‘Anatomia di una caduta’ di Triet. Tutti i rapporti di coppia possono essere tossici

“La finestra sul cortile” incontra “Storia di un matrimonio” nel mystery alpino “Anatomia di una caduta della francese Triet che ha vinto la Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes. Si tratta di un film più femminista dei tanti film femministi per contratto che prevede l’analisi di un ménage coniugale accreditando nel contempo l’ipotesi che non potremo mai comprendere pienamente nessuno tranne noi stessi: la constatazione del fatto che i matrimoni – anzi tutte le relazioni in generale – possano risultare tossici funziona, infatti, solo come una delle spinte e controspinte di un enigmatico resoconto.

La Triet aggira i canoni del genere processuale grazie al gioco di zoom, inquadrature dal basso e movimenti di macchina continui ma sempre tenuti al servizio della sceneggiatura scritta insieme al compagno Arthur Harari, costruita sull’uso di due lingue (francese e inglese in originale, italiano e inglese nel doppiaggio) e gestita su diversi livelli ognuno dei quali complementare all’altro. La trama, insomma, è tortuosa perché il film sta tutto nelle sue scelte stilistiche: Sandra, Samuel e il figlio ipovedente Daniel vivono sopra Grenoble lontani dal mondo e la società. Un giorno Samuel viene trovato morto ai piedi del loro chalet.

Viene aperta un’indagine sulla morte sospetta, ma le testimonianze di alcuni si confondono, i ricordi di altri vacillano… Incidente, suicidio o omicidio? Sandra viene accusata nonostante i dubbi. Un anno dopo, Daniel assiste al processo di sua madre o meglio alla dissezione del nucleo familiare: ogni rivelazione risulta tagliente come un colpo di bisturi che per l’effetto sorpresa fa vacillare le nostre certezze e se la suspense funziona è, appunto, perché possiamo credere alternativamente a tutti i testimoni e protagonisti.

Il riferimento del titolo a “Anatomia di un omicidio” di Preminger non è casuale, ma anche se si profila l’identikit una donna forte e sicura di sé, in realtà la regista preferisce mettere a nudo le sue fragilità e i suoi dubbi; inoltre il leitmotiv -ovvero la rete dei sensi di colpa che il marito ha steso per difendere un patriarcato del tutto inutile rispetto a una moglie in carriera- stavolta risiede proprio nella durata di due ore e mezza che fa percepire il freddo degli esterni innevati penetrato nella casa dove finisce col raggelare anche il nucleo degli abitanti. Cosa peserà di più nel giudizio della corte e soprattutto in quello del pubblico?

Il risentimento? Il tradimento? La sensazione di non potersi mai fidare del partner? O, peggio, la consapevolezza che niente importi a nessuno dei coinvolti? “Anatomia di una caduta” pone domande profonde sui suoi personaggi, ma raggiunge la massima intensità quando riconosce di non possedere le risposte.

La verità, secondo Triet, è scomoda e sottile, crea dissociazione e disagio. E la vita secondo la regista è “un caos in cui tutti siamo persi”, dove la compulsione a giudicare è superiore alla disponibilità a comprendere, e tutti si sentono in credito: di attenzione, di riconoscimento, e soprattutto di amore privo di condizioni e giudizi.

 

Anatomia di una caduta

‘Schiavo Della Sua Libertà’, il thriller di Tommaso Bucciarelli

Il thriller dal titolo Schiavo Della Sua Libertà, scritto da Tommaso Bucciarelli e edito da Armando Curcio, cattura l’attenzione anche dei lettori non amanti del genere. Presi dalla curiosità di comprendere le dinamiche di un omicidio, si viene trascinati vertiginosamente tra le pagine del libro e catturati dal desiderio di  conoscere i personaggi più da vicino e, soprattutto, cosa li faccia muovere.

Luca è un ragazzo con alcuni amici stretti che cerca spasmodicamente l’amore, ma la sua giovinezza lo rende indeciso sul trovare la ragazza giusta nonostante sia un un tipo alto e piacente, e vuole trovarla divertendosi anche carnalmente, entrambi insieme o suddivisi? Dubbioso, cerca a provare un’esperienza con una escort. Alla fine la nottata gli appare paradisiaca, e sente di aver trovato quel sentimento che cercava proprio con lei, che si comporta in maniera sensuale e voglioso.

Luca non sa che la prostituta è innamorata del suo protettore Fausto, bell’uomo che maschera le sue illegalità con il proporre benessere al prossimo. È cresciuto con drammi familiari e la voglia di sfruttare chiunque con la sua intelligenza ed il suo fascino.

La prostituta viene uccisa e non si trova l’assassinio. Luca prova ad impegnarsi, ma grossolanamente, e passano alcuni anni nei quali solo al vice commissario Roberta, bella donna che vuole fare tutto il possibile per aiutare i maltrattati e ferire i colpevoli.

Luca cresce e acquisisce autostima che lo aiuta ad avere più successo con le ragazze, ma è sempre alla ricerca dell’amore, ed una sera conosce un neo pensionato con il quale nasce un’amicizia reale accompagnata da storie di vita e consigli.

Lucio ha l’età di un genitore, ma gli risulta più amico dei suoi coetanei.
Se l’idea che sta alla base della trama è molto buona, la scrittura di Bucciarelli sembra ingabbiata in una forma non personale, risultando poco spontanea, complice anche l’esile caratterizzazione dei personaggi, i quali mancano di spessore psicologico e le descrizioni prolisse che rallentano di molto la lettura e la tensione emotiva.
Sarebbe stato interessante lavorare in modo più approfondito sul rapporto tra il giovane e il pensionato, lasciando scontrare le proprie concezioni sull’amore, i rapporti umani e sulla visione del mondo. Un’occasione un po’ sprecata, considerando la trama, il titolo promettente e il tema schiavitù-libertà soprattutto nel mondo occidentale.

L’autore

Nasce a Roma il 26 febbraio del 1978. Pubblica il suo primo libro nel 2013 con Meligrana editore solo come eBook e, in seguito, autopubblica il romanzo Il fuoco dell’agio. Con Europa Edizioni pubblica nel 2016 la sua autobiografia Nacqui tre volte. Schiavo della sua libertà è il primo romanzo edito da Armando Curcio Editore.

‘La voce del crepaccio’, il thriller nordico dell’alto-atesino Matthias Graziani

Seducente e misterioso, La voce del Crepaccio, l’ultima fatica letteraria dello scrittore altoatesino Matthias Graziani (edito da Mursia), e tra i migliori thriller italiani del 2022 che si avvia alla conclusione, conferma la prestigiosa parentela artistica tra Graziani e Dennis Lehane e la straordinaria capacità di Graziani di distinguersi tra la massa di proposte editoriali noiose e banali.

La voce del crepaccio è ambientato nel 1989 in Alto Adige e vede come protagonista la voce del Gletschamm, creatura del crepaccio, un uomo sanguinario che conosce perfettamente le montagne dell’Alto Adige e cerca sempre di colpire qualche vittima. Forse, è proprio lui il colpevole della morte di un giovane uomo di nome Mirko Tries e forse, responsabile anche della scomparsa della sua fidanzata, ex Miss Tirolo. Ad indagare su questo caso, ci sono il commissario Lara Broschi, una donna di cinquantacinque anni che per la prima volta affrontare un caso così complicato. Fortunatamente, però, non sarà sola: verrà aiutata dalla guardia forestale che è una leggenda vivente del posto di Bergfeld: Karl Kastner, un uomo dai capelli folti, snello e in ottima forma fisica. Ma, i protagonisti principali non finiscono qui: troviamo anche un giovane adolescente, Julian Spitaler. Il ragazzo ha una dote particolare: sente le voci che provengono dalla montagna e per questo motivo non viene visto di buon occhio dalla popolazione, ma, grazie al suo dono riesce ad essere d’aiuto per le indagini che stanno conducendo il commissario e la guardia forestale.

Quando il Gletschmann torna a colpire, il commissario avrà bisogno di tutte le forze in gioco per poter fermare un assassino che è uscito dalle leggende e che sembra davvero inarrestabile. Nel nuovo libro di Graziani, leggende, thriller e fantasy si fondono per scandagliare nell’orrore e nelle relazioni umane, restituendo al lettore un’opera descrittiva ma che non lesina la dimensione introspettiva. Ne risulta un ritmo narrativo incalzante ed elegante che spinge continuamente chi legge a chiedersi come andrà a finire la storia.

Tra montagne e misteri, Graziani coglie l’occasione per realizzare un romanzo anche di formazione e d’avventura che tocca il cuore, che commuove e rende il lettore empatico con Julian, il ragazzo che sente le voci della montagna:

«E quella sera, mentre Julian sta osservando la pioggia dal camper, nei boschi di Feldberg qualcosa di molto pericoloso è tornato a vivere. Fuori il sole muore in lontananza, tingendo di rosso fuoco le Dolomiti, mentre il banco di nubi si dirada.»

Graziani sa trasformare un personaggio in una persona in carne e ossa, un luogo ed in particolare le Dolomiti in una emozione, una descrizione in un brivido. Caratteristiche che fanno dello scrittore altoatesino, tra i più talentuosi narratori italiani di oggi.

Come Lehane, Graziani riesce a creare ritratti di una precisione cristallina e di calarli nel lato più oscuro e inquietante della vita. La voce del crepaccio è un libro imperdibile per gli appassionati del genere, per chi ama le contaminazioni letterarie, doppie trame e viaggi originali dal sapore country, in luoghi, a volte, di oscura bellezza e fascino nordico:

L’Alto Adige è zona di cowboy, o meglio dei Kuahhuabn nel dialetto locale, i ragazzi delle mucche, con cappelli, stivali, cinture con grosse fibbie, mucche al seguito e cavalli, soprattutto haflinger. (…) il cielo era di un azzurro intenso, ma da settentrione una striscia insanguinata di nuvole stava lentamente divorando tutto il sereno. I rossi gerani in fiore brillavano alla luce del sole morente.

 

Matthias Graziani (1979) vive a Bolzano, lavora come insegnante e giornalista. La Stirpe del Vento (2010) segna il suo esordio nell’editoria. Sottopelle (2016) è il suo primo thriller ed è stato apprezzato dal maestro del noir Andrea G. Pinketts. Con Quel che resta del peccato (2018) tinge di noir la sua Bolzano. Con un racconto, nel 2020, vince il primo premio conferito dall’Accademia della Scrittura.

 

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‘La porta dell’inferno’: l’esordio dell’avvocato internazionalista Massimo Maria Tucci

La porta dell’inferno, edito da Gruppo Albatros Il Filo, è il primo romanzo di Massimo Maria Tucci

Ex magistrato tributario, Tucci, è professore universitario e avvocato internazionalista che i suoi clienti ritengono di successo. Ha girato il mondo ricavandone la convinzione che i sentimenti dell’uomo, buoni o cattivi, sono uguali a qualsiasi latitudine. Autore di numerosi testi scientifici, ha scritto ora il suo primo romanzo: il noir metropolitano ambientato a Torino.

La porta dell’inferno: Sinossi

La porta dell’inferno- Copertina del libro

Il romanzo appartiene alla collana Nuove Voci Tracce

– Arnaldo! – Il mio nome mi è stato urlato a pochi cen-
timetri dall’orecchio sinistro. Il lieve dolore mi fa sobbalzare

e il dito che ho sul mouse ha un sussulto. La freccia scatta
come un centometrista, slitta a sinistra, dribbla le icone sullo
schermo e va a incunearsi nella casella “spedisci” della posta
elettronica. Il messaggio che stavo scrivendo si dissolve per

intraprendere il suo misterioso viaggio elettronico e io ri-
mango da solo a fissare lo schermo vuoto.

Non proprio da solo, per la verità, perché l’autore dell’urlo
ora mi sta di fronte e brandisce un forchettone di legno.
– Mark! – sbotto – quante volte devo dirti di non urlarmi
vicino all’orecchio? Lo sai che mi fa un male cane…

– Almeno tu mi trattassi come un cane – mi urla di riman-
do Mark, agganciandosi senza logica apparente alla mia ulti-
ma parola. Del resto la logica non è mai dalla parte di Mark

quando è irritato. Anzi, non è mai dalla parte di Mark e basta.
Mi sta di fronte in grembiule con l’immagine di Linus ai
fornelli, forchettone in mano e pantofole di peluche ai piedi.
Anche così infuriato è bellissimo, i capelli biondi il cui oro
si riflette nelle pagliuzze degli occhi nocciola chiaro e nei
pochi peli che lui chiama barba.

L’omicidio di una ragazza trovata nuda nella piscina di un palazzo della Torino bene fa emergere una città parallela in cui si muovono sette sataniche, club di scambisti e professionisti di specchiata fama apparente. Protagonista è l’avvocato Arnaldo Bertini che, senza perdere la
sua ironia, sarà costretto a indagare perché finito egli stesso nella rosa dei sospettati. Andrà in cerca dell’assassino con il supporto morale di Mark, coinquilino stilista e cuoco raffinato, e l’aiuto professionale di un rassicurante agente investigativo. Dalle loro indagini verrà fuori
il lato oscuro del capoluogo piemontese. Al protagonista il compito, forse impossibile, di richiudere la porta dell’inferno.

Scrive Balbara Alberti nella Prefazione: Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo. Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire. Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del  viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

L’avvocato Arnaldo Bertini ha catalizzato l’attenzione di molti lettori. Il libro, infatti, soprattutto nell’edizione ebook, ha venduto migliaia di copie. Dopo il successo del primo romanzo l’autore annuncia un sequel, due romanzi e due casi da risolvere: uno  a Milano nel mondo della moda e l’altro in Africa. Bertini è lontanissimo dagli investigatori come Sherlock Holmes o il Dottore Ingravallo di Quer Pasticciaccio brutto di Via Merulana, è piuttosto come dice l’autore “il vicino della porta accanto. Bello ma non sa di esserlo, pigro quel tanto da impedirgli di diventare un carrierista. Fondamentalmente un mite che, suo malgrado, finisce per trovarsi in un mare di guai che non ha cercato ma che comunque non fa nulla per evitare perché in fondo ha un profondo senso della moralità e del dovere che, in questo secolo ventunesimo, non sono di moda, come l’onestà troppo profonda verso se stessi e gli altri.

 

https://www.gruppoalbatros.com/prodotti/la-porta-dellinferno-massimo-maria-tucci/

 

“I Signori di Whitechapel”, la crime story di Fadi Musa ambientata nella Londra di fine ’800

Londra vittoriana, anno 1888, una città in bilico tra luci e ombre, tra progresso economico e arretratezza dei diritti sociali. È qui che lo scrittore e giornalista Fadi Musa ci conduce con il suo romanzo I Signori di Whitechapel (Edizioni Mea), un libro che ben si inserisce tra il genere Giallo – Thriller e la Fiction storica.

Negroni con scorza d’arancia, sigaretta elettronica e Queen in cuffia a tutto volume. Animale notturno, amante del cinema e appassionato di storia, Fadi Musa, classe ’91, vive a Roma. Si è laureato in scienze politiche e specializzato in giornalismo e comunicazione digitale. Madre italiana e padre palestinese, ha soggiornato per lunghi periodi a Ramallah, Londra, Bristol, Parma e Milano. Oggi è giornalista e content creator. Ha collaborato e prodotto contenuti per diverse testate, tra cui Il Sole24Ore, il Financial Times e SkyTg24.

I Signori di Whitechapel: Sinossi

I Signori di Whitechapel

Whitechapel è un luogo misterioso e complesso, un quartiere nebbioso i cui vicoli, di notte, sembrano essere percorsi soltanto dall’aria gelida della Londra di fine Ottocento. Eppure in quelle strade si muovono i mostri. L’angosciosa serie di efferati omicidi compiuti dal serial killer Jack lo squartatore agisce da sfondo alle bellicose e crudeli vicende dei protagonisti del racconto.

31 agosto
4.00 AM
Nebbia e tenebra si contendevano i vicoli del quartiere
londinese. L’aria era gelida e pungente. Come i riflettori di un
teatro illuminano un attore in mezzo al palco, le fredde luci
bianche delle torce della polizia puntavano il corpo esanime
di una donna. Lo spettacolo messo in luce era conturbante.
La donna giaceva a terra in una pozza di sangue. La gola era
recisa tanto profondamente che la testa era rimasta attaccata
al resto del corpo solo attraverso un fradicio straccio di pelle.
Dal ventre lacerato faceva sinistramente capolino l’intestino,
e le sue parti intime avevano generato un secondo fiume di
sangue che andava ad unirsi con quello che sgorgava dal collo
reciso. Un odore nauseabondo si stava diffondendo nelle vie
circostanti.

Londra, 1888.

Il quartiere di Whitechapel è controllato da due famiglie criminali. La prima possiede il business del gioco d’azzardo e dell’oppio, la seconda il racket della prostituzione. Con questa separazione di mercato il quartiere malfamato ha trovato un equilibrio quasi stabile e, malgrado i suoi abitanti, riesce a vivere in pace. L’ordine si incrina con gli efferati crimini del serial killer Jack lo Squartatore.

Uno scaltro forestiero e un’audace e spregiudicata prostituta cercheranno di sfruttare i terribili omicidi per imporsi come nuovi padroni del quartiere. Lo faranno aprendo una casa di piacere nel cuore di Whitechapel. La reazione delle due potenti famiglie non si farà attendere.

La scalata al potere dei nuovi contendenti provocherà la fine della pace a Whitechapel e lo scoppio di una guerra criminale, combattuta con il piombo delle pallottole, lame di coltelli, colpi d’ingegno, alleanze e tradimenti. Nel susseguirsi e il sovrapporsi dei torbidi intrecci c’è anche spazio per l’amore. Un amore concreto, passionale e carnale, che sa però concedersi pure rari momenti di gentilezza, rapimento ed estasi. Il tutto ambientato nella Londra vittoriana, una città in bilico tra luci ed ombre, tra progresso economico e arretratezza dei diritti sociali.

Scrivo per evadere dalla routine. Spesso le nostre vite, nella loro frenesia, sono monotone e stressanti – ha dichiarato lo scrittore . Una combo micidiale, che porta inevitabilmente a voler fuggire, anche solo per un’ora. Amo il cinema e la letteratura per questo motivo. Nel momento in cui guardo un film o leggo un libro, riesco a immergermi nelle vicende raccontate e viverle con i protagonisti, dimenticandomi del resto. Mentre ho scritto questo romanzo ero all’università, preparavo gli esami, seguivo le lezioni e, quando potevo, uscivo con gli amici. Col senno di poi non era tanto male come vita. Ancora non avevo pensieri e preoccupazioni che solo successivamente, crescendo e lavorando, ho scoperto. Eppure avevo lo stesso il bisogno di fuggire dalla routine e sprofondare in avventure che mai avrei potuto vivere. Scrivendo I Signori di Whitechapel sono riuscito a catapultarmi indietro nel tempo, nel quartiere londinese, lasciandomi tutto alle spalle. Mi sono addentrato negli stretti e angusti vicoli di una città sbiadita dal fumo dell’industria a carbone; ho respirato l’aria pregna dell’odore di spezie provenienti da tutto l’impero britannico, ho conversato con chi viveva ai margini della società, e ho guardando il male negli occhi”.

Il linguaggio e i dialoghi danno forza al ritmo rapido e incalzante del racconto, che rapisce il lettore e lo catapulta in un finale sorprendente ed inquietante, tanto da sembrare quasi surreale.

I Signori di Whitechapel è, insomma, per tutti coloro che, come l’autore, vogliono viaggiare, distrarsi e vivere un’avventura per staccare la spina.

 

https://www.edizionimea.it/product/i-signori-di-whitechapel-di-fadi-musa/

 

‘Ritratto di fanciulla’ di Marco Forneris, tra verità storica e fantasia

Dopo “Il nodo di seta” e “L’Oro di Baghdad”, Marco Forneris presenta il terzo romanzo della serie basata sulle indagini di David Faure, in cui intreccia una trama avente come filo conduttore il recupero di opere d’arte rubate con dettagli poco conosciuti di un tragico periodo della storia italiana. Tra verità storica e fantasia, un’avvincente spy story.

Una narrazione aperta sulla scena, un inizio tra il fragore degli avvenimenti, l’orrore della guerra. Ritratto di fanciulla, l’ultimo romanzo di Marco Forneris edito dalla casa editrice barese Florestano Edizioni, si apre con un prologo: ci troviamo sull’appennino ligure il 29 Aprile 1945. La cronologia e l’ambientazione sono i primi indizi che riportano allo scenario bellico, dolorosamente noto, della lotta partigiana al nazifascismo. Non si ha nemmeno il tempo di fare supposizioni che vengono descritti otto legionari della brigata Ettore Muti giacere come «[…] spighe umane falciate da raffiche di mitraglia».

Ancora una volta la Florestano Edizioni, nata nel 2005 da un’idea di Roberta Magarelli, si conferma un’eccellenza di Bari e della Puglia. Florestano è il geniale alter-ego di Schumann, l’anima romantica per eccellenza, il fanciullo sognatore presente in ogni uomo. Nel nome di Florestano riecheggia tutto ciò che la casa editrice pubblica, con la sua produzione selezionata nei minimi dettagli, ponendosi come obiettivo, quello di rappresentare e diffondere: l’amore per la Musica, nella sua massima espressione che trascende i secoli, giungendo intatta fino a noi, e la passione per tutte quelle Arti che dalla musica traggono magia e ispirazione. Poesia, Narrativa, Saggistica e Musica si fondono nelle nostre opere, facendo di ogni libro una piccola opera d’arte.

In tal senso Ritratto di fanciulla si configura come un valido esempio di ricerca dell’arte nell’arte, un inno all’importanza della ricerca e della interdisciplinarietà, in perfetta linea con la mission della casa editrice, sempre alla ricerca di opere originali e ricche di spunti.

“Ritratto di fanciulla” è un intrigante e coinvolgente romanzo che ha come protagonista David Faure, uomo d’affari dai tanti talenti e investigatore atipico. In questa spy story si narra di un mistero da risolvere che ha origine nel passato e che riemerge improvvisamente; è una vicenda a metà strada tra realtà e immaginazione, che intreccia importanti eventi storici con un possibile complotto, nato dalla fantasia dell’autore, che determinerebbe pesanti svolte nelle politiche contemporanee. Si parla inoltre di opere d’arte trafugate e vendute sul mercato nero, che dopo essere scomparse per tanti anni finalmente ricompaiono: sono quelle preziose testimonianze della storia artistica dell’umanità rubate durante il secondo conflitto mondiale, soprattutto agli ebrei, per gonfiare le casse e l’orgoglio del Terzo Reich. Marco Forneris imbastisce una trama in cui emerge la sua bravura nelle descrizioni degli ambienti e del background dei tanti personaggi; è lampante il certosino lavoro effettuato sulle numerose fonti, che viene spiegato alla fine del romanzo nel dettaglio per distinguere la verità storica dai suoi voli di fantasia.

In questo terzo romanzo con protagonista David Faure si racconta della sua avventura vissuta in lungo e in largo per l’Europa e non solo: tra Grecia, Italia, Svizzera, Inghilterra, Argentina e Israele. Un viaggio che non si consuma solo nello spazio ma anche nel tempo: ci si sposta infatti dal 1945 – alla fine della Seconda Guerra Mondiale, in particolare concentrandosi sulla fuga dei nazisti in Sudamerica una volta terminato il conflitto – passando per il 1960 e approdando al 2006.

David viene coinvolto in una storia pericolosa che ha a che vedere anche con il suo passato e con un conto in sospeso di suo padre, che era stato un partigiano sulle tracce di uno spietato agente dell’OVRA, i servizi segreti di Mussolini. Con l’intelligenza che lo ha sempre contraddistinto e grazie al suo formidabile intuito, il protagonista ci conduce nel pericoloso mondo degli agenti segreti facendoci partecipi della sua missione – condivisa con sua moglie Jacqueline, ex collaboratrice della CIA, e con una manciata di alleati – che ha lo scopo di proteggere un’opera d’arte unica nel suo genere e di riportare giustizia a delle vittime innocenti della crudeltà umana

SINOSSI DELL’OPERA. Torino, 27 aprile 1945. Un convoglio militare tedesco riesce a sfuggire alle formazioni della Resistenza che hanno appena liberato la città e si dirige con un prezioso carico verso la costa ligure, seminando morte e distruzione al suo passaggio. Sulle sue tracce un drappello di giovani partigiani che, pur non riuscendo a bloccarne la fuga, recupera in modo fortunoso una valigia dal contenuto sbalorditivo. Londra, 2006. Sarah Cosworth, nipote di un giornalista ed ex agente delle Special Operations britanniche, rinviene fra gli averi del nonno alcuni documenti provenienti da ambienti nazisti insediati in Sudamerica e un antico disegno a sanguigna di strepitosa bellezza, forse il ritratto di una giovane Isabella d’Este. Kardamyli, Novembre 2006. Patrick Fermor, anziano scrittore inglese molto legato alla famiglia di Sarah, chiede al suo vicino e amico David Faure di incontrare la donna per aiutarla a chiarire il contenuto delle lettere e l’origine del ritratto. David è un uomo d’affari italiano da poco ritiratosi in quel tranquillo angolo della Grecia, ma ha un debito con Fermor e un passato che lo ha visto spesso coinvolto in delicate indagini a livello internazionale. Accetta dunque l’incarico che, dopo Londra e l’opaco mondo che ruota intorno alle sue case d’asta, lo porterà a Venezia, nei laboratori di restauro dell’Accademia, quindi nella soffitta della sua vecchia casa di Gressoney, in una riservata banca svizzera e infine a Tel Aviv, a colloquio con un famoso cacciatore di criminali nazisti.

Le attività investigative attirano tuttavia l’attenzione di antichi nemici e mettono a rischio la vita della famiglia di David, il quale decide di recarsi in Argentina per chiudere vecchi e nuovi conti, inclusi quelli lasciati in sospeso dal padre partigiano.

BIOGRAFIA DELL’AUTORE. Marco Forneris si è laureato in informatica a Torino e ha iniziato la sua carriera di manager nella mitica Olivetti. In seguito ha ricoperto il ruolo di Chief Information Officer di alcune delle più note aziende italiane: Il Sole 24 Ore, Assicurazioni Generali, Gucci, FIAT e Telecom Italia. Ha pubblicato per Teti Editore nel 2016 “Il nodo di seta” e nel 2019 “L’Oro di Baghdad”. In parallelo alla sua attività di scrittore, si occupa di M&A e Business Development per aziende di Information Technology, Private Equity e Banche d’affari.

‘Il figlio smarrito’ di Paolo Avanzi, un thriller psicologico incentrato sulla perdita

Il nuovo libro di Paolo Avanzi ‘’Il figlio smarrito’’, edito Rossini editore, è un romanzo prevalentemente incentrato sulla perdita; una perdita, tuttavia, che cela l’atto di ri-conoscersi attraverso le proprie debolezze scaturite, inevitabilmente, dalla mancanza. La trama si presenta senza colpi di scena evidenti, e si basa soprattutto sui pensieri dei personaggi, tuttavia riesce a tenere il lettore incollato alle pagine fino all’ultima riga. Parola per parola, lo scrittore nato a Rovigo, è capace di far trasalire chi legge attraverso piccoli momenti, guizzi di dinamismo emotivo, che si insinuano nel corso del romanzo.  Si carpisce immediatamente come l’autore voglia mettere in risalto gli aspetti emozionali e psicologici dei suoi personaggi.

Il figlio smarrito: trama e contenuti

Filippo Tirsi è un dirigente a capo del personale sposato con Veronica, cardiologa. La coppia, da sempre concentrata sulle rispettive carriere, ha un figlio: Claudio. Un pomeriggio di luglio, il ragazzo sparisce nelle acque del Lago di Como. Nonostante le ricerche effettuate, il corpo di Claudio non si trova; il ragazzo sembra essersi volatilizzato. Da questo punto cruciale inizia la rinascita, dolorosa, di un padre assente. Il  figlio smarrito di Paolo Avanzi è prima di tutto un affresco lucido sul rapporto genitori-figli e sulla pressione sociale che, spesso, molti genitori riflettono sulla prole.

L’autore delinea un momento importantissimo della fine dell’adolescenza; quando finito il liceo si deve decidere cosa fare. Spesso, la pressione sociale, o forse una morale stantia che obbliga a voler tutti incravattati, fa in modo e maniera che molti genitori indirizzino i propri figli verso un percorso universitario; una strada che, entro pochi anni, coronerà il figlio a un membro integrante della società, con un proprio ufficio e una propria reputazione da professionista. Ed è questo che Filippo e Veronica auspicano per Claudio, un ragazzo riservato, diverso, che non ama particolarmente studiare ma che è spinto dentro a un ambiente che detesta per un’idea imposta dai genitori.  Questa imposizione è il frammento chiave di tutta la storia.

Indirettamente Avanzi fa percepire al lettore come quella in cui si è imbattuto sia una famiglia che, prima del disastro, era solo felice in apparenza. Per di più, emerge un altro dettaglio: due genitori che non ascoltano, o meglio, non vogliono ascoltare né vedere un problema tangibile, fingendo che vada tutto bene per non affrontare la realtà.

Se un figlio non ha nessuno che lo porti a riscoprire sé stesso e le proprie attitudini che adulto sarà? Alice Miller, nota psicoanalista, attraverso il concetto di pedagogia nera, già introdotto da Katharina Rutschky, si pone questi quesiti. I figli che subiscono un ascolto poco attivo, mancanze, o svalutazioni all’interno della famiglia avranno esiti negativi nella vita adulta. O magari, non avranno proprio esiti, poiché cristallizzati in un perenne stato di blocco e indecisione: una vera e propria ineducazione alla scelta. E Claudio è un ragazzo poco ascoltato, quasi oppresso dalle scelte altrui, che tenta di fuggire da un mondo che lo gli appartiene.

Una riscoperta interiore foriera di umanità

Filippo Tirsi decide, dopo quattro mesi di silenzio, di mettersi sulle tracce del figlio scomparso. Va a vivere sulla villa che la famiglia ha presso il Lago di Como. Le immagini che l’autore dipinge con le parole appaiono suggestive; la cornice del lago, la villa desolata, Filippo che nel riguardare lo specchio d’acqua di fronte sente una stretta allo stomaco e al cuore; per la prima volta percepisce di sentire la mancanza di suo figlio, non come voleva che fosse, ma come è realmente: semplicemente lui, senza pretese di essere chi non vuole. Il romanzo è un continuo monologo interiore di un padre che si colpevolizza, sbiascica un’esistenza ormai cinerea, si rende conto di una perdita incolmabile ma non si dà per vinto.

Le sue indagini iniziano dalla stanza al lago, dove scorge un armadietto con dei liquori: un altro elemento simbolo di questa storia, un altro particolare in cui emerge come Filippo e Veronica non conoscano il figlio. Filippo cerca in lungo e in largo: sul PC personale di Claudio, sul profilo Facebook, studiando ogni minima traccia che il figlio avrebbe potuto lasciare su internet. Colpisce come la figura di Filippo, allo struggimento interiore e all’ammissione di colpevolezza, abbini una ricerca attiva e concreta non solo del figlio perduto ma anche di una porzione di sé stesso che auspica a esser migliore della versione precedente.

Tutto sembra ormai sbiadire: il lavoro in azienda, ormai rilevata da una società americana che mira a imporre le proprie regole, il posto che Filippo sente suo, come se quella mansione lo identificasse. C’è una parte del  romanzo che si lega, con un filo sottile, all’immagine da cui scaturisce tutta la storia; una scena ricorrente è quando Filippo, mentre chiede informazioni sul figlio, porge il suo biglietto da visita. Strumento che lo identifica in quanto professionista, dirigente di azienda, e quindi con un quasi dovere di rispettabilità nei suoi confronti, visto il suo status. Quel biglietto è anche un mezzo per assicurarsi rispetto; questa sua parvenza di sicurezza legata a un’ etichetta, che funge da oggetto transazionale di Winnicottiana memoria, lo induce a riflettere alla miserabilità della sua condizione e alla pressione esercitata su Claudio.

Adesso Filippo si trova a fronteggiare un figlio scomparso, un lavoro al limite, una quasi ex moglie che cerca di sostituire il figlio perduto con un giovane volenteroso che prende in casa. Se Veronica sposta il dolore su Kevin, aiutandolo con i suoi studi, e proiettando su di lui quel figlio che tanto avrebbe desiderato, Filippo raccoglie la sua sofferenza e la trasferisce su Milena. Bella, giovane, ex badante della madre, Milena, per Filippo, diventa un personaggio indiretto di riscatto. Prima cerca di farla assumere nella sua azienda, prova a farle rinnovare il contratto in un altro reparto, proponendole prima il matrimonio, poi un figlio. Ogni rapporto destinato alla procreazione costa a Filippo 30 mila euro e, pur cosciente che la donna, quasi sicuramente, lo stia prendendo in giro continua per la sua strada. Sarà la stessa Milena a fermare questo gioco pericoloso, in un secondo momento, dimostrandosi anche più leale di come il lettore possa inquadrarla prima di arrivare a un certo punto della storia.

La debolezza come punto di forza per agire

Filippo è di nuovo solo: Milena era l’appiglio e il riscatto, di quella vita ormai a rotoli. Ma il padre di Claudio, nonostante gli errori, è probabilmente il personaggio più positivo dell’intero libro. Fin dalle prime pagine ha una presa di coscienza; non cerca scappatoie né giustificazioni. Anche nel tetro momento dovuto all’abbandono di Milena, o al dissolversi della sua carriera, non demorde e  lucidamente studia sé stesso, portando alla luce una parte quasi assopita nel corso degli anni; senza, comunque, tralasciare le ricerche di Claudio. Un’attestazione di questo suo spirito resiliente è dimostrabile anche nella chiamata allo psicologo; il protagonista, dalle prime pagine, si presenta come un uomo risoluto che quasi non accetterebbe mai di farsi aiutare. Questo lasciarsi andare denota come nel corso delle pagine, Filippo si sia allontanato dal modello preconfezionato di una società che vuole soggetti in carriera e per nulla deboli.

In seguito, sarà l’incontro con Enrico, ex compagno di scuola di Claudio, che accenderà in Filippo un barlume di speranza; quello che prima sembra un raggiro, è in realtà la pista giusta da percorrere. Dopo un’incursione nella casa di Enrico, sita sull’altra sponda del lago, i pezzi del puzzle iniziano a ricomporsi; il pezzo mancante è proprio la giacca verde di Claudio. Per tutto lo scorrere delle pagine l’autore ha l’abilità di tener sospeso il lettore, una suspence che invoglia a proseguire; ma soprattutto, colui che legge, può immedesimarsi nei personaggi della storia e nei racconti, minuziosi e delicati, delle loro emozioni, debolezze e sofferenze.

 Un finale inaspettato

Nella scena finale del libro, Veronica e Filippo cenano in un simposio quasi idilliaco per la loro situazione; probabilmente, per la prima volta, si parlano davvero. Solo poche ore prima Filippo si era recato in obitorio per effettuare un riconoscimento. Ma dopo averlo confessato alla moglie, e dopo la presa di posizione di Veronica di volersi altresì recarsi lei stessa in obitorio, si parlano a cuore aperto; per la prima volta, decidono il da farsi su quella situazione che, da tempo, li sta consumando. Claudio è morto, è una decisione che devono prendere, digerire, metabolizzare senza cercare più appigli ma andando avanti.

Per un momento si percepisce un’atmosfera sollevata, leggera, di decisione ormai presa, di zavorre faticosamente abbandonate dopo tanto patire … Ed ecco il colpo di scena: suonano la porta. Quell’attimo sarà indicativo per Veronica e Filippo che, attoniti e increduli, prenderanno coscienza di tutto quello che hanno passato in quei mesi così difficili. Quel suono alla porta inaspettato sancisce il momento della verità.

 

L’autore

Paolo Avanzi nasce nel 1958 a Rosolina (Rovigo) e opera a Bresso (Milano). Laureato in Psicologia. Approda alle arte figurative, dopo studi ed esperienze in ambiti musicali e letterari. Le sua produzione iniziale è di tipo polimaterico e privilegia l’informale. Opera come promoter culturale realizzando mostre di pittura, scrivendo recensioni critiche e presentando artisti e scrittori nell’ambito di video da lui prodotti.

‘Canale 616’, il nuovo romanzo ad alta tensione emotiva di Marco de Fazi

“Canale 616” di Marco De Fazi è un romanzo misterioso e dalle sfumature horror, caratterizzato da una scrittura incisiva che avvince il lettore: attraverso le sue parole, l’autore riesce a creare visioni potenti che tolgono il fiato e che fanno immergere in un clima di profonda tensione emotiva. Nell’opera si possono respirare quelle atmosfere provinciali e oppressive tipiche dei libri di Stephen King, così come si possono trovare echi di alcune narrazioni di Ray Bradbury, come “Il popolo dell’autunno”; anche la scelta di usare dei ragazzini rimanda a quel tipo di letteratura orrorifica che punta sul percorso di maturazione e di presa di consapevolezza dei giovani protagonisti, costretti a fare i conti con una forza soprannaturale che distrugge le loro certezze.

«È come se il male si fosse riversato nelle nostre strade, come un fiume in piena che ha divelto gli argini».

In questa storia nera il male si appropria del ruolo di protagonista e si riversa su una cittadina del Tennessee come magma incandescente; in poche ore avvengono tre omicidi efferati, che sono solo un antipasto per colui che brama sangue e che esige il suo spargimento a macchia d’olio. Mentre la follia dilaga, i quindicenni Jamie ed Eric osservano impotenti la caduta nel caos della loro città: Jamie, però, ha un’intelligenza fuori dal comune e intuisce presto l’agghiacciante verità che si cela dietro a quei terribili accadimenti. Ma cosa possono mai fare due ragazzini per contrastare quella parte oscura che ogni essere umano nasconde dentro di sé, e che qualcuno è riuscito a far emergere prepotentemente grazie a una strana e ipnotica trasmissione televisiva?

Marco De Fazi presenta un’opera dal fascino magnetico, con un antagonista spaventoso in frac e bombetta e con due protagonisti impavidi e pronti a tutto pur di salvare le persone che amano; tra attacchi di follia omicida, leggende che risalgono a tempi molto lontani e la presenza di un’enigmatica cacciatrice mossa da una cieca vendetta, si dipana una trama avvincente che riserva molte sorprese, e che propone un finale davvero spiazzante e in perfetto accordo con la natura tenebrosa del romanzo.

 

SINOSSI DELL’OPERA. Morray è una tranquilla cittadina di provincia. Un giorno, all’alba, un furgone ne varca i confini e si dirige verso una piccola stazione televisiva abbandonata. Quel giorno, in tutta la città, stanno terminando i preparativi per la grande fiera che celebra ogni anno l’anniversario della fondazione. In un clima di festa e fervore, alcuni strani volantini cominciano ad apparire per le strade. Allo scoccare della mezzanotte sarà inaugurato un nuovo programma televisivo: Canale 616. Chi guarderà quel programma si troverà di fronte a Walden, uno strano individuo in grado di comunicare direttamente all’anima degli spettatori. Chi guarderà quel programma scoprirà di essere improvvisamente liberato da qualunque freno inibitorio e morale, sentendosi costretto a compiere gli atti più cruenti e brutali pur di raggiungere finalmente il proprio sogno più recondito, come Walden gli ha promesso. Chi guarderà quel programma, sarà condannato. Solo Jamie ed Eric, due giovani amici, sembrano immuni da questa follia collettiva che si diffonde a vista d’occhio. Sarà loro compito cercare di liberare Morray dalla presenza del misterioso Walden, prima che l’intera città venga completamente rasa al suolo dalla ferocia dei propri abitanti.

 

BIOGRAFIA DELL’AUTORE. Marco De Fazi, classe 1986, è nato e risiede a Legnano. Appassionato da sempre di arte e intrattenimento, è un musicista e compositore per diletto. Ha all’attivo tre album musicali pubblicati, tutti contenenti pezzi originali in lingua inglese. Inizia a scrivere nel 2020 e vince diversi concorsi letterari, che includono la pubblicazione cartacea di alcuni suoi racconti brevi. Pubblica “L’uomo nel buio” (Bookabook, 2021) e “Il killer del loto” (Porto Seguro Editore, 2021). “Canale 616” è il suo terzo romanzo.

 

 

Casa Editrice: Rossini editore

Genere: Horror soprannaturale

Pagine: 275

 

 

Contatti

https://www.marcodefazi.com/

https://www.instagram.com/defio/

www.rossinieditore.com

 

Link di vendita online

https://www.amazon.it/Canale-616-Marco-Fazi/dp/B09SL7Q2HL/ref=sr_1_1?qid=1653063591&refinements=p_27%3AMarco+Fazio&s=books&sr=1-1

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