‘Di uomini e mostri- Brevi cronache dal mondo’: “la poetica della miopia” nella raccolta di microstorie di Nicola Argenti : “la poetica della miopia” nella raccolta di microstorie di Nicola Argenti

Di uomini e mostri – Brevi cronache dal mondo, edito Les Flaneurs Edizioni, è la raccolta di microstorie nata dalla penna dello scrittore romano Nicola Argenti. 

Nicola Argenti, 44 anni, vive e lavora a Roma. Dal 2000 al 2002 è caporedattore di un giornale indipendente romano, KR, sul quale scrive articoli di attualità, cultura e disegna vignette. Nel 2003 fonda, con altri artisti, un collettivo poetico e organizza letture di poesie in diversi locali di Roma. Nello stesso periodo pubblica delle raccolte autoprodotte di poesia e narrativa. Partecipa inoltre a pubblicazioni collettive con piccoli editori indipendenti e fanzine.

Dopo una lunga pausa, nel 2019 torna a partecipare ad alcuni concorsi letterari indetti da editori e associazioni culturali. A questi seguiranno alcune pubblicazioni in antologie poetiche e, nel 2021, la pubblicazione del suo La Rosa nel Magma.

Dal 1998 ad oggi si dedica alla poesia e alla narrativa, in un intenso e articolato percorso personale.

 

Di uomini e mostri-Brevi cronache dal mondo: sinossi

Copertina del libro- Di uomini e mostri

Di uomini e mostri- Brevi cronache dal mondo  è una raccolta di microstorie legate fra loro dalla “poetica della miopia”. Ad aprirla è la prefazione di Livio Romano.

Agli inizi degli Ottanta Brian Eno aveva poco più di trent’anni e già era venerato come il grande intellettuale, il Maestro
sommo che aveva impresso una sterzata non solo al sound,
ma alle fondamenta estetiche del nuovo Zeitgeist che si andava profilando. «Non è più epoca da grandi raduni, ma un
tempo in cui ritirarsi in un bar a chiacchierare con gli amici,
a riflettere su quel che è stato e a trovare nuove vie per esprimersi», disse in un’intervista profetica. Poi sarebbero venuti
la New wave, i sintetizzatori, l’ambient music, la fascinazione
per il geometrismo made in Japan. Il minimalismo, in una parola. Ed è questo aspetto che stordisce maggiormente leggendo l’esordio narrativo di Nicola Argenti, classe 1978 e dunque
in ipotesi figlio di quel gran ritorno di fiamma del furore iconoclasta che, nella musica come in letteratura, caratterizzò i
fasti di una delle stagioni più fervide per la storia della cultura occidentale: gli anni Novanta

Scrittori fobici dell’immaginazione, vicini di casa troppo distanti, vedove tormentate dalle assenze, antieroi asserviti agli animali domestici, compagni di viaggio assonnati, eroinomani alle prese con la dipendenza affettiva.

Misteriose consapevolezze che irrompono improvvise a squarciare il cielo di carta del tetto coniugale, ingombranti reminiscenze dei tempi andati, dolenti attese alla finestra, eredità segrete affidate alla scrittura, esiti imprevedibili di bocciature prevedibili, atti di ordinaria mostruosità, riflessioni ontologiche e indagini impossibili.

Portando in primo piano i dettagli apparentemente insignificanti e gli aspetti residuali dell’esistenza, attraverso la lente di una raffinata ironia, l’autore nelle sue pagine ci mostra le verità che si nascondono sotto il nostro naso.

“I racconti presenti nella silloge nascono come ritratti in forma di scrittura, basati su personaggi conosciuti nel corso degli anni o su fatti di cronaca realmente accaduti – ha spiegato Nicola Argenti. Ho sempre pensato che alcune storie – pur piccole, invisibili e fugaci – meritassero di essere conservate. Spesso sono proprio gli accadimenti silenziosi e le voci inascoltate che costruiscono le vicende più grandi, contribuendo al tempo stesso alla mutazione (non necessariamente evoluzione) dei tempi, dell’essere umano, delle sensibilità e delle percezioni. Le narrazioni coprono un arco temporale che va dal 1998 al 2021 e durante tutto questo lungo periodo sono intervenuto sui testi manipolando alcuni elementi reali, tramutandoli in favola o narrazione surreale, volendo generare – almeno così nelle intenzioni – un’ampia gamma di sensazioni, quali affezione, divertimento, nostalgia e, perché no, un effetto straniante.

Al pari dei racconti basati principalmente su eventi o personaggi reali, molti altri traggono ispirazione dai semplici aspetti della vita quotidiana, da visioni alterate della contemporaneità o da versioni mostruose (o presunte tali) della condizione umana – da questo il riferimento nel titolo. E poi piccole e grandi allucinazioni quotidiane, individuali e talvolta collettive. Il tutto è caratterizzato dall’elemento fondamentale della brevità. Ho deciso quindi – come cita il sottotitolo – di praticare la forma breve e brevissima, costringendo la scrittura in spazi stretti e angusti, nel tentativo di sprigionare tutta la forza narrativa ed espressiva in poche battute. Ho voluto generare delle strutture dove potessero trovare spazio elementi del reale, minimalismo e disorientamento, atmosfere rarefatte e allegorie, giocando con i personaggi e parimenti con l’ipotetico lettore, fino anche a provocare quest’ultimo”.

Un’opera intensa, frutto di un profondo e articolato percorso personale avviato e portato avanti da fine anni ’90 a oggi, intrecciando poesia e narrativa.

 

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