‘Solaris’, uno dei migliori film di fantascienza degli anni ’70, torna in DVD in versione restaurata: dal cosmo alla psiche umana

Torna in DVD la versione restaurata di uno dei migliori film di fantascienza degli anni settanta, Solaris, film che celebra un lungo viaggio che inizia nel cosmo per finire nella psiche umana.

Lo psicologo Kris Kelvin (Donatas Banionis) sta per partire alla volta del pianeta Solaris attorno al quale orbita una stazione spaziale sovietica. Si tratta di un compito molto delicato perché le autorità vorrebbero mettere fine alla sua missione scientifica – volta alla ricerca di forme di vita intelligente – poichè, dopo un inizio promettente, si è improvvisamente bloccata. Si sono inoltre verificati strani fenomeni che hanno messo in dubbio l’equilibrio mentale degli ultimi tre occupanti della Stazione.

Il viaggio alla volta del pianeta sarà molto lungo e così Kris decide di trascorrere gli ultimi giorni nella dacia dell’anziano padre (Nikolaj Grin’ko), consapevole che probabilmente non lo rivedrà mai più. E mentre ammira una campagna di una struggente bellezza, arriva, indesiderato ospite, un amico di famiglia, Henri Berton (Vladislav Dvoržeckij), che vuole raccontargli cosa ha visto anni prima quando si era recato su Solaris. Una testimonianza che la commissione del Consiglio aveva liquidato come frutto di allucinazioni. Kris, infastidito dal suo intervento, si congeda da lui bruscamente, deciso ad appurare la verità senza farsi influenzare da nessuno .

Questo lungo e denso prologo, della durata all’incirca di quaranta minuti, fondamentale per capire l’antefatto, non faceva parte della versione del film circolata in Italia nel 1972, ed è stato invece reinserito nella versione home video restaurata, distribuita da Cecchi Gori Home Video.

Un lavoro che rende giustizia al regista Andrej Tarkovskij, che a suo tempo aveva duramente criticato i tagli, inerenti non solo il lungo antefatto, che conteneva parecchi punti in comune con l’omonimo romanzo di Stanisław Lem, ma anche molte altre scene importanti per la comprensione del film stesso e della psicologia dei personaggi. Ad esempio il lungo tragitto, compiuto da Henri Berton, in una autostrada urbana di una Tokio all’epoca avveniristica, che Enrico Ghezzi, nel commento allegato al film, descrive come un viaggio in un non luogo, un anticipo del lungo viaggio compiuto dal Kris Kelvin di lì a poco. O quei dialoghi senza i quali i personaggi rischiano di apparire delle figure prive di spessore psicologico e la scena della festa di compleanno, tagliata in gran parte nella prima versione distribuita in Italia, dove si assiste a una spettacolare scena di levitazione, che ricorda 2001 Odissea nello spazio.

La versione restaurata permette di apprezzare il lavoro di Tarkovskij, che ha saputo realizzare uno dei migliori film di fantascienza degli Anni Settanta, con ritmi narrativi lenti ma mai noiosi, perché l’opera è caratterizzata da una tensione costante, la quale supplisce alla mancanza di azione. Tensione amplificata dai lunghi piani sequenza delle scene, girate dentro l’ambiente claustrofobico della navetta. I tre scienziati sono come topi in gabbia, tre cavie da esperimento che Solaris analizza, scandaglia e a cui propone i sogni più reconditi: un bambino al Dr. Snaut (Jüri Järvet), un nano al Dottor Sartorius (Anatolij Solonicyn) e una ragazzina al Dottor Gibarian (Sos Sarkisjan). Tutti e tre ne sono turbati, consapevoli dell’origine non umana di queste presenze e Gibarian ne sarà così destabilizzato da scegliere la via del suicidio come forma di evasione da una realtà che non riesce ad accettare e controllare.

Kris Kelvin, che rispetto agli altri scienziati ha probabilmente un rapporto positivo con il proprio subconscio, si troverà di fronte ad Hari (Natal’jaBondarčuk), la moglie morta suicida dieci anni prima. L’incontro è ovviamente disturbante, ma Kris riuscirà gradualmente ad accettarla, ad amarla, provocando la reazione sdegnata degli alti due, Snaut in particolare, ma anche quella della stessa Hari che chiede di essere considerata “umana” e di essere accettata come tale.

Tale situazione spingerà i tre occupanti della navicella, ad interrogarsi su cosa caratterizzi un essere umano – Amore? Empatia? Domande che rimangono senza risposta -, fino a prendere atto dei propri limiti e dell’incapacità di comunicare con altre creature. “Perché andiamo ad esplorare l’Universo quando non sappiamo nulla di noi stessi?” si chiederà uno dei protagonisti del film. Di fronte a una creatura extra-terreste dalle notevoli capacità intellettuali, i tre scienziati si rivelano indifesi e ignoranti, incapaci di comprendere altre civiltà, perché prima di viaggiare nello spazio, l’uomo dovrebbe viaggiare dentro di sè, esplorare quegli abissi dove si nascondono i pensieri più profondi e inconfessabili.

 

Speciale Home Video: SOLARIS

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