’usignolo e altri che lo sono meno come il pipistrello che condivide con l’uccello solo la capacità di volare. Tra questi membri della categoria vi è un continuum, una ”somiglianza di famiglia”, come sosteneva Wittegenstein. Ne consegue che la mente umana ha un ruolo attivo e dunque la sua mediazione con il mondo esterno è necessaria. Per la Linguistica Cognitiva, quest’idea è riassunta nel concetto di embodiment: la mente non è qualcosa di astratto, non è separata dal corpo ma è in una dimensione corporea vera e propria. La mente non prescinde dal corpo.
La Semantica Cognitiva è la principale novità nel panorama della semantica degli ultimi decenni e rappresenta oggi l’alternativa più consistente agli altri due grandi modelli semantici esistenti, l’approccio componenziale di derivazione strutturalista, basato sull’analisi del significato in componenti semantici, e l’approccio formale di matrice logico-filosofica, che applica alle lingue naturali i metodi d’analisi originariamente pensati per i linguaggi formali della logica e della matematica.
Bisogna ricordare che quando parliamo di Semantica Cognitiva non ci riferiamo ad una sola teoria bensì ad un insieme di teorie che seguono un approccio cognitivista per la semantica, partendo proprio dall’assunto che il motore del linguaggio sia la semantica e non la sintassi, in quanto è essa a generare la struttura delle frasi. Tuttavia, ci sono degli assunti principali condivisi da tutti gli studiosi si riassumono nella non-autonomia del linguaggio e della linguistica, nella natura concettuale del significato e nella semantica intesa come teoria della comprensione, nel radicamento esperienziale e corporeo dei significati (embodiment, appunto) e nella centralità della semantica.
Tutto viene messo continuamente in discussione ed è forse proprio questo l’aspetto più affascinante dello studio della lingua e del linguaggio, al di là di ogni regola.
Fonte: Introduzione alla linguistica cognitiva, L.Gaeta e S.Luraghi, Carocci editore, 2003.