ἐλπίς, l’eco maledetto della Speranza, di Federica Marcucci

Elpìs (ἐλπίς) è la speranza. O meglio la personificazione della Speranza. Questo scriveva Esiodo ne Le opere e i giorni, narrando il mito di Pandora e del suo celebre vaso contenente tutti i mali che, si dispersero nel mondo, finché la donna non riuscì a chiudere di nuovo il recipiente. Tutti tranne la Speranza, ultimo e unico demone a essere rimasto intrappolato nel vaso. Esiodo non ha mai precisato che in questo modo il dono potesse assumere una valenza di riscatto, di conseguenza per noi la Speranza si colora di molteplici sfumature crepuscolari. In questo senso abbandoniamo l’idea che il dono possa diventare una metafora per il raggiungimento di una felicità futura, ma al contrario abbracciamo la convinzione che la Speranza non sia altro che l’anticamera delle magnifiche illusioni inevitabilmente partorite dalla mente umana.

ἐλπίς

Respiro rumorosamente quest’aria di vetro

a bocca aperta, col naso chiuso che brucia.

Ormai allergica a quest’atmosfera rarefatta.

Silenzi, menzogne, parole sputate che colpiscono

al cuore.

È una bugia che pesa fingere che vada tutto bene.

Gli occhi si chiudono ancora davanti a certe realtà.

E mi chiedo se avrò mai uno sprazzo di felicità

che sia solo mio.

I sogni non muoiono con me,

ma è così difficile tenerli in vita.

Ultimo demone nel vaso di Pandora.

Speranza.

‘Sognando David Bowie’: onirici pensieri in libertà, di Federica Marcucci

<<David Bowie ha sempre fatto quello che voleva. E voleva farlo a modo suo, e voleva farlo al meglio. La sua morte non è stata diversa dalla sua vita: un’opera d’arte>>. Un’irrazionale associazione di idee che, a partire da un sogno rimasto vivido fino al mattino, si imprime sulla carta. Così tre anni fa è stato scritto in modo del tutto impulsivo e casuale il pensiero che, solo successivamente, è diventato Sognando David Bowie. Scritta carta su inchiostro tra le nebbie di un’influenza e tra le pile di appunti di un’indimenticata sessione d’esami invernale, questa poesia libera rievoca anche quello che avrebbe dovuto essere l’ultimo album di del Duca Bianco, The Next Day. Prima di scoprire, appena una manciata di mesi fa, che il giorno seguente, quello in cui si fondono passato, presente e futuro ricordi, illusioni e speranza, si chiama Blackstar.

Sognando David Bowie

Hai sognato David Bowie stanotte?

Ci ripensavo mentre in vestaglia

preparavo il caffè, credo che

questo mal di gola voglia assillarmi

ancora per un po’.

Ho sognato David Bowie stanotte.

Ho sognato che avevamo fatto l’amore

in un colonnato, tra le nuvole.

Se solo fossi riuscita a dormire stanotte

invece di accendere la luce

a ogni colpo di tosse.

Ma cosa c’era in quella pasticca?

Sì, ho sognato David Bowie stanotte,

mi aveva scritto una lettera,

l’aveva poggiata sotto la mia auto,

sul selciato grigio di un parcheggio coperto.

A caratteri neri e stretti c’era scritto

Per la signorina F.

Dovrei chiamare il medico, ma chi ha voglia

di star ad ascoltare quel bofonchiare scorbutico.

Ho sognato che David Bowie mi scriveva

una lunga lettera perché era geloso di te,

per cognome, addirittura, ti chiamava.

Se proprio devo lo chiamerò il dottore,

e poi c’è quella pila di appunti da rileggere.

È successo che ci sono andata a cercarlo,

David Bowie, ma non ricordo se l’ho trovato.

Ho sognato David Bowie stanotte e

non ricordo ch’è successo.

Il dottore, da contratto, non è stato affabile

io la medicina l’ho presa

e ora sto sul tavoloneverdedicristallo

a studiare ascoltando David Bowie.

Sì ho ascoltato David Bowie questo pomeriggio.

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