È ancora viva la polemica circa la tempestività di Matteo Salvini nel raggiungere luoghi disastrati, fingendo di portare aiuto e ascolto, ma dando invece l’impressione di volerci lucrare con una vuota propaganda presenzialista. Stavolta è toccato al Centro Italia, già colpito da vari sismi, e ora piagato per giunta da un’innevata che da 60 anni non si registrava tanto impetuosa. L’ingombrante, quanto apparentemente inutile, presenza del deputato, più che aiutare i soccorsi, pare solo averli ulteriormente impediti.
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Confessione di un sovrintendente alle zone sismiche
C’è un mito induista che si incarica di spiegarci la ragione per cui avvengono i terremoti: la terra poggia sulla groppa di colossali elefanti, le cui zampe a loro volta sono posate sui carapaci di una fila di immense testuggini. Le testuggini infine si reggono sul dorso squamoso di un cobra ancor più gigantesco. Quando una di queste bestie cosmiche si smuove appena, ecco che allora la terra smotta e trema, con crescente intensità a seconda di quante di esse siano occupate nel sommovimento in zone sismiche.
Qui da noi, a ben guardare, non ce la passiamo poi diversamente, sempre che si abbia voglia di calare la sopracitata favoletta indù nel contesto socio-politico nostrano, dove i pachidermi rappresentano la bulimica pesantezza della burocrazia, le tartarughe stanno per la lentezza reattiva dello Stato e il crotalo interpreta la corruzione serpeggiante, sulle cui soffocanti spire l’intera baracca si fonda.
Il giochino può anche apparire divertente, almeno sino a quando non realizzi che le cose davvero stanno così e che non è tanto la tettonica a placche a far crollare ponti, tetti e chiese, spesso sopra le teste di innocenti sottostanti. E neanche sono imputabili a un’ira superna, divina o diabolica che sia, i danni e le vittime del sisma. Più che altro la colpa è umana, parliamoci chiaro. La colpa è nostra. È mia.
E dire che lo sappiamo tutti che queste sono zone terremotate almeno da quando Dominiddio separò acqua e terre emerse e che prima o poi ci doveva ben ricapitare che il terreno ci sgroppasse sotto ai piedi come la schiena di un mulo imbizzarrito.
Eppure quando mi chiamarono quella famosa mattina dall’ufficio esponendomi testuali parole: «Ingegnere, c’è da dare il nulla osta per l’agibilità delle case giù al borgo, ora che hanno concluso i lavori di risistemazione» non è che mi fossi messo più di tanto una mano sulla coscienza, a voi posso dirlo. E se qualcuno avesse equivocato quel mio gesto frettoloso di tastarmi dalle parti del cuore, beh, in realtà era giusto per palpare la bustarella che mi ero infilato nella tasca interna della giacca, dopo che mi era stata allungata (con largo anticipo sull’assegnazione ufficiale della perizia) dall’imprenditore edile che, guarda caso, era lo stesso al quale era stata appaltata la messa in sicurezza del borgo in oggetto.
Andai, feci il sopralluogo, constatai che le varie strutture antisismiche erano state tirate su alla bell’e meglio e appiccicate insieme con lo sputo. Altroché scosse telluriche, quelle non avrebbero retto manco a una bomba d’acqua troppo intensa, ma… importava poco. Ripalpai la soffice imbottitura della bustarella che portavo vicina vicina al cuore. Senza più alcuna esitazione firmai in calce ai documenti, approvando in tal modo che il restauro era stato compiuto… a regola d’arte!
Per chi non lo sapesse, la filiera funziona così: il palazzinaro “vince” l’appalto grazie al generoso emolumento passato sottobanco al politico di turno (compreso il codazzo dei fidi scrutinatori), poi, tenendo conto di un esborso tanto salato, tenderà a portare avanti i lavori con materiali di risparmio, che incidano il meno possibile sul guadagno finale. Infine, affinché una tale porcheria passi il vaglio della pubblica sovrintendenza si vedrà costretto a prevedere un contentino anche per il funzionario preposto, che zitto e consenziente, prende e porta a casa. E così si va avanti. Del resto tutti quanti teniamo famiglia, un mutuo da pagare, il corso di tennis per il figlio maggiore, l’utilitaria nuova per la consorte, un collier di tanto in tanto per l’amichetta. Voi mi capite, no? Sarete uomini di mondo come me, spero non vi scandalizziate per così poco. Se te ne danno l’occasione, beh, è umano approfittarne, dico bene? Del resto è quella che fa l’uomo ladro, o almeno così si dice.
Quis custodiet custodes? Si domandava quell’antico filosofo: chi controlla i controllori?
La risposta è semplice: un cazzo di nessuno! Vi ricordate il cobra degli Indù di poco fa? Qua, più propriamente, si tratta invece dell’Uroboro, il serpente che si morde la coda. È un diallele, un circolo vizioso da cui la vedo dura venire fuori. I funzionari e l’intero apparato di controllo vengono selezionati mica perché bravi, preparati, acuti e integerrimi: tutto il contrario, belli miei! O almeno, la conditio sine qua non è che si prestino a far parte di questo dannato carosello senza fare troppe storie. È una selezione che viene naturale, è una selezione mendeliana, per così dire.
E allora? Come mettere in sicurezza le nostre zone sismiche? E per il futuro e la salvaguardia dei nostri figli? Zero speranze? Se ancora attendete l’avvento messianico di un qualche spirito morale che, prima o poi, sovverta il sistema di sana pianta, riportando in auge professionalità e serietà, beh, state freschi.
Per come la vedo io, l’unica è che, col costante aumento delle tangenti richieste e i consequenziali tagli sempre più pesanti sui materiali impiegati, un giorno, neppure troppo lontano, si arrivi a ricostruire le case con cartone e colla vinilica, cosicché non siano neanche più un pericolo qualora cascassero in testa a chi ci abita dentro…
Terremoto: 268 vittime. Renzi lancia “Casa Italia”
La terra continua a tremare ad Amatrice e il bilancio delle vittime del terremoto è salito a 268 morti. Una nuova forte scossa di magnitudo 4.8 è stata registrata nella zona di Rieti all’alba di stamane. Le scosse di terremoto sono state ben 928, 57 solo dalla mezzanotte di oggi.
In seguito alla forte scossa di stamattina è stato chiuso il Ponte a Tre Occhi sulla strada regionale 260, importante via di accesso ad Amatrice. I militari stanno lavorando per creare un ‘bypass’ che consenta di superarlo e raggiungere Amatrice lungo la strada regionale 260. Il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, lancia l’allarme dell’isolamento per la sua città: “Devo garantire l’accesso ai mezzi di soccorso, perché siamo isolati e non ci stanno più le strade. La gente deve sapere che ha i servizi e si deve registrare. Sono state allestite le tendopoli; per questioni di sicurezza e per una migliore assistenza vi invitiamo a raggiungere queste aree”, ha affermato più volte durante diversi collegamenti televisivi. Sono 2.100 le persone che hanno beneficiato dell’assistenza allestita nei comuni coinvolti, 238 vite salvate dalle macerie. Alla macchina dei soccorsi che sta funzionando alla perfezione, si unisce quella della solidarietà, di cui, ancora una volta, in questi tragici casi, l’Italia dimostra essere campione. Italia che dovrebbe lasciare per un attimo le polemiche e stringersi, piaccia o no, intorno al premier Matteo Renzi che ha lanciato il piano “Casa Italia”, un progetto per l’affermazione della cultura della prevenzione, che manca all’Italia da più di 70 anni. Si spera che stavolta sia la volta buona.
Terremoto centro Italia, Renzi: No alle New Town
Il Consiglio dei Ministri ha infatti dichiarato lo stato d’emergenza, e deliberato un primo stanziamento di 50 milioni di euro, che saranno coordinati dalla Protezione Civile, per il terremoto in Lazio, Marche e Umbria; è stato firmato anche “il blocco delle tasse” da parte del ministro Padoan, per i cittadini dei territori colpiti. “La priorità è assicurare agli sfollati un posto dove dormire e permettere loro il prima possibile di abbandonare le tende, gestire nel rispetto del territorio la possibilità per queste persone di restare vicino alle proprie radici, che è una priorità, anzi è un loro diritto”. Sono state queste le parole del capo del governo durante la Conferenza dei ministri di ieri a Palazzo Chigi.
La buona notizia che è emersa dalla Conferenza di ieri è stata inoltre l’esclusione delle New Town, esperimento fallito a L’Aquila, senza dimenticare che con i soldi impiegati per far fronte ai danni dei terremoti (certamente 50 milioni di euro rappresentano un punto di inizio), si sarebbe potuta mettere in sicurezza la maggioranza dei fabbricati che hanno dei problemi, e si sarebbero potute evitare anche questa strage. E a tal proposito non è solamente triste, ma oltremodo indegno e cinico sentire, a due giorni dalla tragedia, il ministro Delrio nella trasmissione “Porta a Porta”dire che adesso “L’Aquila è il più grande cantiere d’Europa come l’Emilia, che è anch’essa un grandissimo cantiere in crescita, e farà PIL” e il conduttore Vespa che ciò porterà molto lavoro. Le vite umane vengono prima dell’economia e il lavoro lo si poteva dare prima, attraverso la prevenzione, mettendo al sicuro il nostro Paese.
Ma c’è anche un altro aspetto di cui bisogna tener conto: anche nelle soluzioni emergenziali realative ai disastri ambientali naturali e per quelle ad impronta umana la sovranità nazionale è condizionata dalle regole imposte dall’Unione Europea, nonché la perversa macchina burocratica. Bisogna dunque farsene una ragione e sottostare ai diktat europei oppure rompere gli indugi e ribellarsi una buona volta ai patti unitari europei per la salvaguardia e il benessere del popolo italiano? Purtroppo il sogno di sentirsi ed essere cittadini europei fa a pugni con la cruda realtà.
Terremoto centro Italia, più di 100 le vittime. Dolore e rabbia
Terremoto nel centro Italia. L’Italia è tornata a tremare la scorsa notte. La scossa è avvenuta alle 3,36, con epicentro tra Lazio e Abruzzo e lo sciame sismico si è propagato fino in Campania. Rasa al suolo Arquata con la sua frazione di Pescara del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, cumuli di macerie ad Amatrice e Accumoli in provincia di Rieti. Almeno 100 morti e centinaia di feriti, tra cui molti bambini (la più piccola vittima del terremoto aveva solo 8 mesi); numeri destinati ad aumentare, purtroppo. Il sismologo Boschi avverte: “Forte rischio di una seconda forte scossa nell’area, che è di massima pericolosità”.
Una scossa di magnitudo 6.0 è stata registrata alle 3.36 con epicentro proprio vicino Accumoli, e con ipocentro a soli 4 chilometri di profondità. Una seconda scossa di magnitudo 5.4 è stata registrata alle 4.33 con epicentro tra Norcia (Perugia), già colpita dal sisma del 1979 e che non ha registrato danni significativi, vista la sua messa in sicurezza in seguito al terremoto, e Castelsantangelo sul Nera (Macerata). Non osiamo nemmeno immaginare i drammatici momenti che stanno vivendo le persone delle zone coinvolte in questo momento e come per i più recenti sismi che colpirono Abruzzo ed Emilia Romagna, anche per questa ennesima tragedia, monta, inevitabilmente, la polemica politica. Il cordoglio e il dolore per le vittime si confondono con la rabbia e l’indignazione per come in Italia non si faccia prevenzione e si costruisca bene solo dopo terremoti gravi e in previsione di sciacallaggi e speculazioni.
Terremoto nel centro Italia: l’ennesima tragedia
L’ennesima tragedia che ci ricorda quali sono le priorità quando si redige il bilancio dello Stato; stando ben attenti a non usare il dolore per le vittime come pretesto per silenziare chi legittimamente chiede più spesa utile, magari per un vero piano per l’edilizia, in crisi sempre più nera, e meno bonus, assistenzialismi e opere inutili o comunque non urgenti per il proprio Paese, da sempre a rischio sismico. La rabbia in questi casi che hanno avuto molti precedenti, è l’altra faccia del dolore: se le tragedie della natura non sono del tutto dominabili o prevedibili, i loro effetti possono essere attutiti, tenendo conto di cose che si conoscono e i nostri sismologi sanno benissimo quali zone d’Italia sono a maggior rischio terremoto.
Tuttavia lo Stato dà già un forte contributo a chi adegua le strutture della propria casa in zona sismica 1 e 2: il 65% di detrazione fiscale in 10 anni su un massimo di spesa di oltre 90.000 euro per unità abitativa, ma non basta. E allora si entra anche nel privato, che spesso e volentieri si disinteressa della questione o non può permettersi un’abitazione anti-sismica. Ad ogni modo con la nuova normativa, ogni comune italiano ha la propria accelerazione massima in sito prodotta dal terremoto. E a seconda della classe di utilizzo dell’opera si stabilisce il tempo di ritorno del terremoto. Con tecniche adeguate si può andare a lavorare anche su edifici di struttura medievale, ristruttrando fondamenta ed interni, sebbene tale operazione che porterebbe molto lavoro, non sia certamente semplice e di breve durata date la ricchezza e la complessità del nostro patrimonio storico-artistico, e soprattutto non molto conveniente dal punto di vista elettorale. In Giappone, Paese molto più a rischio dell’Italia, ciò che colpisce e’ proprio il trattamento antisimico applicato anche agli edifici storici esistenti. Naturalmente puo’ capitare il sisma devastante come quello recentissimo di Kumamoto, ma che non può essere paragonato come intensita’ (7.3 gradi Richter), a quello avvenuto la scorsa notte nel centro Italia.
Non è il terremoto, che peraltro se non avvenisse vivremmo su un deserto, che uccide ma il tetto, il muro di un’abitazione non anti-sismica, che ci crolla addosso e non bisogna mai dimenticare che l’italia si è formata dalla compressione della placca africana contro quella euroasiatica e il processo non é terminato.