Oscar 2018: vince ‘La forma dell’acqua’, premiato anche il film dell’italiano Guadagnino per la migliore sceneggiatura non originale

In una serata degli Oscar che ha rispettato tutti i pronostici dei bookmakers e che non riservato sorprese o scossoni il vero vincitore è stato La Forma dell’acqua di Guillermo del Toro, che ha vinto quattro Oscar, tra cui quello per il miglior film. Subito dietro, anche se per Oscar minori, Dunkirk di Christopher Nolan con tre, seguito da Tre manifesti a Ebbing, Missouri, che ha vinto per il migliore attore non protagonista e la migliore attrice protagonista, Francis McDormand. Con due Oscar invece L’ora più buia, che ha vinto sia per il make up che con il migliore attore, Gary Oldman. Due Oscar anche per Blade Runner 2049, ma non quello per la scenografia che vedeva in corsa l’italiana Alessandra Querzoli. Soddisfazione anche per Coco, il film animato della Pixar, vincitore di categoria e per la migliore canzone originale. Un Oscar è andato anche a Get Out, migliore sceneggiatura originale, e a Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino per quella non originale di James Ivory. Un Oscar anche a I, Tonya per l’interpretazione da non protagonista di Allison Janney in una serata che non vede film sconfitti malamente tornare a casa a mani vuote.

L’Academy segnala stavolta al pubblico mondiale un modello cinematografico non modaiolo, in parte addirittura ricalcato sul cinema di serie B dell’età dell’oro hollywoodiana; lo stile di Del Toro non esegue una partitura univoca, ma ha il non comune coraggio (o furbizia) di variare radicalmente i toni e il ritmo dal thrilling al fiabesco, dallo storico al romantico; risultando avvincente per ogni tipo di pubblico, può passare in secondo piano la metafora anti-Trump –peraltro rivendicata dallo stesso corpulento director messicano- del diverso, l’alieno, il “clandestino” a cui è doveroso spalancare le braccia.

La prima stuatuetta della serata 2018 era andata a Sam Rockwell, attore non protagonista in Tre manifesti a Ebbing, Missouri in cui interpreta la parte di un poliziotto inizialmente razzista che poi prende invece le difese della madre alla ricerca della verità sullo stupro della figlia.

A Rockwell il primo grande applauso della serata al Dolby Theatre a Hollywood iniziata con la sfilata delle star sul red carpet. «L’oscar è l’uomo ideale: tiene le mani a posto, non dice mai cose fuori luogo e soprattutto non ha un pene. È esattamente l’uomo di cui c’è bisogno oggi a Hollywood». Non ci va piano Jimmy Kimmel nella sua introduzione della novantesima cerimonia di premiazione degli Oscar che come ci si aspettava è centrata sul nuovo ruolo delle donne e delle minoranze (che noia e quanta melassa). «Fino allo scorso anno sembrava impensabile che due film di supereroi fossero interpretati da donne e afroamericani. Oggi dopo solo un anno siamo davanti a due successi come Wonder Woman e Black Panther. A Hollywood era tempo di un cambio – ha proseguito Kimmel – e la lotta per evitare le molestie sul lavoro era da tempo dovuta. Risolta la questione sul lavoro poi rimarranno tutti gli altri ambienti dove le donne sono vittime di certi atteggiamenti». Una parola anche per il grande escluso dall’Academy, Harvey Weinstein: «Unico ad essere stato cacciato dall’Academy oltre a Carmine Caridi mandato via in passato perché riproduceva illegalmente i film che avrebbe dovuto solo guardare».

Chi si aspettava numerosi riferimenti ai movimenti Timès Up e #MeToo nella serata degli Oscar è rimasto deluso salvo un momento, a circa metà serata in cui Salma Hayek e Ashley Judd con Annabella Sciorra hanno lanciato un video che parlava come se non se ne fosse fatto abbastanza negli ultimi anni, con la solita retorica stucchevole, di inclusione e di superamento di barriere, non solo di genere ma che anche riguardavano il colore della pelle dei protagonisti del cinema. Mira Sorvino ha parlato della fine dell’epoca dell’ipocrisia mentre Geena Davis, protagonista di un classico del femminismo come Thelma & Luise, ha parlato del fatto che dopo quel film tutti dicevano che si sarebbero prodotte più pellicole con protagoniste femminili. «Allora non successe ma ora è arrivato il momento». Insomma, come l’anno scorso, anche la novantesima edizione della notte degli Oscar è stata all’insegna del politicamente corretto e del prevedibile. E diciamo anche che l’Oscar per il miglior film l’avrebbe meritato Il filo nascosto di Anderson che porta a casa solo una statuetta o Tre manifesti a Ebbing, come del resto l’Oscar per il miglior film straniero avrebbe dovuto aggiudicarselo il film Corpo e anima di Ildiko Enyedi o The Square di Ruben Östlund, che invece è andato ad un film che parla di diritti civili negati e di pregiudizi, ma che non ha nulla di artistico, Una donna fantastica che ha per protagonista una transessuale.

Tutti i vincitori

Miglior Film
Chiamami col tuo nome (Luca Guadagnino, Marco Morabito, Peter Spears, Emilie Georges)
L’ora più buia (Eric Fellner, Tim Bevan, Douglas Urbanski, Lisa Bruce, Anthony McCarten)
Dunkirk (Christopher Nolan, Emma Thomas)
Lady Bird (Scott Rudin, Eli Bush, Evelyn O’neill)
Il Filo Nascosto (Paul Thomas Anderson, Daniel Lupi, JoAnne Sellar, Megan Ellison)
Scappa – Get Out (Sean McKittrick, Jason Blum, Jordan Peele, Edward H. Hamm Jr.)
The Post (Steven Spielberg, Kristie Macosko Krieger, Amy Pascal)
La Forma dell’Acqua (Guillermo del Toro, J. Miles Dale)
Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Graham Broadbent, Martin McDonagh, Peter Czernin)

Miglior Regia
Dunkirk (Christopher Nolan)
Lady Bird (Greta Gerwig)
La Forma dell’Acqua (Guillermo del Toro)
Scappa – Get Out (Jordan Peele)
Il Filo Nascosto (Paul Thomas Anderson)

Miglior Attore Protagonista
Il Filo Nascosto (Daniel Day-Lewis)
Scappa – Get Out (Daniel Kaluuya)
Roman J. Israel, Esq. (Denzel Washington)
L’ora più buia (Gary Oldman)
Chiamami col tuo nome (Timothee Chalamet)

Miglior Attrice Protagonista
Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Frances McDormand)
– I, Tonya (Margot Robbie)
– The Post (Meryl Streep)
– La Forma dell’Acqua (Sally Hawkins)
– Lady Bird (Saoirse Ronan)

Miglior Attore non Protagonista
– Tutti i soldi del mondo (Christopher Plummer)
– La Forma dell’Acqua (Richard Jenkins)
– The Florida Project (Willem Dafoe)
Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Sam Rockwell)
– Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Woody Harrelson)

Miglior Attrice non Protagonista
I, Tonya (Allison Janney)
– Lady Bird (Laurie Metcalf)
– Il Filo Nascosto (Lesley Manville)
– Mudbound (Mary J. Blige)
– La Forma dell’Acqua (Octavia Spencer)

Miglior Sceneggiatura Originale
– Lady Bird (Greta Gerwig)
Scappa – Get Out (Jordan Peele)
– The Big Sick (Kumail Nanjiani, Emily V. Gordon)
– La Forma dell’Acqua (Guillermo del Toro, Vanessa Taylor)
– Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Martin McDonagh)

Miglior Sceneggiatura non Originale
Chiamami col tuo nome (James Ivory)
– Logan – The Wolverine (James Mangold, Scott Frank, Michael Green)
– Molly’s Game (Aaron Sorkin)
– Mudbound (Dee Rees, Virgil Williams)
– The Disaster Artist (Scott Neustadter, Michael H. Weber)

Miglior Film Straniero
L’insulto
– Loveless
– Corpo e Anima
– The Square
Una donna fantastica

Miglior film d’Animazione
Coco (Lee Unkrich, Darla K. Anderson)
– Ferdinand (Carlos Saldanha)
– Loving Vincent (Ivan Mactaggart, Dorota Kobiela, Hugh Welchman)
– Baby Boss (Tom McGrath, Ramsey Ann Naito)
– The Breadwinner (Nora Twomey, Anthony Leo)

Miglior Fotografia
Blade Runner 2049 (Roger Deakins)
– L’ora più buia (Bruno Delbonnel)
– Dunkirk (Hoyte Van Hoytema)
– Mudbound (Rachel Morrison)
– La Forma dell’Acqua (Dan Laustsen)

Miglior Scenografia
– La Bella e la Bestia (Sarah Greenwood, Katie Spencer)
– Blade Runner 2049 (Dennis Gassner, Alessandra Querzola)
– L’ora più buia (Sarah Greenwood, Katie Spencer)
– Dunkirk (Nathan Crowley, Gary Fettis)
La Forma dell’Acqua (Paul D. Austerberry, Shane Vieau, Jeffrey A. Melvin)

Miglior Montaggio
– Baby Driver – Il Genio della Fuga (Paul Machliss, Jonathan Amos)
Dunkirk (Lee Smith)
– I, Tonya (Tatiana S. Riegel)
– La Forma dell’Acqua (Sidney Wolinsky)
– Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Jon Gregory)

Miglior Colonna Sonora
– Dunkirk (Hans Zimmer)
– Il Filo Nascosto (Jonny Greenwood)
– Star Wars: Gli Ultimi Jedi (John Williams)
La Forma dell’Acqua (Alexandre Desplat)
– Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Carter Burwell)

Miglior Canzone
– Chiamami col tuo nome (Sufjan Stevens) – The Mystery of Love
Coco (Kirsten Anderson-Lopez, Robert Lopez) – Remember Me
– Marshall (Common, Andra Day) – Stand Up for Something
– Mudbound (Mary J. Blige, Raphael Saadiq) – Mighty River
– The Greatest Showman (Benj Pasek, Justin Paul) – This is Me

Migliori Effetti Visivi
Blade Runner 2049 (Lam Pau, John Nelson, Gerd Nefzer, Richard R. Hoover)
– Guardiani della Galassia Vol. 2 (Daniel Sudick, Christopher Townsend, Guy Williams, Jonathan Fawkner)
– Kong: Skull Island (Stephen Rosenbaum, Jeff White, Scott Benza, Michael Meinardus)
– Star Wars: Gli Ultimi Jedi (Chris Corbould, Neal Scanlan, Ben Morris, Michael Mulholland)
– The War – Il Pianeta delle Scimmie (Dan Lemmon, Joe Letteri, Daniel Barrett, Joel Whist)

Miglior Sonoro
– Baby Driver – Il Genio della Fuga (Julian Slater, Mary H. Ellis, Tim Cavagin)
– Blade Runner 2049 (Ron Bartlett, Mac Ruth, Doug Hemphill)
Dunkirk (Gary A. Rizzo, Gregg Landaker, Mark Weingarten)
– Star Wars: Gli Ultimi Jedi (Ren Klyce, Stuart Wilson, David Parker, Michael Semanick)
– La Forma dell’Acqua (Christian T. Cooke, Glen Gauthier, Brad Zoern)

Miglior Montaggio Sonoro
– Baby Driver – Il Genio della Fuga (Julian Slater)
– Blade Runner 2049 (Mark A. Mangini, Theo Green)
Dunkirk (Richard King, Alex Gibson)
– Star Wars: Gli Ultimi Jedi (Matthew Wood, Ren Klyce)
– La Forma dell’Acqua (Nelson Ferreira, Nathan Robitaille)

Migliori Costumi
– La Bella e la Bestia (Jacqueline Durran)
– L’ora più buia (Jacqueline Durran)
Il Filo Nascosto (Mark Bridges)
– La Forma dell’Acqua (Luis Sequeira)
– Vittoria e Abdul (Consolata Boyle)

Miglior Trucco e Acconciatura
L’ora più buia (Kazuhiro Tsuji, David Malinowski, Lucy Sibbick)
– Vittoria e Abdul (Daniel Phillips, Loulia Sheppard)
– Wonder (Arjen Tuiten)

Miglior Documentario
– ABACUS: Small Enough to Jail (Steve James, Julie Goldman, Mark Mitten)
– Visages, visages (Agnès Varda, Rosalie Varda, Jr.)
Icarus (Dan Cogan, Bryan Fogel)
– Last Men in Aleppo (Feras Fayyad, Kareem Abeed, Soeren Steen Jespersen)
– Strong Island (Joslyn Barnes, Yance Ford)

Miglior Cortometraggio Documenatrio
– Edith+Eddie (Thomas Lee Wright, Laura Checkoway)
Heaven is a Traffic Jam On The 405 (Frank Stiefel)
– Heroin(e) (Elaine Mcmillion Sheldon, Kerrin Sheldon)
– Knife Skills (Thomas Lennon)
– Traffic Stop (David Heilbroner, Kate Davis)

Miglior Cortometraggio
– DeKalb Elementary (Reed Van Dyk)
– My Nephew Emmett (Kevin Wilson Jr.)
– The Eleven O’Clock (Josh Lawson, Derin Seale)
The Silent Child (Chris Overton, Rachel Shenton)
– Watu Wote: All of Us (Katja Benrath, Tobias Rosen)

Miglior Cortometraggio Animato
Dear Basketball (Kobe Bryant, Glen Keane)
– Garden Party (Victor Caire, Gabriel Grapperon)
– Lou (Dave Mullins, Dana Murray)
– Negative Space (Ru Kuwahata, Max Porter)
– Revolting Rhymes (Jan Lachauer, Jakob Schuh)

 

 

Fonte: http://spettacoliecultura.ilmessaggero.it/cinema/oscar_2018_la_prima_statuetta_va_a_sam_rockwell-3586130.html

La forma dell’Oscar

‘Tre manifesti a Ebbing, Missouri’, il thriller, venato di humour nero, capolavoro dell’inglese Martin McDonagh

l film ideale non esiste perché davanti a uno schermo siamo tutti diversi. Invece la sceneggiatura ideale forse sì e in tal caso assomiglierebbe certo a quella di Tre manifesti a Ebbing, Missouri. Tralasciando la messe di premi importanti che ha ottenuto e continuerà a ottenere, questo torbido thriller venato di humour nero che sarebbe meglio vedere nella versione originale sottotitolata riesce, infatti, a scolpire l’indimenticabile ritratto di una donna che sopravvive, pensa e lotta in una landa selvaggia come un moderno cowboy rendendola il fulcro narrativo di un gruppo di personaggi altrettanto spiazzanti e perturbanti.

Il controllo stilistico, l’intelligenza psicologica e la libertà morale con cui il quarantasettenne commediografo, sceneggiatore e regista inglese di origini irlandesi Martin McDonagh mette in scena la sua ballata di dolori, odi e vendette nello spazio tanto realistico quanto metaforico di una sperduta cittadina dell’America profonda hanno, di fatto, pochi riscontri nel cinema (non solo) americano d’oggi tanto che i capidopera di Lynch, Tarantino e Coen potranno d’ora in poi sembrare al massimo affini piuttosto che modelli originali ricalcati. Anche perché –come succede ormai di rado sia nei prodotti d’autore, sia in quelli d’evasione- la propulsione drammaturgica è garantita dal continuo mescolarsi delle situazioni estreme con il mordente di caratteri in grado di evolversi, specchiarsi e persino ribaltarsi senza l’ossessione di doverne spremere significati, soluzioni, messaggi uniformi o peggio edificanti.

In Tre manifesti a Ebbing, esacerbata dall’atroce assassinio della figlia, umiliata e offesa dall’ex marito e convinta dell’inefficienza della polizia locale, l’indomita Mildred infagottata in una tuta blu e con in testa una bandana è disposta –proprio come i pistoleri western marchiati a vita da una colpa- ad usare le maniere forti contro chiunque si opponga al suo desiderio di giustizia. Per lei pari sono, per esempio, il tollerante sceriffo Willoughby (Harrelson) malato terminale e lo sbirro razzista plagiato dalla madre megera Dixon (Rockwell): nessuno come la McDormand avrebbe potuto incarnare con sfumature più svarianti questa nemica di tutti e innanzitutto di se stessa, capace di rendere l’atmosfera epica anche solo con una frase simile a una coltellata o un guizzo incoercibile del volto pietrificato dalla disperazione e dalla rabbia. Ogni colpo di scena, ogni gesto inconsulto, così, sembrano mirati a illudere lo spettatore prospettandogli quantomeno una catarsi; ma ogni volta il film riprende a picchiare duro all’ombra dei tre cartelloni su cui sono vergate come col sangue le richieste di Mildred, le uniche che hanno avuto il fegato di prendere di petto i segreti di una sorta di Twin Peaks traboccante di ostilità primigenie. In questo film formidabile nemmeno il finale cede d’un passo risparmiandoci la solita illusione di potere indicare la via giusta per l’umana redenzione.

TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI
Regia: Martin McDonagh
Con: Frances McDormand, Woody Harrelson, Sam Rockwell, John Hawkes, Abbie Cornish
Genere: commedia noir. Gran Bretagna/Usa 2017

 

Tre manifesti a Ebbing, Missouri

 

Exit mobile version