Poesia e guerra. Il poeta siciliano Vincenzo Calí omaggia l’Ucraina con 5 poesie di dolente bellezza

La memoria storica della letteratura che l’Ucraina ha dato vita nel corso dei secoli e la memoria storica delle sue varie lingue si sono fuse oggi in una coscienza nazionale che ha dimostrato e continua a dimostrare più che mai in questo tragico momento storico, la solidità, la compatezza, la tenacia e la determinazione dei suoi portatori. Il poeta siciliano Vincenzo Calí, vincitore di prestigiosi premi letterari, omaggia l’Ucraina e il popolo degli ucraini con cinque poesie che vogliono sottolineare lo spirito mai domo di un popolo aggredito e martoriato sulla strada del raggiungimento e consolidamento della giusta fierezza della propria memoria storica e linguistica.

Poche volte si è toccato il tema identitario-linguistico-letterario in relazione all’Ucraina durante questi mesi di guerra. L’impressione è quella che troppi ucraini vogliano chiudere la propria identità in un concetto nazionale limitato, di carattere locale e folklorico. Allo stesso tempo, l’Ucraina si trova a fare i conti con una situazione in cui la lingua dichiarata ufficialmente di stato, che statisticamente gode del sostegno della maggior parte dei cittadini, è quella che sembra essere meno “attraente” come lingua veicolare quotidiana.

Le poesie di Calí sono toccanti e asciutte, non si perdono in facili retoriche e vogliono contribuire a sostenere la diffusione della cultura ucraina nei paesi europei, con il supporto dell’Unione Europea. Molti sforzi sono stati fatti negli ultimi anni da studiosi in varie istituzioni, ma la politica è ancora cieca e il poeta siciliano dimostra come la poesia in tempo di guerra possa servire e al contempo risultare, impresentabile e come sostiene il poeta ucraino Serhij Zadan, la poesia è un attributo del demonio e paradossalmente aiuta a proteggerci dai crimini e dalle violenze di chi aggredisce, a restare umani, e lo possiamo essere anche solamente soltanto perché custodiamo le Parole che suonano come preghiere.

La poesia può sembrare inpotente ma quella vera, può essere letale come uno sparo, una bomba, una fucilata. Chi scrive non lo fa per ambire ad uno status di salvatore, ma come Vincenzo Calí, per trascendere se stesso, esiliandosi dall’agonismo poetico e dalla fama.

Scrivere poesie significa sprofondare “nella materia informe del mondo” come afferma Giuseppe Pontiggia in “Origine” e in tal senso Calí non vuole consolare, né esaltare il proprio nome, ma comunicare, far percepire la letalità della poesia, la sua forza nel rimediare ai disastri del mondo, quando tutto sembra precipitare.

La mini raccolta poetica di Calí si configura come un blocco omogeneo, articolato su immagini concise ed efficaci che rendono le liriche espressive ed incisive.

 

 

Figli mai resi

 

Figlio mio torna

con brandelli e spoglie,

rinviate al cuore sacro, il fiore sventrato,

io madre avvelenata fino al nesso,

i denti strido tra morso e lutto,

di vergogna e di pianti che è meglio morire

che vedere.

Figlio, mai negheranno l’immago vivido,

ai mie occhi resta.

Tu uomo,

tu anche padre,

tu cane furioso,

che pesti dignità e coraggio,

mai ti vedrò io madre, con occhi parchi,

mai ti darò io madre, riscatto e fama,

mai scorderò la tua indole amara,

mai saprai cos’è grembo e parto,

mai e mai dolcezza da figlio avrai.

Tu cane astuto,

con brandelli e spoglie,

rendimi il mio,

il figlio prestato alla patria.

Tu uomo,

come puoi negare la vita

e i figli mai resi.

 

 

Giallo sole, blu eco di cielo

 

Vietata al cuore ucraino,

URSS sempiterno invasore.

Tornò a sventolare tronfia,

stretta al cuore,

col giallo di sole fertile,

col blu eco di cielo.

Si levano grida alla pace,

le guerre vane

stremate di coscienze abbagliate.

Sventola stendardo,

sventola possente sui campi di ghiaccio

affinchè lo spiro tremante d’amore

spazzi via l’orrore.

 

Granaio d’oro

 

Brucia…

Brucia il granaio d’oro,

oro d’Europa, di carbone e ferro,

di doni sotterrati, di prestigio agli allupati.

Pane e sangue compromessi,

patriottismo ai cuori acerbi,

esser vivi prima conta,

d’un miraggio è libertà.

Scuote fiera l’armi dello straniero,

la morte in corsa cala d’ombre sulle fosse colme,

con scudi umani è l’ illusa meta,

gli abissi del male ormai sciolti.

Il coraggio è motore,

di certezze e d’agire,

per la vita non temete

per la morte non tremate,

della gloria mangerete.

 

 

Lo Zar e la Star

 

Menti che mentono,

divi coscienti dei nuovi tempi.

L’uno senziente,

con vigore al dente,

non crolla a perdente,

già aspira venti d’Europa,

con sfottò impudente allo zar è sovente ,

è una star presidente.

L'altro potente,

folle incosciente,

non perdona niente,

veleno e spionaggi,

ingrassa ingranaggi per fasto e risorse ai magnati in corsa…

Spara uomo incredulo, Zar senza Dio,

spara che esisto,

spara che io resisto…

 

Vite sospese

 

Tra i calcinati massi,

le schegge ferrose infestanti,

i corsi tra le case murate per paura,

i bimbi giocano per strada innocenti,

incoscienti agnelli al sacrificio.

A ridosso il fronte

e l’attesa scalcia fragorosa

tra ansie e morte,

tra lingue bugiarde

quieta lo strazio di parole disattese.

Russia, chiamala invasore, uccide non per te.

 

Sull’autore

Vincenzo Calì nasce a Milazzo (ME) il 12 luglio del 1973. Da diversi anni coltiva la passione per la scrittura e la poesia. L’amore e la vita nella sua complessità sono le sue muse ispiratrici. La poesia rappresenta per lui il vero modo di mettere a nudo l’“io complesso”, quasi con analisi critica. Vincitore del premio “M. T. Bignelli” per la poesia d’amore (XXI Edizione del Concorso Nazionale “Garcia Lorca” 2010/2011), ha pubblicato in diverse antologie poetiche: Il Federiciano in diverse edizioni (Aletti Editore), ultima nel 2016 e Luoghi di Parole, “Premio Tindari- Patti Agenda Poetica 2010”. Nel 2011 nasce la sua prima raccolta intitolata Vincikalos, seguita da Intro nel 2013 che rappresenta un nuovo ritratto del suo personale cammino, entrambe edite da Aletti Editore. A seguire pubblica nell’antologia poetica Mario Luzi 2012 e Scrivi col Cuore, Poeti Italiani – III Edizione, Granelli di Parole – III e IV Edizione, Lettere d’amore – III Edizione, Unione Mondiale dei Poeti – I Edizione e Vento a Tindari – II Edizione per la Casa Editrice Kimerik. Nel 2018, in concomitanza con l’evento d’arte e poesia “Angeli a Calatagèron”, nasce la sua nuova creazione intitolata MediterrAnima, come percorso evocativo delle tradizioni siciliane e a suggellare l’evento riuscitissimo nella cittadina di Caltagirone. Il nuovo libro riceve oltre centocinquanta articoli su svariati blog e testate giornalistiche italiane importanti, vincendo nel 2019 il trofeo 1° posto del premio “ASAS – sezione B1”, patrocinato dall’Università di Messina. Successivamente MediterrAnima è premiato ancora a “Impavidarte” Biennale della Cultura, concorso “Artistico-Letterario”, patrocinato dell’Università degli Studi di Roma “UNITELMA SAPIENZA”; è 2° classificato al podio, Menzione Speciale al “Premio Comitato di Lettura”, “Premio IRSSAF” dell’Università di Nicosia. Nello stesso anno dona i suoi versi per la mostra fotografica *LiberALia* organizzata dal coworking “Lia Ci Sì” di Barcellona P. G., delle donne libere, dei sogni e di tanto altro, scatti fotografici aventi per soggetto volti di donne siciliane e innamorate della propria terra. Ha donato i suoi versi ai comuni di Caltagirone, Roccavaldina e Sant’Agata di Militello. Nel 2020 omaggia l’artista metafisica Laura Villani con la poesia REM e nel 2021 scrive la poesia Profluvi,tradotta in due lingue, tributo alle opere del grande pittore internazionale neorealista Santiago Ribeiro, cooperando alla realizzazione di un video per il progetto mondiale “New Surrealism Now”, con la partecipazione speciale dell’attore Maurizio Bianucci per la voce italiana (“Premio Crocitti”, che ha preso parte a film come Suburra, Aldo Moro e altre importanti fictions RAI), per la voce inglese “Flows” il prezioso contributo della giornalista e blogger Annalina Grasso. L’arte non si ferma sui social ai tempi della pandemia e il progetto ottiene un grosso successo, con oltre trecento articoli sui giornali di tutto il mondo e centomila visualizzazione sul web. Nell’agosto 2021 presta i suoi versi “Voluttuosi… dal palato ai sensi esplosi” per lo spot pubblicitario del “Medusa Lounge Restaurant” di Milazzo,  sempre nello stesso anno selezionato al concorso “Piccole pesti leggono VI” per Kimerik, con la favola “Momatina e la spazzola magica”. Nel 2022 con la favola intitolata ” Mumbi e Formichella” dona il suo contributo al progetto  “Le favole degli agrumi”, libro la cui parte del ricavato andrà in beneficienza alla Onlus C. D’Agostino.

 

 

Quando l’arte fa riflettere su noi e il Covid: un video originale per celebrare l’artista internazionale Santiago Ribeiro

L’Arte può essere divulgata in modo originale e divertente soprattutto in questo periodo così complicato. La tecnologia è fondamentale e in tal senso, tre italiani hanno deciso di promuovere l’arte surrealista di Santiago Ribeiro attraverso un video che spinge a guardare in modo diverso quello che sta accadendo riflettendo su tematiche fondamentali quali il significato dell’inconscio e il ruolo delle pulsioni quando ci trova private della propria libertà e delle proprie abitudini.

 

Un video tra arte, poesia e recitazione

L’arte ancora una volta può suggerire qualcosa di estremamente concreto su noi stessi e sul momento storico che stiamo vivendo.

Essa infatti può e deve sconfinare nella psicologia e nelle neuroscienze, parlando direttamente alla mente umana alla coscienza, all’istinto, all’inconscio che a volte non si riesce a tenere a bada mentre ci si confronta con il nemico invisibile dei nostri giorni quale è il Coronavirus? Nello specifico si parla di un video molto originale in cui arte figurativa, poesia, recitazione e musica si fondono per far vita ad una visione di noi stessi: L’attore romano Maurizio Bianucci, premio Crocitti 2019 e interprete di numerosi personaggi in teatro, al cinema (come “Suburra”, “Fuorigioco”, “L’amore a domicilio” e fiction targate RAI, conferisce inquietudine, solennità, tormento e profondità ai versi del poeta siciliano Vincenzo Cali’, vincitore dei prestigiosi Premio Garcia Lorca e del Premio A.S.A.S., che accompagnano le opere dell’artista portoghese Santiago Ribeiro, il surrealista più famoso al mondo che ha fondato il movimento internazionale “New Surrealism Now”.

L’arte è sempre più social

Il titolo della poesia è “Profluvi”, contenuta nel video d’arte, più che azzeccato per esprimere i deliri dell’ego umano che ai tempi del Coronavirus e racconta l’oscurità delle nostre personalità rese ancora più angoscianti dalla voce di Maurizio Bianucci, ben calibrata sia sulla musica che sulle parole della breve ed enigmatica poesia che lascia parlare proprio l’inconscio.

L’attore romano riesce a far uscire dallo schermo le figure di Santiago Ribeiro, le quali, cieche e nude, in quanto libere da qualsiasi autocontrollo e raziocinio, seguono le loro pulsioni, i loro istinti, magari la loro frustrazione per il lockdowne tutte le misure restrittive che devono giustamente rispettare. Alcuni infatti, insofferenti alle regole, trasgrediscono, altri diventano protagonisti di giornate quotidiane grigie dove la parola d’ordine è resistere e districarsi tra zone gialle, bianche, rosse, arancioni.

Il poeta siciliano Vincenzo Calì

 

L’arte social che fa riflettere grazie un video dedicato a Ribeiro

Il punto cruciale della questione che ci vuole mostrare il video è il libero arbitrio, ovvero il fatto che ognuno di noi è responsabile delle proprie azioni, sebbene ad una prima impressione, ad uno primo sguardo al video, può apparire l’esatto contrario, ossia che il surrealismo di Ribeiro neghi la libertà di scelta, in quanto gli esseri umani non sono altro che “macchine biologiche” che rispondono ad un determinismo ontologico, il quale però, da solo, non riesce a spiegare l’intero funzionamento della realtà fisica. In tal senso l’opera di Santiago Ribeiro non deve considerarsi un manifesto del riduzionismo materialista, semmai un invito ad interrogarci sul complesso rapporto mente-cervello che sono in un reciproco rapporto causale che ci porta alla fatidica domanda: può il nostro cervello essere considerato alla stregua di un hardware?

L’attore romano Maurizio Bianucci
Il video, che attua la cosiddetta eterogenesi dei fini, ovvero, attraverso “la visione di quello che potrebbe essere se”, ci induce ad aspirare ad altro e a renderci sempre più consapevole della contraddizione tra la necessità e il bene e, ritrovando il fondamento vero della dignità e del valore di noi esseri umani, per non essere né ciechi, né nudi e vagare nella perenne incertezza, contiene questo interrogativo, perché anche l‘arte deve incrociarsi con la scienza e parlare dell’essere umano e di come e perché vive determinate situazioni e perché è tanto difficile sopportarle, cercando di guardare ad essere da un’altra ottica.

Vincenzo Cali’ si classifica secondo a ‘Impavidarte’, biennale della cultura di Nicosia

Il 14 e 15 giugno scorsi presso il Cine Teatro Cannata di Nicosia (Enna), è andata in scena la cerimonia di premiazione del concorso artistico letterario IMPAVIDARTE, la biennale della cultura 2018-2019, giunto quest’anno alla sua seconda edizione, registrando un grande successo con la partecipazione di 881 opere provenienti da tutta Italia.

L’evento è stato impreziosito dalla presenza in giuria d Magdi Cristiano Allam, noto giornalista da sempre in prima linea contro le mistificazioni sul Corano, che ha presieduto il corpo dei giurati formato da 120 elementi.
La famiglia Calò, l’associazione culturale TeleNicosia, l’Istituto di Ricerche Sociologiche e di Studi per l’Alta Formazione (I.R.S.S.A.F) e il Rotaract club di Nicosia hanno bandito questa manifestazione che ha visto protagonisti tutte le declinazioni dell’arte: dai romanzi ai racconti, dalle poesie, edite ed inedite, alle fotografie, passando per i dipinti e cortometraggi.

La sezione 10, dedicata alla poesia edita, ha visto il piazzamento sul secondo gradino del podio del poeta milazzese Vincenzo Calì, che con la sua ecfrasi “MediterrAnima-Calì racconta Chinnici” (Kimerik, 2018), omaggia senza retorica e sentimentalismi la Sicilia. Il libro si è inoltre aggiudicato anche una “Menzione Speciale”, il “Premio Comitato di Lettura”, e il “Premio IRSSAF” dell’Università di Nicosia.

Prosegue dunque il successo in termini di riconoscimento culturale di “MediterrAnima”, un libro sui generis, che tratta il tema del rapporto tra pittura e poesia, attraverso la messa in versi dei dipinti di Lorenzo Chinnici. Le poesie di Calì irradiano le immagini attraverso parole vive, essenziali che ci portano indietro nel tempo, in una terra misteriosa e affascinante, produttrice di colori, odori e suoni unici che nel libro di Calì acquistano nuova linfa, rigenerandosi, lasciando che il lettore assapori un pizzico di un passato che magari non ha mai vissuto.

Una silloge di grande valore culturale dunque, perché racconta della nostra storia, descrivendola per quello che è stata, e al contempo entra nell’intimo dell’essere umano, convogliando le sue emozioni e sensibilità nelle atmosfere senza tempo che avvolgono la terra sicula, per una poesia, che, come è contenuto nella motivazione del premio, rivela l’anima del Mediterraneo.

Il premio è stato inoltre patrocinato dall’Università degli Studi di Roma UNITELMA Sapienza, dalla Confcommercio Provinciale, e dai comuni di Nicosia e Cerami.

VII Premio A.S.A.S. di Messina: “MediterrAnima” di Vincenzo Calì vince la sezione ‘Silloge poesia edita’

Si è svolta ieri, presso l’aula magna dell’università degli studi di Messina, la VII edizione del premio A.S.A.S., inaugurata dal seminario: La figura femminile nell’arte di Antonello da Messina e nella poetica messinese. Il premio, articolato in nove sezioni, quest’anno ha visto partecipe anche il poeta milazzese Vincenzo Calì, autore dell’ecfrasi MediterrAnima-Calì racconta Chinnici, originale raccolta poetica che riflette sulla Sicilia di un tempo, sui suoi lavoratori ed i loro stati d’animo.

MediterrAnima si è aggiudicata il primo premio della sezione B1 Silloge poesia edita con la seguente motivazione, addotta dalla presidente di giuria, Lucrezia Lorenzini:

L’autore coglie gli elementi genetici del divenire di una raccolta poetica, accompagnata dalla pittura di Chinnici. Le liriche di Calì assumono il ruolo di trasposizione pittorica, i cui versi sono i colori, e la lirica trasferisce toni pittorici in valori poetici nel rapporto tra la reazione emotiva dei dipinti e la trasposizione nel linguaggio lirico.

L’opera di Calì ha dunque riportato all’attenzione la riflessione sul rapporto tra arti figurative e letteratura, intorno al quale sono proliferati nei secoli numerosi testi e saggi di artisti e scrittori, raccontando in versi un mondo lontano ma presente ed immediato davanti ai nostri occhi.

 

L’Associazione

L’Associazione siciliana arte e scienza nasce a Messina il 10 gennaio 2011 per sostenere e unire gli artisti e i poeti lasciati, i più deboli, indifesi da gruppi ed istituzioni servitori dell’attuale marasma vigente nel mondo contemporaneo.

L’Arte Pura e la Vera Poesia non nascono ai fini commerciali, ma è pur vero che un artista si debba sostenere. Molti hanno nei decenni discusso questa notevole problematica, ma i politici nazionali non hanno mai fatto nulla per debellare il mercinomio artistico-culturale e porgersi in aiuto di questa parte di popolazione sensibile che ama sinceramente l’Arte; anzi, quasi tutti i Comuni sfruttano le esigenze degli artisti per farsi pagare l’uso di edifici pubblici per Mostre d’Arte e Presentazioni culturali.

L’A.S.A.S. è aperta a tutti i linguaggi artistici, quali l’arte visiva (pittura; scultura; cinema; design ambientale, grafico e oggettuale; fotografia…), l’arte letteraria (poesia, filosofia, scienza, storia, novellistica…) l’arte sonora (musica classica, lirica, popolare; canto; danza…) e tutte le forme d’arte che si possono associare.
Lo scopo fondamentale dell’A.S.A.S. è quello di sostenere l’arte come concetto e come attività culturale, e lavorare per far incontrare in una unione simbiotica l’arte e la scienza, per aiutare a ordinare nella chiarezza le condizioni culturali di tutti e di ognuno, affinché gli artisti che lo desiderino possano raffinare sempre più gli strumenti della loro creatività.

 

Le altre sezioni 

SEZ A Silloge Poesia inedita

SEZ B2 Silloge narrativa edita

SEZ B3 Silloge romanzo edito

SEZ C1 Poesia in siciliano

SEZ. C2 Poesia in dialetto nazionale

SEZ C3 Poesia in italiano

SEZ E Racconto inedito

SEZ D Poesia studenti

 

Fonte: Sito A.S.A.S.

‘Mediterranima’: la pittura del maestro Chinnici raccontata nei versi del poeta Vincenzo Calì

Chi ama la pittura calda ed avvolgente che racconta di un tempo che fu e che profuma di nostalgia accompagnata dalle poesie di un autore siciliano che tocca le corde dell’animo umano e le mette nero su bianco. Si tratta di un importante artista siciliano che risponde al nome di Lorenzo Chinnici e del poeta milazzese Vincenzo Calì, autore delle raccolte poetiche Vincikalos e Intro.

Mediterranima, edito quest’anno da Kimerik, è un viaggio conoscitivo nel cuore della Sicilia e della sua gente, un connubio tra pittura e scrittura, uno scrigno che racchiude odori, colori, sapori e stati d’animo pronti ad offrirsi al lettore che ha voglia immergersi in un mondo incantato e nell’universo emotivo del poeta.

Come recita la prefazione al libro: “La pittura è una poesia che si vede e non si sente, e la poesia è una pittura che si sente e non si vede”. “La pittura è una poesia muta, e la poesia è una pittura cieca”, come sosteneva Leonardo da Vinci, nel suo Trattato della pittura, e mai queste parole risultano tanto opportune per il libro scritto dal poeta siciliano Vincenzo Calì dal suggestivo titolo “Mediterranima”, che richiama la sua terra, comune all’artista Lorenzo Chinnici (intervistato dal poeta stesso), il quale ritrae paesaggi assolati e fulgenti e figure di lavoratori che ricordano il suo passato. Si tratta di un libro che racconta in versi l’essenza delle opere del maestro Chinnici: la sicilianità, la fatica, l’inquietudine, la forza, l’amore, il ritrarsi in se stesso, la paura di mostrarsi. 

L’autore di Mediterranima, Vincenzo Cali’

Le opere abbinate alle poesie sono raggruppate per tema e stile e precedute da brevi introduzioni a questo iter visivo ed intellettivo che ha il merito di far conoscere una Sicilia diversa e moti dell’animo, pensieri, sensazioni, che spesso ignoriamo. I versi essenziali e caricati di significato di Calì, le sue parole piene di senso, si amalgamano perfettamente con il proporzionato pittorico di Chinnici per merito dell’abilità del poeta di scrivere liriche adattandole alla cifra artistica e al pensiero di Chinnici, i quali, attraverso la sensibilità e l’acutezza dell’autore di Mediterranima, sembrano svelarsi chiaramente.

Vincenzo Calì mostra come parte tutto dall’individuo, dai suoi pensieri, visioni, idee, convinzioni, e come questi facciano parte in un certo senso anche della natura, come l’interiorità influenzi la visione che abbiamo di tutti gli esseri viventi e come facciamo nostri i colori della natura in virtù del nostro innato desiderio di immenso:

Blu di mare, blu d’amare,
di metilene abbaglia il cuore.
Blu ha chiarore,
d’alba incanta con candore.
Di profondo effonde il mare,
blu d’immenso è il mio colore.
L’infinito ha già parole,
blu di denso, ho nel cuore.

La descrizione del paesaggio siculo e del lavoro, della fatica della gente per portare ogni giorno a casa il pane passa, dal punto di vista metrico, attraverso versi liberi, rime incrociate, epifonemi, sineddoche, metafore, anafore. Senza cadere nella ridondanza e nella retorica, Calì narra la propria terra come luogo di travaglio da cui non ci si può distaccare:

Le vite affogate,
fatiche segnate,
i volti scavati dall’ore dell’alba,
da padri ai figli mestieri obbligati,
nei sogni negati,
intrise le menti ai riti soventi,
ignari a doveri legati da eventi,
ormai arresi perdenti,
il cuore alla gola, che radica in testa.
Mia terra non passa,
ma resta..

L’attaccamento alle proprie radici, la nostalgia, l’orgoglio per un mondo che va scomparendo: c’è sicuramente tutto questo nel libro di Vincenzo Calì, ma dalle sue parole, emerge qualcosa di profondamente sociologico e attuale: mentre il mondo globalizzato, la città industrializzata, annichiliscono i sentimenti e una certa purezza insita nell’uomo, svilendo lo scambio culturale, il folklore, la tradizione. La città globale appare variopinta ma è occultata da un mantello di finto, spietato e cinico umanitarismo che invece è l’essenza dell’universo contadino e dei lavoratori umili. Preserviamo questo mondo e partiamo da quel mondo che rispetta l’ambiente, dove il lavoro non è considerato merce e dove vi è una sana e vera cooperazione.

Un libro che consigliamo caldamente a tutti gli amanti della poesia, ma soprattutto ai siciliani che vogliono riscoprire loro stessi e la loro terra. Di seguito il link per acquistare il libro: Mediterranima

Vincenzo Calì: ‘la mia poesia contempla e accetta la realtà’

Secondo Platone la poesia ha un suo statuto di dignità ontologica, e merita di più di essere relegata a una certa, divina pazzia. Nello Ione Platone, mostra come vi sia un’intimità tra l’anima cosmica e il ritmo poetico. Vi è poi il divino la cui veridicità esce dalla bocca di un poeta. A questa concezione dell’ispirazione poetica non sfugge un interessante autore siciliano che nel tempo libero va alla ricerca delle conoscenza dell’amore e lo mette nero su bianco. Il suo nome è Vincenzo Calì, classe 1973, di professione analista chimico. L’autore milazzese prenderà parte il prossimo 21 luglio ad un evento nella splendida cittadina barocca di Caltagirone, Angeli a Calatagèron, dove saranno esposte le opere d’arte del maestro Lorenzo Chinnici accompagnate dai versi di Calì che ne raccontano l’essenza e il sentimento. Ha pubblicato due raccolte poetiche: Vincikalos nel 2011 e Intro del 2013, aggiudicandosi il premio MT Bignelli per la Poesia d’Amore della XXI edizione del concorso “Garçia Lorca” 2010/2011.

Vincenzo Calì è la dimostrazione che la poesia non può essere considerata, come purtroppo ancora molti fanno, una categoria retorica e argomentativa, ma è in grado di mostrare il trascendente, la scintilla divina che è dentro di noi ed è, soprattutto, scevra da ogni forma di finzione. Ma Calì non dice l’impossibile aiutandosi con l’immaginazione superando i limiti della poesia come imitazione del reale, della natura, dice quello che c’è di più intimo in se, partendo dal reale, per giungere, come per Petrarca, alla lirica, creando bellezza non raccontandola, come dimostrano la musicalità, il colore e la sensualità dei versi del poeta siciliano che cerca di dare una forma all’essenza, in primis all’amore. Ricerca unità e armonia Calì, sia il cielo che la terra, il dolore e la gioia, l’amore e la sofferenza, toccando quel soffio aereo che coincide con i versi poetici alla maniera di Rilke. ma senza esserne l’epigono. D’altronde questo significa guardarsi dentro, ascoltarsi, anche giudicarsi e augurarsi qualcosa per se stessi, senza cercare di imitare nessuno. L’autore fa proprie anche le istanze culturali e storiche, rielaborandole non mimandole, mostrandoci, attraverso l’isolamento di alcune parole che si caricano di significato universale, come la poesia sia certamente un pensiero cognitivo che crea linguaggio, ma rimane sempre, anche nella nostra magmatica e confusa contemporaneità il cui mantra è spesso distruggere quello che è venuto prima, proponendo nuove concezioni, in nome della modernità, un respiro che si fa musica, che sia essa allegra, inquietante, triste, angosciante.

 

1. L’ispirazione per scrivere ti viene guardando solo a te stesso, alle tue esperienze, al tuo modo di guardare le cose, o osservando anche la vita degli altri?

L’ispirazione per la mia poesia parte principalmente dal bisogno di mettere sulla carta i disagi della vita, gli amori tormentati, la quotidianità, ma anche il mondo che mi circonda, le sofferenze altrui e le esperienze di chi mi sta accanto, le somatizzo quando mi scuotono e mi inducono a scrivere e nel momento in cui lo faccio, quando trasferisco sulla carta la poesia, tutto si placa, si acquieta dentro come se mi fossi confidato con un amico caro, un cerchio che si chiude, per cui sono sensibile ad ogni evento. Ricordo molti anni fa di aver scritto una bellissima poesia, in occasione di una visita fatta a mio padre in ospedale vidi il suo vicino di letto che era afflitto da una malattia grave che lo rendeva quasi deforme ed in fin di vita, ho sentito un dolore così forte dentro il mio stomaco che quasi mi ero dimenticato il motivo per il quale mi trovavo lì e in poco tempo sono dovuto andare via per la sofferenza ed il bisogno impellente di scrivere, chiuso dentro l’automobile nel parcheggio dell’ospedale e nacque così la poesia  “LUI” :

Maligna vita, beffarda ignara,
negò il nascente a sua sembianza.
Ti tengo a me,
nel pugno ho stretto, quel soffio d’aria,
dò lotta estrema, che vince i vinti.
La mano è inerme, già molle lascio, ti dono l’io.
Mi lasci vita…
Ti vedo andare, inerme e flesso a Dio obbedisco.
Ti lascio vita…

2. Secondo te la poesia deve confortare, rassicurare o è suo dovere anche turbare per smuovere in noi qualcosa?

Io credo che la poesia abbia un solo ruolo, quello di trasmettere a chi la legge le sensazioni e il patos che l’autore stesso esterna lasciando liberi tutti di fare proprio tale sentimento o legarlo ad un evento personale, qualcosa anche in cui riconoscersi.

3. Nelle tue poesie si avverte uno sguardo languido, ma lucido, consapevole riguardo alle contraddizioni e alle complessità. Accetti queste complessità o cerchi attraverso la poesia di semplificarle?

In effetti è vero, uno sguardo languido è il termine usato per eccellenza e sta a definire quel modo di osservare la vita, l’amore e le tentazioni, il proprio io che a volte si castra nel lasciar fluire gli eventi, anche quelli dell’intimità, ma senza il tentativo attraverso la poesia di alterare la realtà o rendere il boccone meno amaro, solo un vivido contemplare ed accettare.

4. Ci sono dolori che hanno perso la memoria e non ricordano perché sono dolori?

Non ci sono dolori per me che hanno perso la memoria, rimangono sempre i marker di certe cose accadute, forse ho perduto il disagio mentale di quando li ho provati, questo è sicuro e quindi a distanza di tempo posso analizzarli in modo diverso ma senza mai dimenticare.

5. Qual è la principale differenza che noti tra la prima raccolta Vincikalos e la seconda Intro?

Vincikalos poiché rappresenta la mia prima silloge poetica, risulta a chi la legge un tentativo personale di far arrivare il mio disagio interiore e mette in condizioni il lettore di osservare ed immedesimarsi, si evince un lavoro più privato quasi fosse creato per un pubblico di nicchia, senza ovviamente tralasciare la bellezza per alcuni componimenti a mio avviso magnetici e discordanti dal tema del libro. A differenza, Intro diventa il mio lavoro di crescita, un’evoluzione del tipo di scrittura che comincia a staccarsi dagli schemi anche se involontari, fino a quel momento seguiti, un osservare di più gli eventi, esaltare i profumi del mondo attorno, un emissione di passione con meno dolore, più gioia e nostalgia al contempo, che si trasforma sulla carta.

6. Il poeta è un fingitore. | Finge così completamente | che arriva a fingere che è dolore | il dolore che davvero sente. Sei d’accordo con questa poesia di Pessoa?

Pessoa è stato un grande poeta e non vorrei contestare la sua lirica seppur bella e ricca di prospettive soggettive, ma mi trovo in disaccordo con questa affermazione. La poesia per me è un magma che fuoriesce incontrollato, non sarei mai in condizioni di potere scrivere se non avessi qualcosa da dire o una forte ispirazione, non potrei mare simulare o indurre a provare un dolore a chi legge le mie poesie se prima non è passato attraverso la mia anima, io lo faccio quando lo sento ovunque mi trovo, è un bisogno impellente.

7. Chi scrive, a volte rischia di sottrarre il meglio della vita per trasferirlo nella scrittura?

No non credo sia così, penso invece che chi scrive può lasciare un segno di ciò che è meglio o peggio della vita e non toglie nulla, anzi la analizza da una prospettiva anche soggettiva e non, verbalizzandola, e questo tutti i giorni non è possibile farlo nella società contemporanea. Io direi che scrivere è un valore aggiunto per chi lo pratica.

8. Come nasce la scelta di scrivere poesie brevi e perlopiù in versi liberi?

Non c’è una spiegazione nel mio modo di scrivere, non ho studiato la metrica poetica, non sono un letterato, sono un autodidatta, il mio credo sia un dono. Il giorno che decisi di farlo, fu spontaneo e naturale e dopo la mia prima pubblicazione Vincikalos, un amico professore di lettere, mi disse che molte delle mie poesie son scritte in esametrico, ma io gli dissi che non è calcolata questa cosa e che lascio gli altri giudicare il mio stile in quanto poco esperto, io mi limito a scrivere poesie.

9. Per te nomi e aggettivi contano più dei verbi, nel senso che da soli possono esprimere un pensiero, un’azione?

No non contano più dei verbi, gli aggettivi e i nomi fanno parte insieme ai verbi del periodo e mi servono tutti per rendere fino in fondo il messaggio che voglio trasmettere.

10. Parlaci un po’ della tua partecipazione all’evento “Angeli a Calatagèron”, che avrà luogo il prossimo 21 luglio a Caltagirone.

All’evento che si terrà il 21 Luglio, potrete gustare le mie poesie istallate sotto ogni singolo quadro esposto, attraverso un percorso evocativo creato per le opere di Lorenzo Chinnici, con l’intento di raccontare la Sicilia nelle sue tradizioni, con versi anche dialettali che rendono bene il concetto che si vuole esprimere e danno colore forse a tratti anche folcloristico alle opere del maestro, tra antico e contemporaneo, tra passione e amore per la propria terra.

11. Ti piacerebbe cimentarti anche nella prosa e pensi di proseguire a scrivere in versi?

Direi che non sono interessato a scrivere in prosa, preferisco mantenere questa mia forma di scrittura che sia in versi o no, ma quella che è marchio di ciò che sono ed indice di riconoscibilità del mio lavoro.

12. Nella poesia intitolata Intro, parli di una migrazione verso te stesso, è il tuo io che dopo essersi smarrito ritorna alla casa natale, per così dire, oppure assorbi nuovi mondi esterni al tuo?

Con Intro si tratta di un ritorno al mio io, dopo una migrazione controllata, metabolizzata, senza il dolore iniziale e con nuova consapevolezza del mio corpo e della mia anima, cambia in parte il modo di scrivere, ma non attingo mai dall’esterno o da nessun autore passato e contemporaneo, in quanto una cattiva mia abitudine è quella di non leggere molti libri di poesia, non mi serve assorbire o seguire la scuola di pensiero di altri, sono autodidatta per cui mi serve solo sfogarmi o sublimare con le parole la vita e lo faccio con il mio dono inconsapevole se così vogliamo chiamarlo.

10. Nella poesia premiata Senso d’amare, contrapponi la staticità di un fiume al dinamismo dell’ansia di cercare sempre l’amore anche a tempo finito, giocando con le parole (senso, senza, ansia). L’amore per è un semplice sentimento o un moto dell’anima?

Del fiume ormai fermo, mangiai lo sgomento, è misera ansia, sono tutti termini che vogliono rappresentare l’accettazione di un amore che termina, contemplando in silenzio la fine, ma cercando come forma di negazione alla realtà, di aprire un varco ancora per poter recuperare anche a tempo scaduto, il salvabile. Una poesia dolorosa, come tale era la situazione reale e sembra sia arrivato tutto alla giuria che l’ha scelta per il premio, poiché troppo vera e troppa sofferenza per metterla sulla carta. L’amore per me è un moto dell’anima che mi fa fare cose impensabili, ma che per esistere nel tempo necessita di essere intriso di stima e condivisione, essenziali nella vita.

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