L’Ora del Mondo, edito da Samuele Editore, è il nuovo libro di Marco Amore. Classe 1991, beneventano, Amore, è uno scrittore attivo nel mondo dell’arte contemporanea, sia in Italia che all’estero. Dal 2013 svolge il ruolo di curatore indipendente per istituzioni pubbliche e private, spaziando dalle arti visive al design, dall’architettura alla graphic novel. Seguono pubblicazioni di testi critici in cataloghi di mostre e monografie d’artista, in cui il suo contributo affianca quello di personalità come il director of Exhibitions dei Fine Art Museums di San Francisco, Krista Brugnara.
Nel 2019 esce Farràgine (Samuele Editore, Collana Scilla, prefazione di Giovanna Frene), finalista alla XXXI edizione del Premio Camaiore Proposta – opera Prima. Il libro è stato tradotto in spagnolo ed è in corso di traduzione per una prossima pubblicazione in lingua inglese. Lo stesso anno si affaccia al settore della finanza agevolata, sfida che lo vede tuttora impegnato come progettista presso una società di consulenza integrata per le imprese.
L’ora del Mondo: sinossi
L’ora del Mondo, esce per la collana Scilla lo scorso 11 settembre
Quando diciamo poesia, economia non è la prima parola
che ci viene in mente. Non accostiamo i poeti a profitto,
dichiarazione dei redditi, minibond, ISEE. Forse per un
istinto naturale di protezione, li vogliamo tenere lontani
dalla ‘scienza triste’, per non intristirli. Poi leggiamo
questo libro e ci accorgiamo che ci siamo sbagliati, che
abbiamo fatto male a considerare la vita economica come
aliena alla poesia. Abbiamo sbagliato perché non avevamo
capito che l’economia non era altro che la vita, e quindi
degna di poesia come lo è tutta la vita.
l’economia si è allontanata dal territorio dell’umano
buono. l’oikos per diventare nomos ha perso il kalos. lo
abbiamo perso anche perché i poeti non hanno visto
l’economia, non ce l’hanno raccontata. l’hanno guardata
come faccenda aliena alla poesia. E senza i poeti si è
abbruttita, è entrata in zone per soli addetti ai lavori, è
uscita dal campo visivo degli artisti e lì ha perso contatto
con le dimensioni fondamentali dell’esistenza. Perché
finché un poeta vede, guarda, canta qualcosa – l’amore, il
dolore, una figlia – la sta riscattando dal suo destino
mortale. la eterizza con i suoi occhi maieutici, e dice a
quel brano di realtà: “lazzaro: vieni fuori”. Il primo
nemico di tanatos è il logos, in particolare il logos poetico,
che ha la capacità di risorgere la vita.
È proprio questo che, invece, in evidente controtendenza, Marco Amore desidera fare con coraggio e approfondita ricerca attraverso le pagine di L’Ora del Mondo.
“Il messaggio di fondo riguarda le persone: il perché delle loro scelte in contrapposizione al grigio formalismo delle teorie economico-finanziarie. Desideravo mostrare le emozioni, la tristezza e il senso di alienazione quotidiano.” – ha dichiarato il poeta beneventano.
Marco Amore aveva già fatto ampiamente parlare di sé con l’uscita di Farràgine avvenuta nel 2019 (Samuele Editore, Collana Scilla, prefazione di Giovanna Frene), finalista alla XXXI edizione del Premio Camaiore Proposta – opera Prima, tradotta in spagnolo e attualmente in corso di traduzione per una prossima pubblicazione in lingua inglese. Proprio a quel periodo risale il suo avvicinamento al settore della finanza agevolata, sfida che lo vede tuttora impegnato come progettista presso una società di consulenza integrata per le imprese e, come scrittore, nell’intento di restituire una ‘nuova umanità’ all’economia che, progressivamente, è diventata sola techné.
Le poesie di Marco Amore sono anche un canto per quel brano di vita che si chiama economia. Ed è un canto d’amore (‘nomen omen’) anche quando ne denuncia la tristezza e la monotonia, perché l’amore del poeta sta nei suoi occhi: ama le persone e le cose nel guardarle, nel vederle: ‘e guardatolo, lo amò’. Manzoni non ama la monaca di Monza perché dona un lieto fine alla sua triste storia, la ama perché, semplicemente, la vede, così la risorge. Hugo non ama Fantine perché le crea una storia di redenzione: no, la ama perché la vede dentro la sua sventura senza redenzione – la sua redenzione è lo sguardo del poeta- scrive Luigino Bruni nella prefazione del libro.